Gli Ultrabook sono appena partiti e già creano dubbi: terranno davvero testa all’Air?

A fine maggio avevamo parlato degli Ultrabook, una nuova categoria di PC coniata da Intel ispirandosi al MacBook Air, con l’obiettivo di fare concorrenza proprio al sottilissimo portatile di Apple. Sulla carta le premesse erano buone, dato che l’Air è uno dei Mac che trova più consensi anche nell’area più strettamente Windowsiana e aumentare la concorrenza anche per questo fattore era certamente un vantaggio per tutti gli utenti. Qualcosa, però, ha lentamente iniziato a erodere l’ottimismo di partenza, al punto che si può anche parlare quasi di pessimismo.

E dire che gli Ultrabook non mancano: Acer, Asus, Lenovo e Toshiba hanno già annunciato i loro modelli, con processori i5 o i7 Ultra Low Voltage, gli stessi dell’Air, display delle stesse dimensioni e simile autonomia. I problemi sono relativi al prezzo: un MacBook Air 11″ da 949 € pone una grossa sfida ai concorrenti. Normalmente, infatti, per entrare in un mercato dove si è debuttanti, si deve partire con un prezzo minore a quello del prodotto finora dominante. Negli scorsi mesi, Intel ha cercato di tenere i suoi partner sotto la soglia dei 1000 $, una soglia che però non è stata ben accolta, in quanto i costi di produzione degli Ultrabook sono più alti del previsto: cercare di seguire il modello Apple vuol dire miniaturizzare e aggiungere quanta più componentistica possibile sulla scheda madre/logica, usare materiali particolari, batterie ad alta capacità studiate per le dimensioni di questi notebook… Tutte cose che lievitano i costi produttivi, che Apple può tranquillamente permettersi grazie a contratti vantaggiosi con i fornitori e alla bontà del prodotto che ne amplifica le vendite. Per contenere i costi a inizio agosto è stato deciso di abbandonare l’alluminio in favore della più economica fibra di vetro per i modelli base, ma il totale rimane ancora piuttosto alto.

Un altro dubbio si è creato oggi quando Digitimes ha svelato i numeri produttivi per i primi Ultrabook: appena 50.000 unità. Una inezia, se compariamo ai ritmi di produzione del MacBook Air che ormai ha superato le 500.000 unità per far fronte alla straordinaria domanda. Digitimes riporta come le aziende coinvolte nell’operazione intendano prima di tutto saggiare il mercato e solo se la risposta sarà positiva aumenteranno la produzione e l’offerta. Il mercato insegna, però, che si può partire pure contro tutti i pronostici, ma se si ha determinazione e convinzione nel prodotto si può avere successo. Del resto, il primo iPhone non era partito sotto i migliori auspici, considerato manchevole di funzionalità presenti in altri telefoni/PDA di allora. Eppure Apple ci ha creduto e i fatti le hanno dato ragione. Anche per il MacBook Air fu lo stesso e anche qui i risultati parlano da soli.

La conclusione di tutto ciò? Al momento, gli Ultrabook non sono ancora reali concorrenti del MacBook Air, semmai un timido tentativo di inserirsi in un mercato dove curiosamente le parti sono invertite rispetto al solito: è Apple che vende in quantità e non gli altri marchi di PC, grazie a un prezzo davvero competitivo. Contando anche il fatto che installando Windows un MacBook Air può fare tranquillamente ciò che farebbero gli Ultrabook, col vantaggio di essere anche e soprattutto un Mac, l’iniziativa di Intel rischia di essere vanificata dalla forza del prodotto Apple che, ironia della sorte, sta vincendo proprio con gli stessi processori fatti da chi vorrebbe combatterlo. È bene che a Santa Clara se ne facciano una ragione e decidano il da farsi, se vogliono essere anche loro della partita.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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