Recensione: Panasonic G6, reginetta del video

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La fortunata serie G di Panasonic si è da poco arricchita di una nuova fotocamera destinata alla fascia media del mercato, una che abbiamo segnalato tra le migliori mirrorless del 2013. Diretta erede della G5, la Panasonic G6 sottolinea ancor più marcatamente l’attitudine prosumer, grazie ad un corpo più generoso e comandi migliorati. In verità le dimensioni complessive non sono affatto diverse da quelle della G5 (recensione) ma lo spazio è stato sfruttato meglio: ha le spalle più alte, ai lati del flash, ed un’area più piena e regolare. Il look si avvicina moltissimo a quello della top di gamma GH3 ma la dimensione è più contenuta e la costruzione più economica. È piccola, ma vista vicino alla più compatta DSLR APS-C, la Canon 100D, non lo sembra poi così tanto. Tutto merito delle forme da mini reflex. Lo specchio però non c’è e ci troviamo a pieno titolo nel campo delle mirrorless, quelle di un produttore che conosce molto bene tale segmento.

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Dopo ben 5 generazioni – il numero 4 è stato saltato perché in Giappone porta sfortuna – la Panasonic G6 è un prodotto maturo, che ha raggiunto un’ottima efficienza nei controlli fisici ed una qualità fotografica di tutto rispetto. Il suo sensore Micro Quattro Terzi da 16,1 MP è basato su quello della storica GH2, associato però ad un nuovo processore d’immagine e ad un’elettronica che ne migliora le già buone prestazioni. Il suo campo d’eccellenza continua ad essere la poliedricità: foto sì, ma con un’occhio di riguardo per il settore video. Avremmo preferito il mantenimento del sensore multi-aspetto della GH2, che offriva un’area più ampia di registrazione ed un maggior angolo di campo, ma quest’ottima caratteristica non sembra essere destinata a riproporsi nel futuro di Panasonic, non essendo presente non solo nella G6 ma neanche nella top di gamma GH3 e nella più recente GX7.

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Corpo ed ergonomia

L’aspetto è “da grande” ma con i suoi 122 x 85 x 71 mm in poco meno di 400 grammi (batteria inclusa) il corpo è più facilmente assimilabile a quello di un’ampia bridge. Il mignolo sta giù con mani di dimensioni medie, ma l’impugnatura è ben sagomata e sufficientemente distanziata dalla baionetta in modo da non urtare con le nocche il barilotto degli obiettivi. La costruzione è molto leggera, il solo corpo sembrerebbe quasi vuoto, ma l’assemblaggio è ben curato e, seppure non robusta e tropicalizzata come la GH3, sembra tutta d’un pezzo.

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Display e Mirino

Il mirino elettronico della Panasonic G6 ha 1,44 milioni di punti ed ingrandimento 1,4x, esattamente come quello della G5. Non è lo stesso della prosumer GH3 ma non è necessariamente un aspetto negativo: quest’ultimo possiede qualche vantaggio essendo OLED e non TFT ma ha, di contro, un numero inferiore di pixel ed una peggiore corrispondenza cromatica. La G6 ha un buon mirino, sufficientemente largo e risoluto da essere utilizzato piacevolmente in sostituzione dello schermo principale. Possiede la compensazione delle diottrie ed un sensore di prossimità per l’attivazione automatica all’avvicinamento, funzione che si può anche disattivare in favore di uno cambio manuale tramite l’apposito tasto Fn5 (LVF) a sinistra dello stesso. Come ogni mirino elettronico ha una copertura del 100% e può mostrare tutte le informazioni di scatto, nonché anche i menu al completo. Il mirino sporge per quasi un centimetro sul retro, come da tradizione Panasonic, è comodo da usare ma aumenta l’ingombro complessivo del corpo.

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Il display principale da 3″ ha oltre un milione di punti ed è migliorato rispetto quello della G5 per risoluzione e colori. È un TFT con un’ottimo touchscreen capacitivo, preciso e sensibile al punto giusto, che supporta persino il multitouch per alcuni gesti come il pinch-to-zoom. Tramite il menu si può determinare il livello di luminosità, impostabile su automatico, normale, scuro o più luminoso. È anche disponibile un controllo avanzato dell’immagine per perfezionarne a piacimento tonalità e saturazione. Grazie alle diverse impostazioni può risultare leggibile anche alla luce del sole seppure il buon mirino offra un’alternativa più pratica. L’articolazione con cerniera laterale mantiene la sua classica efficienza, il display si può richiudere per maggiore protezione durante il trasporto, può essere disposto sul lato oppure essere ruotato e ribaltato per le auto inquadrature.

