Ancora sulla garanzia di due anni: Altroconsumo vuole citare in giudizio Apple

Eccoci nuovamente a disquisire sulla garanzia fornita da Apple per i suoi prodotti: per quanto a livello tecnico sia la migliore del settore (in massimo 7 giorni avete nuovamente a casa un prodotto nuovo o pari al nuovo), si stagliano nuove ombre sulla durata della copertura.
Per farvi un piccolo riassunto, (potete approfondire la tematica leggendo questi post:  E’ scoppiato il caso AppleCare: l’antitrust italiana indaga sulla garanzia AppleGaranzia Apple e durata legale: qualcosa inizia a muoversiGaranzia Apple: nel secondo anno la ottiene solo chi insiste?Garanzia Apple: 900mila € di multa all’azienda per pratiche scorrette e infine Garanzia Apple: l’azienda pubblica la sentenza dell’AGCM a suo sfavore ma prepara l’appello) le associazioni dei consumatori italiane e europee lamentano che Apple si limiti a offrire la garanzia sui propri prodotti solo per il primo anno successivo alla data di acquisto, lasciando i propri clienti in “balia del fato” per il secondo anno, a meno che non sottoscrivano l’estensione di garanzia AppleCare (che, come ha avuto modo di dirvi Maurizio, è di fatto una vera e propria polizza kasko a fronte di una spesa parecchio elevata per l’acquisto di un prodotto), non rispettando le previsioni normative della direttiva europea 1999/44/CE.

Come abbiamo avuto modo di dimostrare attraverso la nostra esperienza diretta, Apple distingue due casi, tra l’altro previsti dalla decreto legislativo 24/2002 attuativo della suddetta direttiva:

  1. se il prodotto è stato acquistato presso un rivenditore autorizzato, un operatore telefonico o un qualsiasi negozio al dettaglio (fisico o virtuale) purché operino all’interno della Comunità Europea, allora trova applicazione il principio della suddivisione della garanzia, ponendo in capo al venditore l’obbligo di fornire l’assistenza necessaria alla riparazione ed eventualmente alla sostituzione del prodotto, senza aggravio di spese per il consumatore;
  2. se il prodotto è stato acquistato presso un Apple Store fisico (con esclusione degli Apple Premium Reseller che rientrano nella prima categoria) o online all’interno della Comunità Europea, Apple assume la duplice funzione di produttore e venditore, assicurando la copertura della garanzia per il maggior periodo di due anni, come da previsioni di legge.

Nel mese di dicembre 2011, l’Autorità Garante per i Consumatori, multa Apple di € 900.00,00 per pratiche commerciali scorrette, in quanto non informa in maniera chiara e limpida i propri clienti circa i loro diritti (che tra l’altro sono chiaramente riportati in questa pagina del sito Apple dedicata al contratto di acquisto).

Oggi, Altroconsumo, diffonde sul suo sito internet un servizio confezionato ad hoc per mostrare come, in alcuni negozi Apple, non sia ben chiara la questione della copertura della garanzia legale e come alcuni commessi tentano di vendere anche l’AppleCare.

Premesso che gli inviati di Altroconsumo si sono recati in alcuni Apple Premium Reseller che hanno tutto l’interesse a vendere l’AppleCare per evitare l’obbligo di assistenza per il secondo anno, secondo l’associazione dei consumatori, l’azienda di Cupertino, nonostante la sanzione, continua a essere poco trasparente con i consumatori, non disciplinando bene la differenza fra difetto di conformità e usura del prodotto, contravvenendo così alla previsione legislativa dell’art. 130 del codice del consumo.
Secondo Altroconsumo, inoltre, Apple sarebbe tenuta a fornire assistenza e garanzia anche se il difetto del prodotto dovesse dipendere dall’usura e non solo da un errore di fabbricazione che può manifestarsi nei due anni successivi all’acquisto: un abominio giuridico, visto che il succitato articolo parla solo di difetti di conformità del prodotto.
Nel suo (letto, sic!) e accorato appello, l’avv. Marco Pierani invita tutti coloro i quali hanno avuto una “storia triste” relativa al supporto Apple a comunicarla ad Altroconsumo per valutare una class action che potrebbe avere ripercussioni (anche se solo come notizia e non come precedente giuridico) in altri stati europei.
Ricordiamo che in Italia le così dette “class action” non sono altro che delle cause collettive che possono essere attivate solo per mezzo delle associazioni dei consumatori che, a volte, forzano un po’ troppo la normativa vigente, cavalcando l’onda del successo di un’azienda per un po’ di pubblicità.
Comunque, l’unico dato obiettivo è che il contratto di acquisto succitato è di difficile reperibilità sul sito Apple e, di certo, non viene fornito ai clienti né in un Apple Store né, uno simile, è dato dai gestori degli Apple Premium Reseller.
Se l’azione sarà intentata, la magistratura saprà sicuramente illuminarci su questa situazione borderline, ma, ad ora, non mi sento di esprimere giudizi di condanna o assoluzione verso Apple, colpevole, se così si può dire, di non diffondere correttamente i diritti dei consumatori, ma non certo di non rispettarli.
Quali sono i vostri pensieri in merito? Che esperienze avete avuto con il supporto Apple? Discutiamone assieme, per il bene di tutti.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.