Recensione: Olympus OM-D E-M10, la botte piccola con grande vino

Qualche settimana fa ho pubblicato la recensione della Olympus OM-D E-M5 II, una fotocamera che mi ha letteralmente conquistato. È stata una delle poche volte in cui mi è davvero dispiaciuto dover restituire un prodotto ricevuto in prova, tant’è che sono stato tentato di acquistarla per mio uso personale. L’unica cosa che mi ha fatto desistere è che posseggo già altre mirrorless “pro”: Panasonic GH4 e Fujifilm X-T1. La prima la uso prevalentemente per il video e per le foto che ci sono sul sito, mentre la seconda la preferisco per le escursioni fotografiche (quando non lo faccio per lavoro, altrimenti finisce sempre che mi porto la 5D Mark III o la 6D). Il problema è che entrambe queste mirrorless sono comunque ingombranti con l’obiettivo del kit, per cui troppo spesso le lascio a casa. Ci sarebbe l’opzione delle compatte a largo sensore, e ne ho avuta più di una, ma alla fine preferisco sempre avere l’obiettivo intercambiabile. Specie nel Micro Quattro Terzi, visto che dispongo già di un vasto parco ottiche. Alla fine ho trovato la soluzione perfetta nella Olympus OM-D E-M10, che riprende molte caratteristiche della sorella maggiore pur essendo un po’ più piccola. Anzi, molto di più se si sceglie il kit con l’obiettivo 14–42 EZ pancake.

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Caratteristiche principali

La E-M10 è uscita a febbraio del 2014, quindi non si può considerare una vera novità, però è ancora attualissima e perfino più interessante con i prezzi attuali. Complessivamente è molto simile alla prima E-M5 (recensione), con cui condivide il sensore e la struttura dei controlli, però, essendo uscita dopo, la migliora sotto alcuni aspetti. Inoltre ha alcune caratteristiche ereditate dalla top di gamma E-M1, come il processore d’immagine True Pic VII o la tecnologia Adaptive Brightness che adatta automaticamente la luminosità del mirino in ogni circostanza. Le caratteristiche per le quali si posiziona alla base della gamma OM-D sono sostanzialmente due: corpo non tropicalizzato e stabilizzazione sul sensore a 3 assi (mentre sugli altri corpi è a 5).

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Corpo ed ergonomia

Seppure il corpo non sia tropicalizzato il livello costruttivo è sempre eccellente, con largo uso di metallo e struttura davvero molto robusta. L’impugnatura è poco sporgente, come nella prima E-M5, ma con gli obiettivi fissi del Micro Quattro Terzi e con lo zoom pancake del kit è perfettamente bilanciata. Inoltre la cosa che mi ha davvero colpito è la dimensione complessiva, perché con tutto l’obiettivo è molto simile alla Ganon G1 X Mark II (recensione), ma in più possiede un mirino ampio e lenti intercambiabili.

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Non si può propriamente definire “tascabile”, ma dovrebbe entrare nei tasconi di molti giubbini. Personalmente la sto portando in giro con una piccolissima borsa Olympus Pen Street (12€), in cui mi rimane anche spazio per un secondo obiettivo (o due fissi uno sopra l’altro). La fotocamera misura 119 x 82 x 46 mm, ma bisogna considerare che il mirino sporge per quasi 1 cm sul retro, quindi il corpo è davvero molto sottile. Con tutto l’obiettivo arriva a 7 cm di profondità, che sono davvero pochissimi. Per fare un confronto, la Panasonic GH4 con il 12–35 f/2,8 arriva a 15cm e la Fujifilm X-T1 con il 18–55 f/2,8–4 a 12cm.

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Insomma, con la borsa giusta si porta con sé senza neanche farci caso, complice anche un peso inferiore ai 400 grammi. Ovvio che non sia leggerissima considerando il ridotto volume, ma questo dipende dall’elevata qualità dei materiali con cui è costruita.

