Recensione: Trapezist di Light Craft workshop, un mini jib leggero, compatto ed economico

Il jib è una piccola gru alla cui estremità si pone la videocamera. Grazie ad un contrappeso ed un fulcro centrale, il suo braccio agisce come una leva, consentendo all’operatore di ottenere riprese fluide e dinamiche da angolazioni altrimenti impossibili. Di norma si tratta di strumenti complessi, pesanti e molto costosi, ragione per la quale si intendono riservati ai soli professionisti.

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Grazie all’ottima qualità video offerta delle fotocamere ed al conseguente filone definito “DSLR Video”, si è creato tutto un nuovo mercato ed un rinnovato interesse verso supporti come shoulder, steadicam, slider, rig, cage… e jib, appunto. Prodotti non certo economici, ma che possono fare la differenza tra una ripresa vistosamente casalinga ed una dal look professionale. Una reflex mid-range, diciamo da circa 800€, è già in grado di offrire una qualità video molto buona, sicuramente impensabile fino a pochi anni fa. Certo, bisogna considerare anche gli obiettivi, ma il costo rimane un aspetto positivo rispetto i risultati ottenibili. Supporti come quelli citati, a cui si aggiungono accessori più tradizionali come monitor e microfoni, rappresentano il successivo step evolutivo per l’operatore. Tuttavia, vista la spesa relativamente contenuta per la “videocamera”, è facile che non si lavori con budget da produzioni cinematografiche, anzi, sempre più spesso si ha a che fare con amatori o fotografi che sperimentano nuove forme espressive. Dalla Canon 5D Mark II in poi, il DSLR Video si è affermato senza mezzi termini e, grazie alla successiva diffusione di qualità analoghe su prodotti di fascia più economica (7D, 60D e 650D per rimanere in casa Canon), è aumentata la richiesta di supporti abbordabili per il video. Un fenomeno che rientra perfettamente in questa casistica è quello della Flycam Nano, una steady di produzione indiana che ha semplicemente spopolato per via di un prezzo di poco superiore ai 150€.

Tutti questi preamboli sono serviti per introdurre un nuovo filone per le recensioni di SaggiaMente, destinato proprio ad analizzare questo genere di supporti. Non è con poca difficoltà che lo faremo, si tratta di in un territorio praticamente inesplorato in Italia e che richiede ingenti investimenti a fronte di un pubblico potenzialmente molto ristretto.

Come già anticipato in apertura, inizieremo a parlare di jib e in particolare del mini jib Trapezist di Light Craft workshop. Ciò che caratterizza tale prodotto è l’estrema portabilità e semplicità di montaggio, poiché pesa meno di 2Kg e si richiude in una sacca lunga 60 cm. Il contenuto della confezione non è sufficiente a rendere completamente operativo il jib, ma si tratta di un piccolo peso da “aggiungere” al proprio setup se già si dispone del cavalletto. Il jib può essere montato su qualsiasi modello, meglio se robusto e di buona qualità (in prova è stato impiegato il kit Manfrotto MVH502A con treppiedi 546BK).

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Il kit è composto da:

  1. borsa da trasporto
  2. sacca per i piccoli accessori (si fissa con il velcro all’interno della borsa)
  3. asta supporto per mini jib
  4. mini jib
  5. sacca per pesi
  6. braccio snodato per il display
  7. due viti per supportare attacchi da 3/8″ e 1/4″

Grazie alle due viti in dotazione, all’estremità del Trapezist si possono attaccare fotocamere e videocamere di ogni tipo con l’unico limite di non superare i 3,5 Kg. Per una maggiore precisione e facilità d’innesto è anche possibile adoperare una piastra di sgancio rapido, come la Manfrotto 394 che vedete sotto la 5D Mark III.

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Le aste tubolari sono di acciaio colorato di nero e basta agganciare (3) e (4) per montare il jib. Il supporto frontale (4) si estende fino a raddoppiare la sua lunghezza, mentre alla fine dell’asta di supporto (3) si deve posizionare il contrappeso. La sacca in dotazione può essere riempita con qualsiasi oggetto pesante, anche pietre trovate sul posto. In alternativa si possono usare dei normalissimi pesi da palestra (soluzione da noi preferita). Grazie alle due rondelle, i pesi possono essere spostati in avanti e indietro molto facilmente, mentre le tre giunture disposte lungo tutto il jib, consentono di estendere e contrarre le aste a piacimento e senza l’impiego di strumenti.

