Parafraso il titolo del post “I Pirati della Silicon Valley lavorano per la Marina” del nostro utente Daniele Lando, sviluppatore di programmi per iOS e OS X che, frustrato dal comportamento di Apple circa l’approvazione di app che, in qualche modo, possono essere concorrenti con funzioni già supportate dai prodotti di Cupertino o che, altrimenti, cadono nella rete della burocrazia (ebbene sì, esiste anche lì).

É il caso di EDI per OS X e iEDI per iOS, due app che permettono la cifratura dei dati con algoritmi AES/DES e di condividerli via email: app utilissime per chi lavora con documenti delicati (come, ad esempio, i top manager) e vuole trasmetterli senza la preoccupazione che possano essere intercettati e “rubati”.

Le due app, dopo la cifratura, permettono da sempre lo scambio dei documenti via email. Daniele, però, per semplificare la vita agli utenti, decide di implementare anche iCloud. Da qui sono iniziati i grattacapi: Apple ha iniziato a non approvare più gli aggiornamenti delle app e, ormai da quasi un anno, Daniele non può distribuire il suo lavoro agli utenti. Le motivazioni dietro cui si è trincerata Cupertino sono essenzialmente due:

  1. le app non possono salvare dati cifrati su iCloud;
  2. un’icona non rispettava le linee guida Apple (rappresentava una nuvola).

Il buon Daniele ha continuato a lavorare implementando il salvataggio dei file crittografati su Dropbox, ma Apple non ha approvato comunque perché:

bisogna avere l’autorizzazione da parte del United States Commerce Department, Bureau of Industry and Security (e di altre autorità equivalenti degli altri Paesi del mondo) per la cifratura dei dati.

Tutti i rifiuti da parte di Apple sono iniziati nel momento in cui Daniele ha annunciato la funzione di salvataggio dei file codificati su iCloud nella descrizione dell’app per OS X: su iEDI (la versione per iOS) aveva solo scritto un sintetico “bug fixes” ed era passata. Dopo aver fatto notare questa incongruenza al team di revisori, anche quella è stata rimossa dallo store.

Le linee guida per la pubblicazione dei programmi su App Store possono essere piuttosto limitanti: ad esempio, non é possibile replicare funzioni già presenti in iOS, non é possibile rilasciare un browser non basato su Webkit o utilizzare API private (ricordiamo la rimozione di Camera+ per aver implementato lo scatto delle foto col pulsante del volume prima che Apple lo abilitasse su iOS), ma il fatto che non si possano creare e condividere file criptati è, decisamente, una limitazione al diritto alla privacy di ognuno di noi.

Estremizzando potrebbe sembrare che abbiano l’interesse a poter “sbirciare” nei nostri dati. Io credo, invece, che Apple stia cercando di rientrare nelle leggi antiterrorismo statunitensi e non. A Daniele, comunque, va tutto il nostro appoggio e supporto. Non mollare!

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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