AirTunes è una tecnologia che Apple ha introdotto nel 2004 e che consentiva di inviare l’audio via Wi-Fi da iTunes verso speaker compatibili. Successivamente è stata rinominata AirPlay nel 2010, quando ha guadagnato anche il supporto video grazie alla Apple TV e la possibilità di inoltrare i contenuti anche dagli iDevice. Non è un mistero che sia una delle funzionalità più apprezzate nell’ecosistema Apple, nonché una di quelle che personalmente sfrutto con più frequenza. In questi anni i competitor hanno cercato di creare un sistema aperto che potesse avere le stesse funzionalità, ma tutt’oggi con Wi-Fi Direct e Miracast non si è raggiunto il livello di flessibilità di AirPlay, che è integrato nel sistema ed è supportato da tutte le app per audio/video/mirroring. Google sta facendo crescere il Chromecast, ma solo a luglio di quest’anno ha guadagnato il mirroring e a livello di video non è ancora supportato da tutte le app del Play Store (anche se ci sono alcune delle principali tra cui Plex).

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Dopo quasi 10 anni da AirTunes, oggi Google ha annunciato Google Cast for audio, una tecnologia finalizzata al medesimo obiettivo. Ovviamente ci sarà bisogno di supporto sia software che hardware, quindi sono attesi nuovi prodotti certificati con questo standard nel 2015 da case come Sony, LG ed HEOS by Denon. Queste sono le uniche che finora hanno dimostrato il loro interesse nella tecnologia di Google, anche se produrranno speaker compatibili sia con Google Cast for audio che AirPlay, con buona pace del consumatore. Lato software per ora la lista è limitata a Rdio, Pandora, NPR One, Google Play Music e pochi altri, quindi mancano nomi importanti come Spotify (che però potrebbe salire sul carro successivamente).

Anche se in netto ritardo rispetto Apple, non c’è dubbio che si tratti di una tecnologia molto utile che farà felici gli utenti Android e che potrebbe prendere piede facilmente nei prossimi anni vista la larghissima diffusione del sistema operativo mobile targato Google.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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