ETTR: una tecnica per esporre al meglio le fotografie

Nel precedente articolo, dal titolo “cos’è e come funziona il sensore delle macchine fotografiche digitali“, abbiamo semplificato l’argomento per introdurlo e per semplificare l’approccio con le tematiche di cui parleremo più avanti.

Riprendendo per un attimo il discorso sin qui fatto, un nostro lettore ha segnalato, correttamente, che ogni elemento fotosensibile di un sensore viene filtrato per captare solo uno dei colori primari (Rosso, Verde o Blu). Di conseguenza, per partecipare alla generazione dell’immagine finale con un pixel, si ha la necessità di “dedurre” le componenti cromatiche mancanti (rosso e verde per il blu, verde e blu per il rosso, blu e rosso per il verde) . Questo processo viene definito demosaicizzazione e si occupa, appunto, di ricavare i valori occorrenti dai recettori circostanti. Sebbene esistano anche altri metodi per distribuire i recettori (Foveon ad es.) e per filtrarli (Fujifilm EXR ed altri), il più utilizzato è quello appena precisato.

Come promesso, in questo articolo saremo più pratici ed approfondiremo una tecnica di ripresa che, usata in determinate circostanze, permette di massimizzare le prestazioni del sensore e di avere a disposizione un’immagine migliore su cui lavorare nella successiva fase di post-produzione. Essa si chiama ETTR, ovvero Expose To The Right, e, in via preliminare, ci chiede di esporre, anzi, di sovraesporre l’immagine in fase di ripresa, senza bruciarla.

Per una corretta esecuzione, l’ETTR prevede che:

  • l’immagine da riprendere non sia molto contrastata;
  • si registri in formato RAW;
  • si utilizzi un software di post-produzione (es. Aperture e Camera RAW);
  • si regoli la fotocamera affinché visualizzi l’istogramma dell’immagine durante la cattura.

Ricordo brevemente che l’istogramma è il grafico con cui si rappresenta la distribuzione delle varie tonalità contenute in un’immagine digitale, partendo dalle ombre (a sinistra del grafico), passando per i toni medi (al centro), arrivando alle luci (a destra). In altezza si misurano i pixel per ciascuna tonalità.

Istogramma

Dovremo quindi regolare il livello di esposizione della nostra fotocamera in modo che l’istogramma dell’immagine appena catturata ricada quanto possibile nella parte destra, senza peraltro schiacciarsi contro il relativo bordo per evitare che si bruci.

Il principio su cui trova fondamento l’ETTR si basa sul concetto introdotto nel precedente articolo sui sensori, nel quale menzionavamo la loro capacità di leggere la luce producendo una carica elettrica proporzionale all’intensità con cui vengono colpiti. In poche parole, si dice che i sensori reagiscono alla luce in maniera lineare per cui, la differenza di un valore intero di stop (tempo/diaframma) si traduce nel raddoppiare o dimezzare la luce indirizzata verso di essi. Poiché le tonalità di un’immagine rappresentano proprio la quantità di luce catturata, queste verranno registrate seguendo lo stesso criterio. Se la fotocamera è in grado di codificare un’immagine con 16.384 tonalità differenti (14 bit RAW), la metà di queste informazioni tonali (8.192) saranno devolute allo stop più luminoso (quindi più a destra), la metà della restante parte sarà dello stop che precede e così via fino alle ombre, che rimarranno con pochissimi valori tonali per essere riprodotte. Il seguente grafico chiarisce visivamente quanto appena esposto:

Gradient

Sapendo quindi che una fotocamera digitale cattura il maggior numero di informazioni nelle luci, esponendo i nostri soggetti in modo da farli ricadere in questa zona potremo migliorare la qualità delle immagini. Se siete arrivati sin qui senza abbandonarmi, sappiate che ora la strada è tutta in discesa.

Per mostrare praticamente come funzione l’ETTR ho effettuato un’esposizione “a forcella” di un angolo del giardino di casa. Delle tre immagini che vedere di seguito, la prima è sottoesposta di 1,33 stop, la seconda è esposta come da lettura esposimetrica e la terza è a +1,33 stop.

forcella

Senza fare nulla alla foto centrale, ho normalizzato le altre due in Capture One come segue:

  • ho recuperato le differenze di esposizione di 1,33 stop;
  • ho regolato il contrasto in modo da ottenere le stesse tonalità nelle ombre.

parificazione

Le foto e i relativi istogrammi diventano così molto simili. Tuttavia, guardando meglio l’ingrandimento al 300% di un dettaglio in ombra, si noterà che non conviene recuperare un’immagine sottoesposta perché si accentua la quantità di rumore digitale. Nella foto esposta normalmente si nota già un miglioramento, tuttavia quella a +1,33 stop è la più pulita ed è una base migliore su cui applicare correzioni successive, come nitidezza o contrasto, o stamparla su grande formato.

crop

La tecnica dell’ETTR permette di ottenere ottimi risultati, anche partendo da immagini apparentemente irrecuperabili, sempre a patto di non bruciarle e di utilizzare con cognizione un software di post produzione. Ecco un esempio a mio avviso piuttosto eloquente:

esempio

Si poteva migliora ulteriormente, ma per lo scopo dell’articolo è sufficiente.
Provate anche voi e fateci sapere.

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