Recensione: Pentax K-5 l’alternativa che prima sorprende e poi conquista

Canon e Nikon. E poi ancora Sony, Panasonic, Olympus, Fuji… ma perché non Pentax?

La storica casa nipponica fondata nel 1919, solo 2 anni dopo Nikon e una ventina prima di Canon, spesso viene trascurata nella scelta delle fotocamere, specie nel campo delle DSLR. Il ventaglio di offerte non è vasto come quello dei più noti brand e probabilmente il nome non esercita lo stesso richiamo nei non addetti ai lavori, ma la qualità c’è tutta.

I ben informati conosceranno già la K-5, il modello di punta della casa, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti ed i migliori voti nelle recensioni delle più autorevoli testate. Si tratta di una APS-C, visto che Pentax non ha all’attivo modelli full-frame, che va a sostituire la precedente K-7. È stata presentata il 20 settembre del 2010, per cui pochissimi giorni fa ha compiuto il suo primo anno di età, ma è ancora attualissima e compete senza problemi con le prime della classe semi-pro.

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Corpo ed Ergonomia
Come la precedente K-7 conserva dimensioni veramente molto contenute, risultando essere la più piccola della propria categoria: più compatta di una Nikon D7000 ed ancor di più rispetto la Canon 7D. Sulla base di questa informazione si potrebbe temere per l’ergonomia ma il corpo della K-5 stupisce. Interamente realizzata con una solida scocca in lega di magnesio, risulta incredibilmente solida. Inoltre è tropicalizzata e resistente agli schizzi per cui ogni apertura e collegamento presenta guarnizioni ed una consistenza da primato. Anche il semplice accesso alla memoria o alla batteria dimostrano una cura costruttiva sopra la media. La forma esteriore è praticamente identica a quella della precedente K-7 e questo è un altro punto a suo favore in quanto possiede una ergonomia eccellente, con una presa solida, comoda e sicura anche per chi possieda mani piuttosto grandi. In sostanza se i numeri e il primo sguardo suggeriscono una camera esile, una volta presa in mano si cambia idea in un istante. Magari il mignolo entra un po’ stretto vista la ridotta altezza, ma l’impugnatura è sagomata alla perfezione. È il corpo migliore che io abbia mai avuto il piacere di testare, sicuramente meglio della D7000 e delle 60D/7D. Un piacere da portare in giro ed usare.

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Caratteristiche principali
Il cuore è un sensore CMOS da 16.3MPixel che dai numeri sembra essere lo stesso di quello presente su Nikon D7000 (recensione) e Sony A55 (recensione). La gamma di sensibilità però è più ampia, con un range base di 100-12800ISO che può essere esteso fino a 51.200, valori ancor oggi impressionanti per una APS-C. Un netto miglioramento rispetto al passato sul fronte AF dove viene utilizzato lo stesso SAFOIX IX+ ad 11 punti già visto nella medio formato 645D. Molto interessante la possibilità di scegliere il formato dei file RAW tra il proprietario PEF e lo standard Adobe DNG. Oltre al corpo anche le ottiche siglate con il WR (come il 18-135 in prova) sono resistenti all’acqua ed alla polvere. A completare il tutto un eccellente sistema di stabilizzazione sul sensore a tre assi (orizzontale, verticale, rotazione) che sarà quindi attivo con qualsiasi ottica.

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Display
Con i suoi 3″ e 921.000 punti si conferma all’altezza di ogni situazione. Questo viene utilizzato per mostrare i principali parametri di scatto ed i menu ma è chiaramente anche destinato alla funzione LiveView. Lo sfondo è scuro con le informazioni chiare e sufficientemente grandi. Vi è anche un discreto uso del colore per evidenziare i parametri modificabili tramite i controlli fisici e risulta essere immediatamente chiaro e comprensibile. Premendo il tasto INFO non si accede alla modifica diretta di quel che si vede nello schermo (come spesso accade nelle altre fotocamere) ma si accede ad una pagina differente in cui vi sono tutti i vari parametri, anche di più di quanti si penserebbe. In pratica una volta definite le impostazioni base della camera, tra i tanti comandi fisici e questo menu si riesce a fare ogni cosa.

