L’iMac economico non è forse un’altra Chimera?

In queste ore sta facendo il giro del web una previsione del solito analista Ming-Chi Kuo, secondo cui Apple potrebbe (o a suo dire “dovrebbe”) inserire un nuovo iMac economico nel suo listino. L’idea di Kuo, noto per aver indovinato molte delle novità Apple prima del tempo ma anche per alcuni strafalcioni, si basa su una indagine di mercato che ha evidenziato che le vendite del desktop all-in-one di Cupertino sono nettamente inferiori alle aspettative, in particolare da quando è stato presentato il modello del 2012, quello più sottile e senza SuperDrive. Secondo l’analista il mercato ha bocciato Apple per aver presentato macchine troppo care incapaci di dar giusta battaglia alla vigorosa concorrenza di Lenovo in Cina ed HP negli States. Sarà proprio questa la verità?

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Intanto è bene precisare che non si tratta di un rumor secondo cui Apple starebbe lavorando a questa versione di iMac economico ma piuttosto di una previsione basata su alcune evidenze di mercato. Con queste “uscite” gli analisti sperano di prevedere alcuni comportamenti delle azienda ma, in un certo senso, possono anche influenzarli. Se al n.1 di Infinite Loop non avessero una chiara linea dirigenziale, sapere che il mercato “richiede” un dato prodotto rappresenterebbe uno stimolo a realizzarlo. E qui viene spontanea un’altra domanda aperta: siamo sicuri che in Apple siano così inclini a seguire le richieste del mercato?

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I fatti degli ultimi anni hanno evidenziato che sono moltissime le aziende che non vedono l’ora di realizzare il prodotto sperato dagli utenti, Samsung ne è un’esempio, mentre Apple si è sempre comportata in modo diverso. Dopotutto siamo sicuri che avrebbero potuto sbarazzarsi di una larga fetta della concorrenza Android con un iPhone di fascia economica, eppure l’iPhone 5c è tutto fuorché quello che il mercato avrebbe voluto. Ancora una volta Apple è rimasta sulle proprie corde senza ascoltare ciò che gli utenti richiedevano a gran voce.

Per quanto sia più che scontato mi torna in mente il paragone che spesso vien fatto tra Apple ed una prestigiosa casa automobilistica (scegliete voi il nome). Nessuno si sogna di dire che Mercedes, BMW o Audi dovrebbero abbassare i prezzi, ci si limita semplicemente ad osservare che si tratta di brand di lusso e, di conseguenza, costosi. Ad andare contro a questo ragionamento c’è anche l’evidenza che alcune pregevoli marche si stiano, più o meno velocemente, affacciando ad un mercato leggermente meno costoso. Il problema è capire dove Apple è posizionata oggi e dove la dirigenza vuole posizionarla in futuro.

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L’azienda dal Macintosh e dell’iPod si è sempre mossa in un terreno difficile, con prodotti che aspirano a divenire universali pur essendo posizionati sul gradino più alto nella scala dei prezzi. Coniugare corpose vendite con esclusività è un esercizio quasi impossibile sul piano teorico, eppure Apple ci è riuscita più di una volta. A ben guardare potremmo dire che il suo carattere distintivo non sia il costo ma piuttosto l’unicità dell’esperienza offerta. È questo, insieme ad un sempre elevato livello costruttivo, a caratterizzare il brand. Il prezzo è solo la conseguenza dell’idea e non l’obiettivo che si intende raggiungere. Sia chiaro che non si tratta di un elogio ad Apple ma solo l’analisi del loro modus operandi basata su evidenze storiche, sta a voi ed al mercato decidere se siano riusciti nel loro intento. Gli iMac vendono di meno, e questo è un altro dato di fatto, ma siamo sicuri che la ragione risieda nell’offerta? L’azienda X venderebbe di più riducendo il prezzo Y del prodotto Z, questo è fuor di dubbio, ma forse non è Apple a vendere meno desktop all-in-one ma piuttosto gli utenti che ne acquistano di meno. La differenza potrebbe apparire inconsistente ma la verità è che stiamo assistendo ad una continua contrazione delle vendite dei computer desktop in favore di portatili e tablet, per cui se non si cambia la propria politica la contrazione si rispecchia direttamente anche nelle proprie vendite. Se ieri si vendevano 100 desktop di cui 6 erano Mac, forse oggi se ne vendono 50 e i Mac si sono ridotti a 3. Io credo che ciò che si può recriminare ad Apple è di non aver voluto – o di non essere riuscita, se preferite – ad approfittare di un momento di apparente crisi del mondo PC/Windows per aumentare la sua presenza sul mercato. Windows 8 non sta piacendo perché tende a spiazzare gli utenti ed un po’ come accaduto all’epoca di Vista ci sarebbe spazio per rinvigorire la presenza di Apple nelle case di tutto il mondo, cosa che difficilmente può riuscire con un iMac 21,5″ che parte da quasi 1400€ pur non avendo neanche il Fusion Drive (non dico l’SSD) di serie.

Tutti gli affezionati del brand avrebbero piacere di vedere più Mac in giro, non tanto per una questione di campanilismo ma anche per incrementare le possibilità di interazione con i colleghi e coetanei. Spesso chi usa Mac, specie nella nostra Italia, viene visto come un diverso, uno con il quale non ci si può confrontare più di tanto su alcuni aspetti del quotidiano vivere tecnologico. Un iMac economico (diciamo da 900€) farebbe piacere sia agli utenti storici che ai potenziali switcher e le vendite sarebbero sicuramente interessanti, secondo Kuo si raggiungerebbe un +10/20% anno su anno, ma questa considerazione è sufficiente affinché Apple lo realizzi? Scendendo sul piano personale sarebbe certamente una macchina attraente, ma per giustificarla sarebbe richiesta una notevole riduzione dei componenti già rispetto l’iMac 21,5″ base. Mentre ne parlo mi sembra di vivere un déjà vu: quante volte si è parlato di un iPad super economico, di un iPhone entry-level o di un MacBook Air da 13″ che potesse raccogliere l’eredità del MacBook piazzandosi poco al di sotto della soglia psicologia dei 1000€. Eppure tutte queste speculazioni sono state, almeno finora, buchi nell’acqua. Fino a questo momento Apple ha preferito rimanere strettamente legata alla propria politica di prodotto, non è affatto facile che le borse o un analista possano riuscire a spostare quel timone che Tim Cook ha ricevuto da Jobs e che punta in una specifica direzione.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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