Recensione: OS X Lion 10.7.0. Ruggisce, ma come un gattino

Con un titolo così, sono costretto a fare delle precisazioni prima di addentrarmi nella recensione. In primo luogo ho indicato il numero completo della versione poiché le considerazioni d’obbligo sui bug presenti, valgono solo ed esclusivamente su quello che è lo stato attuale di sviluppo e, con molta probabilità, svaniranno con la futura 10.7.1. Anche l’appellativo “gattino”, certamente screditante per uno che si atteggia a re della foresta, non è da prendere come un giudizio definitivo sul nuovo sistema operativo, semmai come un work-in-progress da cui, però, non parte certamente in una posizione troppo positiva. In definitiva: c’è un po’ di amaro in bocca che ho voluto sputar fuori con un titolo ironicamente denigratorio.

Sono mesi, ormai, che parliamo di Lion. Abbiamo iniziato con i Lion Spoiler subito dopo la sua prima presentazione all’evento Back to the Mac di ottobre 2010 e stiamo continuando, giorno per giorno, con numerosi approfondimenti. Per questo motivo le sue funzioni non saranno qui trattate con troppa profondità, concentrandoci più che altro su quello che Lion è, e rappresenta, in quanto aggiornamento di Snow Leopard. Se devo essere del tutto sincero c’è molto, troppo materiale su cui discutere e si può dirne bene o male a seconda del punto di vista. Per questo proverò a tenere una posizione leggermente più distaccata di quanto vorrei, cercando sicuramente di portare alla luce qualche capo d’accusa ma interpretando anche il ruolo di avvocato difensore. Ma non si può valutare il presente senza conoscere il passato…

Dopo Leopard (10.5) Apple ha proposto un nuovo sistema operativo con quasi nessuna novità ma completamente riscritto per apportare profondi miglioramenti. Snow Leopard (10.6) si è dimostrato più solido e veloce, probabilmente il miglior OS X dopo Tiger (10.4), e non aveva particolari lacune ad eccezione di qualche miglioramento che sarebbe stato gradito sul Finder e sulla gestione delle risorse con reti miste (settore sul quale si sono susseguiti numerosi bugfix). Cosa aspettarsi, dunque, da un nuovo OS X se non nuove “proposte”? Ogni elemento del sistema operativo che usiamo quotidianamente è frutto di lunghi perfezionamenti ma, da qualche parte, si deve pure iniziare. Finanche Spotlight, una delle migliori caratteristiche di OS X, non è apparso così, tutto d’un tratto, ma affonda le sue radici nel sistema di ricerca Sherlock, già presente in forma rudimentale su Mac OS 9. Lion si propone di migliorare ciò che già esiste ma ancora di più di portare alcune innovazioni che, lentamente, entreranno a far parte del DNA di OS X (o di qualsiasi sarà la sua nomenclatura in futuro). E quando si propongono cambiamenti è normale attendersi risposte discordanti. Ci sarà sempre il fondamentalista che non vuole modificare le sue abitudini a prescindere dal valore del nuovo così come colui che è attratto dai cambiamenti e li vede sempre e comunque di buon occhio.

Ritornando sul personale, le mie attese su Lion sono state ampiamente superate da quel che ci si è presentato sulla carta, un po’ meno a seguito del primo periodo d’uso a causa di qualche bug ed alcuni affinamenti che sarebbero necessari sulle nuove funzioni. Per quanto riguarda i bug, c’è poco da controbattere: ormai i sistemi operativi si devono valutare dalla .1 in poi. Ci sono troppi “incastri” da rispettare sui piani di rilascio che sembra essere divenuto più importante rientrare nei tempi che la qualità del lavoro. Per avere un’idea, basti pensare che nella prima developer preview ho segnalato un bug di Anteprima (che cambiando estensione al salvataggio perde le modifiche apportate al nome del file) e che questo è ancora presente nella versione definitiva. A seguito di un primo periodo di prova con doppio Boot, ho però valutato una complessiva stabilità del sistema e l’ho velocemente promosso anche sull’ambiente di lavoro primario.

