SaggeLettere: ebbene sì, anche io sono un melomane

È con grande piacere che oggi riprendiamo il ciclo delle SaggeLettere con la simpatica storia di uno di noi. Tra le pagine del nostro blog albergano riflessioni di tutti i tipi ed io stesso sono stato accusato in taluni casi di essere palesemente pro-Apple ed in altri eccessivamente critico rispetto l’operato di Cupertino. A dimostrazione di un approccio sostanzialmente disincantato si pensi che uno dei nostri migliori collaboratori, il Razziatore, lavora e segue molto da vicino anche il mondo Windows, scrivendo sul blog WinBeta.it. Apple non è sinonimo di perfezione così come Microsoft non è il demonio, seppur ci siano molti lavoratori pronti a testimoniare il contrario dopo anni di XP, schermate blu, virus, problemi con registro di sistema, driver e reinstallazioni forzate. Tutti quelli che, come noi, guardano ai Mac con ammirazione ma ne riconoscono pregi e difetti, sono consapevoli che i loro acquisti sono mossi da ragionate motivazioni piuttosto che da una incomprensibile fede informatica. Per questo non amano essere chiamati fanboy e, quando qualche troll prova a sporcare le nostre pagine con insulti simili, si susseguono numerose risposte indispettite e dispiaciute. Quasi come se SaggiaMente fosse un organismo completo dotato di difese immunitarie. Eppure, più o meno in profondità, tutti noi siamo affezionati al marchio e vorremo che Apple rimanga al top della qualità e del riconoscimento mondiale, un po’ come accade ormai da diversi anni con ripercussioni evidenti anche in borsa. Ecco perché trovo sana e divertente la storia raccontatami da Pietro D’Alessandro che, con candita serenità, ammette di essere un melomane; ma attenzione: non prima di averne spiegato le proprie razionali motivazioni.

Tutto cominciò per caso.

Correva l’anno 2007 e avevo un esubero di punti millemiglia e il timore che Alitalia potesse farli scadere. Così mi decisi a ritirare un premio e, non sapendo cosa scegliere, presi uno strano oggetto del quale avevo sentito parlare: un iPod. Era un iPod di seconda generazione color alluminio con 4GB di memoria. Avevo già posseduto un paio di mp3 player ma ero incuriosito dal successo innegabile del prodotto, nonostante giudicassi eccessivo il suo prezzo.
Con iPod ho scoperto iTunes: bello, potente, veloce, intuitivo. Nessun paragone con Windows Media Player di Microsoft, che avevo usato sino allora, o altri player che provati in passato. Ho iniziato così a rippare i miei CD preferiti e ad organizzare la mia libreria su iTunes, con cover art e lyrics.

E poi i podcast: una grande scoperta. Miniere di cose interessanti da poter ascotare selettivamente invece del polpettone che spesso ci propina la radio in macchina: adAltaVoce, lezioni di storia feltrinelli, Radio3Scienza e soprattutto l’ormai compianto alle8dellaSera, trasmissione assurdamente soppressa.

Armeggiando con Smart-Playlist e la potenza di iTunes ho fatto in modo che i podcast ascoltati venissero automaticamente nascosti e poi cancellati da iTunes. Metto in una Smart-Playlist gli episodi di un audiobook e man mano che li ascolto scompaiono dalla lista con la condizione play=0. Così quando accedo ad una specifica playlist ascolto il mio audiolibro in episodi dal punto dove ero rimasto. Tutto automatico e divertente.

Un giorno il mio iPod si guastò: non si accendeva più ma era ancora in garanzia. Chiamai Apple e me lo sostituirono in tre giorni. Un servizio ineccepibile. Così mi son detto: “ok, mi compro un Mac.”

macbookpro13

Detto fatto: un bel MacBook Pro 13″ e sono entrato in un altro mondo. Bellissimo, veloce, curato in ogni particolare. Addio ai classici PC e grazie a Parallels Desktop attivo Windows quando serve, per la verità solo per Excel. Sposto tutti i dati di iTunes dal PC al Mac e, voilá, tutto funziona perfettamente. Anche l’iPod si sente a casa connesso al mac e si sincronizza meglio con iTunes senza mai perdere il collegamento.

E poi, a cascata, anche una Time Capsule. Anche questa facile da installare, always on, nessun paragone con il mio router precedente Netgear. E in questo modo ho risolto alla radice anche il problema del backup, senza che io debba più pensare alla perdita di dati. Time Machine é uno sballo.

Poi arriva l’annuncio dell’iPad e me lo compro subito. Ormai sono un noto melomane, devo ammetterlo, e faccio spesso outing anche con gli amici che mi prendono un po’ in giro. E giù con le guerre di religione: Linux, Windows, Apple… ma ormai, da melomane, tengo un altezzoso riserbo. Loro, gli ignari, non possono capire. Arriva iPad e gli amici: “a che serve?”. “È solo un grosso iphone”, “è blindato, non ne hai il controllo” e io a rispondere, distaccato e sdegnato: “provate e vedrete”.

Con iPhone 4 però, non é andata bene da subito. Ne ho dovuti sostituire due per averne uno funzionante. Il primo non si accendeva proprio, al secondo non funzionava la camera, il terzo (finalmente) ok. Anche in questo caso ho dovuto infine constatare il distacco con il mio precedente HTC blackstone con Windows Mobile: come il cielo e la terra.

Ieri, infine, upgrade ad OS X 10.7 Lion (recensione) ed ho capito perché sono un melomane. Perché nei prodotti Apple c’é passione, cura, innovazione. In un mondo sempre più frettoloso, superficiale e avido, dove si cerca sempre di fare il massimo con il minimo sforzo, sono perle rare quelli che fanno il loro lavoro con cura. E ciò si rispecchia nelle realizzazioni del XXI secolo. Apple é in controtendenza, anche se fa ormai grandi guadagni, i suoi prodotti sono progettati con cura, attenzione e passione, sembrano quasi lavori artigianali. E se anche Lion non é perfetto – vedi problemi con le gesture, ad esempio – si vede che c’è in Apple una ricerca continua, quasi ossessiva, dell’ innovazione, del progresso e della qualità.

Ecco perché sono anche io un melomane.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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