Lo so cosa state pensando, non esistono gli smartphone 2.0.

I personal computer hanno rappresentato una svolta determinante per l’informatica ma l’impatto si è esteso ben oltre. Di fronte ad un moderno Mac – o PC, per par condicio – si può fare veramente di tutto, dalla pura attività d’ufficio fino a quella più ludica o artistica. Per certi versi ormai fa parte della sfera umana e, al tempo stesso, ne ha permeato profondamente l’espressione. La maggior parte dei lemmi aggiunti nei dizionari di recente fa capo all’informatica ed ancor più spesso si tratta di termini inglesi “italianizzati” brutalmente, come linkare, cliccare o l’orribile scannerizzare (io preferisco scansionare o scandire). Peggio ancora sono le googleate o photoshoppate che si sentono ovunque; ma non è questo il punto. Il succo è che usiamo i computer per compiere attività, come fossero un’estensione di noi stessi. Non parlo di innesti alla Johnny Mnemonic ma di semplici quanto complessi strumenti del fare.

Quando la miniaturizzazione ha permesso di ottenere importanti capacità di calcolo nella dimensione di una mano, l’ovvia utilità è stata ricercata nel trasferire le funzioni di un computer sul cellulare. Il maggior rappresentante di questo filone è stato senza dubbio il sistema operativo Symbian, legato a doppio filo con la finlandese Nokia che, alla fine, lo ha fatto suo. Così il telefono cellulare (phone) si è guadagnato l’appellativo “intelligente” (smart). La stessa strada ma in senso opposto ha condotto i PocketPC / Palmari / PDA ad acquisire il modulo telefonico, rilegato quindi a “funzione secondaria”, creando il filone dei PocketPC/PDA Phone, dove la voce grossa è stata senz’altro quella di Microsoft con il suo Windows Mobile. Alla fine del processo evolutivo le due strade hanno portato a prodotti per certi versi molto simili nelle funzioni che si differenziavano quasi esclusivamente per il fattore forma: smartphone con tastiera e Pocket PC/Phone a schermo pieno con pennino. E una delle prime funzioni ad essere inserita di forza in questi due tipologie di strumenti – che per semplicità chiameremo solo smartphone – è stata quella della gestione dei documenti da ufficio. Ecco cosa intendevo dicendo che si è tentato di riportare le funzioni di un computer sul cellulare. Io non ho mai visto nessuno lavorare veramente su un foglio Excel con Symbian o Windows Mobile e, pur avendone avuti decine di modelli, questo tipo di applicazioni l’ho sempre considerato come un esperimento, per giunta mal riuscito. Forse anche per questo l’era dello smartphone 1.0 non è durata che pochi anni.

A costo di essere ripetitivo, i meriti di aver cambiato logiche e finalità di uno smartphone vanno sicuramente ad Apple. L’iPhone è stato l’elemento di rottura che per la prima volta ha offerto un approccio differente, non più scimmiottamento del personal computer ma strumento dotato di una propria e diversa identità, sia sul piano estetico che ergonomico, con una sostanziale rivoluzione dell’interfaccia e dell’interazione. Quel che ne è venuto fuori ha portato anche alla nascita di Android (come lo conosciamo ora, perché i primi progetti erano sì precedenti ma diversi) e dei Windows Phone, con una sostanziale ricompilazione genetica dei “cellulari intelligenti”.

Uno smartphone 2.0 non è un personal computer ma neanche un semplice cellulare. La funzione telefonica è sempre più secondaria e rimane presente essenzialmente per la comunicazione vocale “tradizionale” ed ancor di più per la connettività dati. Concetto estremizzato poi nel tablet iPad, il quale possiede una SIM ma solo per la navigazione web ed i servizi ad essa correlati. Ancora una volta abbiamo applicazioni di tipo office, ora ben riprogettate per i piccoli schermi, ma continuano a non rappresentano il focus primario. Gli smartphone 2.0 offrono la possibilità di effettuare molte operazioni classiche del personal computer ma si stanno velocemente differenziando perché in quegli ambiti rimangono inferiori per ovvie ragioni ergonomiche ma per gli stessi motivi eccellono in altri campi. I giochi saranno anche “inferiori” ma offrono maggiore immersività con bussola, tocuh ed accellerometro, l’utilizzo dei social network acquisisce un altro significato in mobilità e altre caratteristiche “classiche” come la navigazione GPS e la fotocamera contribuiscono ad accentuare le differenze rispetto ai computer. Inoltre il touchscreen rende possibili tutta una serie di interazioni “nuove” di cui un esempio sono le app di creazione musicale come GarageBand (avete provato a suonare la batteria o il piano tappando sullo schermo?).

Nel mio piccolo mi accorgo che il tempo dedicato al computer o allo smartphone è molto diverso. Anche all’interno delle mura domestiche dove ho entrambi i dispositivi sottomano, ci sono molte attività per le quali prediligo l’iPhone. Quest’ultimo offre più immediatezza e lo preferisco spesso per twitter, per un rapido intramezzo ludico o la veloce consultazione di una pagina web o RSS. Per questo credo che gli smartphone 2.0 siano ben distaccati dai computer tradizionali e abbiano assunto un ruolo più da elettrodomestico. Lo accendi e fai quello che devi fare: rapido, senza distrazioni o periodi di apprendimento. Il tutto con una naturalezza che Jobs definiva, senza mezzi termini, magica.

iphone

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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