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Dopo un primo periodo di totale scetticismo, il Micro Quattro Terzi ha iniziato ad interessarmi. Scegliendo un prodotto accettiamo sempre dei compromessi e, in fotografia, questi non possono che far riferimento alla qualità d’immagine. Si potrebbe dire che la dimensione del sensore e la qualità delle ottiche aumentano insieme al prezzo, agli ingombri ed al peso, sacrificando portafogli e portabilità. Iniziando dal medio formato e scendendo attraverso Full Frame ed APS-C, prima di arrivare nel territorio di compatte e bridge (con dimensioni da 1/x), troviamo il Micro Quattro Terzi.

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Come si vede dal grafico soprastante il sensore da compatta (1/2,5″) è molto più piccolo. Anche considerando le migliori prosumer, che sono equipaggiate con quelli da 1/1,7″, il sensore del Micro Quattro Terzi è decisamente più ampio, molto vicino a quello delle APS-C. La qualità delle immagini non è quindi paragonabile a quella delle compatte, così come, per l’equazione citata in apertura, costi e dimensioni. In effetti le migliori Micro Quattro Terzi hanno costi quasi equivalenti a quelli delle reflex APS-C con ingombri che, con obiettivo montato, non sono poi così ridotti da essere tascabili come le compatte. In questa terra di mezzo non tutti sono disposti a compiere i propri passi, specie considerando che, come per le altre EVIL, anche nel Micro Quattro Terzi si perde il mirino ottico, da sempre amato ed apprezzato dal fotografo.

In definitiva, l’idea che mi sono fatto è che le fotocamere di questo formato (come la Panasonic G2 recensita) sono adatte in alcune specifiche circostante:

  • per chi ha già una reflex di buona qualità e ricerca un secondo corpo per i viaggi leggeri
  • per chi vuole ottenere immagini migliori rispetto le compatte ma non vuole arrivare ai costi ed ingombri delle reflex

Altra considerazione da fare riguarda il video, solitamente più fruibile nelle EVIL perché avendo solo l’AF per contrasto (necessario per mettere a fuoco in Live View), questo è ottimizzato meglio rispetto alle reflex che usano prevalentemente l’AF per rilevamento di fase.

Dopo questa lunga premessa andiamo a presentare la E-PL2, la seconda generazione di PEN Light proposta da Olympus a gennaio di quest’anno.

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La serie PEN è stata accolta molto positivamente dai fotografi ed ha rappresentato in parte una rivincita commerciale per lo storico marchio che non navigava a vele spiegate da tempo; schiacciato, come molti altri, dalla concorrenza spietata di Canon, Sony e Nikon. Il fascino delle PEN risiede principalmente nel look vintage, nelle dimensioni contenute con controlli manuali e nella buona qualità d’immagine. C’è anche da dire che rispetto i primi modelli lo stile retrò è andato un po’ perdendosi, in particolare nelle PL.

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Caratteristiche tecniche
Il sensore in formato 4/3 cattura 12.3Mpixel con la possibilità di scattare in formato RAW / RAW+JPG. La gamma di sensibilità va da 200 a 6400ISO, per cui slitta di uno stop rispetto la E-PL1 che si ferma a 3200ISO. Rispetto i modelli Panasonic, Olympus integra la stabilizzazione sul sensore e non sull’ottica, questo permette di avere obiettivi mediamente più leggeri, compatti ed economici. Registra anche filmati in qualità HD ma la mancanza di un display snodato ne limita parzialmente la duttilità. Nessuna PEN ha il mirino elettronico integrato, caratteristica che la distingue dalla serie G e GH di Panasonic, ma il corpo è meno ingombrante proprio per questa ragione. In tutti i casi, tramite la slitta superiore, si possono aggiungere vari accessori, tra cui il bluetooth, delle luci led per il macro e anche il VF-2: un mirino elettronico di ottima qualità, sia per dimensione del quadro che per la buona frequenza di refresh a 60Hz.

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Corpo ed ergonomia
Le dimensioni ed il peso del solo corpo sono quasi identiche a quelle delle compatte prosumer, come la Canon G12 o la Nikon P7000. Con i suoi 11,6 x 7,3 x 4,2 cm in circa 360gr di peso, sarebbe quasi tascabile ma ci sono gli obiettivi a fare la differenza. Il form factor è comunque molto regolare e con un obiettivo pancake si riesce ancora a tenere nei tasconi di una giacca. Il corpo ha una robustezza sufficiente ma non raggiunge la qualità delle Panasonic di fascia analoga, come la già citata G2. La sporgenza frontale in plastica ruvida crea un’accenno di impugnatura che, coadiuvata da un incavo posteriore per il pollice, rende la presa piuttosto stabile. L’ergonomia è comunque più simile a quella di una compatta.