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Una volta montato il Trapezist, posizionata la fotocamera e trovato il giusto equilibrio con i pesi, non manca che installare il monitor. Questo è uno strumento fondamentale per controllare la ripresa quando la fotocamera raggiungerà quote troppo elevate o rasoterra, nonché per verificare bene la messa a fuoco.

L’argomento richiede un minimo di approfondimento in quanto una delle caratteristiche più interessanti del Trapezist è la possibilità di essere montato ed utilizzato anche da un solo operatore, ma questo non potrà essere contemporaneamente davanti e dietro la fotocamera. Volendo controllare il tutto senza aiuti, sarà necessario dotarsi di un follow focus remoto. A tale scopo ho potuto personalmente provare l’interessante LinkyFocus, pensato e realizzato in Italia, ma oggi noto come K-Circle (sembra che l’azienda sia stata acquisita). Grazie ad uno strumento del genere, sarà possibile controllare la messa a fuoco pur essendo distanti dalla fotocamera. Escludendo i casi in cui si possa/voglia adopere l’autofocus, l’unica altra strada per un solo operatore è quella di mettere a fuoco precedentemente e fare in modo che i successivi movimenti della camera o del soggetto mantengano più o meno costante la loro distanza (e qui una PdC elevata aiuta).

Per fissare il monitor è previsto un braccio, definito “Magic Arm”, che di magico ha davvero poco. Il dado da 3/8″ si può fissare su uno dei quattro fori sulla torretta centrale e, grazie ad uno snodo centrale, consente di orientare il display come si preferisce. Purtroppo non è propriamente stabile ed è facile che interagendo con il menu con i tasti frontali, questo si allenti per ricadere verso il basso. Tutto il mini jib Trapezist è realizzato in modo tale da ridurre pesi e costi, ma questo è uno dei pochi componenti ad essere veramente sottotono. Una volta trovata la sua posizione e strette bene tutte tutte le viti, non casca certamente da solo. Tuttavia anche un minimo di movimento per orientare il display può causare l’allentamento del braccio. Insomma, va posizionato e non più toccato.

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La massima estensione in lunghezza del braccio è di circa 130 cm e di 150 cm in altezza, i quali si sommano alla quota del treppiedi. Insomma, offre un discreto margine di movimento per un prodotto che richiuso occupa solo 60 cm e pesa 1,7 Kg.

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Di seguito un video che ne illustra il funzionamento, seppure vi sia la struttura precedente per i pesi e non quella attuale che vedete nelle nostre foto.

voto 3Conclusioni

Il mini jib Trapezist può essere acquistato sul sito Ra.Ma.Idea a 410€. Il prezzo è interessante per il tipo di prodotto ed offre una soluzione leggera e “in budget” per chi si vuole destreggiare con le possibilità offerte da un piccolo crane. Ovviamente è un prodotto molto semplice e non brilla sotto nessun aspetto in particolare, come materiali o qualità costruttiva, se non per l’estrema portabilità e semplicità di montaggio. Svolge sufficientemente bene il proprio lavoro ma andrebbe migliorato il braccio del display e la robustezza della sacca da trasporto, dove alcune cuciture sembrano piuttosto cedevoli. Consigliato per iniziare o per quelle situazioni dove si debba viaggiare molto leggeri.

PRO
+ Molto compatto e leggero
+ Si monta facilmente: può farlo anche un solo operatore dopo aver capito la sequenza
+ Si aggancia a qualsiasi cavalletto… meglio se robusto
+ Ampio margine di manovra
+ Torretta ricca di agganci da 3/8″ e 1/4″

CONTRO
- Il braccio per il display è difficile da posizionare e si svita facilmente
- La sacca da trasporto è un po’ povera
- Efficace, ma la qualità costruttiva non è il massimo

DA CONSIDERARE
| Il prezzo non è troppo basso ma neanche elevato: tutto rientra nella sufficienza

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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