Whatsapp in bilico fra trionfo e tragedia: supera Twitter, piace a Google ma crea dipendenza

Perché Whatsapp è così popolare? Semplice, ha seguito la strada del “primo che arriva, meglio alloggia”: quando Apple implementò le notifiche push in iOS (allora iPhone OS), i suoi creatori furono i primi a capire che una chat che le sfruttasse avrebbe avuto una facile diffusione fra i possessori di iPhone, visto che non avrebbero più dovuto pagare un solo centesimo per l’invio di SMS (a proposito, sapevate che inviare un sms costa più che spedire 1 mb nello spazio?). Inoltre le uniche alternative esistenti su iOS erano i “vecchi” programmi per chattare come Beejive Messenger che, di fatto, erano i client più diffusi per MSN Messenger e la chat di Facebook, meno intuitivi ed immediati di Whatsapp.

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Sugli altri terminali la situazione era ancora più scura: chi si ricorda gli smartphone pre iPhone (soprattutto i Symbian) che equipaggiavano client per MSN che permettevano un facile guadagno agli operatori per ogni messaggio inviato in chat? Ricordo ancora che esistevano anche delle opzioni tariffarie con Tre per rimuovere questo limite. Insomma, prima di Whatsapp la messaggistica era davvero una gallina dalle uova d’oro per le compagnie telefoniche.

Whatsapp, dunque, ha superato i problemi, le limitazioni, la complessità e il costo di app (Beejive per iPad costava ben 14,99 €!) e opzioni semplicemente sfruttando la banalissima connessione ad internet che oggi è inclusa in quasi tutti i piani tariffari.

Il successo dell’app ha spinto i suoi sviluppatori a predisporre versioni anche per gli altri sistemi operativi mobili, tanto che oggi Whatsapp conta più di 200 milioni di utenti attivi al giorno che producono, ad oggi, più di 12 miliardi di messaggi quotidiani: se pensiamo che lo scorso 31 dicembre sono state scambiate “solo” 10 miliardi di comuicazioni testuali, la crescita è vertiginosa.

Ad oggi il numero di utenti di Whatsapp è ben superiore a quello di Twitter, ma il CEO Jan Koum ha escluso categoricamente di ricorrere alla pubblicità per il suo sostentamento e di affidarsi solo alle sottoscrizioni annuali, pari a 0,89 €, per il sostentamento dell’app.

É questo uno dei casi in cui una società ha un valore percepito ben superiore rispetto a quello effettivo: Whatsapp può crescere ancora e meglio e potrebbe supportare ancora più modelli di smartphone in futuro.

La stabilità e l’universalità dell’app hanno suscitato recentemente l’interesse di Google che, acquisendo l’app, potrebbe far arrivare il tanto rumoreggiato Babel su qualsiasi dispositivo (una mossa che ricorda un po’ quella di McDonald’s quando acquistò la catena italiana Burgy: in poco tempo si trovò con un centinaio di ristoranti nei maggiori punti strategici italiani): vista la base di utenti e il valore potenziale della società, si può ben pensare che Big G, forse, non ha ancora formulato l’offerta giusta.

Tutte le medaglie, però, hanno un loro rovescio: pare che Whatsapp generi ancora più dipendenza di qualsiasi altro social network tanto che molti la utilizzano per controllare amici e affetti vari, verificando ad esempio se un contatto online risponde subito oppure no, si fiondano al telefono all’arrivo di una notifica per rispondere subito in qualsiasi contesto e, nei casi più gravi, arrivano a scambiare centinaia di messaggi fra le 22 e le 2 del mattino, sfasando il proprio bioritmo, con gravi ripercussioni sulle relazioni sociali, sulla produttività e sul sistema nervoso.  Per guarirne, basterebbero dei semplici periodi “di astinenza”, dalle poche ore al giorno a qualche mese.

Whatsapp è dunque diventata una realtà economica e sociale ben più grande di quello che si possa pensare: a fronte del costo annuale pari a nove SMS, ha modificato il nostro modo di comunicare con amici e colleghi in maniera molto più incisiva di qualsiasi altro tipo di social network, tanto da poter sopravvivere ad un’eventuale scoppio della bolla sociale.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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