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Panasonic ha omesso nella G6 un’importante opzione presente nel menu della top di gamma GH3, ovvero l’anteprima continua della reale esposizione in liveview. Questa utile funzionalità ci consente di pre-visualizzare l’effetto degli interventi su tempo/diaframma/iso ed è sempre attiva nel modo Video Manuale mentre in tutti gli altri si può avere solo temporaneamente con la funzione “anteprima” assegnabile ad uno dei tasti Fn personalizzabili (ma si disattiverà ogni volta che mettiamo a fuoco per scattare la foto).

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Menu e controllo

Il menu principale è accessibile tramite il tasto centrale del pad direzionale ed è diviso in: registrazione (foto), immagine in movimento (video), personalizzazione, setup e play (riproduzione), a cui si aggiunge anche un sesto pulsante per il controllo creativo degli effetti selezionando l’omonimo modo di scatto. La schermata iniziale è a prova di pollice, con le icone belle larghe, ma tutto il menu si riesce ad usare piuttosto agevolmente con il touchscreen. Ovviamente è solo una possibilità in più perché rimane sempre possibile la navigazione con i normali tasti direzionali. L’organizzazione è generalmente comprensibile e razionale, l’unica cosa che va digerita è che alcune impostazioni si trovano nel menu “personalizzazione” ed altre in “Setup”, spesso senza una logica impeccabile.

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La Panasonic G6 dispone di un’ottima dose di tasti e controlli fisici, molti dei quali sono personalizzabili. Sulla sinistra del mirino elettronico c’è il tasto che sblocca meccanicamente il flash a popup e, poco più in là, quello che determina il passaggio display/mirino. La dicitura riportata all’esterno è LVF ma sul pulsante leggiamo Fn5 perché è il quinto tasto la cui funzione può essere personalizzata dall’utente. In realtà ce ne sono altri due (Fn6 ed Fn7) ma non sono fisici, appaiono come icone nel menu rapido laterale. Fn1 ed Fn2 si trovano a destra del mirino mentre Fn3 ed Fn4 sono al di sotto del pad direzionale. La quantità di scritte serigrafate può disorientare ma la disposizione è piuttosto classica per Panasonic e ci si trova rapidamente a proprio agio. Interessante notare che la funzionalità di quattro di questi pulsanti è personalizzabile anche durante la fase di riproduzione, per effettuare operazioni come la protezione, l’aggiunta ai preferiti, la cancellazione rapida immagine.

Personalizzazione: registrazione | riproduzione

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I tasti sono di piccola taglia ma si azionano in modo preciso e sono sufficientemente distanziati da essere usati comodamente anche da chi ha mani medio-grandi. Il pad direzionale include quattro scorciatoie per ISO, punto AF, bilanciamento del bianco e metodo di avanzamento, i quali si aggiungono ad un già nutrito set di funzionalità. Il tasto DISP, a destra di quello PLAY, alterna le possibili modalità dello schermo: spento, liveview con impostazioni complete, liveview con impostazioni ridotte, liveview con livello elettronico ed impostazioni complete, liveview con livello elettronico ed impostazioni ridotte, solo informazioni di scatto (senza liveview).

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Sul retro l’appoggio ergonomico per il pollice è delineato da una sporgenza che crea un separè per la ghiera dei parametri, la quale è orientata verso l’esterno e per questo non è troppo comoda da raggiungere. L’avanzamento non è proprio piacevole come nelle ghiere di qualità ma è comunque preciso. Sarebbe bastato farlo un po’ più sporgente per migliorarne il feeling.

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Come da tradizione Panasonic la ghiera può anche essere premuta per passare da tempi a diaframma, in modalità M, oppure dal parametro primario alla compensazione di esposizione nei metodi P, A, S. Sulla G6 questa doppia funzione è utile solo se deciderete di adoperare la leva superiore per il controllo dello zoom motorizzato (per gli obiettivi che ne sono dotati), ma personalmente ve lo sconsiglio perché è molto più comodo usarla per il secondo parametro di scatto in M e per avere sempre a portata di mano la compensazione d’esposizione nei metodi a priorità. Grazie a questa possibilità la G6 si potrà utilizzare a tutti gli effetti come una fotocamera con doppia ghiera, decisamente più pratico per gli utenti navigati.

