La One more Thing che Steve Jobs ha tenuto in serbo per il gran finale del WWDC ’11 è stata il nuovo iTunes Match. Il servizio è collegato ad iCloud e sarà in grado, stando alle parole di Jobs, di riconoscere file audio di qualsivoglia provenienza presenti nella nostra libreria e di trasformarli in tracce di alta qualità (anche se 256kb/s non corrispondono alla mia idea di alta qualità), legali e memorizzati tra le nuvole di Apple. La domanda che sorge è: cosa comporterà questo servizio, inizialmente disponibile solo in America, per le Major discografiche? E soprattutto: tutti i petabyte di musica scaricati illegalmente dai pirati informatici diventeranno realmente (e improvvisamente) “legali”?

iTunes Match permetterà, al prezzo di 24,99€/anno, di confrontare tutti i brani presenti nella nostra libreria musicale con il database di iTunes (18 milioni di brani) per cui, come è possibile leggere sulla pagina ufficiale dedicata ad iTunes in the Cloud: “[..] è probabile che la maggior parte della tua musica sia già su iCloud. Tu devi solo caricare i brani che iTunes non riesce a trovare nel suo catalogo [..]”

itunesMatch

A conti fatti, uno scenario possibile, è che al pirata che abbia scaricato migliaia di brani illegalmente dai p2p, basterà pagare 25€ per avere il condono delle sue malefatte. È ora più che mai evidente che quest’amnistia concessa da Apple e dalle Major (è importante ricordare che il 30% di quei 25€ andrà ad Apple mentre il restante verrà distribuito alle case discografiche associate) è un ultimo disperato tentativo di intervenire sulla pirateria, anche se in una maniera alternativa. Sembrerebbe che si stia adottando la tattica esplicitata egregiamente dal detto “se non puoi sconfiggere il nemico, alleati con lui”. La pirateria difficilmente potrà essere debellata del tutto: l’unico modo grazie al quale le case discografiche possono sopravvivere è quello di guadagnare su quegli stessi individui che minano la loro economica scaricando materiale pirata.

Altro punto sul quale riflettere è quello del possibile rischio per l’utente. Peter Sunde, l’ideatore di Napster, si è espresso a riguardo utilizzando una metafora per descrivere iTunes Match: una trappola per pirati. Il perché è presto detto: nel momento in cui si pagherà Apple per “ripulire” la propria libreria, quali diritti essa potrà avanzare? Ipotizziamo che a Cupertino cambiano idea riguardo ai file potenzialmente illegittimi (valutati sulla base di tag o altro) e decidano di eliminarli completamente dai propri server, cosa resterà al precedente proprietario?

Ovviamente quella di Sunde è un’iperbole catastrofista, una mera ipotesi di uno scenario spiacevole. Sta di fatto che l’accordo tra Apple e le Major appare come una mossa strategica ben studiata per affrontare, in modo diverso da come fatto fino ad ora, la questione dell’acquisto musicale. Voi cosa ne pensate? Cosa ritenete che sia in realtà iTunes Match: un’offerta magnanima da parte di Apple per tutti i suoi utenti oppure una speculazione sulle brutte abitudini dei pirati informatici?

Per eventuali approfondimenti si può leggere la pagina di Wikipedia riguardante la legge del Copyright negli Stati Uniti d’America.

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