Google Chromecast: come si usa con Plex sia su Android che iOS

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Qualche giorno fa abbiamo parlato di Google Chromecast, sia come regalo di Natale che per l’aggiunta di compatibilità con Plex. Proprio quest’ultimo aspetto ha destato particolarmente il mio interesse, dal momento che nel mondo Android non ero mai riuscito a riprodurre un mio comportamento tipico su iOS, ovvero iPhone collegato al server Plex per i filmati e video inoltrato alla Apple TV per visione sul grande schermo. Questo percorso è possibile nel mondo Apple grazie alla praticità di AirPlay ma non esiste una controparte altrettanto efficace su Android. Con quest’ultimo si ha molta più apertura ma non è possibile partire da una app di terze parti e inoltrare il video sul TV senza fili.

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Google Chromecast è un po’ come una Apple TV, ma non ha i servizi di streaming online italiani per i film e non dispone di AirPlay. Costa molto di meno negli Stati Uniti ($39) ma dalle nostre parti non è ancora acquistabile direttamente. Secondo ultime indiscrezioni ci sono buone speranze che Google decida di venderla anche in Italia nel prossimo futuro, ma per il momento si passa attraverso gli importatori e il prezzo praticamente raddoppia (54€ su Amazon). Anche così costa la metà di una Apple TV e con l’acquisto della compatibilità con Plex diventa una alternativa interessante anche per iOS.

Chromecast si collega via HDMI e arriva in dotazione con un cavo micro USB/USB che può essere attaccato direttamente ad una porta del TV per l’alimentazione. In questo modo non è necessario collegarla alla corrente, ma se il nostro televisore non ha USB allora sarà necessario utilizzare un adattatore per alimentarla, uno di terze parti perché quello in dotazione non ha la spina italiana. Appena accendiamo il TV gli arriva anche la corrente e il Chromecast si accende, richiedendo una prima configurazione. La stessa si esegue direttamente tramite smartphone con l’app dedicata, la quale trova la periferica, ci consente di rinominarla e di scegliere la rete Wi-Fi alla quale collegarsi. Di base propone la stessa del terminale ma attenzione perché supporta solo le reti Wi-Fi(n) su 2,4GHz, per cui se siete collegati sui 5GHz con il vostro smartphone dovrete indicarne una differente per il Chromecast (a me è successo con la Time Capsule). Da notare che l’app di configurazione è disponibile sia per Android che iOS, per cui non ci sono discriminazioni nell’uso.

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A questo punto un passaggio fondamentale è quello di aggiornare il server Plex, perché per far funzionare lo streaming verso il Google Chromecast serve il supporto per lo standard HTML5 ed è disponibile solo dalla versione 0.9.8.6. Questo passaggio va eseguito prima perché se vi collegate con una precedente versione e poi eseguite l’aggiornamento sarà necessario un reboot di ogni dispositivo della filiera per far “capire” al Chromecast che ora c’è il supporto HTML5. L’ultima versione di Plex server nel momento in cui scrivo è la 0.9.8.14, per cui conviene avere questa oppure una successiva.

A questo punto si può lanciare Plex, sia su iOS che Android, trovare un filmato da riprodurre e selezionare come output il Chromecast. Apparirà l’icona di Plex sul TV e quando avvierete il video questo verrà riprodotto sul grande schermo dopo qualche secondo di buffer.

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Rispetto la Apple TV ed AirPlay noto una qualità leggermente inferiore ed un tempo di buffer un po’ più lungo, tuttavia funziona già piuttosto bene e questa è la sua primissima implementazione. Potrebbe essere una alternativa alla Apple TV anche per chi usa iOS, se l’obiettivo è solo quello di utilizzare il server Plex, e il Google Chromecast è ancora in fase di crescita. Pare infatti che siano stati trovati frammenti di codice che fanno riferimento alla funzione di mirroring dello schermo e che questa potrebbe far parte di un futuro SDK così da essere implementata dagli sviluppatori. Tra le app attualmente compatibili segnalo anche YouTube e Google Play Movies, tutte le altre non sono attualmente interessanti nel nostro paese.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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