Delle schermaglie sui brevetti e della mancanza d’originalità

Le speranze di pace dopo la guerra dei brevetti si sono già infrante. Apple e Samsung non si concedono alcuna tregua, e incassano fortune alterne. Dopo la sconfitta in territorio statunitense, i coreani ottengono ragione a Tokyo. La giuria nipponica, infatti, ha stabilito che i terminali dell’azienda non infrangono le proprietà intellettuali provenienti da Cupertino. Più specificatamente, il brevetto coinvolto nella causa era relativo alla sincronizzazione di musica, video e altri dati tra dispositivi e server, dunque incentrato anche sui servizi cloud. Galaxy S, Galaxy S II e Galaxy Tab rimarranno in commercio in Giappone senza alcun problema né limitazione. Tuttavia, Samsung non ha ottenuto nemmeno parte del ricco bottino di guerra di cui Apple potrà beneficiare negli USA: il massimo concesso dal giudice Shoji è il rimborso delle spese legali.

La vicenda mostra come, tutto sommato, la battaglia non veda ancora una vincitrice assoluta. Certo, quello di Apple degli scorsi giorni è stato un gol pesantissimo, ma anche Samsung ha dalla sua un buon numero di reti realizzate, contando anche l’ultima in Giappone. E non è detto che alla fine della partita ci sia una squadra vincente: il rischio di questo confronto su larga scala, fatto di denunce e contro-denunce, così come di sentenze favorevoli a una o all’altra, è di portare a due potenze sconfitte, giovando ad altre aziende che osservano la vicenda con molto interesse, tra cui Microsoft e Google. Perché a Mountain View potrebbero giovarne? In passato avevamo parlato di serie minacce per il mondo Android in caso di vittoria di Apple. Invece, Page e soci hanno saputo di fatto smarcarsi dalle sorti di Samsung, considerando le sole personalizzazioni coreane e non Android nudo e crudo oggetti del contenere. E considerato che l’azienda di Lee Kun-hee sta sempre più cercando di pestare i piedi sul fronte servizi pure alla stessa Google, è plausibile pensare che sotto sotto, al di là delle dichiarazioni ufficiali, un suo ridimensionamento non sia visto poi così male da Big G. Una strategia sotterranea che forse Samsung ha intuito, iniziando a dare attenzioni più serie a Windows Phone rispetto al passato (e che hanno indispettito Nokia, sentitasi disturbata nel suo ruolo di leader per la piattaforma Microsoft). Iniziativa che si prospetta essere ad ampio raggio, dato che Korea Times parla esplicitamente di volersi rendere indipendente da Android. Non significa, naturalmente, un abbandono della piattaforma: più semplicemente, si andrà verso una maggiore differenziazione della gamma smartphone, anche con l’obiettivo di mettersi una posizione più forte nei confronti di Google.

Tornando alla battaglia contro Apple, i nuovi terreni di scontro sono già in preparazione. Samsung non si porrà alcun problema a depositare nuove denunce qualora il prossimo iPhone dovesse essere provvisto di connettività LTE. Dall’altro lato, Apple non sembra affatto preoccuparsi di ciò, dato che ha spostato le attenzioni sullo smartphone che finora era stato considerato al sicuro: il Galaxy S III. Assieme al Galaxy Note e al Nexus, il top di gamma della famiglia di terminali presenterebbe varie violazioni di proprietà intellettuali, in particolare sulla ricerca, sull’auto-completamento delle parole e sullo slide to unlock. Insomma, per quanto si dicesse che l’S III fosse stato “disegnato dagli avvocati”, gli sforzi di Samsung non sembrano essere stati sufficienti ad evitare un nuovo contenzioso. Vedremo come la vicenda si svilupperà nel corso dei prossimi mesi.

Nel frattempo, spostiamo per un po’ le attenzioni dalla causa in corso e guardiamo ciò che sta succedendo all’IFA 2012. O meglio, ciò che viene presentato. Di ultrabook accusati di essere in crisi di identità ne abbiamo già parlato, ma l’HP citato in quell’articolo non sembra essere l’unico sul banco degli imputati (banco, almeno per il momento, solo figurato). Sul suo blog, il designer Sebastian De With fa un interessante confronto sui portatili prima e dopo il successo dei MacBook Pro e Air. Iniziamo dal prima, guadando com’erano i vari laptop di Dell e soci:

Alcuni non erano il massimo dell’estetica, tuttavia si poteva notare una buona differenziazione, che consentiva di accontentare tutti i gusti. Ecco oggi come si sono evoluti quei design:

Non c’è che dire: come dicemmo nell’articolo relativo all’HP Spectre, il MacBook Air ha fatto davvero scuola. E anche il Pro, a giudicare da alcuni modelli. Sebbene le somiglianze strutturali non si possano certo evitare con prodotti che condividono il form factor di base, si nota come si siano ridotte sempre più le differenziazioni. Se poi scattano le solite cause per brevetti infranti, i produttori non si possono lamentare troppo: apparentemente, non sembrano fare molto per evitarle.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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