Le ragioni del successo di Apple: il testing interno e il mito del colpo di genio

Con gli anni abbiamo imparato a conoscere la seconda Apple, quella plasmata da Jobs a partire dal suo ritorno dopo la breve parentesi alla NeXT. Un’azienda fuori dal comune, nel bene e nel male, con caratteristiche particolari che la distinguono da ogni altra concorrente.

Giusto ieri Maurizio ha parlato della tipica ritualità di Cupertino nel rilasciare i prodotti:

È evidente che la determinazione temporale dei rilasci è stata in grado di creare il giusto pathos negli utenti ma anche di ottimizzare le vendite, stabilizzare il proprio mercato, rassicurare gli investitori. Probabilmente per alcuni eventi si è trattata di pura e semplice coincidenza ma sono più propenso a credere che si stia seguendo un precisa strategia industriale e di marketing. Magari non proprio dichiarata come quella del Tick-Tock di Intel ma non per questo meno reale.

Difficile, davvero difficile trovare altre aziende che si affidano ad una sorta di calendario per far uscire i loro nuovi prodotti, per non parlare di casi come HP dove un giorno si annuncia una strategia basata su cellulari e tablet e due mesi dopo il tutto viene annullato.

Oltre a quella che abbiamo sotto gli occhi, esiste un altro tipo di ritualità nell’azienda di Jobs, la quale quasi mai viene a galla ma che incide profondamente sui prodotti che vengono rilasciati: il testing interno dei prototipi.

Scrive Adrian Slywotzky:

Ad Apple piacerebbe farci credere che [ogni nuovo prodotto, ndt.] è un colpo di genio, creato perfetto fin dalla prima versione. Ma Apple crea 10 versioni perfezionate al minimo pixel per ogni nuova funzione. Queste competono e sono ridotte a tre, infine a una, ottenendo nel vincitore il prodotto più evoluto. Grazie alla competizione interna in Apple, l’azienda riesce a competere meno esternamente, nel mercato.

Abbiamo avuto un’esempio di questa regola empirica nella conferenza tenuta da Jobs per “risolvere” il problema Antennagate: è stato mostrato al mondo come l’antenna dell’iPhone 4 sia stata provata per parecchi mesi prima del suo rilascio, tentando posizioni differenti all’interno del dispositivo e diverse configurazioni dello stesso.

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Lo stesso Jobs parlò anche del perché della scelta della grandezza dell’iPad, sottolineando come sì fossero stati creati numerosi prototipi da 7, 8, 9, 10 (e più) pollici, ma che avessero decretato come “usabile” solamente la versione da 10”.

È anche per questo che sono restio a credere ai vari rumor di nuovi iPhone o dispositivi in generale. Può, sì, esser stato trafugato/visto/spifferato il nuovo iPhone 5, ma chi ci assicura che non sia soltanto uno dei famosi dieci tentativi?

Ovviamente questo “testing interno” non è esclusivo all’azienda di Cupertino, ma a volte sembra esserlo. Tanto per fare un esempio, Samsung ha provato a rilasciare sul mercato numerosi dispositivi, tutti di grandezza diversa. Il mercato però li ha condannati, è da poco apparso un dato di vendita dei tablet del colosso coreano, il quale si aggira attorno alle 20.000 unità — cifra ben diversa dalle decine di milioni di iPad venduti.

Ci si chiede spesso perché nessun concorrente riesce a replicare il successo di Apple, ma a quanto pare la risposta è più semplice di quanto si possa pensare: probabilmente non viene dedicata la stessa cura maniacale e attenzione al dettaglio. Precisione che spesso ha risvolti negativi non trascurabili (chi si ricorda del copia-incolla implementato solo nell’allora iPhone OS 3.0?), ma che sembra premiare — alla lunga — chi la sceglie.

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