Non si può negare che nel corso degli ultimi anni si sia assistito, sia lato Mac che lato PC, a una corsa alla “semplificazione” e all’avvicinamento con le versioni tablet dei principali sistemi operativi. Apple e Microsoft hanno percorso due strade differenti, la prima cercando di integrare varie funzionalità di iOS in un contesto desktop, la seconda potremmo dire all’esatto opposto cercando di integrare un desktop all’interno di un’interfaccia espressamente pensata per touchscreen. Entrambe hanno visto successi e insuccessi, con conseguenti correzioni di rotta.

Pensiamo a OS X Lion e Mountain Lion. Due release piuttosto discusse, per il loro corposo numero di “prestiti” da iOS e l’uso massiccio dello skeumorfismo di cui Scott Forstall era grande sostenitore. C’è chi ha abbracciato senza problemi novità come il Launchpad e la finta pelle di Calendario, c’è chi invece sin dall’inizio non le ha potute soffrire (per fortuna di questi, almeno il Launchpad era ed è tuttora un cambiamento reversibile, dal momento che la cara vecchia cartella Applicazioni nel Finder rimane pienamente a disposizione). Con la cacciata di Forstall lo scorso anno, la palla è passata al duo Ive-Federighi che, oltre a concentrarsi sul forte redesign di iOS, hanno spogliato OS X di ciò che non era necessario ai fini dell’utilità, restituendo “tutto il potere al Mac” come descritto nello slogan di presentazione di Mavericks, insieme a un aspetto che finalmente lo riavvicina agli utenti rimasti sinora fedeli a Snow Leopard in quanto vi vedevano l’ultima vera versione puramente desktop di OS X.

maverickslogo

E dire che molti temevano addirittura la 10.9 sarebbe stata la versione della fusione definitiva tra il mondo iOS e quello OS X, che a questo punto sembra esclusa dai piani di Apple, almeno per alcuni anni ancora (in fondo, un eventuale passaggio dei Mac ad ARM non sarebbe automaticamente sinonimo dell’abbandono di OS X, anzi, se tanto ci dà tanto da Lion in poi la “doppia vita” che Jobs svelò ai tempi del passaggio da PowerPC a Intel potrebbe essere stata ripescata…). Vero, plausibile pensare che per creare un maggiore family feeling l’aspetto di OS X muterà verso iOS, ma come riportano i rumors non dovrebbe trattarsi di un passaggio drastico e soprattutto sarebbe più estetico che funzionale, ossia il modus operandi di Finder, Dock, menu e quant’altro così come li conosciamo oggi non verrà stravolto.

Del resto, Apple ha già visto cosa succede a toccare dove non dovrebbe. È stato il caso di Final Cut Pro X, che ha impiegato molto tempo a ritrovare la parità funzionale e poi superare la precedente versione. Più recentemente è toccato invece a iWork, la quale dovrà percorrere mesi di “riabilitazione” in modo da farsi utilizzare dagli utenti più delusi che rimangono saldamente sulla ’09. In tutti i casi c’è comunque una costante: il feedback pubblico. Non c’è timore di dirlo se ci sono aspetti sgraditi delle nuove versioni e soprattutto non c’è timore di farlo in massa, portando l’azienda per necessità virtù a un percorso di sviluppo più rapido al fine di sovvertire la percezione negativa.

Un discorso simile si sta assistendo in maniera ancor più marcata proprio dove il cambiamento ha coinvolto l’esperienza d’uso e le abitudini acquisite in anni, ossia Windows. Ancor prima del rilascio di 8, Microsoft ha dovuto far fronte a un clima tutt’altro che favorevole alle novità, una situazione che è andata solo ad esacerbarsi all’uscita in commercio della versione finale, quando si vide che l’azienda non era affatto intenzionata a riesumare consuetudini come l’avvio diretto nel desktop e il menu Start. La strada scelta è stata anche qui differente da Apple, cercando di educare l’utenza al cambiamento e convincerla che si trattasse di un miglioramento. Similmente allo skeumorfismo crescente di Lion e Mountain Lion, anche qui vi sono stati molti entusiasti, ma al tempo stesso molti altri sono rimasti ostici a Windows 8 e alla sua massiccia vocazione Metro/touchscreen.

Le prime vittime di questa barricata sono state la quota di mercato del nuovo sistema e il suo ideatore, Steven Sinofsky, a cui non è stato perdonato l’errore e ai tempi era stato invece acclamato per la buona qualità di Windows 7. Passate le redini a Julie Larson-Green, con 8.1 Microsoft ha teso un ramoscello d’ulivo ai puristi del desktop, offrendo loro l’avvio diretto in esso, il pulsante Start, una vista dedicata alle sole applicazioni installate pronte da lanciare e un menu speciale disponibile da Start col pulsante destro o la combinazione di tasti Windows+X.

logowin8

Negli scorsi mesi, però, le cose sono ancora cambiate a livello organizzativo, con la Larson-Green spostata sulla divisione Dispositivi e Windows affidato alle cure di Terry Myerson, che già seguiva Windows Phone. E se Miss Julie era per certi versi ancora un filo d’unione con la vecchia gestione (una delle più fedeli alleate di Sinofsky), ora ci si trova davanti a un cambio dal peso molto simile a quello occorso da Forstall a Federighi in Apple. Un team ristrutturato da cima a fondo e una visione molto diversa sul futuro di Windows, un futuro che prevede un ascolto più attento del sentimento esterno e il ritorno di una maggiore distinzione tra i compiti di un sistema desktop e quelli di uno per il settore mobile.

I lavori naturalmente sono già in corso, e sebbene le informazioni sono piuttosto centellinate, il solitamente ben inserito Paul Thurrott di Winsupersite, nel parlare del prossimo grande aggiornamento, nome in codice “Threshold”, non si tira indietro nell’annunciare almeno a livello di indiscrezione ciò che in molti speravano: il ritorno del menu Start, accompagnato da una nuova modalità d’uso a finestra per le app Modern (attualmente solo a tutto schermo o in visuale Snap). Da ZDNet arrivano invece indiscrezioni sullo schema commerciale che accompagnerà “Threshold”, con tre edizioni ben distinte. La prima dovrebbe essere un’estensione dell’attuale Windows RT anche sugli smartphone e sulla piattaforma x86, con la possibilità di utilizzare perlopiù applicazioni nell’interfaccia Modern/WinRT e forse un desktop con funzionalità ridotte per l’uso con tastiera e mouse. La seconda sarebbe dedicata espressamente ai PC, con un desktop a pieno regime e pieno supporto al parco di software “classici”. La terza, infine, risulterebbe una riproposizione dell’edizione Enterprise con tutte le features specifiche di cui gli ambienti lavorativi hanno necessità. Inoltre, contrariamente alle prime due, dovrebbe avere un ciclo di aggiornamenti più lento e graduale, adeguato a contesti come quelli aziendali in cui il sistema operativo viene cambiato con frequenza molto minore rispetto al settore consumer.

Da entrambi i lati della barricata, Apple e Microsoft, sembrano trasparire due segnali importanti: i sistemi operativi tradizionali non sono affatto prossimi alla pensione. Non sono gli utenti a volerlo, non sono le imprese a volerlo, e alla fine non saranno nemmeno le stesse case produttrici a volerlo. Dopo anni passati a fare da comprimari delle versioni per telefoni e tablet, i sistemi desktop cercano riscatto. E sebbene non ci sarà mai un ritorno ai tempi d’oro dove il computer con tastiera e mouse dominava incontrastato, probabilmente almeno in parte lo otterranno.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.