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Oltre al display, il lavoro del fotografo è coadiuvato dalla presenza di un LCD supplementare nella parte superiore del corpo, il quale mostra le informazioni primarie e si caratterizza per una retroilluminazione omogenea è molto vivida, largamente superiore sul piano della visibilità rispetto a quelli utilizzati nelle migliori Nikon e Canon.

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Mirino
Per il piacere dei nostri occhi, il mirino è un buon pentaprisma con una copertura del 100%. L’ingrandimento dello 0,92x ci porta a dimensioni interessanti, più o meno come quelle della D7000. Al suo interno si trova in sovrapposizione lo schema di messa a fuoco, i cui punti attivi si illuminano di un rosso ben visibile. In fondo la riga delle informazioni è molto alta ed una sottolineatura evidenzia i parametri modificabili con le ghiere, a seconda del modo di scatto selezionato (ad es. apertura in modo Av). È sempre presente l’indicatore dell’inclinazione orizzontale, l’ISO e le icone che segnalano il rischio mosso, la necessità di usare il flash e tanto altro.

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Sempre nel mirino è visibile la scritta RAW se abbiamo scelto la memorizzazione dei file nel formato grezzo. La messa a fuoco è segnalata con un esagono molto grande e un numero sulla destra evidenzia gli spostamenti rispetto l’esposizione calcolata (es. +0,5 -1). In poche parole è grande, chiaro e completo. Da tenere sempre a mente che le compensazioni del movimento dovute alla stabilizzazione avvengono sul sensore, quindi dopo l’ottica, e per questo motivo non se ne vedono gli effetti nel mirino ma solo nella modalità LiveView.

Impostazioni e controllo
Questo è il punto che probabilmente richiede maggiore approfondimento. La Pentax K-5 possiede una miriade di funzioni e personalizzazioni, ragione per la quale il menu è veramente vasto. Inizialmente si può rimanere un po’ disorientati dalla quantità di voci, specialmente perché non vi è una descrizione che guida nella scelta. Fortunatamente l’organizzazione risulta sufficientemente chiara e l’italiano aiuta a comprendere la maggior parte delle opzioni, anche se qualche aiuto con il manuale potrebbe essere necessario. Il tutto è sviluppato in 4 sezioni: registrazione, riproduzione, impostazioni e personalizzazioni; ed ognuna di queste è divisa in pagine navigabili con la ghiera posteriore. Dopo aver girovagato un po’ nel menu al fine di personalizzare gli aspetti primari, come il formato file, tutto quello che riguarda lo scatto viene largamente gestito dai controlli fisici. Pur essendo il corpo molto piccolo, Pentax è riuscita ad inserire tanti pulsanti, selettori e ghiere, tutti ben organizzati e facili da raggiungere.

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Sul retro si nota immediatamente il pad direzionale, il quale consente anche l’accesso veloce alle funzioni: bilanciamento del bianco, flash, impostazione immagine e metodo drive (singolo, continuo, autoscatto, ecc…). Quando si sceglie la modalità AF spot la pressione del tasto centrale OK abilita la selezione del punto di messa a fuoco, mentre una successiva pressione prolungata ripristina le normali scorciatoie dei tasti direzionali. Il tutto risulta molto funzionale ma va pur detto che se non l’avessi letto nel manuale difficilmente avrei intuito la necessità della pressione prolungata. In basso si trovano i classici pulsanti INFO e MENU sui quali c’è poco da dire e la stessa cosa vale per quelli di riproduzione e cancellazione posti in alto a sinistra, sopra il display. Da segnalare però che questa disposizione risulta molto funzionale in quanto i primi due si usano facilmente anche durante le sessioni di scatto e si possono raggiungere immediatamente con il pollice, mentre il play ed il cestino di norma si adoperano successivamente e il fatto che richiedano l’uso della seconda mano, che si deve quindi spostare dall’obiettivo, risulta logico e naturale.