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Il selettore di accensione/spegnimento è posto a ridosso della ghiera per la selezione del modo di scatto, la quale è ampia ed include i metodi P, A, S, M, un Manuale aggiuntivo dedicato al video (con anteprima 16:9), due posizioni personalizzabili C1 e C2 (divisibile in 3), panorama, scene e controllo creativo (con 19 effetti applicabili in realtime su foto e video). Manca il modo automatico semplicemente perché vi è il tasto iA che con una pressione prolungata lo può attivare in qualsiasi momento e con qualsiasi modalità selezionata. Una scelta intelligente che ci consente di operare in automatico anche per un breve periodo di tempo per poi ritornare, alla disattivazione, nel modo precedente. Vicino all’intelligent Auto si trova il tasto rosso per la registrazione video e, poco più in là, quello di scatto.

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Wi-Fi e applicazioni

La Panasonic G6 è una delle tante fotocamere di recente generazione a possedere il modulo Wi-Fi integrato ma è una delle poche, allo stato attuale, a possedere anche l’NFC. Per gli utenti Apple non farà differenza, visto che l’iPhone 5 è sprovvisto di questa tecnologia (vedremo se l’avrà il 5S), mentre per quelli Android è una vera gioia. Per effettuare il collegamento tra lo smartphone e la fotocamera basterà avere abilitato su entrambi NFC ed avvicinarli per qualche istante.

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Tutti i passaggi necessari verranno effettuati automaticamente mentre con l’iPhone saremo costretti ad attivare manualmente il Wi-Fi, agganciarci o creare una rete, collegarci alla stessa tramite lo smartphone e lanciare l’app Lumix Link. L’NFC ci consente di eseguire tutte queste operazioni in un’istante, semplicemente avvicinando il cellulare (nel mio caso un Nexus 4) al tag NFC posto sul lato sinistro della G6. Una volta abbinati smartphone e fotocamera l’app ci consente di avere un’anteprima liveview con un lag minimo e di controllare tutti i parametri di scatto ed anche alcuni settaggi avanzati. Si tratta senza dubbio di uno dei controlli remoti wireless meglio realizzati, infinitamente superiore a quello visto su fotocamere di altri brand come Sony, Samsung e Olympus. È perfino superiore a quella della full frame Canon 6D (recensione). Ecco un breve video che ne mostra le principali funzioni.

Scatto remoto a parte, la G6 consente anche di riprodurre immagini e video sulla TV (via DLNA) e di inviare le immagini catturate ad una destinazione, sia in tempo reale che pescando nella memoria della fotocamera. Da qui sarà possibile configurare uno dei tanti servizi web, come facebook o flickr, e ci sarebbe anche l’opzione per spedirle in tempo reale al computer ma con i Mac non si riesce a farla funzionare. A differenza di Canon, che ha un’ottima suite remota per computer desktop, Panasonic ha pensato di affidarsi ad una più semplice condivisione di rete ma non c’è verso di farla funzionare correttamente su Mac. Anche avendo attivo SMB restituisce sempre un errore di login e non si riesce ad usare quest’utilissima possibilità. Se Panasonic dovesse risolvere questa lacuna ci troveremmo di fronte alla prima fotocamera consumer con un controllo wireless davvero perfetto. Da sottolineare che l’anteprima rimane attiva anche durante la registrazione dei video e che l’esecuzione dei passaggi manuali, per chi non possiede smartphone con NFC, è resa piuttosto agevole dalla presenza di un ottimo touchscreen capacitivo.