Riguardo le caratteristiche di Lion, la prima e più evidente innovazione è stata proprio nella forma di distribuzione: gli utenti di Snow Leopard hanno potuto acquistare l’aggiornamento per soli 23,99€ direttamente tramite internet, sul Mac App Store. Mentre a breve sarà disponibile una chiavetta USB con il sistema operativo completo al prezzo di 59€. Niente DVD per il leone ma solo web e USB, a confermare il progressivo accantonamento dei supporti ottici nel futuro della mela, iniziato con i primi MacBook Air e consolidatosi con i recenti Mac mini 2011. Sempre in ottica di sottrazioni, mancano all’appello anche iSync e FrontRow (ripristinabili da vecchie installazioni) e finanche il famoso video di benvenuto che per lungo tempo ha allietato il first-boot degli utenti Apple.

welcome-video

Così come cambia l’installazione, anche il ripristino del sistema in caso di problemi segue nuove logiche. Installando Lion si crea una partizione secondaria sul disco (non visibile da OS X) che si chiama Recovery HD e consente di eseguire le Utility Disco e di reinstallare Lion scaricandolo dal web. È sempre meglio crearsi un DVD o una PenDrive con il sistema operativo completo per maggiore praticità, ma è interessante notare che nei nuovi Mac questo sistema è integrato ed avviabile in fase di boot con la combinazione cmd+R. Per i computer precedenti si può ottenere una PenDrive con le funzioni di ripristino con Lion Recovery Disk Assistant.

C’è aria di cambiamento in OS X e la direzione è chiaramente quella dell’avvicinamento del desktop al mobile. Dopo anni in cui gli smartphone hanno cercato di riprodurre l’esperienza d’uso dei computer “veri”, assistiamo ora ad un netto cambio di rotta, con i sistemi operativi desktop che tentando di emulare i paradigmi di interazione risultati vincenti con la rivoluzione chiamata iPhone. E non si tratta solo di aspetto o di gesture multitouch, ma di una cambiamento che si prospetta molto più profondo e che potrebbe addirittura portare ad una parziale sovrapposizione. Ed è su questo terreno che ho visto consumarsi molte dispute critiche su Lion e sul futuro di OS X. Funzioni come il Launchpad hanno prestato un po’ il fianco all’accusa di una integrazione forzata con iOS, motivate dalla sua potenziale inutilità e da una implementazione ancora piuttosto acerba (basti pensare alle limitazioni nella cancellazione delle icone non aggiunte dal Mac App Store).

launchpad

Inoltre non è possibile installare un’applicazione manualmente trascinandola sul Launchpad perché così si crea solo un collegamento, rendendo quindi più pratici i vecchi metodi, come la classica pila “Applicazioni” nel Dock. Poco male tutto sommato, basta non usarlo. In effetti l’ho appena avviato per lo screenshot soprastante dopo giorni di totale inattività. Il “vecchio” Spotlight è decisamente più pratico come launcher e, proprio su questo, ci sono utili miglioramenti, come l’integrazione di Quicklook, la possibilità del drag e l’aggiunta della voce di ricerca nel web. Di piccole grandi novità ce ne sono a bizzeffe su Lion, alcune impattano sulla produttività, altre sono prettamente estetiche. È in questa seconda area che vanno archiviati gli aggiornamenti di interfaccia di Rubrica e iCal, per altro aspramente criticati, al punto che sono disponibili dei tool che ne ripristinano il precedente aspetto.

ical-rubrica

Tra le voci di aggiornamento, un posto di rilievo va indubbiamente a Mission Control, una sorta di mix di Exposé, Dashboard e Spaces. Un progetto di unità e coerenza di grande respiro che, un po’ come in una cabina di regia, permette di avere tutte le nostre attività sotto controllo. Fin delle prime immagini trapelate questa è stata la funzione che più agognavo di Lion anche se, in pratica, si è rivelata imperfetta. Basta solo l’assenza di visualizzazione delle finestre minimizzate per portare il malcontento in chi fosse ormai abituato ad Exposé.

MissionControl

Ombre e luci per Mission Control anche riguardo all’integrazione con le scrivanie virtuali. Rispetto gli Spaces di Snow Leopard queste appaiono molto più pratiche nella nuova disposizione ma non si possono modificare nell’ordinamento e nel nome, riducendone drasticamente la flessibilità. E ancora: rimane possibile assegnare un’applicazione ad uno spazio ma l’associazione non è propriamente stabile e spesso chiudendo il software o riavviando si perde l’impostazione.

A far da compare a Mission Control c’è la nuova funzione per il FullScreen che massimizza le applicazioni compatibili e gli assegna automaticamente una nuova scrivania. Questa è veramente irrinunciabile e utile per mantenere sempre raggiungibili software come Mail che vogliamo sempre attivi ma di cui preferiamo non sopportare l’occupazione sulla scrivania. Anche in questo caso c’è comunque qualche incertezza: le applicazioni a schermo pieno finiscono spesso tra due spazi, trovandosele tra i piedi nel passaggio tra scrivanie contigue. Inoltre non sono supportati gli schermi multipli e quando si lavora in FullScreen sul primario gli altri vengono inopportunamente oscurati. Si tratta di piccole cose sicuramente legate alla gioventù del sistema ma allo stato attuale qualche noia c’è. È chiaro che tutti questi discorsi diventano tanto più validi quanto più impegnativo sia l’uso del computer da parte dell’utente. Ho visto persone usare Snow Leopard e non sapere neanche dell’esistenza di Exposé e Spaces, per cui è tutto direttamente proporzionale alle esigenze dell’utilizzatore, anche i problemi.

