Dalle campagne di crowdfunding partite da Kickstarter e simili stanno uscendo progetti sempre più interessanti ed uno di questi è stato Oculus VR. Si tratta di un casco per la realtà virtuale che consente all’utente di immergersi nel gioco per guardarlo dall’interno. Muovendo la testa il casco proietta le immagini adatte a far percepire il movimento nell’ambiente, come fosse reale, offrendo un livello di immersione mai visto prima. L’idea alla base del progetto è legata a doppio filo con il gaming ma bisogna ricordare che si trova ancora nella condizione di prototipo non disponibile per l’acquisto.

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La cosa insolita in tutto questo è chi si è interessato al progetto. Sto parlando del boss di Facebook, Mark Zuckerberg, che ha deciso di acquistare Oculus VR per 2 miliardi di dollari, 400 milioni cash e la restante parte in azioni della sua compagnia. A differenza di WhatsApp, chiaramente correlato al business social di Facebook, questa volta siamo di fronte ad un’acquisizione più difficile da comprendere. Quale sarà il progetto di Zuckerberg sul lungo periodo non è chiaro ma si spera che quanto meno aiuti a portare prima possibile il prodotto sul mercato, così com’è stato pensato.

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Per il futuro è prevedibile che cercheranno di portare a termine qualche integrazione, seppure la realtà virtuale non sembra avere mai attecchito bene sul social, basti pensare al progetto Second Life sparito in una bolla di sapone. È davvero una mossa insolita per Facebook ma probabilmente Zuckerberg è rimasto particolarmente affascinato dal progetto che ha deciso di cercare di offrirgli una marcia in più anche a livello di marketing. Tuttavia Oculus VR stava viaggiando piano ma decisamente bene anche con le sue gambe, ottenendo oltre 75000 ordini di kit di sviluppo per la piattaforma. Chissà che il logo di Facebook non faccia ottenere invece l’effetto contrario, così come è stato su WhatsApp che ha riscontrato la prima perdita di utenti proprio dopo l’annuncio dell’acquisto.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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