Meglio soli che mal accompagnati, ecco perché Apple creerà il proprio Maps

Negli anni più recenti Apple ha acquistato molte compagnie tecnologiche e non ha mai concluso una partnership che non fosse legata alla costruzione dei prodotti. Per quest’ultimo aspetto, dopo numerosi errori, si è capito che è molto meglio affidarsi in out-sourcing ad aziende specializzate che si assumono molti problemi e garantiscono costi più bassi grazie alla loro ubicazione. Acquistando chi produce una tecnologia interessante (invece di copiarla), Apple riconosce le capacità e le competenze di chi “inventa”. Inoltre questo le consente di tenere al minimo i costi di ricerca e sviluppo. Molti analisti dicono che Apple investe poco in tal senso ma non capiscono che è una strategia vincente perché invece di spendere e spandere all’impazzata, comprano chi lo ha già fatto arrivando ad un risultato. Costerà qualcosa in più, ovviamente, ma portano dentro anche le persone dietro a quel know-how ed evitano di investire in progetti sterili, cosa che invece accade in modo allarmante in Microsoft.

Nel panorama mondiale sentiamo di molte aziende che iniziano collaborazioni. Ultimamente molti lo fanno proprio per cercare di contrastare Apple. L’idea di Jobs, di possedere il controllo sia sul software che sull’hardware, ha portato a prodotti unici e molto apprezzati dagli utenti di tutto il mondo. Questo ha convinto Microsoft e Google a ricredersi e per cercare di ottenere un risultato “simile” la prima si è alleata con Nokia e la seconda ha comprato Motorola Mobility. E pensare che qualche anno fa erano tutti a dire che l’approccio “chiuso” di Apple non avrebbe mai funzionato…

Da tutto questo emerge l’evidenza che la linea aziendale di Jobs puntava a fare tutto da sé. Hardware, software e, infine, anche i servizi. Questa linea guida ha portato ottimi risultati ma potrebbe essere intesa come smania di controllo. E, in effetti, lo è. Ma si deve anche considerare che è stato un punto d’arrivo a cui hanno portato esperienze negative. Inizialmente capitò con Microsoft. Fecero un patto affinché un giovane Gates produsse software per il primo Mac, in particolare Excel, e di tutta risposta quello ne approfitto per carpire i segreti della GUI ed iniziare sottobanco a realizzare Windows. E pensate ad Adobe. Apple le ha permesso di proliferare nella propria piattaforma “chiusa” e quando più tardi ebbe bisogno che questa ritornasse a realizzare software per Mac ottenne un rifiuto. Ammaliata dai numeri di Windows, Adobe non volle impegnarsi a portare Premiere su Mac OS e così Apple ottenne un due di picche da un’azienda che le doveva molto e capì che avrebbe dovuto impegnarsi a creare anche le applicazioni (che furono iMovie, iPhoto, ecc..). Ecco perché la crociata contro Flash viene da molti considerata una specie di ripicca. Più di recente qualcosa di simile è accaduto anche con Google. Apple iniziò a lavorarci insieme creando una partnership: lei avrebbe sfruttato alcuni dei servizi di BigG in cambio di visibilità per i propri servizi (che è quello su cui si basa il business di Google). Ma ancora una volta Apple fu raggirata perché Google uscì con il suo Android che prendeva leggermente spunto da iPhone OS.

google maps iphone

Jobs aveva capito sulla propria pelle che anche di questa azienda, che aveva sempre ammirato, c’era poco da fidarsi. Ormai sono in competizione su molti aspetti, dal sistema operativo mobile al browser web. Forse proprio per questo Apple acquistò silenziosamente placebase nel luglio del 2009, un’azienda che si occupava proprio di mappe. E in questi giorni è venuta fuori anche l’acquisizione di C3 Techologies, la quale realizza mappe tridimensionali. Ormai è chiaro che Apple sfornerà un proprio servizio sulla scia di Google Maps anche se è difficile prevederne i tempi perché anche se ci stanno lavorando dal 2009, l’ingresso di C3 è troppo recente e ci vorrà del tempo per integrare il 3D. La scelta fatta nel 2009 sembra confermare che è meglio far da sé. Soprattutto considerando che secondo la BBC Google renderà il proprio servizio a pagamento da gennaio 2012 per tutti quelli che fanno molto traffico, tra cui sicuramente ricade Apple con il suo iOS.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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