Il mondo è ormai sommerso di brevetti e cause. Sentiamo spesso delle beghe legali tra i grandi colossi della tecnologia, specie nel campo degli smartphone, ma anche il settore fotografico è un fertile terreno di scontro. Nel 2011 Nikon aveva fatto causa a Sigma perché riteneva che la stessa avesse attinto a piene mani dal suo sistema Nikon VR (Vibration Reduction) per creare il Sigma OS, ovvero Optical Stabilizer. Il brevetto di Nikon risale al 2002 e fa riferimento ad una tecnologia in grado di riconoscere le vibrazioni per annullarle grazie al movimento di un motore interno, così da ottenere foto accurate e non mosse. La descrizione è molto generica e secondo Sigma non include parametri tecnici sufficienti a descriverne il funzionamento in modo specifico, tuttavia la corte di Tokyo ha stabilito che Sigma abbia infranto quel brevetto, costringendola al pagamento di 14,5 milioni di dollari in favore di Nikon.
Questi sono molti di meno rispetto ai 116 milioni richiesti dal querelante, tuttavia si tratta di una vittoria significativa proprio per la generalità del brevetto. Sicuramente in Sigma ricorreranno in appello e la storia non finirà qui, ma il terreno di scontro è particolarmente interessante anche perché ci sono altri marchi che hanno implementato un sistema di stabilizzazione ottico successivamente a Nikon, come ad esempio Tamron con il VC (Vibration Compensation) che sembra anche più affine a quello giallonero nella nomenclatura. Resta da capire se Nikon abbia iniziato a querelare un’azienda per volta, e quindi ci si debba aspettare altre cause a breve, oppure se analisi tecniche dei meccanismi di compensazione abbiano reso Sigma più incline ad una sconfitta in tribunale. Per il momento non possiamo che prendere atto della vittoria di Nikon nel tutelare il proprio brevetto, seppure esso risulti piuttosto vago nelle specifiche tecniche.