L’accesso al LiveView avviene tramite il pulsante LV, proprio vicino al pad direzionale. Non vi è un passaggio diretto per la registrazione video ma vedremo più avanti che è necessario attivare la modalità specifica nella ghiera dei modi.

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Grande attenzione è dedicata alla messa a fuoco con 2 selettori fisici ed un pulsante. Sul retro si trova la levetta che permette di scegliere il punto AF, nonché di avere sempre sott’occhio quello attivo, tra: punto centrale, spot selezionabile ed automatico (verde). Al centro di questi, il pulsate AF permette di effettuare una rapida messa al fuoco senza ricorrere alla leggera pressione dello scatto e senza ricalcolare l’esposizione.

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Lateralmente invece, in basso vicino alla lente, si definisce il modo AF tra AF-S (singolo), C (Continuo) e MF (manuale). Infine, sotto la ghiera dei modi, vi è un selettore per il metering che permette di scegliere tra punto centrale, bilanciato al centro e multiarea (verde). Tutti queste leve fisiche sul corpo offrono al fotografo un controllo avanzato della camera senza dover passare dai menu e al tempo stesso forniscono la visione immediata delle impostazioni attive.

Il pulsante RAW/FX, che si vede al lato sinistro dell’obiettivo, di default attiva il formato file RAW ma può essere impostato anche per il bracketing sull’esposizione, anteprima digitale dello scatto, livella elettronica e regolazione composizione. Con quest’ultimo si possono usare i movimenti del sensore dovuti al sistema di stabilizzazione per compensare gli errori di inquadratura, molto utile in caso di scatto con cavalletto perché consente di correggere eventuali fuori asse dovuti alla non perfetta regolazione della testa.

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La ghiera dei modi possiede un pulsante centrale di sblocco per evitare cambi accidentali. Questa include i classici metodi PASM, un modo verde (automatico), bulb, syncro flash, video ed USER che consente di memorizzare fino a 5 profili personalizzati. Ci sono in più due metodi speciali di Pentax che sono Sv (priorità sulla sensitività) e TAv (priorità aperture e tempi), i quali non richiedono particolari delucidazioni. Il modo P, invece, è piuttosto originale: una volta attivato si potranno utilizzare le ghiere dei parametri tempo/apertura entrando così in modalità “Hyper”, di fatto un salto momentaneo nei rispettivi metodi a priorità. La pressione del tasto verde sul retro, passerà nuovamente sul Program tradizionale. Inoltre, tramite la voce di menu “Riga Programma”, si può specificare un comportamento predefinito per il calcolo delle impostazioni automatiche, suggerendo alla camera di prediligere la velocità, le massime aperture (per lo sfocato), le minime (per i paesaggi), ecc.. ovviamente c’è anche il modo auto per i casi più generici.

A fianco la ghiera di controllo posteriore, che è un po’ più a sinistra rispetto alla posizione che ha normalmente nei corpi di altri produttori, si trova il tasto di blocco esposizione.

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Abbiamo già introdotto, seppur velocemente, uno dei tanti elementi originali di Pentax: il “tasto verde”. Questo imposta i parametri della camera valutando la corretta esposizione. Si può usare in tutti i modi ma l’ho trovato drammaticamente utile in quello manuale poiché fornisce una base immediata di riferimento ogni qual volta cambiano le condizioni ambientali. È bene sottolineare che dai menu è possibile personalizzare il comportamento dei principali tasti e ghiere per ogni modo di scatto, selezionando tra alcune combinazioni disponibili (di seguito quelle per il modo P).