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AF / Drive / Metering

Nella G6 la messa a fuoco avviene per contrasto e non vi è alcun sistema ibrido sul sensore per il rilevamento di fase. Questa scelta rappresenterebbe un vero e proprio suicidio per molti altri brand impegnati nella produzione di mirrorless (basti guardare i pessimi risultati di Fujifilm), ma non per Panasonic o per Olympus. Il Micro Quattro Terzi mette a frutto la sua “anzianità” in aspetti come questi e la G6 è un fiore all’occhiello per tutto il sistema. È persino più veloce e sensibile della top di gamma GH3, con un AF in grado di lavorare fino a -3EV. La messa a fuoco continua nel video è un aspetto su cui, al contrario, bisogna migliorare: capita spesso che vada in ricerca di fuoco con un effetto spiacevole. Forse solo la Canon 70D rappresenterà il primo vero spartiacque in tal senso e se il Dual Pixel CMOS AF si dimostrerà efficiente come la casa promette. potrebbe essere imitato da tanti. Personalmente ho impostato la selezione del tipo di messa a fuoco (AFS, AFF, AFC, MF) in corrispondenza del tasto Fn2 mentre un clic a sinistra sul pad direzionale si attiva, per default, la modalità AF. Cinque le opzioni di funzionamento: face detection, tracking AF, 23 aree, 1 area e messa a fuoco precisa (che lavora su una manciata di pixel per un’aggancio precisissimo).

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Grazie allo schermo touch è possibile impostare il punto di messa a fuoco semplicemente con un tap sullo schermo, funzionalità che si rivela davvero utile in moltissime circostanze. C’è anche un’opzione che con un tap mette a fuoco e scatta, così da ottimizzare ancora di più i tempi e catturare quegli istanti fondamentali nella street.

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A completare un quadro molto positivo vi è il peaking, il quale consente di effettuare la MAF manualmente e di verificare sul display le zone a fuoco tramite la sovrapposizione di linee di contorno azzurre. Si tratta di una novità assoluta per Panasonic e già funziona discretamente bene, anche se non identifica tutti i soggetti ma solo le aree di maggior contrasto nella scena. Il focus peaking di Sony è più avanzato da questo punto di vista ma come primo approccio è buono e si spera che futuri aggiornamenti del firmware possano ottimizzarlo ulteriormente.

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Per quanto riguarda lo scatto continuo viene dichiarato un valore di 7fps con fuoco ed esposizione solo sul primo fotogramma e senza liveview (modo H) che scendono a 5fps con il tracking dei soggetti attivo e liveview (modo L). I miei test, effettuati con una velocissima SanDisk Extreme Pro da 16GB, hanno più o meno confermato questi risultati se si scatta in JPG. In realtà ci si mantiene molto elevati anche in RAW, con quasi 6fps, ma il buffer si riempie prima e dopo 8 foto si deve attendere quasi due secondi prima di riprendere a scattare con una frequenza di circa 1,2fps. Considerando la propria categoria ci troviamo di fronte a risultati medio-alti e quindi buoni.

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L’esposimetro si è comportato molto bene durante tutto il periodo di prova, così come il bilanciamento automatico del bianco. È riuscito a risolvere abbastanza bene anche le situazioni più difficili, ovvero quelle con maggior contrasto di luci ed ombre, seppure in questi casi vi sia una leggera tendenza a sovraesporre. Nelle sessioni fotografiche in pieno sole, magari nella fascia oraria intorno alle 12/15, ho preferito adottare una compensazione di esposizione di -0,5 stop e questo mi ha consentito di ottimizzare alcuni risultati critici. Il metering è impostato di default su “schermo interno”, che lavora sull’intero fotogramma, ma può essere selezionato anche “centro” o “punto di messa a fuoco”. Con quest’ultimo settaggio l’area che selezioneremo per il fuoco influenzerà notevolmente l’esposizione.

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Flash

Il flash interno è di tipo a popup e si sblocca con un tasto laterale meccanico. La sua potenza è adeguata al corpo (numero guida 10.5) ma supporta sia flash esterni sulla slitta che via wireless. La G6 può controllare fino a tre gruppi di flash, oltre quello integrato, su quattro canali diversi.

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Qualità d’immagine

Il sensore delle Micro 4/3 è un po’ più piccolo rispetto il classico APS-C e questo corrisponde ad uno svantaggio in termini di resa ad alti ISO e gamma dinamica, almeno a parità di tecnologia. Panasonic ed Olympus stanno lavorando alacremente per ottimizzarne l’efficienza e si sono stabilizzate entrambe, da qualche anno, intorno ai 16MP. Il rapporto segnale/rumore ha raggiunto buoni risultati rispetto la dimensione del sensore ma secondo DxOMark la G6 è in sostanziale pareggio rispetto la G5, con un leggero miglioramento nella resa ad alti ISO. Il noto sito di benchmark fa anche notare che Olympus è andata ben oltre con la sua E-P5, riuscendo persino a superare alcuni sensori APS-C delle concorrenti.