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Display e Mirino

Come nella E-M5 abbiamo un display da 3″ inclinabile, per movimenti fino a circa 90° verso l’alto e 45° verso il basso. Non è pratico come quello articolato della E-M5 II, perché non ci si può auto-inquadrare, ma offre comunque una discreta flessibilità e, forse, anche maggiore discrezione per gli scatti street da mezzo busto. Per una maggiore corrispondenza del colore si è optato per un display LCD e la risoluzione è salita da 610 mila punti ad 1 milione (esattamente come nella E-M5 II). Grazie al touchscreen possiamo selezionare rapidamente il punto di messa a fuoco e controllare anche le impostazioni dal Pannello di Controllo Super (che vedremo più avanti).

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La E-M1 ha inaugurato un eccezionale mirino da 2,36 milioni di punti, poi inserito anche nella E-M5 II. Nella E-M10, invece, troviamo la stessa unità Epson ULTIMICRON presente nella prima E-M5, con 1,44 milioni di punti ed un ingradimento leggermente inferiore. La qualità è comunque molto elevata e la frequenza di refresh raggiunge i 120fps, per cui si utilizza molto comodamente. Inoltre è particolarmente utile la funzione Adaptive Brightness che adatta la luminosità del mirino in base alle condizioni ambientali, così si legge bene sia di giorno che di notte. Insomma si adopera senza alcun rimpianto e c’è anche il classico sensore di prossimità che lo attiva automaticamente quando avviciniamo l’occhio al mirino. Il tasto laterale, non molto in vista, consente invece l’attivazione manuale del mirino o del display.

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Controlli, Impostazioni, Menu

La distribuzione dei controlli fisici è praticamente identica a quella della prima E-M5, con tre principali differenze: la prima è che i tasti sono meno spugnosi e si cliccano con più precisione, la seconda è che le ghiere dei parametri rispondono molto più rapidamente e la terza è che i tasti Fn1 e Play sono più grandi e meglio posizionati. In pratica tutti i principali rimpianti che avevo evidenziato nei controlli della E-M5 sono stati risolti nella E-M10 (anche se la E-M5 II rimane comunque più completa). In cima troviamo a sinistra la selezione dei modi di scatto, che includono: iAuto, ART (effetti artistici), SCN (scene, tra cui panorama), filmato, P, A, S, M più una modalità per comporre diverse foto insieme (ovviamente in JPG). Sulla destra ci sono le due ghiere dei parametri e al centro di quella frontale si trova il pulsante di scatto. Due i tasti nella zona superiore: Fn2 e quello rosso per la registrazione video. Fn2 di base attiva la compensazione di ombre e luci con l’ormai classica curva già vista in molte Olympus. Questa agisce sul JPG e può essere molto utile in fase di scatto per avere un’anteprima della recuperabilità del RAW sulle zone più scure e luminose dell’immagine.

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Sul retro troviamo in cima Fn1 e il tasto play per l’accesso alla modalità di riproduzione. Non ricordo che funzione aveva di base Fn1, ma vi consiglio di modificarlo subito dal “Menu Custom > Tasto/Ghiera > Tasto Funzioni”, impostandolo su ISO/WB. In questo modo cliccando su Fn1 le due ghiere dei parametri modificheranno temporaneamente la sensibilità e il bilanciamento del bianco, in modo rapido e semplice. Personalmente trovo questa soluzione perfino più comoda del selettore 2×2 di E-M1 ed E-M5 II, perché finito di modificare ISO e WB possiamo scattare le foto e le ghiere ritorneranno sul funzionamento originario di tempo/diaframma (ovviamente se lavoriamo in manuale). Col selettore 2×2, invece, si deve spostare manualmente la levetta prima sulla posizione 2 e poi di nuovo su 1, perdendo più tempo.

