Pono, l’era della musica digitale di scarsa qualità sta realmente per finire, oppure no?

Sin dall’ormai lontano 2003 iTunes Store (prima del 2006 iTunes Music Store), a braccetto con il successo planetario di iPod, è stato il negozio online di riferimento per acquistare brani musicali e album di ogni genere. Il primo ad avere successo nella storia dell’e-commerce musicale, dopo i fallimenti di altri servizi come Rhapsody, iTunes è entrato a far parte delle abitudini di milioni di fruitori di musica, contando ad oggi decine di milioni di brani tra artisti indipendenti e non (nel 2003 ne contava appena 200.000).

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Per via dei questo strapotere stabilitosi assieme al successo dei dispositivi made in Cupertino, fino ad ora di servizi simili e/o direttamente concorrenziali se ne sono visti pochi: si può ricordare ad esempio come l’MP3 Store di Amazon (dalla scorsa settimana online anche in Italia) e quello di Microsoft (pensato in origine per Zune ed ereditato da Windows Phone solo in seguito al suo flop) non abbiano avuto grande successo. Allo stesso modo network come BeatPort, faticano ancora a farsi strada (è bene ricordare che fa riferimento ad una sezione molto ridotta dello scenario musicale, ossia quello della musica elettronica).

Recentemente si è iniziato a parlare di un nuovo servizio, che promette una rivoluzione musicale nell’era digitale a servizio degli audiofili di tutto il mondo: si tratta di Pono, un progetto del cantantautore Neil Young.

«Jobs è stato un pioniere nel campo della musica digitale, ma quando tornava a casa amava ascoltare i suoi vinili»

ha detto lo stesso Young in un’intervista tenuta da Peter Kafka e Walt Mossberg qualche mese fa; pare anzi che i due visionari, prima della morte del co-fondatore di Apple, stessero pensando di realizzare insieme il progetto a cui ora come ora sta lavorando solo Neil. Pono, il brevetto del quale è già stato depositato nel marzo appena passato, ha fatto ufficiosamente la sua prima comparsa in un’intervista (video) al David Letterman Show del 27/09/2012. Si tratta di un player dalla forma curiosa, un parallelepipedo dalla sezione triangolare (che ricorda un po’ il tasto play) che permetterà lo storage di musica ad alta qualità nel formato .pono.

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I dubbi che sono immediatamente sorti circa questo progetto sono molteplici, uno su tutti concerne l’archiviazione dei file musicali. Come molti ben sapranno, all’aumentare della qualità dei file musicali, .flac ed .alac sono un chiaro esempio, aumentano anche le dimensioni: si passa infatti da file in formato .mp3, i quali occupano circa 1Mb/minuto alla qualità di 240 Kb/s (qualità audio “mediocre” che si trova mediamente su iTunes) ai file lossless (senza perdita di qualità) che arrivano a pesare decine di Mb al minuto, comportando così seri problemi di archiviazione sui dispositivi come iPod e iPhone. Strettamente collegato a questa questione è il problema del download dei brani in formato .pono che impiegherebbero circa mezz’ora l’uno per essere scaricati: Neil si premura però fin da subito di rassicurarci dicendo che Pono scaricherà musica «Mentre dormiamo». Le riserve sull’archiviazione però restano lì dove sono, almeno finché non avremo qualche informazione in più.

Altra nota dolente, che fa storcere il naso a molti, riguarda proprio il formato in cui i file verrebbero archiviati: cosa possono offrire in più agli utenti normali ma soprattutto agli audiofili i brani in formato .pono rispetto ai brani in formato .flac? Nessuno è stato in grado di dirlo, alcuni addirittura sostengono, non senza un velo di ironia, che nei brani .pono vengano solo aggiunti dei filtri (un po’ come avviene per le foto su Instagram) per far sembrare i file lossless di alta qualità come fossero registrati negli anni ’70, come se ascoltassimo su un vinile originale. Anche queste domande permangono nella situazione di non avere risposta.

L’idea dietro a Pono sta essenzialmente nella critica di Neil Young nei confronti dell’evoluzione/involuzione dell’ascolto musicale nell’era moderna:

«l’avvento di mp3 e della digitalizzazione di ogni contenuto musicale ha reso l’ascolto piatto e privo di significato»

ha detto nella stessa intervista alla Dive Into Media Conference; tuttavia il rischio che un progetto come Pono, che appare nobile nel suo intento di riportare la musica allo sfarzo dei tempi passati, possa fin da subito “scadere” nel diventare un prodotto di nicchia è più che tangibile e certamente non dissolve i dubbi sorti dalle poche informazioni trapelate fino ad ora. Come sempre vi terremo aggiornati, aspettatevi dunque un nuovo articolo, qui su SaggiaMente, non appena verranno rivelati nuovi dettagli su questo progetto.

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