Sicuramente validi e consistenti gli aggiornamenti sulle applicazioni primarie come Mail e Safari. Il primo propone una nuova interfaccia semplificata, in stile iPad, con una visualizzazione più chiara e meglio sfruttabile sui monitor widescreen per via delle tre colonne. Miglioramenti anche sulla gestione delle caselle di posta, ora più semplici e veloci da configurare tramite un unico pannello nelle preferenze di sistema, nella visualizzazione delle risposte organizzate in discussioni, nei contrassegni multipli e in tanti altri piccoli aspetti.

mail

Anche Safari guadagna in funzioni (come l’elenco di lettura), in velocità e stabilità. Ma tutti i benefici sono a disposizione anche degli utenti di Snow Leopard dopo l’ultimo aggiornamento, con l’esclusione del FullScreen, comunque poco pratico sul browser per via delle voluminose aree vuote sui lati, specie per chi usa monitor di grandi dimensioni (di seguito potete vedere l’effetto sul Led Cinema Display 27″).

safari

Non meno importanti gli interventi su QuickTime X che, pur non raggiungendo la completezza della versione 7 pro nel rimaneggiare i video, porta numerose migliorie in tutti i settori, dalla registrazione di screencast al taglio, alla modifica ed alla esportazione dei filmati.

composizione

Ma le modifiche apparentemente più interessanti e produttive sono probabilmente altre e si chiamano Auto Salvataggio e Versioni. L’una conseguenza diretta dell’altra, si propongono di reinventare totalmente l’approccio alla gestione documentale, tant’è che ci siamo più volte interrogati sui possibili risvolti negativi. Con il salvataggio automatico sparisce anche il concetto del “salva con nome” per cui se prima aprivamo un file “base”, lo modificavamo e gli assegnavamo un nuovo nome, ora dobbiamo usare il comando “duplica” prima di fare modifiche e lavorare sul doppione. Niente di trascendentale, sicuramente, ma bisogna comunque abituarsi. Fortuna che in caso di problemi c’è Versioni ad aiutarci, agendo come una sorta di Time Machine locale e permettendoci di recuperare le precedenti condizioni dei file modificati.

versione

Anche questa deve essere direttamente supportata dall’applicazione per funzionare ma gli aggiornamenti in tal senso sono ormai all’ordine del giorno e, lentamente, quasi tutte la includeranno. Aspettiamo di vedere quando ciò possa essere fruibile quando si parla di software professionali, come per la suite Adobe Creative Suite, seppure Apple abbia chiarito che il meccanismo permette di salvare solo le differenze tra i file, riducendo in modo consistente lo spazio necessario per i backup.

Oltre a questi “macro interventi” ampiamente pubblicizzati ce ne sono altri passati più in sordina che meritano comunque la nostra attenzione. Mi riferisco in particolare a due funzioni largamente attese e finalmente disponibili in Lion: il merge di cartelle e il taglia/incolla di file e cartelle (cmd+alt+V). Rimaste per anni nella lista dei grandi assenti su OS X ora sono presenti e, magari, non le userà nessuno. Forse per questo Apple ha volutamente dimenticato di menzionarle, lasciandole scoprire agli appassionati di tutto il mondo nell’uso quotidiano.

taglia-e-incolla-su-lion

E poi:

  • FileVault 2, con crittografia XTS-AES 128 su tutto il disco e compatibile con Time Machine
  • le nuove voci per la sintesi vocale, compreso l’italiano
  • Riprendi che riavvia le applicazioni (e il computer) così come le abbiamo lasciate
  • AirDrop, con il quale scambiare file tra due Mac con Lion anche non essendo nella stessa rete
  • Photo Booth che riconosce il volto ed aggiunge curiosi effetti 3d animati
  • …e tanto altro ancora

airdrop

Note interessanti anche sulle nuove gesture, sicuramente efficaci ma che sollevano alcune perplessità. In primo luogo sembra ormai doveroso dotarsi di un Magic Trackpad (recensione) che se già completava l’uso con Snow Leopard diventa, con Lion, un must-have. Per non parlare del fastidioso effetto di sovrapposizione con lo swipe a tre dita, prima usato per lo storico ed ora catturato dal cambio di scrivania (fortunatamente si può riavere il funzionamento standard aggiungendo alt). È richiesta anche un po’ di abitudine per la totale inversione di comportamento dello swipe verso l’alto che con Snow Leopard apriva la scrivania ed ora, al contrario, la riempie con Mission Control. Infine va citata sicuramente l’inversione di direzione nello scorrimento: ancora una volta una feature iOS-like. Non è troppo difficile da digerire dopo qualche giorno di pratica ma in alcuni casi l’inversione appare forzata, specie con le applicazioni non realizzate per Lion.