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A destra del display c’è il classico pad direzionale, dove i tastini sono sempre piuttosto piccoli ma molto più facili da premere rispetto quelli della prima E-M5. Non nego che nella E-M5 II siano ancora migliori, ma questa è la naturale evoluzione della specie, dove con ogni modello si impara dagli errori del precedente. Il pulsante centrale Ok attiva quello che Olympus chiama Pannello di Controllo Super, dove si trovano a schermo tutti i principali parametri di scatto. Si possono modificare con l’uso del pad direzionale, oppure direttamente con le dita. Quest’ultimo aspetto però sarebbe da migliorare, perché alcune icone sono troppo piccole ed è richiesto uno scomodo doppio tap per entrare in modalità di modifica. Dopotutto le stesse cose le ho già dette anche nella recensione della E-M5 II.

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Scontato il funzionameno dei pulsanti intorno al pad direzionale, ovvero Menu, Info e Cestino. La levetta di accensione e spegnimento è posta qui sul retro, posizione che a molti non è piaciuta, ma a me non ha causato nessun tipo di disagio. Info serve ad alternare le informazioni visibili sullo schermo in Live View, ma al momento del rilascio della E-M10 Olympus non lo aveva ancora ottimizzato come nella E-M5 II, per cui rimane il limite di non poter vedere istogramma e segnalazione alte luci e ombre insieme. In pratica nel “Menu Custom > PC/Display/Wi-Fi > Imposta Info > LV-Info” possiamo attivare le seguenti informazioni: istogramma, alte luci e ombre, solo immagine e livello elettronico, ma possiamo visualizzarne solo una alla volta, alternandole con pulsante Info.

Per quanto riguarda il Menu Principale si conferma quanto detto già in diverse circostanze recensendo fotocamere Olympus. Ci sono davvero tante impostazioni, spesso fin troppo avanzate, ma organizzate in modo macchiavellico. È facile che per modificare un’opzione importante, come quella appena citata delle informazioni in Live View, si debbano attraversare 4 pagine del menu. Dopo anni di esperienza ci ho fatto il callo, ma se ci si approccia per la prima volta ad un corpo Olympus si può fare molta fatica. Inoltre, anche se il Pannello di Controllo Super è ben organizzato, capita di dover accedere al menu principale per funzioni come l’HDR o il braketing (che per fortuna sono ben in vista),

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Metodo Drive – Scatto Continuo

Anticipo subito che nella E-M10 manca una cosa che in alcuni ambiti può essere molto utile, ovvero l’otturatore completamente elettronico. Nella E-M5 II abbiamo visto infatti lo “scatto silenzioso” che qui, purtroppo, non è presente. Per il resto abbiamo sempre una lunga lista di opzioni per il metodo di avanzamento, che si scelgono facilmente dal Pannello di Controllo Super: scatto singolo, sequenziale H, sequenziale L, autoscatto 12 sec, autoscatto 2 sec, autoscatto personalizzato (con info scegliamo timer, quantità di scatti e intervallo), autoscatto personalizzato antiurto, autoscatto 2 sec antiurto, autoscato 12 sec antiurto, sequenziale L antiurto, sequenziale H antiurto, scatto singolo antiurto. Come avrete notato molte modalità sono apparentemente duplicate con l’aggiunta del termine “antiurto” (identificato da un rombo). Anche di questo abbiamo già parlato nella recensione della E-M5 II, specificando che utilizza la prima tendina elettronica e la seconda meccanica, al fine di ridurre al minimo le vibrazioni. Nel quotidiano non è molto utile, anche perché applica un ritardo dopo la pressione del pulsante di scatto, però da cavalletto può risultare particolarmente efficace in sostituzione di un telecomando.