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In classica posizione il pulsante di scatto di scatto a doppia corsa, intorno al quale si trova lo switch di accensione della camera. Oltre ad OFF/ON questo possiede una terza posizione che abilita l’anteprima della profondità di campo nel mirino. Anche questo è un aspetto che non conoscendo Pentax si può trovare alquanto inusuale. Poco più arretrati i due pulsanti di compensazione esposizione e selezione ISO, entrambi controllabili con il movimento congiunto della ghiera posteriore.

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Da evidenziare anche la possibilità di attivare il bracketing non solo sull’esposizione ma anche su bilanciamento del bianco, saturazione, ecc… anche se ovviamente in questo caso riguarderà solo i JPG in quanto è richiesto lo sviluppo per fissare tali caratteristiche.

Flash
L’unità flash con classica apertura a popup tramite il tasto laterale, ha un numero guida 13 che è un valore piuttosto alto. Copre bene la scena già a 28mm e si può compensare fino a -2 / +1. La camera comprende ovviamente la slitta a caldo per il collegamento di flash esterni ed anche il controllo wireless. Vi è inoltre la porta X-Sync socket di Pentax. Dalle impostazioni si può scegliere che tipo di bilanciamento del bianco utilizzare con il flash attivo, in modo tale da avere un controllo differenziato ed avanzato anche in caso di utilizzo del lampeggiatore. Presente l’illuminatore ausiliaro per aiutare la messa a fuoco in caso di scarsa luminosità

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Riproduzione, LiveView e Registrazione Video
Attivando la modalità LiveView si ha la possibilità di controllare l’istogramma della luminosità mentre, dopo lo scatto, si ha accesso anche ai singoli grafici per i canali RGB. Per la verità il numero di informazioni ottenibili in modalità di riproduzione è incredibilmente vasto ed offre una visione completissima delle impostazioni della camera al momento dello scatto.

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La messa a fuoco per contrasto, la sola disponibile in LiveView, ha un’ottima riuscita con un tempo di risposta medio di 1 secondo. Una particolarità è che quando entra in funzione la porzione d’immagine interessata viene ingrandita a pieno schermo (non di scatto, ma con un veloce effetto di avvicinamento) per permettere al fotografo di verificare il risultato con i propri occhi. Sono disponibili diversi modelli di griglia da visualizzare in modalità LiveView durante l’inquadratura, così da poter scegliere quello che più si preferisce. Molto chiari anche gli indicatori a video delle due livelle elettroniche che ci permettono di avere sempre ben chiara la posizione del corpo macchina.

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La registrazione video non costituisce la vocazione primaria della Pentax K-5, tuttavia comprende l’ormai onnipresente modalità FullHD (solo 25fps) e poi anche la HD (30/25fps) e VGA (30/25fps). Si può scegliere un’apertura fissa o variabile-automatica ed abilitare/disabilitare la stabilizzazione. Come già anticipato per avviarla si deve impostare la ghiera sul modo filmato prima di poter registrare e poi si avvia e interrompe con il tasto di scatto. L’esposizione viene calcolata automaticamente ma si può usare la compensazione per modificarla durante la registrazione. Nel menu si può attivare il cross-processing sul colore o dei filtri digitali (camera giocattolo, retro, alto contrasto, estrazione colore e colore) tutti con parametri personalizzabili e applicati in tempo reale durante l’inquadratura. L’audio integrato è mono ma vi è l’ingresso per il collegamento di un microfono esterno per ottenere risultati migliori.

