Siri è stato “aperto”, ma per portarlo fuori da iOS c’è ancora molto da fare

Prima o poi ce lo si doveva aspettare che qualcuno ci avrebbe tentato sul serio. Non solo portare Siri su altri dispositivi con iOS, ma addirittura fuori. E “fuori” significa non solo Mac, ma anche Windows e Android. Un passo in avanti sembra esserci stato: Applidium, azienda curatrice del porting di VLC su iOS, durato per poco tempo sull’App Store, ha annunciato di aver “craccato” con successo il protocollo di Siri, come riporta Macrumors.

Tramite il reverse engineering, un processo di ricostruzione del funzionamento interno di un software partendo dall’analisi dei file eseguibili e del comportamento nell’uso, gli sviluppatori di Applidium sono riusciti a replicare tutta la procedura di collegamento con i server deputati al funzionamento di Siri, garantendo il funzionamento anche al di fuori dell’iPhone e soprattutto di iOS. Nel loro esempio, è stato utilizzato proprio un computer, con una applicazione in grado di connettersi ai server di Siri e di fornire risultati.

Tutto fatto, dunque? Questione di tempo per vedere Siri fuori dall’iPhone? Difficile. Il servizio si lega a un codice univoco per ogni iPhone 4S. Ad Applidium sono riusciti a ricavare uno di questi codici per poter effettuare l’autenticazione sui server Apple, ma appunto si tratta di un codice strettamente personale, col rischio che se diffuso assieme alle implementazioni di Siri venga inserito in una blacklist. Poiché comunque ciò non impedisce l’uso a sola fruizione privata di Siri su altri dispositivi, di certo ne limita pesantemente qualsiasi sbocco pubblico. Se non bastano poi le limitazioni tecniche, ci sono anche quelle legali: il reverse engineering è molto regolamentato negli USA e se vi sono proprietà intellettuali di Apple in ballo è quasi impossibile che l’azienda di Cupertino lasci correre. Sicuramente, nel frattempo, essendo Siri ancora in Beta, i suoi sviluppatori risponderanno in prima battuta cambiando il protocollo di comunicazione e rendendolo più resistente. Chissà che non si inneschi una gara al gatto col topo già vista col jailbreak, con Apple che cerca di porre “rimedio” a ogni nuova versione e la community che puntualmente riesce a rompere le protezioni messe.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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