Google acquista QuickOffice. Obiettivo finale: abbattere il dominio Microsoft

Il panorama tecnologico e informatico, nel corso degli ultimi anni, è cambiato drasticamente. Si è passati in relativamente poco tempo da una situazione in cui Microsoft era in grado di fare il bello e il cattivo tempo, sia su desktop che su mobile, a una in cui l’azienda di Redmond non ha più né una posizione globale saldamente dominante né lo stesso peso “politico” che le consentiva di far diventare le sue soluzioni degli standard de facto. Ma i movimenti più grossi devono ancora venire, in quanto finora nessuno a livello commerciale è riuscito a impensierire seriamente Ballmer e Sinofsky (capo della divisione Windows) nel settore dei sistemi operativi desktop. Ora invece c’è un’azienda con tutti gli strumenti giusti per battere Microsoft nel suo terreno favorevole. Apple? No, Google, la quale oggi ha rafforzato ulteriormente la sua armata virtuale acquisendo QuickOffice.

QuickOffice non sarà un nome nuovo, per molti: da anni è una delle suite da ufficio alternative più usate e apprezzate in ambito mobile. Offre una vasta gamma di funzionalità ai propri utenti, nonché quello che è considerato uno dei migliori livelli di compatibilità con i file Office tra le suite non-Microsoft. Inoltre, almeno fino ad oggi, QuickOffice ha rappresentato di fatto la certezza di avere i propri documenti su qualsiasi sistema operativo tra i più famosi, dato che esistono versioni per iOS, Android e Symbian. L’acquisizione è stata siglata per una cifra non meglio specificata di Dollari: in ogni caso non si tratterà di bruscolini, ma diversi milioni.

Suona strano che Google, nonostante abbia la sua soluzione Docs, abbia acquisito QuickOffice? No, perché il tutto fa parte di una strategia decisamente più ampia. Benché Google Docs abbia un buon livello di funzionalità, QuickOffice ha tutto per arricchire ulteriormente questa base, assieme alla sopraccitata migliore compatibilità con i documenti Office. Un altro aspetto è la possibilità di avere una vera suite da ufficio utilizzabile offline piuttosto che “riconvertire” Docs per questa modalità, un consistente risparmio di tempo per l’azienda di Mountain View. Queste, però, sono le motivazioni più superficiali del tutto. Dietro le quinte c’è molto di più in ballo, c’è la volontà di affrontare a viso aperto il “vecchio regime”, Microsoft.

Come abbiamo detto a inizio articolo, Google è l’unica che oggi abbia ciò che serve per raggiungere l’obiettivo (escludiamo Apple non per le capacità tecniche, che ci sono tutte, ma per la sua filosofia improntata a dare il meglio sui propri device rispetto all’espandersi al più vasto bacino di utenza possibile). L’ecosistema è di fatto pronto, con Google Play, Drive e gli altri servizi più famosi come GMail e Calendar. Anche l’interfaccia grafica adatta a farsi notare nel settore desktop è pronta. Mancavano ancora due elementi fondamentali. Uno riguardava la necessità di una più completa e competitiva suite da ufficio, in particolare offline, e oggi Google ha messo il segno di spunta anche a questa voce. Il secondo probabilmente non tarderà ad arrivare, e si tratta della fusione definitiva tra Android e Chrome OS. Benché ufficialmente si parli solo di convergenza tecnica, pensare a un futuro ancora separato tra i due sistemi operativi è poco probabile, in quanto uno completa l’altro. Android offre funzionalità e il supporto adatto all’ecosistema di servizi Google, Chrome OS il browser più usato al mondo (peraltro disponibile già in versione Beta per Ice Cream Sandwich), la multiutenza e l’interfaccia grafica a finestre per sbarcare sui PC. Riunire il tutto sotto l’egida del robottino verde, dunque, risulterebbe a tutto interesse di Larry Page e soci.

Dall’altro lato, ne abbiamo già parlato, Microsoft con Windows 8 e la sua variante per processori ARM Windows RT (nella quale Office è incluso) si sta assumendo un grande rischio, la più grande scommessa della storia dell’azienda come è stata definita da Ballmer stesso. Un rischio aumentato dalle discussioni sulla natura fin troppo ibrida del sistema operativo, che cerca di accontentare gli utenti di tablet, finendo però per scontentare molti di quelli di PC desktop. Benché è presto per dare giudizi definitivi, a Redmond devono comunque fare i conti con un feeling generale profondamente diviso, proprio ciò su cui Google intende operare. Se Android 5.0 Jelly Bean riuscisse dove Windows 8 volontariamente al momento non riesce, ossia tenere del tutto distinte e separate le funzionalità tablet da quelle desktop, assieme a progressivi miglioramenti per QuickOffice potrebbe conquistare una buona fetta dei delusi, inizialmente in ambito casalingo e poi anche in quello business, attirando aziende come Adobe e Autodesk per la realizzazione di prodotti professionali. Insomma, nei prossimi mesi ci sarà tanta carne al fuoco, e il Google I/O di fine giugno ci rivelerà ulteriormente la direzione che stanno percorrendo.

Apple? Dalla storia è solo relativamente coinvolta. Abbiamo detto altre volte come a Cupertino hanno sufficiente coscienza di non poter ambire alle stesse quote di mercato di Google, preferendo piuttosto crearsi una utenza fedele, ottenere ricavi in costante aumento e combattere l’azienda di Mountain View sul piano qualitativo rispetto al quantitativo. Al massimo, qualora Rubin decidesse di integrare QuickOffice in Android, a Cupertino potrebbero essere costretti a rivedere le loro strategie relative a iWork, prendendo una volta per tutte una decisione: o renderlo gratuito o migliorarlo in modo consistente. Chissà, dunque, che tutte queste grandi manovre in corso non portino alla fine benefici anche a noi utenti iOS.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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