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Lo scatto più veloce impostabile è di 1/4000, mentre per il più lento si arriva a 60″ e poi si passa al tradizionale Bulb, dove la cattura dura per tutto il tempo in cui teniamo premuto il dito sull’otturatore. Sicuramente più interessante il modo Live Time perché mostra la reale esposizione dell’immagine mano a mano che il tempo passa. Inoltre con questa modalità la prima pressione sul pulsante di scatto inizia la cattura ed una seconda la interrompe (più comodo con le lunghe esposizioni). Infine abbiamo il Live Comp, ideato per catturare la scia delle stelle o disegni con la luce, perché ripete una serie di lunghe esposizioni aggiungendo a quella base le luci delle successive. Per quanto concerne la raffica Olympus dichiara 8fps, ma personalmente sono riuscito a raggiungere al massimo 7fps col modo sequenziale H. Scattando in JPG si procede con questo ritmo per oltre 10 secondi, succesivamente si passa a 5fps. In RAW il buffer regge per 3 secondi, dopo i quali la velocità scende a 2,5fps. In RAW+JPG, invece, si scatta a 7fps per 2,5 secondi, poi il ritmo si attesta su 2fps. I risultati, che sono stati ottenuti con una SanDisk Extreme Pro da 95MB/s, sono assolutamente validi per la sua fascia di prezzo.

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Messa a fuoco

La messa a fuoco nella E-M10 avviene per ricerca di contrasto ed è davvero molto veloce e reattiva, quasi istantanea. L’utente può scegliere una delle aree della griglia 9 x 9 con i tasti freccia del pad direzionale oppure direttamente con il dito grazie allo schermo touch. Nella E-M5 la griglia era 7 x 5, quindi c’erano in tutto 35 aree di messa a fuoco contro le attuali 81. Una volta attivata la selezione dell’area di messa a fuoco si può premere il tasto Info per modificare alcune impostazioni. Ruotando la ghiera posteriore si può scegliere Single Target (area singola), Small Target (area singola di dimensioni ridotte per maggiore precisione), Group Target (la fotocamera sceglie automaticamente nel gruppo di aree 3×3 selezionato) e All Target (completamente automatico). Con la ghiera frontale, invece, si scelgono le impostazioni del riconoscimento dei volti: Priorità Viso Off, Priorità Viso On, Priorità Viso e Occhi (la fotocamera seleziona la pupilla dell’occhio più vicino alla fotocamera), Priorità Dx (AF su occhio destro), Priorità Sx (AF su occhio sinistro).

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Per quanto riguarda il modo AF questo si seleziona dal Pannello di controllo Super (ricordo che si attiva col tasto Ok). Abbiamo AF Singolo, AF Continuo, Manual Focus, AF Singolo + MF, AF Tracking. In questo caso la scelta è resa molto semplice dal menu ed anche l’inseguimento è facile da attivare. È interessante la modalità “AF Singolo + MF” perché consente di mettere a fuoco automaticamente per poi ruotare la ghiera dell’obiettivo e perfezionare il tutto tramite due metodi di assistenza: ingrandimento dell’area centrale e focus peaking (vanno prima attivati da “Menu Custom > AF/MF > Assist MF”). La risposta del tracking è molto buona considerando che si tratta di un AF per rilevamento di contrasto. Insegue piuttosto fedelmente i soggetti e viene disturbato solo dall’entrata di altri elementi nel fotogramma che coprono l’area di messa a fuoco selezionata. Con lo scatto in sequenza due o massimo tre foto su dieci possono risultare fuori fuoco, ma nella maggior parte dei casi va a segno.

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Metering – Esposizione

La varietà di opzioni disponibili continua anche nel campo della valutazione esposimetrica. Attivando il Pannello di controllo Super possiamo modificare il metodo da utilizzare scegliendo tra Digital ESP (automatica su 324 aree), Ponderata Centrale (media tra soggetto e sfondo), Spot (in base al punto di messa a fuoco, valuta solo il 2% dell’area del fotogramma), Alteluci Spot (assicura che le luci appaiano brillanti, ideale per High Key), Ombra Spot (assicura che le ombre appaiano scure, ideale per Low Key). Ho testato prevalentemente il modo predefinito ESP, quello pensato per rispondere alle esigenze di uso generiche, scattando nei modi A/S/P. Di norma si comporta molto bene e, anche con scene in cui si presentino luci forti e ombre dure, riesce a trovare la giusta esposizione. Nei casi più estremi, dove la gamma dinamica richiesta eccede quella del sensore, si incorre ovviamente nel clipping di bianchi o neri, ma c’è anche un discreto margine di recupero in post-produzione (potete scaricare l’immagine di destra da qui).

