Recensione: iPad Air, è lo stesso ma è anche tutto un altro iPad

Con l’uscita dell’iPad mini improvvisamente tutti gli iPad tradizionali sono sembrati grandi e pesanti. Molti hanno preferito perdere la risoluzione Retina pur di passare al mini, mentre altri non hanno voluto rinunciare ai vantaggi di visibilità offerti dallo schermo da 9,7″. In tutti i casi il lavoro di miniaturizzazione sul piccolo tablet ha reso evidente che ci potesse essere del margine di miglioramento anche per l’iPad grande, ma questa evoluzione non si è avuta nel modello di quarta generazione. Dopo circa un anno, nell’evento del 22 ottobre, Apple ha presentato le evoluzioni di entrambi i prodotti, riuscendo a mettere uno schermo Retina sull’iPad mini ed utilizzando quest’ultimo come base di partenza per creare un iPad tutto nuovo.

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L’iPad Air mostra evidenti parallelismi con il mini, risultando praticamente identico sul piano estetico se non per l’ingrandimento dello schermo. Tasti, smussature, colorazioni, tutto è stato realizzato sulla base del mini, colui che ha ottenuto un enorme successo di vendita proprio grazie alle sue caratteristiche fisiche. Lo schermo rimane il medesimo 9,7″ Retina (2048 x 1536 pixel) ma la cornice è più sottile lungo i bordi laterali, riducendo così la superficie. Grazie alla cura dimagrante l’iPad Air ha perso il 24% del volume complessivo e pesa meno di 500 grammi (653gr il precedente), una differenza così importante che si nota immediatamente. Anche lo spessore è stato ridotto del 20%, da 9,4 a 7,5mm, ed è ora praticamente identico al mini.

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Il vantaggio primario ottenuto dalla riduzione di dimensione e peso è quello che tutti speravamo: finalmente anche l’iPad si può tenere con una mano sola. Certo, dopo qualche tempo il peso si avverte comunque e non può essere paragonato completamente al mini, ma il miglioramento rispetto al passato è così evidente che si capisce perché Apple ha voluto perfino cambiargli nome. L’iPad Air è probabilmente l’iPad come l’avremmo sempre voluto, finalmente agevole da maneggiare e otticamente più snello sia per la profondità che per la cornice più stretta. E non c’è da temere se il pollice finisce sul display perché l’iPad lo riconosce e lo ignora, evitando la pressione non voluta nell’area di contorno, esattamente come avviene sul mini.

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Probabilmente il nuovo form factor rappresenta da solo una grande parte dell’attrattiva di questo modello ma i miglioramenti non si limitano solo a quello. Come abbiamo già avuto modo di vedere nell’iPhone 5s (recensione) fa la sua comparsa il nuovo SoC Apple A7, coadiuvato dal chip M7 per la gestione a basso consumo energetico dei vari sensori ambientali e di movimento. Il già ottimo processore a 64 bit subisce nell’iPad Air un leggero overclock, anche grazie alla batteria più grande, e raggiunge 1,37GHz contro 1,3GHz del 5s. Ovviamente le differenze non sono evidenti ma un test con Geekbench 3 le percepisce ed evidenzia un parziale miglioramento sia sullo score in single-core (1482 vs 1414) che in quello multi-core (2696 vs 2564). Punteggi a parte l’iPad Air è una scheggia, rapidissimo in ogni operazione e con tutte le app, anche le più pesanti. Secondo quanto dichiarato da Apple l’A7 è 2 volte più veloce per la CPU e 2 volte più veloce nella GPU, e in effetti il miglioramento è evidente, seppure iOS 7 debba essere ancora perfezionato con alcune animazioni che non sono perfettamente fluide. Dico che il problema è del sistema operativo perché vi sono dei passaggi, come l’apertura di Spotlight con l’apparizione della tastiera, che scattano leggermente su qualsiasi dispositivo, sia vecchio che nuovo, per cui richiedono sicuramente un minimo di ottimizzazione.

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Un altro aspetto su cui Apple avrebbe potuto fare di più riguarda la RAM, perché l’iPad Air ha sempre lo stesso quantitativo del precedente. Quel singolo GB è in grado di reggere egregiamente durante l’uso quotidiano, ma i suoi limiti vengono un po’ fuori quando si fa un uso intensivo del multitasking e/o del browser. La quantità è la stessa dell’iPhone 5s ma in quel caso si tratta di uno smartphone e con lo schermo più piccolo sono più leggeri anche gli screenshot, mentre l’iPad lavora su 2048 x 1536 pixel ed è un dispositivo che invoglia anche ad un’attività lavorativa intensa, mettendo più facilmente in luce certi limiti. Sia chiaro che non si incorre in grossi problemi, specie se non si mette sotto torchio, ma se state facendo una ricerca ed avete una decina di pagine aperte su Safari, arriverete inevitabilmente al punto di dover assistere alla ricarica di alcune pagine. Insomma, 2GB di memoria RAM sarebbero stati un gradito upgrade.

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Un doppio miglioramento c’è invece nell’ambito delle connessioni. Di base abbiamo le stesse specifiche del 4 ma l’iPad Air è il primo dispositivo Apple con tecnologia MIMO, per cui la velocità di scambio dati nelle reti wireless raggiunge i 300Mbps teorici, ovvero il doppio del precedente iPad. Io ho scelto il modello solo Wi-Fi perché prediligo avere il mini in mobilità, ed è quello che prendo sempre Wi-Fi + Cellular, ad ogni modo anche l’iPad Air subisce lo stesso trattamento dell’iPhone 5s per il 4G, avendo a disposizione molte più bande LTE per la compatibilità in tutto il mondo.