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Display
Lo schermo posteriore è da 3″ in formato 4/3 con risoluzione di 460.000 pixel. Questo mostra l’inquadrato ma ospita anche tutti i menu della camera. La qualità è accettabile ma non brilla per la resa all’esterno con molta luce ambientale. Manca il pulsante per l’anteprima di campo, per cui vedremo sempre la resa con la massima apertura. Tutto sommato un display dalle performance accettabili, seppure con la mancanza del mirino sarebbe stato più auspicabile averlo snodato (almeno per contrastare riflessi indesiderati).

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Impostazione e controllo
La Olympus E-PL2 si presenta con uno schema di controllo tramite tasti fisici non dissimile da molte compatte dedicate ai professionisti. In cima troviamo un piccolo pulsantino per accendere e spegnere (si accende una lucetta azzurra al suo fianco per segnalare l’attività), il pulsante di scatto a doppia corsa e la ghiera dei modi. Oltre alla modalità automatica intelligente (iAUTO), le scene ed i classici metodi PASM, troviamo anche ART che offre una serie di bellissimi effetti grafici: pop art, soft focus, grana pellicola, foro stenopeico, diorama (minimatura) e toni drammatici. La cosa bella è che questi sono visibili in tempo reale durante l’inquadratura, rendendone l’uso piuttosto divertente. Peccato che con alcuni, in particolare foro stenopeico, l’anteprima risulti molto scattosa.

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Sul retro, nella parte destra, vi è una buona dose di tasti fisici dedicati ai controlli primari. In alto spicca il tasto rosso della registrazione video, sempre accessibile in ogni modalità. Vi è comunque anche una posizione della ghiera primaria in “ripresa” che mostra a schermo solo i controlli e le informazioni per i filmati. Subito a destra del display, 4 tasti in verticale gestiscono lo zoom (funziona anche in fase di scatto per verificare la messa a fuoco), il passaggio alla modalità di riproduzione e la cancellazione. La ghiera circolare delle impostazioni si trova qui sul retro e include un pad direzionale utile per muoversi nei menu. Le icone in esso raffigurate identificano le quattro funzioni attivabili nelle rispettive direzioni: sopra compensazione d’esposizione, destra flash, in basso modalità di scatto e a sinistra la selezione del punto AF. Al centro c’è il tasto ok di conferma che, premuto per primo, attiva un menu di icone laterali con tutte le altre impostazioni di scatto, molto pratiche da raggiungere. Si trovano qui sensibilità ISO, area AF, esposizione, ecc.. Sopra la ghiera vi è il tasto info che modifica i dati visibili sul display e, in basso, l’accesso al menu. Questo contiene pochissime voci perché non duplica quelle raggiungibili tramite il tasto ok. Ci sono solamente le impostazioni primarie della camera, come la scelta della lingua e poche altre. Pur essendo così striminzito è poco chiaro con parole troncate e simboli grafici non troppo intuitivi.

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Flash
La camera è dotata di flash integrato a scomparsa, attivabile con un tasto sul retro. La sua potenza è veramente esigua ed è paragonabile a quello delle compatte con un raggio d’azione piuttosto ridotto ed un’ampiezza che copre tutto il fotogramma solo su focali normali. Diciamo che c’è ed è meglio che non averlo ma non aspettatevi grandi cose.

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AF / Metering / Drive
La messa a fuoco avviene per contrasto e, in buone condizioni di luminosità, è piuttosto veloce e reattiva. È un po’ meno efficace in penombra dove diventa lenta e saltuariamente non porta a casa il lavoro come dovrebbe. L’AF si basa su 11 aree selezionate automaticamente dalla camera ma se si imposta su spot si può decidere manualmente l’area usando il tasto sinistro del pad direzionale. Nella modalità automatica determina anche i volti. Abbastanza efficace anche il tracking per l’inseguimento dei soggetti, utile per la ripresa video.

Il metering a 324 zone è veramente efficiente e non ho mai riscontrato problemi con l’esposizione automatica. Certo, può capitare che il risultato sia migliorabile in fase di post produzione o con una minima compensazione allo scatto, ma generalmente offre risultati molto buoni. Non ha la tendenza a sovraesporre in condizioni di forte contrasto, problema che troviamo sempre più di frequente anche in reflex di fascia superiore.

Arriva a 3 fotogrammi al secondo in modalità continua ma in RAW il buffer è limitato a 10 scatti. Risultati comunque in linea per il prodotto che si dimostra sufficientemente reattivo.

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Collegamenti / Batteria / Extra
Nella parte destra, coperti da uno sportellino, si trovano le porte mini USB e HDMI. Abbiamo già detto che la E-PL2 registra video in qualità HD ma purtroppo la durata massima è di soli 7 minuti e il formato Motion JPG è pratico da usare al computer ma crea file troppo pesanti. L’audio è mono e non vi è l’ingresso in standard mini-jack per un microfono esterno. Queste caratteristiche le fanno perdere la praticità della cugina Panasonic G2 in ambito registrazione video. Esiste comunque, come accessorio originale Olympus, il microfono stereo SEMA-1.

