Sono approdato come scrittore su SaggiaMente a fine 2011, grazie alla mia prima recensione relativa allo zaino Loka di f-stop. Amante della montagna e della fotografia mi son avvicinato subito a questo brand che propone, tra varie offerte, una linea dedicata proprio ai “fotografi di montagna”. La linea Mountain è nata per soddisfare l’esigenza di portare la propria attrezzatura fotografica nelle escursioni, anche in situazioni difficili. Un esempio potrebbe essere la neve e il freddo del Moncenisio (-20°C con venti capaci di sradicare una tenda ben piazzata), oppure le dune della Namibia, dove il vento non esita ad infilare la sabbia anche nelle feritoie più strette.
Per fronteggiare questi ambienti gli zaini dedicati alla montagna hanno una scocca in doppio nylon ripstop, cerniere YKK impermeabili e imbottiture in gomma piuma ad alta densità, così da proteggere al meglio la nostra preziosa e costosa attrezzatura.
La linea conta ben cinque diverse proposte: il mostruoso Satori EXP dedicato alle spedizioni con i suoi 62L di capienza, il classico Tipola BC, fido compagno di Matteo Maggioni, il Loka che mi accompagna con i suoi 37L da 3 anni a questa parte in tutte le parti del mondo e, per finire, i piccoli di casa, ovvero il Guru e il compattissimo Kenti con 25L di capienza.
Struttura e capienza
Oggi parleremo del più piccolo, uno zainetto per uscite giornaliere o al massimo di due giorni, che presenta una struttura leggermente diversa da quella a cui i fratelloni ci avevano abituato. L’apertura non è più sullo schienale ma ne ha due sui lati che conducono direttamente ad altrettanti vani in gomma piuma. Entrambi possono contenere attrezzatura fotografica e possono essere adattati alle proprie esigenze grazie ai divisori in velcro.
I vani hanno una zip apribile in entrambi i sensi ed una chiusura supplementare con una cinghia, la quale ha anche il compito di mettere in sicurezza un eventuale treppiede agganciato lateralmente allo zaino.
Lo spazio a disposizione è sufficiente per sistemare in un vano un corpo professionale (D800) con montato un tele-zoom (Nikon 70-200 f/2.8 VRII). Nell’altro scompartimento possiamo stipare invece un Nikon 14-24 f/2.8, un Nikon 28mm f/1.8, un Nikon 105mm f/2 DC, un Nikon 50mm f/1.4 e un teleconverter TC-17EII. Ovviamente questa configurazione, come si vede dalla foto, implica di sovrapporre degli obiettivi rendendo meno “rapida” l’estrazione in caso di necessità. Se si vuole evitare la sovrapposizione perché, ad esempio, siamo soliti cambiare molte volte lente, allora è preferibile considerare una configurazione con soli 3 obiettivi.
I divisori sono disponibili in due differenti altezze in quanto il divisorio che separa i due vani è mobile e quindi permette di variare la profondità a disposizione dei singoli spazi.
Lo schienale presenta anch’esso una zip che porta allo scompartimento per le sacche di idratazione e un apertura laterale per la cannuccia, che viene poi saldamente fissata allo spallaccio grazie ad un velcro e ad una maglia elastica.
La casa consiglia di utilizzare una sacca da 1.5L ma la mia Platypus da 2L ci è entrata senza problemi. Il rigonfiamento della sacca è ovviamente percepibile attraverso lo schienale, per questo, sebbene ci si faccia l’abitudine, è preferibile una sacca da 1.5L rispetto ad una da 2L.
Frontalmente abbiamo a disposizione due tasche, la più grande presenta a sua volta diverse sotto tasche, da quelle più piccine per batterie o memory card, a quelle più grandi per cavetteria, panni per pulizia o altro. Infine è presente anche un’asola per la pompa della bicicletta. Si è deciso di far spazio a questo accessorio perché le dimensioni dello zaino tradiscono una leggera vocazione per il biking.
La seconda tasca è di piccole dimensioni e soffice al tatto ed è pensata per contenere occhiali da sole o telefoni. La chiusura superiore è del tipo “a risvolto”, particolarmente popolare negli zaini pensati per essere usati in ambienti estremi con prevalenza di acqua/neve. La stessa chiusura è presente anche in un altro zaino che posseggo, ossia il Mammut Nordwand che è ideato per ascensioni invernali e/o cascate di ghiaccio. Non ho ancora avuto, per ragioni climatiche, la possibilità di testare il Kenti in questi ambienti ma sono fiducioso sulla sua ottima impermeabilità.
Il comparto superiore non è particolarmente capiente, ma c’era da aspettarselo dato che tutto lo spazio è dedicato all’equipaggiamento fotografico. Utilizzando la massima estensione è possibile contenere il seguente materiale:
- Maglietta termica invernale
- Calzamaglia termica
- Calze invernali da trekking
- Cappello in Polartec
- Guscio antiacqua/antivento
- Felpa invernale ultra pesante
Il materiale elencato è l’indispensabile per una nottata in alta quota sulle Alpi, dove le temperature possono facilmente scendere sotto lo 0°C e i venti sferzanti abbassano rapidamente la temperatura corporea.
Facendo un paragone con il Loka, il Kenti ha pressoché lo stesso spazio ma il fratellone ha dalla sua una tasca frontale che permette di contenere un altro capo d’abbigliamento tecnico pesante.