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Grazie alla struttura simile al mini, nella parte bassa, ai lati del connettore Lightning, scopriamo due ampie superfici forate che nascondo i due altoparlanti, progettati per ottenere l’audio in stereo e non in mono come era sempre stato su iPad. Sempre continuando ad analizzare le similitudini con il mini, segnaliamo i tasti volume separati, decisamente più pratici da identificare ed usare.

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Per quanto l’iPad non sia decisamente pratico come fotocamera, da quando questa caratteristica è stata aggiunta lo vediamo sempre più spesso utilizzato anche per catturare immagini. Non solo fotografie e video tradizionali ma anche acquisizioni in stile scanner, magari per l’archiviazione documentale. Il modulo fotografico non subisce comunque miglioramenti rispetto il passato e la iSight mantiene le sue caratteristiche con sensore retroilluminato da 5MP, diaframma da f/2,4, autofocus e video in FullHD.

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Piccole novità per la fotocamera frontale, la quale rimane attestata sulla risoluzione di 1,2 MP per le fotografie ma guadagna il titolo di FaceTime HD grazie alla cattura di video nel formato 720p. In sostanza vi è un miglioramento della qualità nelle videochiamate.

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Per quanto riguarda il resto delle caratteristiche, l’iPad Air si mantiene in linea con il precedente, per cui non manca l’uscita audio da 3,5mm, il supporto per il Bluetooth 4.0 e, soprattutto, si mantiene inalterata l’autonomia di 10 ore durante l’uso. Dai nostri test la durate è risultata in linea con la aspettative, perfino migliorata rispetto il passato, probabilmente anche grazie al coprocessore M7 a basso consumo. Con un uso medio ci si troverà ad avere batteria per quasi una settimana, ma anche nell’uso intensivo la carica si mantiene per moltissimo tempo. Con semplice navigazione e lettura è facilissimo superare il tetto delle 10 ore, mentre a scaricarlo più rapidamente ci pensano i giochi con grafica 3D, specie quelli di ultimissima generazione che sfruttano le librerie OpenGL ES versione 3.0, supportate dalla nuova GPU.

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voto 4Conclusioni

Si chiama iPad Air, non iPad di quinta generazione, e un motivo c’è. Pesa meno di 500gr, è il 20% più sottile ed ha un volume inferiore del 24%, differenze che si sentono immediatamente. La portabilità non è cambiata poi troppo, quello che cambia è il rapporto con il tablet. Finalmente si può tenere anche con una sola mano e l’uso prolungato è molto meno stancante. Rimangono valide tutte le buone doti dovute allo schermo di grandi dimensioni, per chi lo preferisce, ma le prestazioni sono notevolmente aumentate in ogni fronte. Apple si è data un gran da fare nel progettare un prodotto completamente nuovo sulla base dell’iPad mini ma altre caratteristiche come fotocamera o RAM sono rimaste inalterate. Per fortuna ci sono miglioramenti importanti per la connessione senza fili, con un Wi-Fi dalla velocità raddoppiata grazie alla tecnologia MIMO ed un supporto molto più esteso della bande LTE, per l’uso della tecnologia con tutti gli operatori ed in ogni parte del mondo. I vantaggi principali sono comunque due e riguardano le prestazioni e le caratteristiche fisiche, peso e dimensione. Non può essere paragonato alla portabilità del mini, ma non c’è dubbio: l’iPad Air è tutto un altro iPad.

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Le colorazioni disponibili sono due, esattamente come sul mini, Grigio siderale e Argento. Non ci sono sorprese anche nella dotazione di base, solo il cavo USB e l’alimentatore, e ovviamente neanche per i costi. Si parte da 479€ per il modello Wi-Fi da 16GB e poi si sale di 90€ la volta per passare a 32GB, 64GB e 128GB, mentre la connessione cellulare richiede sempre un’aggiunta di 120€. Una interessante novità per ogni acquisto di iDevice è la possibilità di scaricare gratuitamente le 6 app che compongono i pacchetti iLife ed iWork, che da sole avrebbero un costo considerevole e migliorano di molto la produttività anche grazie al completo supporto per la sincronizzazione iCloud.

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PRO
+ Peso inferiore ai 500 grammi (circa 150 meno del precedente)
+ Spessore di soli 7,5mm e cornice laterale più sottile (24% in meno di volume)
+ Costruzione, materiali e finiture sempre di altissimo livello
+ Grande velocità del SoC Apple A7
+ Presenza del coprocessore di movimento M7 a basso consumo
+ Wi-Fi MIMO più veloce (300Mbps)
+ Supporto di tutte le bande LTE
+ Ottima autonomia
+ Display IGZO a basso consumo energetico
+ Su iOS ci sono le migliori app ottimizzate per tablet
+ Suite iLife ed iWork incluse nel prezzo

CONTRO
- Stessa iSight del 4 (migliorabile con basse luci)
- 2GB di memoria RAM sarebbero stati apprezzati
- 16GB come taglio base sono ormai pochi ed ogni upgrade si paga salato

DA CONSIDERARE
| iOS 7 non è ancora perfettamente ottimizzato, specie sui tablet
| Rimane inevitabilmente più ingombrante dell’iPad mini

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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