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Il vano batteria è alla base, insieme allo slot per SD/SDHX/SDXC. Non so esattamente quanto riporta la casa come standard CIPA ma l’autonomia sul campo non mi è sembrata delle migliori, con una media che si attesta tra i 200 e i 300 scatti a seconda della modalità d’uso. È consigliabile avere una batteria di riserva perché l’indicatore scende più rapidamente verso la fine e si rischia di rimanere improvvisamente a secco (mi è capitato nel bel mezzo del Louvre).

Qualità d’immagine
Se c’è una cosa che soddisfa della E-PL2 è la qualità d’immagine. Le Micro Quattro Terzi sono un po’ indietro in quanto a risoluzione e resa ad alti ISO se confrontate con le migliori APS-C attuali (basti vedere la Nikon D7000) ma sono in continuo progresso. Io ho testato le serie 2 sia di Panasonic che di Olympus, ma da qualche settimana entrambi i marchi hanno rilasciato la terza serie di camere, aumentando sia la risoluzione che la qualità ad elevate sensibilità. Certamente, anche per ragioni fisiche, le APS-C sono destinate ad offrire risultati sempre migliori delle Micro Quattro Terzi. Per fare un esempio, questa E-PL2 ci da la stessa risoluzione e risultati a 1600 ISO più o meno sovrapponibili a quelli della Nikon D90. L’inseguimento del Micro Quattro Terzi pare attestarsi ad una generazione rispetto la resa delle APS-C. E considerate che la D90 era una signora macchina, usata perfino da alcuni matrimonialisti.

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Di seguito troverete degli scatti simili effettuati con lo stesso obiettivo Panasonic 20mm f/1.7, sopra con la Olympus E-PL2 e sotto con la Panasonic G2. Dal RAW lo sviluppo è stato eseguito con Aperture senza nessuna correzione. Cliccando sui valori di sensibilità cambiano le immagini per entrambi i corpi proponendo la scena e 2 particolari 1:1 con immagini salvate in png senza perdita. Cliccando poi sulle immagini potrete accedere al JPG ottenuto con salvataggio in qualità massima (12).

RAW: 100 ISO200 ISO400 ISO800 ISO1600 ISO3200 ISO6400 ISO

ISO100
ISO100

voto 3,5Conclusioni
Il voto assegnato non è troppo elevato e questo potrebbe lasciare intuire che la camera non abbia soddisfatto. In realtà la qualità d’immagine con un buon obiettivo e luce ambientale sufficiente è veramente ottima ed il corpo della E-PL2 è anche piacevole nell’uso con controlli manuali quasi sempre accessibili. Molte recensioni lette prima di testarla personalmente si sono dimostrate comunque più favorevoli. Probabilmente nella mia valutazione incide anche il confronto con la Panasonic G2 già recensita (voto 4) che offre un corpo più robusto, mirino elettronico integrato, display snodabile touchscreen e medesima qualità d’immagine ad un prezzo analogo. La Olympus PEN E-PL2 ha dalla sua la stabilizzazione integrata ed un corpo più regolare, senza la sporgenza del mirino, ma perde in praticità per le carenze sopra descritte. Dovendo scegliere una Micro Quattro Terzi in questa fascia consiglierei quindi la G2 che non solo è ottima come ibrido foto-videocamera per display e qualità video, ma offre anche una serie di migliorie per il fotografo, come il tasto dedicato all’anteprima della profondità di campo. La E-PL2 si posiziona comunque sopra la sufficienza.

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Costi
Il prezzo varia a seconda dell’obiettivo scelto in kit e con il 14-150mm oggetto della prova è di circa 790€. Con una lente del genere la camera si trasforma in una tuttofare con focale equivalente a 28-300mm, risultando una compagna ideale in viaggio. C’è anche da dire che l’obiettivo in questione è piuttosto lungo e incide notevolmente sulla portabilità. Acquistandola con il 14-42 standard il prezzo scende intorno alle 490€ e la sua struttura retrattile lo rende molto più compatto. Probabilmente a seguito di una più ampia commercializzazione dei recenti modelli PEN 3 vedremo ridursi questi prezzi e potrebbe risultare un’acquisto ancora più interessante.

PRO
 Corpo di piccole dimensioni e disponibilità di lenti compatte
 Qualità d’immagine e risoluzione molto elevate a basse sensibilità
 Esposizione sempre molto valida
 Stabilizzazione integrata sul sensore
 Obiettivi in kit validi e sufficientemente economici (ottimo questo 14-150)
 Controlli piuttosto semplici e comprensibili
 Resa ad alti ISO nettamente migliore delle compatte (ma inferiore alle APS-C)
 Divertenti filtri artistici con anteprima in tempo reale
 Qualità costruttiva e materiali più che sufficienti  

CONTRO
Pro Manca il mirino ed il display non orientabile non aiuta con forte luce diretta
Pro Funzione video HD per soli 7 minuti e con pesanti Motion JPG
Pro Manca l’anteprima della profondità di campo
Pro Non ha il sensore d’orientamento (bisogna ruotare le foto verticali al computer)
Pro Menu di sistema un po’ ostico

IMMAGINI DI PROVA

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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