Il jailbreak per iOS 7 è realtà, ma la community è indignata

Giusto in tempo per le feste natalizie, e quanto mai a sorpresa, è stato rilasciato il tool per il jailbreak di tutti i device che utilizzano iOS 7; ma la notizia principale è che la community dei jailbreakers è in subbuglio. Cos’è successo? Ripercorriamo insieme gli eventi che si sono succeduti nelle scorse ore.

ios7jailbreak

Ieri pomeriggio Il team degli evad3rs (lo stesso del jailbreak per iOS 6) ha rilasciato un nuovo tool, disponibile sia per Windows che per OS X, in grado di aggirare le restrizioni presenti nel software degli iDevices e che permette l’installazione di store di terze parti e app non ufficialmente approvate da Apple. Anche per chi di voi segue strenuamente le notizie riguardanti la community del jailbreak, il rilascio di questo software è stato tutt’altro che pre-annunciato; è avvenuto infatti tutto così a sorpresa che la versione di Cydia (l’app store di riferimento per la community) inclusa nel tool di sblocco non è stata neanche aggiornata per supportare appieno iOS 7.

Lo stesso Jay Freeman (noto come Saurik, ideatore di Cydia) ha dichiarato di esser stato tenuto allo scuro dell’imminente rilascio e che quindi sia Cydia, che la maggior parte dei pacchetti in esso contenuti, non sono stati ancora aggiornati per iOS 7. Fin qui poco male, si è tornati un po’ come ai vecchi tempi quando diversi team di hacker facevano a gara a chi riusciva per primo a trovare l’exploit giusto da sfruttare per poter far girare codice non ufficiale in iOS; una volta poi messa a punto la procedura e resa pubblica, Cydia e tutti gli altri pacchetti sarebbe stati aggiornati col tempo. Ma mentre prima, la ricompensa era pressoché solo la gloria, questa volta per gli evad3rs la ricompensa si è materializzata sotto forma di centinaia di migliaia di dollari.

L’azienda cinese responsabile dell’app store Taig (taig.com), precedentemente all’uscita del jailbreak, aveva raggiunto un accordo con il suddetto team per installare il loro store in tutti i device in cui, al momento della procedura di jailbreak, la lingua di sistema del device fosse impostata sul cinese. Questo store però è risultato pieno di applicazioni pirata, contravvenendo quindi al principio per il quale la community dei jailbreakers si è sempre battuta, e cioè: sì alla libertà di installazione di app non ufficiali ma assolutamente no alla pirateria e alla violazione dei diritti d’autore. Ed ecco che in un lampo, su social network e blog di ogni parte del mondo, si è scatenato un generale senso di indignazione e malessere nei confronti del team degli evad3rs e del loro tool.

Non si è fatta, però, attendere la risposta di quest’ultimi che, come scrivono nella lettera alla comunità dei jailbreakers si difendono dichiarando che il loro accordo con Taig prevedeva l’assenza di contenuti pirata nel loro store; ed anzi, questo accordo avrebbe dovuto ridurre il fenomeno dilagante della pirateria informatica in Cina, proponendo, agli utenti cinesi, uno store alternativo a quello ufficiale, dove poter comprare app non ufficiali. Passato il momento di imbarazzo e scuse per quanto accaduto, gli evad3rs hanno dapprima richiesto agli sviluppatori di Taig di eliminare i contenuti pirata presenti nello store e poi, visto il ritardo con il quale questi stavano rispondendo al loro ordine, hanno deciso di disabilitare direttamente nel tool di jailbreak l’installazione dello store stesso. È bene ciò che finisce bene, si potrebbe dire, ma resta il fatto che troppo spesso, purtroppo, il jailbreak dei device è visto come metodo per aggirare i diritti d’autore e installare sui propri device applicazioni pirata. Quando invece, secondo la community di hacker, questa procedura dovrebbe essere vista ed intesa come un “plus”, come qualcosa da poter sfruttare per chi ha voglia di personalizzare o arricchire il proprio terminale con funzionalità non offerte da Apple.

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