Recensione: BackBeat GO wireless, auricolari in-ear stereo bluetooth

Qualche giorno fa ho anticipato, con un unboxing, la recensione degli auricolari wireless BackBeat GO di Plantronics. Il prodotto è abbastanza particolare nelle sue caratteristiche, tant’è che non rientra in una categoria ben definita e neanche troppo “battuta” dalla concorrenza. Sono relativamente pochi gli auricolari in-ear bluetooth stereofonici e non nascondo di aver fatto un po’ di fatica prima di trovare uno sufficientemente discreto.

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Bella la confezione, molto elegante e curata nella presentazione del prodotto ed anche sufficientemente accessoriata. Vi è una pochette morbida per il trasporto, un cavo per la ricarica via USB, tre coppie di gommini, degli “stabilizzatori” e, ovviamente, gli auricolari.

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Ma a cosa possono servire degli auricolari in-ear bluetooth stereo? La risposta è molto soggettiva e considerando che non si tratta di un mercato troppo affollato è facile immaginare che non vi sia molta domanda. Ritengo però che soluzioni del genere possano rappresentare il futuro, sempre che si riescano a superare alcuni problemi parzialmente presenti anche nella soluzione di Plantronics. È abbastanza chiaro che per l’uso prettamente telefonico un normalissimo auricolare mono possa risultare maggiormente pratico, quello che ci si aspetta dai BackBeat GO è un miglioramento nella fruizione di contenuti audio.

La presenza del filo richiama le tradizionali in-ear e potrebbe sembrare illogica su un modello wireless. La sua funzione però è difficilmente sostituibile in quanto consente di avere una sola batteria, ricarica unificata e, più in generale, di essere considerato come un solo dispositivo. Forse in un futuro remoto si potranno creare auricolari stereo minuscoli ed indipendenti ma per ora ci risulta difficile da immaginare sul piano tecnico.

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Sul cavo è posizionata anche l’area di controllo, con i classici pulsanti volume, play/pause ed un piccolo tasto laterale da tenere premuto alcuni secondi per accenderli e spegnerli, operazione segnalata da un suono data l’assenza di LED di stato. Davvero valido il piccolo microfono integrato, testato in numerose conversazioni e in grado di trasferire un’audio forte e molto pulito.

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Data la presenza di un trasmettitore bluetooth e delle batterie, gli auricolari BackBeat GO wireless sono decisamente più ingombranti delle normali in-ear e questo mi faceva temere per ergonomia e stabilità. Sporgono più del normale ma il peso è ben bilanciato e quindi non “cadono” troppo facilmente. La presenza di 3 coppie di finali di diversa dimensione aiuta ad ottenere maggiore aderenza all’interno delle orecchie, sia per migliorare la qualità ed il volume dell’audio che la stabilità. Vi è poi un ulteriore sistema per la stabilizzazione: due dispositivi aggiuntivi dalla curiosa forma, i quali si attaccano sotto i gommini finali e possiedono delle sporgenze laterali che si appoggiano dentro l’orecchio. Questi due elementi, che vanno montati con gli anelli verso l’interno, come mostrato in figura, non si avvertono una volta indossati ma migliorano effettivamente la stabilità.

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Nel valutare l’audio non mi sono certo riferito a standard di altissima qualità, essendo auricolari più pratici che destinati all’alta fedeltà, tuttavia l’ascolto musicale non risulta troppo deludente. Non vi è alcun rumore di sottofondo e l’audio è pulito e godibili, tuttavia il volume non particolarmente sostenuto. Il problema non si avverte molto con la musica ma è evidente con i podcast. Nel mio caso ho verificato che la fruizione corretta in un ambiente mediamente rumoroso richiede il volume massimo mentre in città, nel traffico e negli orari più caotici della giornata, allora anche il massimo può risultare insufficiente costringendoci a fare molta attenzione per comprendere le parole.

Un altro aspetto critico è la durata della batteria. Io li indosso la mattina premendo play su un podcast che ascolto fino all’arrivo in studio per circa 30 minuti. Li tengo accessi tutta la mattina per rispondere alle telefonate e li indosso nuovamente prima della pausa pranzo, circa un’ora nella quale riparte l’ascolto del podcast. Dopo un altro periodo di standby pomeridiano, riprendono la loro attività fino all’arrivo a casa dove, molto spesso, prosegue per un altro pezzetto. Spesso mi capita di accenderli anche appena mi sveglio, se ho qualcosa di molto interessante da ascoltare ne approfitto mentre faccio colazione e prima di uscire di casa. Con un uso del genere la carica arriva a sera per un pelo e, in alcuni casi, mi è anche capitato che si spegnessero durante il rientro. In sostanza ho un altro dispositivo da caricare quotidianamente e questo non mi rende certamente troppo felice.

voto 3,5Conclusioni
Avendo appena sottolineato gli aspetti deludenti e quelli con margine di miglioramento, potreste avere un sapore amaro in bocca ma l’esperienza con BackBeat GO wireless non è da considerarsi affatto negativa. Non sono comodi come alcune leggerissime e minuscole in-ear ma non sono fastidiosi e non si sono mai staccati senza motivo. Il volume non è altissimo ma tenendoli al massimo risultano insufficienti solo nei passaggi in cui il rumore ambientale sia davvero molto sostenuto. La batteria è giornaliera con lunghi periodi di ascolto passivo ma per chi li utilizza prevalentemente per le telefonate si può riuscire a raggiungere facilmente i due giorni. Non sono sicuramente gli auricolari da indossare la mattina per ascoltare musica ed andare avanti fino a sera perché, in tal caso, servirà sicuramente una ricarica a metà giornata. Tuttavia l’uso risulta davvero godibile e, una volta indossati, ci si può dimenticare dove sia il cellulare essendo sempre pronti a rispondere e a telefonare (usando la voce) e, con Siri, anche qualcosa in più. La valutazione è di poco superiore alla sufficienza perché ci sono aspetti migliorabili, eppure oggi non ne potrei più fare a meno. Il prezzo medio delle Plantronic BackBeat GO wireless è di circa 60€/70€.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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