gesture

voto 4Conclusioni
Dovendo dare necessariamente un taglio a questa infinita recensione, cerchiamo di fare il punto di quanto detto traendo le nostre conclusioni. Lion si presenta, già dal nome, con la volontà di diventare un riferimento per i sistemi operativi desktop e lo fa, in alcuni casi, facendo il verso ad iOS. Difficile dire se esisterà un altro OS X dopo questo o se il prossimo passo sarà drasticamente più lungo, segnando un netto punto di svolta come quello a cui si è assistito tra OS 9 Classic ed il primo Mac OS della serie “ten”. Di certo i felini ormai scarseggiano e dopo aver scomodato finanche il re della foresta, non si può immaginare un degno erede. La versione 10.7.0 appare quasi come una beta e sicuramente ci sarà un lungo susseguirsi di aggiornamenti tra cui, quello più importante, includerà i servizi gratuiti di iCloud, qui volutamente non menzionato in quanto non presente nell’attuale distribuzione. Lion, con i suoi richiami ad iOS, induce ad una serie di riflessioni sul futuro dei sistemi operativi. C’è chi pensa che si arriverà ad una totale integrazione tra desktop e mobile, quando si riuscirà ad ottenere un matrimonio perfetto tra la completezza del primo e la semplicità dell’altro. Apparentemente la prossima release di Windows sarà sviluppata proprio in questa direzione ma se sul fronte software è plausibile arrivare ad un punto di unione (si mormora anche di Air equipaggiati con gli stessi processori ARM degli iDevice) difficile immaginare una commistione di stili di controllo. Finché sui computer si muoverà un puntatore, le interfacce dovranno essere necessariamente diverse da quelle su iPad o iPhone. Altrimenti si rischia di fare il polpettone visto nei tablet pre-iPad (con touch e puntatore) che sappiamo bene che fine abbiano fatto.

Probabilmente qualcuno ha letto fin qui per ottenere la risposta ad una domanda: aggiorno subito o rimango ancora con Snow Leopard? Se avete in rete un NAS, forse è meglio aspettare: al momento ci sono problemi con numerose unità che non si risolvono neanche con alcune procedure indicate da Apple e che necessitano di un aggiornamento del produttore. Alcuni, come Synology, lo hanno già fatto, per cui verificate prima di procedere all’aggiornamento. Per quanto concerne la velocità i nuovi effetti grafici disseminati qua e là spremono un po’ di più la scheda grafica e anche computer non troppo anziani, come un MacBook precedente serie, possono mostrare qualche scattosità. Nessun problema riscontrato in termini di prestazioni e di bug che causano instabilità non ne ho notati, ecco perché ho aggiornato anche il Mac Pro in studio. Quasi tutti i principali software sono compatibili, anche se spiccano i problemi di Microsoft Office per il quale si attende un aggiornamento (verificate su RoaringApps). Gli aspetti negativi di Lion derivano più che altro da qualche limitazione nelle nuove funzioni che speriamo vengano risolte con i prossimi aggiornamenti.

Lion è il nuovo OS X è si merita al 90% questo prestigioso nome… non ci resta che attendere che smetta di miagolare e si metta veramente a ruggire con la 10.7.1 che dovrà completare il residuo 10% rappresentato da piccoli bug ed imperfezioni.

Costi
Su questo aspetto, Apple docet. Sarà pur vero che il suo business non è nel software e nel sistema operativo, come per il concorrente di Redmond, ma l’aggiornamento a meno di 24€ è assolutamente conveniente. Sembrerebbe quasi un rimborso spese per lo sviluppo piuttosto che un vero prezzo di mercato. Questa è sicuramente una strada giusta che permetterà di avere un parco di installato piuttosto ampio per testare il futuro iCloud, nonché per sostenere gli introiti del Mac App Store. Apple punta in una direzione e sta cercando di avere sempre più utenti dalla sua parte. Al di là delle guerre tribali, finché c’è innovazione, convenienza e funzionalità, io non mi lamento. Ma è importante che si tenga più alta l’attenzione sulla qualità. Anche il prezzo della versione completa su pen drive a 59€ sembra più che accettabile, aspettiamo di vederla presto sull’Apple Store (seppure sia possibile crearne una identica solo con il download dell’aggiornamento dal Mac App Store).

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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