Quando Jobs presentò la generazione ridisegnata del MacBook Air, nel 2010, in molti avrebbero scommesso sia che avrebbe avuto successo sia che avrebbe fatto scuola anche per gli altri concorrenti. E infatti entrambe le scommesse sono risultate vincenti. Ormai con l’avvento degli ultrabook è iniziata una vera e propria corsa a chi offre il portatile più sottile e al tempo stesso più versatile e sufficientemente potente per i compiti quotidiani. Un fenomeno che non accenna affatto ad arrestarsi, e che nei prossimi anni si evolverà sempre più.

Molti di coloro che hanno o hanno avuto la possibilità di possedere o anche solo di provare il MacBook Air hanno potuto constatare come la sua leggerezza e il suo spessore ridotto al minimo indispensabile, uniti a processori a basso consumo ma con prestazioni di tutto rispetto, lo rendano adattissimo anche per molti di quei ruoli precedentemente svolti da portatili più ingombranti. Ne sa qualcosa anche uno che difficilmente col Mac si penserebbe abbia a che farci: Linus Torvalds. Un mese fa, a TechCrunch, ha dichiarato candidamente e senza troppi giri di parole l’attaccamento che ha nei confronti del proprio Air (con Linux, per quanto riguarda il sistema operativo non ha voluto giustamente concedere variazioni rispetto alla sua creatura), definendolo un notebook davvero speciale, che fa categoria a sé rispetto a tutti gli altri, inclusi i MacBook Pro, definiti prodotti pieni del solito “goffo” hardware già disponibile in giro solo con un look un po’ migliore. Benché molti potranno obiettare di questa affermazione di Torvalds, il punto concorde di tutti è sicuramente nella specialità dell’ultrasottile di casa Apple e della creazione di un mercato a sé stante rispetto alle soluzioni più classiche.

Due punti, però, vanno risolti affinché avvenga una vera e propria esplosione di questo nuovo settore tale da portare al declino definitivo dei notebook tradizionali. Il primo è quello delle performance. Benché assolutamente più che sufficienti per buona parte degli usi, in alcuni contesti professionali il MacBook Air e i suoi “cugini” ultrabook risultano ancora sottodimensionati. Per fortuna, questo problema è in fase di risoluzione: già con Ivy Bridge sono in arrivo chip di tipo Ultra Low Voltage che raggiungono e superano la frequenza di 2 GHz, con prestazioni ancor migliori in modalità Turbo. Con Haswell nel 2013, Intel dovrebbe poi raggiungere un nuovo rapporto prestazioni/consumi che potrebbe rendere possibile il raggiungimento di ottime performance e addirittura l’adozione di modelli quad-core e oltre con molto meno dispendio di batteria rispetto alle soluzioni odierne. Forse ci sarà da aspettare qualcosa in più per quanto riguarda le GPU, ma considerato che anche per esse sono in atto passaggi a processi produttivi più moderni (molte delle nuove GeForce 6xx di nVidia sono prodotte a 28 nm, ad esempio) che ne consentiranno in un futuro non troppo distante l’inserimento nei MacBook Air. Già oggi, a dire il vero, qualche ultrabook utilizza grafica di tipo discreto, ma si tratta di chip di fascia bassa che difficilmente danno un vantaggio così concreto se rapportati alle più recenti integrate Intel.

Il secondo punto, invece, riguarda i display. Non tutti si accontentano di 11″ e 13″. Questo, dunque, dovrebbe essere uno dei prossimi obiettivi degli ultrasottili, fornire soluzioni con “polliciaggi” più alti, come 15″ e 17″. Anche in questo caso, non è detto che manchi molto. Rumors a parte, i primi modelli non dovrebbero davvero tardare ad arrivare, se non da Apple quantomeno dai produttori di ultrabook. In un futuro relativamente breve non sarà utopia vedere portatili sottilissimi anche da 17″ con componenti ad alte prestazioni e basso voltaggio, garantendo così tutti i vantaggi dei modelli più piccoli e contemporaneamente soddisfacendo le richieste di coloro che per lavoro o qualsiasi altra ragione preferiscono un’area operativa maggiore. Viene da chiedersi a questo punto se questo nuovo ampliamento della gamma di pollici a disposizione comprenderà anche funzionalità touch. Abbiamo già visto come Apple e Microsoft abbiano una visione diametralmente opposta della situazione: la prima concentra i suoi sforzi multitouch sul trackpad, mentre a Redmond si lavora per favorire il tocco su display come metodo di input. Difficile dire oggi quale tra i due modelli potrebbe prevalere, ad oggi sembra più probabile una coesistenza sul mercato, anche qui per favorire tutti i gusti. Il tutto, alla fine, dipenderà da come il mercato reagirà a Windows 8, il quale è con buona probabilità un osservato speciale anche a Cupertino proprio per capire se nelle tendenze future è compreso pure il display multitouch al di fuori dei tablet. Se la direzione di Microsoft si rivelerà quella giusta, pensare a un MacBook Air con doppia anima iOS/OS X non sarà più da considerarsi una fantasia.

Ma è possibile che questo futuro ultrasottile sia riservato ai soli portatili? Non ci faremmo la firma. La continua miniaturizzazione delle tecnologie, e soprattutto l’abbandono delle unità ottiche, farà sì che anche per i desktop, in particolare per gli all-in-one, si vedranno soluzioni sempre più compatte. Non succederà quest’anno e nemmeno il prossimo, ma poco stupore da parte nostra vi sarebbe nel vedere entro il 2015-2016 un iMac con uno spessore molto simile agli attuali Cinema/Thunderbolt Display e prestazioni decisamente superiori agli attuali modelli. E com’è successo nel caso del MacBook Air, saremmo pronti a scommettere che anche in questo caso gli altri OEM seguirebbero a stretto giro di posta. Una nuova sfida sembra già profilarsi all’orizzonte.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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