AF / Metering / Drive
Il sistema di messa a fuoco è molto reattivo e gli 11 punti, pur non essendo molti, sono ben strutturati e normalmente sufficienti. D’altronde la circuiteria SAFOIX IX+ è eriditata direttamente dalla medio formato della casa, per cui da un corpo di classe superiore. I risultati sono piuttosto precisi ed il controllo reso semplice dalle levette fisiche e da una pratica gestione del movimento del punto AF spot. Vi è inoltre la possibilità di correggere gli errori di backfocus degli obiettivi.
Il metering è un punto un po’ delicato della Pentax k-5 in quanto mi è capitato spesso di ottenere delle immagini ambientate sottoesposte e quelle di mezzibusti leggermente sovraesposte. I valori non sono comunque troppo spostati dalla valutazione corretta per cui scattando in RAW si può correggere in modo piuttosto semplice. Inoltre non è più imprevedibile di tanti altri corpi e la visualizzazione sullo schermo fornisce già un’idea del risultato. Una particolarità però è che pur scattando in RAW la preview sul display verrà influenzata dai preset immagine (naturale, brillante, ecc..) anche se poi questi non avranno realmente effetto sul file grezzo. Per questo motivo consiglio di impostare la modalità “naturale” quando si sceglie il formato RAW in modo che l’anteprima risulti più attendibile.
Abbiamo già detto in apertura che la k-5 raggiunge l’ottima velocità di scatto continuo di 7 fotogrammi per secondo ma quello che stupisce è l’ampio buffer che consente di archiviare ben 24 immagini grezze prima della saturazione. Veramente soddisfacente.

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Qualità immagine / ISO
I 16,3MPixel offrono un’eccellente risoluzione ed un livello di dettaglio sopra la media, praticamente sovrapponibile alla Nikon D7000 che viene spesso usata come punto di riferimento per le APS-C. Purtroppo l’obiettivo 18-135WR da me testato non consente di spremere al meglio le buone caratteristiche del sensore in quanto pur essendo ben costruito, compatto, resistente alle intemperie e con anelli molto fluidi, non è certo un mostro a livello di definizione. Di contro offre una lunga escursione focale risultando molto utile come tuttofare. Molto belli i colori, caldi e vibranti, così come la gamma dinamica veramente molto estesa. Ma dove la k-5 è probabilmente inarrivata ancora oggi è nel campo del rumore ad alte sensibilità. Scattando in JPG la camera offre un livello di controllo molto interessante, con la possibilità di scegliere il livello di riduzione del rumore per ogni valore di ISO. Dai miei test il valore di 51.200 è risultato inefficiente, giusto un’ancora di salvezza in casi estremi, anche se preferisco comunque utilizzare il 12.800 per poi recuperare un po’ di luce in post-produzione. In tutti i casi anche a 3200ISO le immagini risultano ancora piuttosto utilizzabili conservando un buon livello di dettaglio anche nelle aree in penombra. Considerate che nell’immagine che vedete qui di seguito lo scatto è in RAW senza alcuna riduzione del rumore e che l’obiettivo, come già detto, non aiuta in termini di definizione.

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Connessioni / Batteria
Molto completa anche sul fronte della connessioni, la Pentax K-5 ha nella zona sinistra l’ingresso per il microfono, l’uscita HDMI, l’USB e l’alimentazione esterna. Tutti i comparti sono solidi e fluidi, con una cura costruttiva eccellente ed un livello molto alto di impermiabilizzazione. Sulla destra di trova lo slot per le memorie SD/SDHX/SDXC e, subito sotto, l’ingresso per il comando remoto. Presenti anche due ricevitori infrarossi fronte e retro. Anche il vano batteria in basso ha uno sportellino ottimo con leva di sicurezza (come nella serie Nikon D3) e la stessa ha una durata di ben 700 scatti in uso misto.

