Perché il Blackberry z10 potrebbe, forse, avere successo

Nessuno vuole un altro player nel mercato dei sistemi operativi mobile. Non lo vogliono i produttori che già faticano a tenere il passo con i vari aggiornamenti di Android e non lo vogliono gli sviluppatori di software per i quali significa moltiplicare i propri sforzi. Già Windows Phone fatica ad ottenere un po’ di considerazione, figurarsi cosa potranno fare i vari progetti alternativi come Ubuntu Phone o Jolla Mobile che non hanno alle spalle un colosso come Microsoft. La stessa decisione di Google di non creare app per servizi fondamentali come YouTube su Windows Phone, denota una forte demarcazione di un territorio in cui sono solo due i player importanti: iOS ed Android.

Ma cosa ne pensano gli utenti? Noi che abbiamo vissuto il periodo in cui ogni cellulare era fine a se stesso ed ogni produttore coltivava il proprio limitato orticello, siamo stati ben contenti dell’era di Symbian. Ormai il predominio di Nokia è storia antica ma questo ci ricorda che il mercato vive dei periodi, dei cicli che segnano delle ere ma non durano in eterno.

Guardando la storia recente di Apple si capisce bene che per riuscire a rimanere sempre in vetta per oltre 10 anni non è bastato indovinare un prodotto o un servizio. Pur senza considerare affatto i Mac e le ottime qualità di OS X, i successi sono stati continui e sempre in evoluzione. L’iPod senza iTunes Store avrebbe detto poco e sarebbe stato schiacciato dagli smartphone se non ci fosse stato l’iPhone e poi l’iPod touch. Ed anche le loro storie fortunate sono legate a doppio filo a quella di un ulteriore colpo di genio di Apple: l’App Store. Dopo aver raggiunto risultati a dir poco incredibili in pochissimi anni ecco arrivare ancora un colpo da maestro con l’iPad. Anno dopo anno, servizio dopo servizio, prodotto dopo prodotto, Apple ha avuto sempre il vento in poppa sapendo guardare avanti ed aggiungendo al proprio ecosistema dei nuovi gingilli in grado di catturare l’interesse dei media e degli utenti, sempre più fidelizzati nel proprio ecosistema. Ma cosa accadrebbe se per i prossimi due o tre anni, l’azienda di Cupertino non facesse altro che aggiornare ciò che già esiste senza creare nulla di nuovo? Intendo qualcosa di più di una variante di prodotto come iPhone mini, iPad maxi, iPod touch+3G o quellochevolete.

Il fascino del brand vivrebbe ancora e a lungo anche in queste circostanze, seppure drasticamente circoscritto e non più “fenomeno di massa”, ma di certo sarebbero gli altri player a primeggiare. In questo mercato qualità ed affidabilità contano ma non sono sufficienti, basta guardare la storia di Nokia con cellulari robusti ed antenne che prendevano linea anche in condizioni impensabili, superati facilmente da altri prodotti inferiori sotto questi aspetti. La questione insomma è che ogni azienda in questi mercati deve riuscire a reinventarsi con una rapidità incredibile e mantenere i ritmi di Apple nell’ultimo decennio non sarà affatto semplice, specie senza Steve Jobs.

In questo panorama in cui chi impera vuole continuare a farlo ma gli utenti ricercano continuamente il gadget più nuovo e cool, RIM potrebbe ritornare ad avere voce in capitolo. Le ultime indiscrezioni ad opera di TechRadar sul Blackberry Z10 fanno ben sperare. Si parla di un dispositivo con schermo da 4,2″ dalle linee pulite e risoluzione 1280 x 768 pixel, di 2GB di RAM, 16GB di memoria e processore dual core da 1,5GHz.

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I modelli potrebbero essere 4 con differenti caratteristiche anche riguardo la connettività. I nomi “in codice” sono Laguna, Liverpool, Lisbon e London. Ricordiamo che il tutto sarà svelato da RIM il 30 gennaio ma c’è anche un video che mostra una unità di test dello Z10 (seppure con OS non definitivo).

Alla fine per ottenere un buon successo servirebbero device gradevoli (e ci sono), un OS ben fatto (sembra ci sia anche quello) e molto interesse degli sviluppatori… su quest’ultimo punto c’è da dire che nelle prime 37 ore di attività sono state presentate ben 15 mila applicazioni: decisamente un buon inizio.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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