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La G6 non rappresenterà una rivoluzione rispetto la G5 in termini di sensore ma conferma tutto quanto di buono aveva la precedente ed aggiunge un DNA con maggiore vocazione per il video, merito dell’eredità della GH2. E poi il grande vantaggio delle Micro 4/3 continua ad essere quella di possedere un parco ottiche incredibilmente vasto e di qualità che spazia tra lenti Lumix, Olympus, Sigma, Voigtländer, Tokina.

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La sensibilità va da 160 ISO a 25.600 ISO e i file RAW offrono una buona lavorabilità dandoci la possibilità di recuperare molte informazioni anche nelle aree scure e con un livello di rumore sufficientemente contenuto con l’ISO base. Lo sviluppo dei file RAW è stato effettuato con Adobe Lightroom CC, senza alcun intervento di riduzione del rumore.

Test aree scure: originale | schiarita | crop 100% originale | crop 100% schiarita

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È a 400 ISO che si inizia a notare un po’ di rumore digitale nel grezzo, i file JPG sono ovviamente più puliti ma sono meno lavorabili e vengono influenzati dallo “Stile Foto” selezionato al momento dello scatto e non sempre si ha il tempo di selezionare quello più corretto in base alla scena che ci si presenta d’innanzi.

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Fino ad 800 ISO il rumore rimane moderato e, facendo un rapido salto, a 1600 ISO notiamo immagini ancora ricche di dettaglio, seppure la differenza di pulizia rispetto la GH3 sia evidente e nella G6 vi sia maggiore granulosità. In realtà le Olympus come la E-PL5 e la già citata Panasonic GH3 rappresentano il picco più elevato del Micro Quattro Terzi, andando ad equiparare – in alcuni casi superare – i risultati dei sensori APS-C fino a 1600/3200 ISO, pur con meno superficie a disposizione.

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Sopra i 1600 ISO la qualità decade piuttosto rapidamentee e i 3200 ISO sono una soglia da raggiungere solo in casi eccezionali e da non superare a meno di non dovere usare le foto solo sul web. Di seguito il nostro classico test sensibilità con crop al 100%, questa volta con la possibilità di scaricare i JPG completi per un’analisi dettagliata.

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Test ISO | 160 | 200 | 400 | 800 | 1600 | 3200 | 6400 | 12800 | 25600

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Download Full RAW->JPG | 160 | 200 | 400 | 800 | 1600 | 3200 | 6400 | 12800 | 25600

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Video

Più volte ho sottolineato la maggiore predisposizione per il video della G6 e capirne le motivazioni è relativamente semplice. Per prima cosa possiede un ingresso per il microfono esterno, caratteristica che mancava nella G5 e che le era costata un punto negativo. Si tratta di un jack standard da 3,5mm posto dietro un comodo sportellino nella zona frontale, dove non disturba minimamente l’apertura e la rotazione dello schermo esterno. Secondariamente possiede un modo interamente dedicato al video manuale, sempre disponibile con il pulsante dedicato ma che in questa modalità consente di avere anteprima dell’esposizione in tempo reale, preview a 16:9 e controlli completamente manuali. Infine vi è un nutrito livello di formati di registrazione, sia AVCHD che MP4, che arrivano fino al 1080p a 50fps (28Mbps).

Di seguito un breve video giusto per saggiare la resa ad alti ISO nel campo video. È stato girato con profilo colore standard e riduzione rumore su zero. È leggermente sotto esposto per evidenziare il rumore che risulta comunque soddisfacente già in queste condizioni critiche. Con un profilo ottimizzato e un po’ di noise reduction in post produzione i risultati sono buoni fino a 1600 ISO, anche per lavori di taglio semi-professionale. Eventualmente si può aggiungere un po’ di NR direttamente in fase di ripresa per ottenere file video più puliti, il poco che si perde in nitidezza è compensato dall’ottima incisività del corpo e delle lenti Lumix/Olympus (specie quelle fisse).

