Google Chrome festeggia i primi 5 anni di vita presentando l’evoluzione delle sue web apps

Google Chrome. Quanto è tempo passato dalla prima Beta, la 0.2, rilasciata il 2 settembre 2008; il compleanno ufficiale, però, sembra essere stato stabilito per la giornata odierna del 5. Di acqua ne è passata sotto i ponti, e versione dopo versione il browser ha stravolto le gerarchie su computer e dispositivi mobili, scalzando Firefox come principale antagonista di Internet Explorer e arrivando ad affrontare quest’ultimo testa a testa. E anche l’articolo che state leggendo è stato scritto tramite Chrome.

Nel 2010 l’azienda di Mountain View lanciò il Chrome Web Store, pensato soprattutto per l’allora molto meno raffinato Chrome OS in modo da dotarlo di web apps in grado di renderlo il più possibile autonomo e di conseguenza fare in modo che lo sia anche l’utente. Oggi Chrome OS si presenta con un ambiente a finestre moderno, concedendosi anche qualche feature dei rivali maggiori, ma le applicazioni web necessitavano di maggiori potenzialità tecniche e pure commerciali. Dopo svariato tempo trascorso ad affinarsi nelle versioni dev di Chrome, oggi Google ha annunciato il frutto del suo lavoro. E non ci sarà bisogno di un Chromebook per provarlo.

nuovechromeapps

Le nuove Chrome Apps cercano infatti una maggiore indipendenza dal browser, proponendosi come applicazioni quasi native all’interno del sistema operativo. Windows e appunto Chrome OS per cominciare, OS X e Linux a breve, mobile in futuro. Ogni applicazione è collocata in una sua finestra e ha la propria icona nella barra delle applicazioni; grazie al Launcher, una sorta di menu Start by Big G richiamabile dal pulsante quadrato visibile nello screenshot sopra alla destra di Esplora Risorse, è possibile lanciarle senza prima dover avviare Chrome stesso. Naturalmente, ciò non significa la totale indipendenza: sono app fatte e sviluppate per Chrome, dev’essere installato per poterle sfruttare, non saranno compatibili con altri browser. Al di là di ciò, non solo si integrano col sistema operativo sottostante, ma anche con le periferiche hardware come USB, Bluetooth e GPU, più o meno come farebbe un’app vera e propria. Per quanto riguarda l’interfaccia, l’obiettivo è di renderle sempre più vicine alle linee guida di sistema, in modo da farle diventare quasi indistinguibili da altro software, come in questo screenshot di François Beaufort dal canale dev; per Mac sarà molto interessante anche l’uso della barra dei menu, come ci dimostra quest’altroo screenshot sempre di Beaufort.

Un altro degli obiettivi del team di Sundar Pichai è stato il miglioramento della transizione tra gli stati online/offline. Ora le Chrome Apps risultano pienamente utilizzabili anche in assenza di connettività, avendo la possibilità di accedere ai dati in locale e salvarli. In modalità online, invece, è data la possibilità di archiviare tutto sul proprio spazio Google Drive o su altri servizi. L’uso della sincronizzazione tramite account Google consente di riprendere il lavoro da dove si è interrotto su qualsiasi dispositivo. Per fare un esempio pratico, supponiamo di effettuare modifiche su un documento su una Chrome App installata nel nostro Mac. Dobbiamo uscire, salviamo lo stato delle modifiche per sicurezza e spegniamo il Mac; nel luogo in cui ci siamo spostati abbiamo necessità di accedere al documento e a disposizione c’è un PC con Chrome installato. Previa presenza dell’app, la sincronizzazione automatica farà in modo che quanto avevamo lasciato sul Mac lo ritroveremo intatto e pronto per nuove modifiche anche sul PC. Quanto fatto poi sul PC lo ritroveremo sul Mac di ritorno, e così via. Ad aiutare, inoltre, interviene un apposito nuovo centro notifiche dello stesso Chrome, che segnalerà qualsiasi novità e sarà richiamabile cliccando sulla sua icona di stato. Anche in questo caso, l’integrazione con le notifiche di OS X potrebbe portare a un’esperienza d’uso vicina a quella nativa.

Infine, gli sforzi degli sviluppatori si sono concentrati sulla sicurezza e semplicità di aggiornamento. Per la prima, le apps implementeranno la sandbox offerta da Chrome in modo da prevenire il più possibile modifiche al sistema non autorizzate. Per la seconda, è previsto un meccanismo di update automatico e silente, cosa che farà piacere agli utenti meno smaliziati e un po’ meno agli amministratori IT, almeno fin quando non si configura il tutto. Varie applicazioni sono già pronte, come il lettore di news Pocket, la lista di to-do personali Wunderlist, Keep di Google stessa e l’editor di immagini Pixlr Touch Up di Autodesk; molte altre si aggiungeranno nel corso del tempo.

Si tratta di una strategia interessante, che per quanto ad oggi non è ancora sufficiente a rendere le apps sviluppate con tecnologie come HTML5 e JavaScript davvero all’altezza di quelle native scritte con linguaggi più maturi, di certo le ha migliorate sensibilmente e potrebbe in certe situazioni casalinghe/personali consentire ai Chromebook in particolare di non far rimpiangere altri computer. Su PC e Mac, invece, le novità portate dalle Chrome Apps rappresenteranno un vero e proprio cavallo di Troia, come dice The Verge, per cercare di traghettare utenti verso il sistema operativo di Mountain View, in maniera non troppo dissimile alla strategia commerciale attuata per Android e le numerose apps Google per iOS. Alla fine si può dire che la vera sfida dell’ecosistema Chrome parta proprio da oggi. Nel frattempo, non manchiamo di fargli tanti auguri di buon compleanno; verso i prossimi 5 anni e oltre.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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