No, non pensate male: non si parla di fumo. Si parla di fotografia social, quella lanciata da Instagram e poi ripresa da numerose altre applicazioni, sia gratuite che a pagamento. Un fenomeno che ormai tocca praticamente tutti i player del settore, a partire da Facebook che, in ossequio al detto “se non puoi batterli unisciti a loro”, ha acquistato proprio Instagram a inizio anno. Nei mesi successivi, e specialmente in questo ultimo periodo, un turbinio di risposte da parte dei concorrenti più diretti dell’azienda di Mark Zuckerberg.

Andiamo però con ordine, partendo proprio dal capofila Instagram. Qualche giorno fa ha ricevuto l’aggiornamento 3.2, con un nutrito numero di nuove funzionalità, tra cui un filtro chiamato Willow, l’integrazione col rullino fotografico di iOS e linee guida per il ritaglio e il ridimensionamento delle immagini. L’aspetto social è quello più controverso, in quanto ha una perdita e un guadagno: la prima è dovuta alla rottura quasi totale con Twitter, mentre la seconda riguarda Foursquare e la possibilità di ottenere da esso dettagli sul luogo in cui è stata scattata la foto. Non piacerà a molti la novità al momento non ancora presente ma preannunciata, ossia la pubblicità. Facebook non l’ha esplicitamente menzionata, ma il fatto che voglia “monetizzare” con Instagram lascia spazio a pochi dubbi sulla modalità con cui sarà fatto. Del resto, il bacino d’utenza è davvero ampio e la piattaforma rappresenterà una ghiotta occasione per gli inserzionisti.

Basta spostarsi da Palo Alto a Mountain View per vedere una situazione non troppo dissimile. Google ha iniziato a mettere a frutto l’acquisizione settembrina di Snapseed, rilasciandolo recentemente nella nuova versione 1.5, con il passaggio ad applicazione gratuita e la disponibilità su Android tra i punti di forza dell’aggiornamento. Al di là di ciò, l’aggiunta del filtro Retrolux, alcuni bordi per le fotografie e l’integrazione con Google+, su cui l’azienda naturalmente ha prestato particolare attenzione, in quanto Snapseed potrebbe rappresentare una rampa di lancio ideale per accrescere l’uso del suo social network, in crescita ma ancora ben lontano dai livelli di Facebook. I suoi sviluppatori sostengono che non la si debba porre in confronto diretto con Instagram, dal momento che qui sono presenti più filtri e permesse molte più modifiche, anche avanzate. Ma è difficile credere a questa volontà di smarcarsi, l’obiettivo era dichiarato sin dall’annuncio dell’acquisto, e per quanto riguarda le maggiori funzionalità come ben si sa spesso per superare il primo della classe bisogna saper fare di meglio. Al momento Snapseed è priva di pubblicità, ma se dovessimo scommettere tra le due applicazioni finora trattate quella su cui per prima inizierà ad avere qualche banner, scommetteremmo proprio sulla proposta di Big G, che dall’online advertising raccoglie una buona fetta dei suoi introiti.

Parlando di Instagram avevamo citato Twitter e della pesante riduzione dell’integrazione tra i due. L’applicazione ufficiale dedicata al social network cinguettante ha ricevuto con un aggiornamento i suoi primi filtri, sviluppati in collaborazione con Aviary, un mix tra editor di immagini e framework su cui gli sviluppatori possono appoggiarsi per aggiungere funzionalità di fotoritocco alle proprie apps. Non siamo ancora ai livelli di Instagram e Snapseed, ma gli effetti di base per personalizzare i propri tweet fotografici ci sono. Con i filtri, viene inoltre abbandonata definitivamente Photobucket come piattaforma d’appoggio per la pubblicazione delle immagini su Twitter, affidandosi a una soluzione interna, il cui rollout era iniziato già a settembre. Ulteriori sviluppi sono sicuramente da attendersi nel corso dei prossimi mesi, ribattendo colpo su colpo a Facebook e Google.

Poteva Yahoo! però stare in disparte, colei che con Flickr ha già da tanti anni una solida piattaforma di condivisione delle foto? Certo che no, ed ecco che nelle scorse ore è arrivata la nuova versione dell’app mobile che tra le funzionalità introdotte include, guarda caso, i filtri. Anche nel caso di Flickr, il lavoro è stato fatto principalmente da Aviary. Ulteriori novità riguardano l’interfaccia completamente rivista su iOS e l’arrivo anche sugli iDevices di Gruppi, per la creazione di album condivisi pubblicamente o con utenti selezionati su cui è possibile commentare e discutere come se si creasse una sorta di proprio forum fotografico. La feature era stata introdotta già ad agosto sulla versione per Android di Flickr.

Insomma, come si può vedere, due sono i minimi comuni denominatori per le 4 applicazioni viste: i filtri per personalizzare le foto e la condivisione social. E qui abbiamo parlato delle più famose, guardando tra i “pesci piccoli” è impossibile non citare 500px, apprezzato e con una community in crescita, o anche Hipstamatic. Al momento, almeno curiosamente, Apple, Amazon e Microsoft non sembrano aver colto il richiamo del settore. Tra le tre, però, proprio a Cupertino potrebbero avere praticamente ciò che serve per rispondere alle grandi. Se Amazon e Microsoft hanno spazi nel cloud per il caricamento delle immagini, Apple ha anche in iPhoto l’applicazione con i filtri e l’integrazione social che le servirebbero per far sentire la sua presenza. Non dimentichiamoci poi di Streaming Foto, su cui è possibile ora non solo caricare ma anche commentare le immagini dei propri contatti, e dei Fotodiari da poter creare. Una buona base che con giusti accorgimenti diventerebbe l’anti-Instagram di One Infinite Loop.

Lanciamo dunque a tal proposito una provocazione: perché Apple non rende iPhoto per iOS gratuito, o almeno ne abbassi in modo consistente il costo (99 centesimi, ad esempio) per far sì che diventi un vero e proprio must have? Il team di Snapseed, nello spiegare il passaggio al free, ha affermato come il precedente prezzo di 4,49 € fosse sì in linea con le potenzialità dell’app, ma al tempo stesso limitante nell’ottica di attrarre nuovi utenti, i quali non avevano nemmeno la possibilità di una demo con cui provare prima di acquistare; tutti limiti che ora sono stati completamente azzerati. Nell’ottica di promuovere sempre più l’uso dei suoi servizi cloud, adottare una strategia simile a quella seguita da Google potrebbe essere per l’azienda di Cupertino un’ottima occasione, eventualmente accompagnata da una versione di Aperture per iOS in modo da offrire comunque qualcosa di più avanzato a pagamento per chi ne avesse necessità. Certo, com’è successo per Snapseed qualcuno non vedrebbe bene il passaggio free di iPhoto dopo aver speso i 4,49 € tuttora richiesti (e tra gli utenti paganti ci siamo anche noi), però è un rischio da tenere in conto, sapendo che al contempo tanti altri sarebbero contenti e alla fine i malumori iniziali rientrerebbero in gran parte man mano che l’app acquista sempre più funzionalità. Ripetiamo, è solo una provocazione da parte nostra, ma chissà che Tim Cook e Eddy Cue almeno un pensierino non ce l’abbiano già fatto.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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