Reduci dallo scorso articolo dove abbiamo spigato come catturare la bellissima galassia in cui viviamo (Come si fotografa: Via lattea) oggi, rimanendo sempre nel mondo della notte, parliamo di Startrails. La terra è dotata di moto e per questo gli astri celesti non sono sempre alla loro posizione. Grazie all’utilizzo di lunghe esposizioni possiamo catturare il loro movimento e rappresentarlo sotto forma di scie luminose. La Startrail riesce a dare un tocco di mistero e carica emotiva anche a scatti apparentemente piatti proprio perché il movimento dona allo scatto il dinamismo che le manca.

Se ovviamente partiamo già da un buono scatto, con un buon soggetto (delle montagne ad esempio) questo non farà altro che raggiungere un miglior livello. Per realizzare questa tipologia di scatti possiamo essenzialmente affidarci a due differenti tecniche:

  • Singola esposizione
  • Image Stacking

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Singola esposizione

Per catturare la scia luminosa usando un unico scatto bisogna considerare in prima istanza se la nostra macchina è in grado di reggere allo sforzo dettato dal tener sollevato l’otturatore per una o più ore. Purtroppo non c’è una regola per determinare se la vostra macchina fotografica è in grado di compiere l’impresa, soprattutto perché dipende molto anche dalla temperatura esterna, il mio consiglio è di provare e sperimentare. Come accennato la volta precedente, gli scatti devono essere eseguiti in “favore di luna” ossia durante luna nuova o comunque quando la luna non è sopra l’orizzonte. Questo perché l’eccesso di luce, oltre a ridurre l’impatto delle stelle, ridurrà anche la nostra capacità di ottenere una lunga esposizione.

Una volta preparato il tutto non ci resta che trovare le impostazioni corrette per lo scatto. Io generalmente procedo nel seguente modo:

  1. Decido la durata del mio scatto, ad esempio 2 ore (7200 secondi)
  2. Effettuo uno scatto correttamente esposto a ISO 3200, f/2.8 per trovare il tempo di esposizione
  3. Supposto di aver trovato un tempo di esposizione attorno ai 30s (28-32s) procedo al calcolo degli stop che dovrò chiudere per ottenere 2 ore. Tale calcolo non è altro che una continua divisione per 2 del tempo scelto al punto 1. Nel nostro caso sarà 7200/2; iterando questo conto per 8 volte raggiungiamo un valore di 28,152. A questo punto sappiamo che il n° di stop necessari è 8
  4. Inizio a ridurre gli stop dagli ISO, portando quindi da ISO3200 a ISO100 guadagnando i primi 5 stop
  5. Rimanendo altri 3 stop procedo alla correzione del diaframma portandolo da f/2.8 a f/8

Nel caso volessimo avere un diaframma più chiuso per aumentare la PdC non dovremmo far altro che aumentare di uno stop l’ISO e ridurre di uno il diaframma (ISO200 e f/11). Ora non ci resterà che procedere allo scatto e andare a dormire in quelle due ore di attesa.

NB Per esposizioni superiori all’ora consiglio di impostare on-camera il Black-Frame che per quanto riguarda macchine Nikon è NR lunga esposizione. Questo accorgimento raddoppierà il tempo di esposizione perché appena terminato lo scatto la macchina ne effettuerà uno altrettanto lungo ma senza catturare nulla al sol fine di togliere il rumore determinato dal calore del sensore. Durante questo tempo consiglio di coprire la macchina con il tappo e di lasciarla all’aperto.