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Con la E-M10 ci sono però altre possibilità da sfruttare in condizioni critiche di illuminazione. Ad esempio possiamo usare il tasto Fn2 per aprire le ombre e recuperare le luci direttamente nella fase di sviluppo JPG on-camera oppure catturare un HDR (si attiva dal “Menu di Ripresa 2 > HDR”).

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WB – Bilanciamento del bianco

Durante il periodo di prova ho utilizzato prevalentemente il bilanciamento automatico del bianco, il quale si è dimostrato piuttosto efficace sia all’aperto che al chiuso. C’è una leggera tendenza al freddo con cielo nuvoloso e con l’illuminazione cittadina, di notte, una naturale prevalenza del giallo/arancio, tuttavia i risultati sono mediamente buoni.

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Per scegliere il metodo si può passare dal Pannello di Controllo Super ma, se avete seguito il mio consiglio di impostare Fn1 su ISO/WB, sarà sufficiente premerlo e poi ruotare la ghiera posteriore. Le posizioni da scegliere sono: WB Auto, Sole, Ombra, Nuvoloso, Incandescente, Fluorescente, Sott’acqua e Flash WB più 4 posizioni personalizzabili (con il tasto Info si scatta sul grigio neutro al volo) e quella per i gradi Kelvin (da 2000 a 14000 con scatti di 200K). Insomma, un comparto ricco e ben realizzato.

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Flash

La E-M10 è la prima OM-D ad avere un flash integrato. Si solleva con il pulsante meccanico posto alla sinistra del mirino ed ha una portata di 5,8m alla sensibilità base. Ovviamente supporta flash esterni tramite la slitta superiore, ma quello interno ha anche l’ottima possibilità di controllo wireless. Questa si attiva dal “Menu di Ripresa 2 > Modo RC Flash” e consente di gestire fino a 3 gruppi di lampeggiatori (su quattro canali) impostando il metodo TTL (con o senza compensazione) o manuale. Con il controllo wireless attivo il tasto OK mostra le impostazioni per cui per accedere al Pannello di Controllo Super si deve premere Info (ma non è segnalato dalla schermata, quindi meglio avvertirvi).

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Dal Pannello di controllo Super si può accedere alle impostazioni del flash scegliendo uno dei seguenti metodi di funzionamento: fill in, riduzione occhi rossi, disattivato, seconda tendina, manuale. Se ci soffermiamo sull’ultima voce si può premere il pulsante Info per sceglierne la potenza da 1/1 (Full) fino a 1/64. Inoltre dal “Menu Custom > Personalizza Flash” si può impostare il tempo di sincronizzazione massimo fino a (1/250) e quello minimo, nonché se modificare la compensazione del flash mentre si modifica quella dell’esposizione nei modi P/A/S.

Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Il sensore della E-M10 è lo stesso CMOS da 16MP presente nella E-M5 ma, a differenza di questa, monta il nuovo processore d’immagine True Pic VII della top di gamma E-M1. In termini di qualità d’immagine sono tutte e tre molto simili, anche se nella E-M10 Olympus sembra aver meglio ottimizzato la resa ad alti ISO. Di seguito potete vedere i risultati dei tre sensori ottenuti nei test DxOMark (scopri come leggerli).

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Nel mondo delle Micro Quattro Terzi siamo di fronte ad uno dei sensori migliori, secondo solo alla E-M1 (e per poco). Infatti se lo confrontiamo con una Panasonic GM5 notiamo che questa non raggiunge la stessa gamma dinamica e profondità colore. Diverso è il discorso con i più grandi sensori APS-C, perché una Sony A5100 porta a casa risultati migliori in ogni ambito.

