La febbre del Jailbreak: serve ancora? quanti lo eseguono? è sicuro?

La notizia è ormai di ieri ed è già sulla bocca di tutti: è uscito il Jailbreak per iOS 6, efficace anche sul più recente iPhone 5 (recensione). Il tool del gruppo @evad3rs si chiama evasi0n e consente di sbloccare il dispositivo ed installare lo store “alternativo” di Cydia su tutte le versioni di iOS 6 e, praticamente, su tutti gli iDevice. In linea teorica dovrebbe valere anche per la Apple TV 3G, l’unica, per il momento, a non poter usufruire di aTV Flash (black). Tuttavia sul blog di FireCore non si muove ancora nulla…

Ma a chi interessa davvero il jailbreak? In verità a molti, moltissimi utenti, sicuramente più di quanto immaginassi. A giudicare dall’attenzione rispetto tale notizia, da tutti i commenti che si leggono e le decine, ma che dico, centinaia di guide pubblicate in tutto il mondo, certamente è un argomento richiestissimo.

jailbreak

Un tempo anch’io eseguivo il jailbreak, sembrava quasi una necessità inizialmente. Certo iOS rimane “chiuso” anche oggi e limitato rispetto la controparte di Google, ma non se comparato con Windows Mobile o l’ultimo OS di BlackBerry (sul quale però, si sa relativamente poco ancora). Avere un iPhone nel 2009/2010 significava provare un sistema infinitamente avanzato in quanto ad interfaccia, fruibilità ed app, e quindi era plausibile che venisse scelto anche dal più smanettone tra i nerd, pronto a “sbloccarlo” con il jailbreak e ad intervenire su ogni parte del sistema, dall’estetica alla funzionalità di basso livello. Aggiungi uno slider qui, metti una colonna di icone in più, attiva opzioni e possibilità nascoste, cambia gli effetti grafici… cose banali, anche futili, ma non soltanto. Dopo il jailbreak è possibile eseguire qualsiasi tipo di app non “autorizzata” da Apple ed è così che su Cydia si trovano non solo tool e mod sul sistema, ma anche vere e proprie app che non supererebbero, o che non hanno superato, il rigido e a volte insensato controllo di Cupertino. Dopo il jailbreak si poteva fare del tethering quando questo non era ancora presente in iOS, ad esempio, e ci sono davvero infinite possibilità, più o meno importanti, ad aprirsi dinnanzi ad un dispositivo sbloccato.

Ciò che trovo davvero cambiato rispetto quei tempi – come se non fossero solo due anni fa – è che oggi Android è un prodotto molto maturo, almeno su smartphone, molto meno sui tablet. Può non piacere, a me non va giù ad esempio, ma se si rientra in quella cerchia di “smanettoni” è la scelta più logica piuttosto che prendere un iPhone e sbloccarlo. Non che Android sia utilizzato solo da smanettoni, ma questa è, a mio avviso, la grande differenza per gli utenti di iDevice rispetto i tempi in cui il jailbreak faceva furore. Se vi guardate in giro è facile notare che chi preferisce avere pieno controllo ed infinite possibilità di modding prende tranquillamente terminali Android e senza perdere poi tanto – ripeto, questione di gusti – rispetto l’esperienza iOS.

Per cui l’interesse è tanto ma quanti stanno già armeggiando per eseguire il jailbreak su un iPhone 5? E voi che lo state facendo o, magari, l’avete già fatto, non vi stancate solo all’idea di dovervi preoccupare del prossimo aggiornamento software ufficiale, di non poterlo eseguire finché non uscirà il successivo jailbreak, di ricordarvi di salvare codici e di fare un backup per poter ritornare indietro, di non avere la stessa garanzia di stabilità e sicurezza (perché una volta sbloccato potete mettere tutto, anche un virus), ecc.. ecc..?

Sorvolo su chi effettuava il jailbreak solo per installare app pirata, perché spero che tale pratica sia sempre più nel dimenticatoio, non solo per l’illegalità/immoralità ma anche per l’enorme mole di ottimo software a prezzi incredibilmente popolari, quando non gratuito, e le cicliche offerte che spuntano come funghi dopo la pioggia nell’App Store.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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