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voto 4,Conclusioni
La prima cosa a cui penso iniziando a scrivere le mie conclusioni è che ancora non ho detto tutto quello che c’è da dire sulla Pentax k-5. Le funzionalità della camera sono veramente tantissime e non abbiamo parlato ad esempio della correzione delle distorsioni e della aberrazioni cromatiche, della modalità HDR, la correzione automatica dell’orizzonte, il pixel-mapping per correggere eventuali imperfezioni del sensore, la rimozione della polvere automatica all’avvio, ecc… Inoltre se dovessi scegliere una sola caratteristiche che mi ha colpito sarei in seria difficoltà in quanto i punti in cui la k-5 eccelle sono veramente tantissimi, dal corpo ai controlli, passando per la praticità d’uso delle sue funzioni uniche e personalizzabili. Ma soprattutto la qualità delle immagini non delude mai e la resa ad alti ISO è da leader della categoria. Una volta provata è impossibile non innamorarsene. Purtroppo scegliere Pentax, soprattutto come prima camera, è piuttosto difficile. Mi perdonino i fan del marchio se dico che è quasi da anticonformisti e, in fondo, ghettizza un po’ l’utente. Se provate a cercare obiettivi, specie nell’usato dei siti di aste, vi accorgerete che per quanto il K-mount sia molto diffuso e longevo, non si trova molto materiale e spesso le ottiche costano di più delle rispettive Canon e Nikon. Basta guardare questo 18-135WR della prova che ha molti lati positivi ma costa oltre 800€ e rende qualitativamente molto meno di un Nikkor 18-200VR che ha anche una maggiore escursione focale e la stabilizzazione ottica (che qui non serve in quanto è sul sensore). Se però possedete già delle ottiche K-mount o avete dei buoni canali per trovare delle lenti, anche datate, della ottima serie limited, potrete sfruttare al meglio tutti i vantaggi di questo ottimo corpo macchina senza il benché minimo ripensamento. Dovendo assegnare un voto, credo che le 4 stelle e mezzo siano veramente strameritate.

Costi
Il solo corpo è si trova intorno ai 1000€, posizionandosi tra la Nikon D7000 e la Canon 7D, essendo nelle funzioni più simile a quest’ultima e per qualità anche meglio della prima (che possiedo e trovo già eccezionale). Di certo non è una spesa irrisoria ma c’è poco da discutere: vale ogni centesimo del suo prezzo. Con l’obiettivo in kit 18-55WR la spesa sale di poco (circa 1100€), mentre si arriva a superare i 1500€ scegliendo la lente 18-135WR usata per il test. Da considerare che comprando obiettivi di terze parti, come Sigma, Tamron o Tokina, si risparmia notevolmente scegliendo quelli senza stabilizzazione visto che qui è sul sensore. Ad esempio con il Tamron 17-55mm f/2.8 si ottiene una qualità ottica dalla risoluzione veramente eccellente a poco più di 300€.

PRO
Immagini con un elevatissimo livello di dettaglio, specie in formato RAW
Gamma dinamica eccellente
Risultati ad alti ISO da primato, probabilmente la migliore APS-C
Buona risoluzione anche nelle aree d’ombra
Raggiunge i 51,200ISO a piena risoluzione
Possibilità di personalizzare la riduzione del rumore per singolo valore ISO
Corpo compatto ma con un’ottima ergonomia
Solida costruzione in lega di magnesio e resistente alle intemperie
Stabilizzazione sul sensore a 3 assi
Scatto continuo da 7fps ed un ampio buffer
Alto livello di personalizzazione dei controlli e delle funzioni
Mirino ampi, luminoso, con copertura del 100% e ricco di informazioni
Livella elettronica a doppio asse
AF per contrasto molto rapido
Illuminatore ausiliario per la messa a fuoco
5 modalità personalizzabili dall’utente
Controllo a tratti originale e molto utile (vedi pulsante verde e modalità Sv e TAv)
Istogramma luminosità in fase di ripresa ed RGB dopo lo scatto
Batteria molto longeva (oltre 700 scatti)

CONTRO
Pro L’AF è rapido ma non completo come quello della D7000
Pro Il menu è molto vasto è può sembrare difficile inizialmente
Pro Pochi controlli dell’esposizione in registrazione video (solo la compensazione)
Pro Un po’ lenta l’elaborazione immagine attivando la correzione distorzioni/aberrazioni cromatiche

DA CONSIDERARE
Pro Il marchio, purtroppo, manca di attrattività rispetto ai concorrenti primari
Pro Minore disponibilità di ottiche di qualità a prezzi accessibili rispetto i concorrenti

QUALCHE IMMAGINE

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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