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In generale il mondo Micro Quattro Terzi si può comunque preferire per diversi aspetti. Ad esempio per il larghissimo parco di ottiche, tra cui i fissi Olympus Zuiko 12, 17, 25, 45 e 75 sono consigliatissimi, oppure per la compattezza del sistema. In casa Sony, ad esempio, abbiamo corpi sottili ma gli obiettivi sono pochi, costosi e ingombranti come quelli delle reflex (APS-C, ovviamente). Invece quelli Micro Quattro Terzi, in particolare i fissi luminosi, sono piccoli e relativamente economici. Inoltre Olympus ha uno dei migliori sviluppi del JPG e dispone di molti profili colore ed impostazioni come HDR e recupero ombre/luci. Scattando in RAW le migliori prestazioni si ottengono con Olympus Viewer 3, specie alle alte sensibilità, ma anche Lightroom tratta abbastanza bene i file grezzi. Poi va anche considerato che ho preso a confronto uno sei sensori APS-C più performanti di Sony ma, se guardiamo al mondo Canon, la professionale 7D Mark II (recensione) ha uno score di 70 su DxOMark, quindi perfino inferiore a quello della E-M10 (che ha un sensore più piccolo). Insomma, quel che voglio dire è che “il punteggio” non è l’unica cosa che conta e i risultati offerti dalla E-M10 sono più che sufficienti per quasi tutti gli scopi, specie per gli amatori (ma non solo).

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Di seguito vi propongo qualche scatto di esempio catturato con l’obiettivo 14–42EZ del kit. Niente di valido sul piano artistico, ovviamente, si tratta giusto di qualche prova per saggiare le potenzialità della fotocamera. La maggior parte sono i JPG ottenuti direttamente dalle E-M10, ma su alcuni di essi ho applicato dei profili colore “artistici” al momento dello scatto.

La resa ad alti ISO è più o meno in linea con quella della E-M5 II, ma l’obiettivo del kit ha prestazioni nettamente inferiori e lo noterete nei crop al 100%. Tuttavia è del tutto normale perché non possiamo certo pensare di confrontare una lente da 350€ con apertura variabile con una Pro a luminosità fissa f/2,8 da 950€. In tutti i casi una differenza nello sviluppo dei JPG della E-M10 l’ho notata, perché pare essere un po’ più invasiva nei file ad elevate sensibilità. Probabilmente il diverso approccio di Olympus è giustificato dal fatto che la E-M10 ha una vocazione più amatoriale ed è logico privilegiare immagini pulite anche a scapito di un po’ di dettaglio. Dopotutto c’è sempre il RAW per chi vuole “spremere” al massimo il file. Fino a 400 ISO non c’è quasi presenza di rumore, mentre ad 800 si vede una trama sottile ancora molto contenuta. I 1600 ISO rappresentano un punto di equilibrio tra rumore digitale e mantenimento delle informazioni, con file JPG ancora ricchi di dettaglio e RAW facilmente ripulibili in post-produzione.

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Di seguito vi propongo il nostro classico test in studio, dove analizziamo i crop al 100% ottenuti a tutte le sensibilità. I file JPG sono in qualità Fine, mentre sui i RAW sono ottenuti con Lightroom azzerando completamente sia la riduzione del rumore cromatico che di luminanza. È ovvio che, come mostrato poco sopra, nella vita reale andremo a togliere rumore in post-produzione dove necessario, ma in questo ambito ci interessa verificare il file nudo e crudo. Come già anticipato il 14-42 EZ, pur essendo un comodo obiettivo, non ha la qualità del 12-40 Pro testato con la E-M5 II, ciò evidenzierà una discrepanza di nitidezza se andrete a verificare i crop di quella macchina. In tutti i casi con questo test ci interessa vagliare principalmente la presenza di rumore.