Dietro al compartimento fotografico vi è un abside imbottito con una strap in velcro per contenere un portatile dalle dimensioni massime di un MacBook Pro 13”. Il mio MacBook Air 13′‘ con Sleeve Freitag fa leggermente fatica ad entrare per via della frizione contro le pareti esterne, ma è normale dato che la custodia non è proprio sottile.
Il cavalletto può prender posto sia sui laterali, andando però ad ostacolare l’apertura dei vani laterali, oppure sul frontale grazie all’utilizzo di gatekeepers opzionali che permettono fissare in due punti il cavalletto. Personalmente mi sarei aspettato un’asola dedicata anche nella parte inferiore, ma purtroppo questa è stata una dimenticanza che necessità un po’ di manualità per essere superata stringendo bene il treppiedi.
Ergonomia
Dopo l’excursus sulle funzioni e sulle possibilità dello zaino posso finalmente parlavi dell’ergonomia e di come si comporta in montagna durante un uscita ad alta quota per un TNA (Tramonto, Nottura e Alba).
Come gia accennato in precedenza, lo zaino è stato concepito per soddisfare l’esigenza dei fotografi “ciclisti” per questo è molto alto sulla schiena il che può avere una sensazione abbastanza spiacevole all’inizio. Se riuscite ad andare oltre a questa sensazione potrete godervi la comodità dello zaino e la sua capacità di scaricare ottimamente il peso sulle spalle e sui fianchi andando a rendere meno impegnativo il carico che state trasportando. Grazie alla sua costruzione “rialzata” accessori opzionali quali Pro Lens Barrel danno meno fastidio se attaccato al sistema MOLLE sulla cintura.
Outdoor Test 1
Il primo approccio con lo zaino è stato buono, l’attrezzatura contenuta era minima proprio perché non lo volevo caricare eccessivamente. Al contrario lo scompartimento vestiti conteneva:
- 1x Maglia tecnica
- 1x Guscio anti acqua
- 1x Set da ferrata
- 1x Fleece pesante
La sacca idratante non ha dato fastidio dato che è stata riempita per 1.5L. In sostanza il percorso si snodava tra un paio di ghiaioni a 35% di pendenza, un paio di nevai sul 25% e il rimanente percorso contava passaggi su roccia con ausilio di catene.
Lo zaino, grazie alla già citata costruzione rialzata, ha agevolato molto i passi ad alta pendenza dato che anche in posizione china il peso continua ad essere ottimamente scaricato e non destabilizza la postura.
Outdoor Test 2
Il secondo test ha avuto luogo durante un’escursione presso lo Stellisee, un lago alpino a 2600 msl sopra Zermat (CH). Sebbene non sia uno zaino pratico per escursioni pseudo-invernali, visto la sua limitata capienza, con un’opera di packaging sopraffina il Kenti è riuscito a trasportare:
- D800 + 70-200 + 14-24 + 50mm + 28mm + TC-1.7EII
- Filtri Lee a lastra 150mm (3x) + anello e holder
- Coltello, fatteria di scorta, frontale e torcia
- Calze pesanti invernali
- Maglietta e calzamaglia termica
- Fleece pesante invernale
- Guscio anti acqua
- Sacco a pelo invernale (circa 20litri di volume) attaccato esternamente
- Cavalletto Manfrotto 190XPROB attaccato esternamente
- Thermos 0.75l attaccato esternamente
- Sacca idratante da 2l
Lo zaino era sottodimensionato per il quantitativo di materiale introdotto, ma i suoi 15Kg si scaricavano correttamente e comodamente sulla mia schiena grazie alla fascia lombare. Il mio consiglio è comunque di mirare ad uno zaino dalla capacità maggiore (vedasi Loka) se siete interessati ad escursioni giornaliere pseudo-invernali e soprattutto invernali, dato che il volume del vestiario aumenta notevolmente rispetto alle stagioni calde.
Conclusione
Il brand Fstop gear è un mio fido compagno da oramai 3 anni e in questo lasso di tempo sono sempre rimasto soddisfatto della qualità e del design di questi zaini. In Nepal il Loka ha resistito a 15gg di trekking lungo il sentiero dell’Annapurna, sopportando piogge monsoniche e umidità tropicali. Quest’anno ha resistito alla finissima sabbia del deserto del Namibia riuscendo a proteggere bene l’attrezzatura. Il Kenti mi ha subito dato la sensazione di solidità e fiducia che ero abituato ad avere con il Loka, quindi non posso far altro che riempirlo con tutta l’attrezzatura e maltrattarlo a più non posso. perché è proprio questo lo scopo degli zaini fstop:
Zaini estremi per ogni condizione climatica, capaci di far fare sogni tranquilli alla nostra attrezzatura
Il prezzo, come sempre, non è esiguo, ma se si pensa che per $269 (circa 205€ al cambio attuale) si acquista uno zaino resistente all’acqua, ben imbottito e modulare, la barriera psicologica del costo viene a mancare. Il Kenti è disponibile in tre colorazioni: Malibu Blue, Foliage Green e Nero. Potete acquistare direttamente sul sito f-stop senza dazi doganali, pagando solo 15$ di spese di spedizione.
PRO
Costruzione solida e impermeabile
Ottimo nel distribuire il peso sulla schiena
Possibilità di utilizzo non fotografico (rimozione pannelli interni)
Design pulito e sobrio
Tasca porta iPhone comoda e di facile accesso
CONTRO
Tasca frontale un po’ sacrificata