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Image Stacking

Se non ve la sentite di effettuare un singolo scatto perché avete paura di sbagliare il conteggio dell’esposizione, perché non sapete quanto potete restare a fotografare o semplicemente perché il meteo è incerto, potete scegliere di suddividere l’esposizione in tanti piccoli scatti di durata inferiore. In genere si consigliano scatti dai 30 ai 60” (con teleobiettivi bastano i 30”, con i grandangoli è preferibile il 60”) dove per forza di cose l’ISO non potrà più essere il nominale ma dovrà permettere la corretta esposizione. In genere sui 30” come gia accennato per la via lattea si usano ISO3200 per avere una buona esposizione (con f/2.8). Una volta decisi i parametri di scatto possiamo, coadiuvati da un intervallometro, iniziare a scattare. Non c’è un limite ne inferiore ne superiore per quanto riguarda il numero ottimale di scatti ma mi sento di consigliare di superare almeno i 45 minuti se utilizzate dei grandangoli. L’importante è impostare come intervallo di scatto tra una fotografia e l’altra il minor tempo possibile al fine di evitare scie spezzate:

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Una volta terminati gli scatti non ci resterà altro che affidarci al buon caro Photoshop, sovrapponendo tutte le fotografie con il metodo “Schiarisci” che permette di mantenere visibile solo le zone più chiare dell’immagine. Questo metodo è utile in presenza di scie di aereo o satelliti dato che è facilmente eliminabile la scia luminosa agendo solo sulle foto incriminate.

Doppia esposizione

Solitamente quando si usano ISO alti e quindi l’image stacking si preferisce fare uno scatto solo per il primo piano (terreno/mare) così da avere il rumore solo nella parte del cielo. Personalmente non lo ritengo un metodo corretto, preferisco optare per una singola lunga esposizione piuttosto che unire più immagini digitalmente, ma questo dilemma lo lascio all’etica di ognuno di voi.

Stella polare

Come forse avrete notato le scie delle stelle sono sempre concentriche ad un punto, questo punto è la stella polare. Solitamente si tende a comporre con la stella polare nella propria inquadratura, magari spostata su un terzo esterno o nell’angolo del frame. Per poter comporre a dovere sobbiamo prima trovarla e ad occhio nudo non è sempre facile. Possiamo però aiutarci con app quali PhotoPills oppure con altri analoghi come Starwalk.

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Attrezzatura

Purtroppo non vi è un “attrezzatura ottimale” visto che dipende molto dallo scatto che vogliamo eseguire. Sarà necessario un buon grandangolo se vogliamo fare un ampio panorama ma questo ci costringerà ad usare tempi molto ma molto più lunghi per avere un movimento apprezzabile delle stelle (si fa sempre riferimento alla regola del 500 citata qui) al contrario con un normale, o ancor meglio con un tele, risulta più rapido, e quindi semplice, ottenere un buon movimento delle stelle. Al contrario della via lattea dove necessitiamo un corpo in grado di gestire bene ISO elevati, per quanto riguarda le Startrails, optando per la singola esposizione, potremmo usare anche macchine non recentissime o comunque non proprio ottime per quanto riguarda gli ISO. È però probabile che molte macchine (soprattutto le entry level) si surriscaldino molto rapidamente, risultando molto difficoltoso fare lunghe esposizioni. Gli accorgimenti sono sempre i soliti: fotografare in montagna d’inverno, dove le temperature sotto zero aiuteranno a lenire il problema. Il cavalletto è l’unica cosa dove bisogna stare attenti dato che una minima vibrazione può rovinare uno scatto da più di 2 ore. Consiglio quindi di scegliere cavalletti robusti, di non aprirli alla massima estensione e soprattutto al momento del “piazzamento” creare una base larga e stabile in modo che le folate di vento non lo facciano “vibrare”.

N.B Non cimentatevi in avventure in alta quota al di fuori dell’estate se siete sprovvisti di attrezzatura adeguata (tenda invernale, sacco a pelo pesante, materassino, abbigliamento tecnico). La montagna di notte non perdona.

Gianmarco Meroni

Ingegnere per dovere, fotografo e viaggiatore per passione. Prediligo andare alla scoperta di posti insoliti e non convenzionali per conoscere i luoghi più remoti del pianeta attraverso gli occhi e i sorrisi della sua gente. La foto migliore è quella che non ho ancora scattato, il viaggio più bello il prossimo! Tutto il resto é su Ethnologies.it.

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