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File Sensibilità
JPG 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600
RAW 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600

E-M10 Test ISO

Come già anticipato suggerisco di considerare i 1600 ISO come la soglia da non superare per ottenere immagini davvero usabili in ogni circostanza, anche per stampe di formati sostenuti. A 3200 ISO, invece, il JPG inizia ad essere troppo “impastato” e il RAW evidenzia molto rumore cromatico. Nei passaggi superiori ci possiamo stupire della “pulizia” del 6400 ISO in JPG, che può andare bene per il web e stampe di piccola dimensione, mentre a 12800 ISO e 25600 ISO è meglio non salire. I risultati sono in linea con quelli della prima E-M5, ma la prima impressione è che la E-M5 II abbia un vantaggio nella resa ad alti di circa 1/2 stop.

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Riguardo l’obiettivo 14-42 f/3,5–5,6 EZ personalmente lo considero il compagno ideale per la E-M10. Credo sia l’obiettivo zoom standard più compatto esistente sul mercato, perfino più del Panasonic 14-42 Power Zoom. Inoltre a differenza di quest’ultimo possiede due ghiere, una per lo zoom e l’altra per la messa a fuoco. Quella per lo zoom è comunque elettronica e non meccanica, quindi il feeling è un po’ posticcio, però per un’obiettivo da kit così piccolo è una soluzione accettabile (e risulta anche comodo nel video). La qualità ottica è accettabile se consideriamo la sua struttura, anche se a tutta apertura è sempre un po’ morbido. I risultati sono paragonabili a quelli del 14-42 f/3,5–5,6 II R del kit più economico, però la versione EZ ha il vantaggio di essere veramente compatta, abbinandosi perfettamente alla E-M10. All’accensione della fotocamera l’obiettivo si estende automaticamente, ma dobbiamo rimuovere il tappo manualmente. Se vogliamo farlo diventare ancora più comodo possiamo acquistare il tappo LC–37C che si apre da solo. È praticissimo, ma costa oltre 40€ e mi chiedo perché Olympus non l’abbia dato a corredo.

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Per quanto riguarda la stabilizzazione “solo su 3 assi”, questa è sicuramente un passo indietro rispetto quella a 5 assi delle altre OM-D, però la sua efficacia è comunque ottima. Sono riuscito a scattare a mano libera fino ad 1/8 senza avere del mosso, e io non ho una mano particolarmente ferma.

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Connessioni, memoria, batteria

Sul lato destro si trova lo sportellino che nasconde le due connessioni, ovvero micro HDMI ed una multiformato che gestisce la porta USB e l’uscita audio/video analogica. In basso si trova il vano batteria, che include anche lo slot per la memoria. Questo aspetto non mi è particolarmente piaciuto: è molto più comodo avere uno sportellino dedicato alla secure digital, in modo da poterla sostituire anche quando la fotocamera è sul treppiedi. La batteria è una BLS–5, la stessa che troviamo nelle Olympus PEN E-PL. Ha una capacità di 1150mAh e 7,2V, quindi leggermente inferiore a quella presente nella E-M5 II. L’autonomia dichiarata è di 320 scatti secondo lo standard CIPA ed è una delle prime volte che mi capita di raggiungerli davvero. Avrei preferito una batteria con maggiore capacità, ovviamente, ma devo dire che mi ha permesso di fare 4 sessioni di scatto di 3 ore l’una con una sola ricarica. Se prevedete di fare un’escursione di alcuni giorni è comunque una buona idea dotarsi di una batteria di scorta. Si trovano quelle della Patona, marca compatibile piuttosto affidabile, per 16,99€. L’unico aspetto davvero negativo è che l’autonomia mostrata a schermo è “ballerina”, passa improvvisamente da carica piena a vuota (esattamente come nella E-M5 II).

