Innovazione di spessore, dispiacere del compratore

Non capita tutti i giorni di vedere i maghi della smontaggio di iFixit doversi interrompere per capire come procedere. Eppure è successo con il MacBook Pro Retina, dove l’opera di miniaturizzazione attraverso la logistica dei componenti ha raggiunto un livello davvero incredibile, anche per Apple. Gli aggettivi negativi per descrivere tale caratteristica si sono sprecati: irriparabile, inespandibile, insostenibile. Non solo nessun componente è sostituibile dall’utente (ad eccezione dell’SSD, quando e se saranno disponibili nel nuovo form factor), ma molti componenti sono in un unico blocco per ridurre al minimo lo spreco di spazio.

iFixit ha dovuto dedicare una sessione di smontaggio per il solo display, il quale si è rivelato davvero incredibile. A differenza degli altri MacBook, nel nuovo modello Retina lo schermo è un pezzo unico ed è al contempo sia il case di alluminio (sul retro) che il vetro (sul fronte).

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In questo modo si è riusciti ad ottenere uno spessore complessivo solo leggermente superiore ai 2mm, ma al contempo si è ridotta al minimo la possibilità di riparazione. Se si riga la copertura o il vetro, si rompe la iSight o altro, si deve sostituire l’intero pezzo. Questa informazione, così come quella relativa al programma di cambio batteria, solleva una questione importante sull’evoluzione dei computer portatili secondo Apple.

A Cupertino non amano particolarmente le mezze misure, questo lo abbiamo ben chiaro. In qualche modo si deve pure sempre scendere a compromessi – con la tecnologia, i costi o il mercato – ma quando tracciano una rotta definiscono al contempo cosa è prioritario e cosa sacrificabile. Se si vuole raggiungere spessore e portabilità estrema ma con prestazioni ed autonomia elevate, allora ogni decimo di millimentro diventa importante.

  • il display? un pezzo unico, usiamo la copertura dell’LCD come vetro e il retro diventa il coperchio
  • il disco? SSD senza case, solo la scheda con i chip
  • la memoria? chip saldati sulla piastra, risparmiando spazio per connettori e basi
  • e così via per tutti i componenti…
Il risultato è un portatile con le stesse prestazioni del MacBook Pro 15″, compresa la GPU discreta, in un case il 25% più sottile (2,4cm vs 1,8cm) e leggero (2,56kg vs 2,0kg), ma con espandibilità e riparabilità self-service praticamente nulle.

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È questo il futuro per il mondo “Pro” secondo Apple, insieme ovviamente alle meraviglie del display Retina. E non si parla solo di risoluzione, ma anche di angolo di visione, dinamica, contrasto, ecc.. Per definizione io faccio parte del mondo dei professionisti, utilizzando Mac per lavoro nel campo della grafica, fotografia e produzione video con software particolarmente esosi di risorse, ma tutto sommato riesco ancora a lavorare bene con un Mac Pro del 2010 (c’è chi ha necessità decisamente più elevate). Quando il bisogno è la portabilità allora non riesco ad immaginare nulla di meglio del MacBook Pro Retina. Sospendo un giudizio definitivo finché non lo testerò approfonditamente e pubblicherò la recensione, ma guardando alle specifiche ed alle poche recensioni dagli States penso si possa essere ottimisti. Tuttavia rimane la questione dell’aggiornabilità: un portatile di questo tipo che vita può avere senza nessun upgrade possibile? Guardando alla mia personale esperienza e predisposizione a smontaggi e modifiche hardware so già che questo aspetto mi disturberà sul lungo periodo, ma è anche vero che in 12 anni di attività ho sempre aggiornato il parco macchine aziendale con cicli di 2-3 anni, ad eccezione del web-server (su cui il carico di lavoro, OS e software rimangono sostanzialmente inalterati).

A seguito di questo ragionamento ho concluso che, rispetto le mie esigenze professionali, i vantaggi derivanti dalle peculiarità del MacBook Pro Retina superano gli svantaggi dovuti alla mancanza di aggiornabilità, mentre per l’espandibilità sto già tenendo sott’occhio più di una periferica Thunderbolt particolarmente interessante. Dirò qualcosa di estremamente impopolare, ma le lamentele dei Pro, o sedicenti tali, riguardo la “chiusura” di questa linea di portatili proprio non le capisco. Se lavori con applicazioni imponenti e file multimediali in continua crescita per qualità e peso, allora è davvero difficile che tu riesca a mantenere lo stesso portatile (per le workstation il discorso è un po’ diverso) per 5/6 anni, che sia un Mac oppure no. Se invece di norma raggiungi i 6/8 anni con i soli upgrade normalmente disponibili (che alla fine sono solo RAM e disco), allora non hai necessità di chissà quale potenza e se il Retina attuale non fa al caso tuo, magari per il prezzo, puoi sempre optare per i MacBook Pro tradizionali. Se stai pensando a questo portatile per giocare, navigare e divertirti a smontare/sostituire/rimontare (cosa che, per inciso, piace anche a me), allora ti lamenterai…. ma non è detto che questo dispiaccia ad Apple perché, probabilmente, questo MacBook Pro Retina si chiama Pro perché è pensato per i Professionisti.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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