Batteria / Memoria / Collegamenti

Alla base della fotocamera troviamo lo sportellino per l’accesso al vano batteria/memoria. Sarebbe stato preferibile avere la SD di lato, in modo da renderla accessibile anche mentre è posizionata sul cavalletto. L’autonomia dichiarata è di 340 scatti senza il Wi-Fi attivo, non siamo di fronte a risultati fantasmagorici ma vista la categoria di appartenenza sono sicuramente nella media e vengono mantenuti anche con display sempre attivo. L’ho portata con me ad un matrimonio come jolly, da usare per qualche ripresa aggiuntiva, e alla fine ho catturato oltre 10GB di filmati prima di consumare la batteria.

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Sulla sinistra si trova l’icona del tag NFC mentre sulla destra un piccolo sportellino nasconde l’uscita HDMI, quella USB e quella per il telecomando. L’uscita video è per la TV, non può essere impiegata per collegare un monitor al fine di migliorare l’esperienza di ripresa, cosa che è invece possibile nella top di gamma GH3.

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4Conclusioni

In più di una occasione sono andato ad analizzare aspetti fin troppo avanzati per il tipo di fotocamera ed il posizionamento sul mercato che ha la G6. Panasonic ha preso il meglio della G5 ed ha perfezionato il corpo, le funzioni e le connessioni per fornire un’esperienza d’uso molto più appagante ed una fotocamera in grado di soddisfare anche un videoamatore piuttosto evoluto. L’ottimizzazione sembra essere quasi completamente nel video ma non è così perché oltre al corpo più comodo abbiamo anche un AF notevolmente più efficiente con basse luci, un sensore lievemente migliorato ed un modulo Wi-Fi/NFC che non teme confronti con quelli di fotocamere ben più costose. L’offerta complessiva della Panasonic G6 non può che essere promossa, è sempre molto rapida e ricca di utili funzioni come lo scatto completamente silenzioso con l’otturatore elettronico (da evitare solo in movimento perché crea un effetto spiacevole). Gli unici due nei che realisticamente mi sento di evidenziare sono il corpo un po’ “giocattoloso” ed un sensore che non regge il passo con quello della GH3 e delle più recenti Olympus. Quest’ultima ha scelto di utilizzare lo stesso – ottimo – sensore della OM-D E-M5 (recensione) anche nelle sue piccoline, come la E-PM2, differenziando i modelli per corpo e funzioni, mentre Panasonic sembra indirizzata a mantenere il sensore della GH3 su un gradino superiore, inserendo dei modelli leggermente meno performanti nei corpi più economici. Il prezzo della Panasonic G6 con garanzia italiana FOWA, venduta dai nostri amici di Riflessi, è di 688€ con il kit 14-42 e inclusa la spedizione. Con questa cifra, penseranno alcuni, ci si compra una reflex. In effetti è uno scoglio difficile quello del prezzo e la G6 catturerà più facilmente un pubblico già addentro nel mondo Micro Quattro Terzi che conosce le possibilità offerte nel campo foto/video ed è interessato ad alcuni ottimi obiettivi come i 12 / 17 / 45 / 75 Olympus, il 20 o il 25 Panasonic oppure il mitico Voigtländer 25 f/0.95. Consigliata a chi vuole un corpo unico foto/video e vuole approcciare il mondo Micro Quattro Terzi con il giusto piglio, da evitare se preferite corpi voluminosi e molto robusti (anche se in questa fascia di prezzo non ne troverete molti).

PRO
 Corpo leggero e compatto ma dalla buona ergonomia
 Bei colori e buona qualità d’immagine fino a 800/1600 ISO
 Semplice da usare, ma ricca di funzionalità avanzate
 Funzionalità Wi-Fi / NFC eccellenti
 Mirino integrato ampio, di buona qualità e con sensore di prossimità
 Display touchscreen, completamente articolato e con elevata risoluzione
 5 tasti fisici personalizzabili oltre alle 4 scorciatoie del pad direzionale
 Slitta per il collegamento di flash esterni e controllo flash wireless
 AF rapido e sensibile (-3EV)
 Registrazione video FullHD fino a 50p 28Mbpps (sia MP4 che AVCHD)
 Ampia scelta di obiettivi
 Modo manuale dedicato al video (con controlli manuali fulltime)
 Ingresso microfonico ben posizionato

CONTRO
Pro Corpo leggermente giocattoloso
Pro
 Il sensore potrebbe essere migliore a giudicare dalla GH3 e le recenti Olympus

DA CONSIDERARE
| Non si può decidere di avere sempre l’anteprima dell’esposizione nei modi fotografici

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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