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Davvero ottimo il settore Wi-Fi, dove manca solo l’NFC per un collegamento più rapido con gli smartphone che supportano questa tecnologia. Si attiva tramite un tap sullo schermo in alto a sinistra, dove c’è l’icona Wi-Fi, e mostra un QRcode che possiamo scansionare con l’app OI.Share per aggiungere all’iPhone le chiavi di accesso alla rete wireless. Però con iPhone dovremo sempre agganciarci manualmente alla rete creata dalla fotocamera tramite le impostazioni. L’app consente di accedere al controllo remoto, importare le foto sullo smartphone, modificarle (con poche funzioni) e geotaggarle. Il Telecomando LiveView funziona benissimo, completo come quello visto nella E-M5 II. Consente di modificare in manuale tutti i parametri di scatto, come tempo, apertura, iso, bilanciamento del bianco e metodo drive (anche per i TimeLapse). Inoltre si può tappare sullo schermo per mettere a fuoco e con l’obiettivo 14-42EZ controlliamo anche lo zoom.

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Video

Con la E-M5 II Olympus ha deciso di migliorare notevolmente il comparto video delle proprie fotocamere, mentre la E-M10 rientra ancora nel precedente filone. Come nella prima E-M5, una volta avviata la registrazione del filmato i parametri tempo/apertura/iso non possono più essere più modificati, anche lavorando in manuale (Menu Custom > Video > Modalità). Inoltre il bitrate utilizzato non è molto elevato, quindi i video sono in FullHD ma risultano abbastanza compressi. Sul fronte dei pro abbiamo una stabilizzazione che, anche se su soli 3 assi, funziona molto bene ed un AF continuo che risulta essere abbastanza fluido e preciso. Non è la videocamera da scegliere per fare video di livello professionale, anche perché non possiede un ingresso audio per un microfono esterno, tuttavia la qualità è più che valida per un uso saltuario. Insomma, se ogni tanto vi piace catturare dei brevi filmati in casa o nelle escursioni, la E-M10 risulterà assolutamente sufficiente, così come il suo microfono stereo integrato.

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Conclusione

Per cominciare vi dirò una cosa: la E-M10 mi è piaciuta di più della prima E-M5. Esteticamente la preferisco perché ha la torretta centrale meno sopraelevata, a livello di controlli i tasti sono più precisi e le ghiere più veloci nella risposta, l’AF ha più punti ed è più efficace nel tracking, ha il Wi-Fi integrato e, infine, hanno eliminato il flash esterno che era davvero complesso da installare (non come quello della E-M5 II). La E-M10 offre tutta la qualità della linea OM-D con poche ragionevoli rinunce. Dopotutto il corpo tropicalizzato non serve a tutti e la stabilizzazione su 3 assi si è dimostrata comunque molto efficiente. Rispetto la più recente E-M5 II mi dispiace perdere lo scatto silenzioso e la qualità video, ma se guardiamo dimensioni e prezzo la E-M10 colpisce nel segno. Attualmente si può acquistare con l’obiettivo compatto che suggerisco a 650€ ed è difficile trovare sul mercato una mirrorless altrettanto completa (e bella) con costo analogo.

PRO
Corpo compatto e molto robusto
Buona qualità d’immagine
Pratici controlli fisici con doppia ghiera dei parametri
Stabilizzazione a 3 assi sul sensore
Menu ricchissimo di personalizzazioni (vedi contro)
Schermo reclinabile e di ottima qualità
Mirino integrato ampio e ricco di informazioni
Messa a fuoco rapida ed efficiente
Raffica da 8fps
Focus peaking e zoom per l’assistenza al fuoco manuale
TimeLapse, HDR, Panorama, Effetti Art, Composizioni, Live Time
Larga disponibilità di ottimi obiettivi per il Micro Quattro Terzi
Wi-Fi integrato con vasto controllo remoto manuale e geotag
Flash integrato con controllo Wireless
Ottimo rapporto qualità/prezzo

CONTRO
I pulsanti del pad direzionale sono piuttosto piccoli (ma precisi)
Menu complesso, con alcune funzionalità utili in voci poco chiare
Sezione video povera per controlli e qualità
Mancanza di un ingresso mini jack standard per microfono esterno
Batteria non troppo longeva
Memoria nel vano batteria

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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