Prime recensioni per il nuovo MacBook: convince il design, meno le prestazioni, rimandata la USB-C

Dopo l’Apple Watch, tocca al nuovo membro tra i portatili Apple, il MacBook, essere sottoposto a recensioni. Non mancheremo di fornire anche la nostra, ma dovremo attendere ancora qualche giorno per poterlo fare; nel frattempo abbiamo l’opportunità di farci una prima idea leggendo cosa ne pensano coloro che hanno già toccato con mano il dispositivo. Ne esce un quadro completo della situazione, con lati positivi e negativi, che per la sua particolare natura rispetto ad altri modelli potrebbe maggiormente dividere il pubblico.

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Iniziamo dagli aspetti favorevoli. Uno su tutti è il design: la scocca in alluminio risulta ben riuscita, riducendo ulteriormente al minimo indispensabile gli elementi non metallici; in tal senso, l’intervento più evidente è nell’assenza della cerniera in plastica utilizzata nei MacBook Air. Come fa notare Engadget, da chiuso quasi lo si potrebbe considerare la parte posteriore di un iPad. Il peso contenuto ha ottenuto l’approvazione di Jim Dalrymple su The Loop, che paragona l’esperienza di trasporto a mano del MacBook a quella di una rivista, talmente è leggero. Un bonus che sarà apprezzato soprattutto da coloro che viaggiano spesso, per lavoro o pure per proprio piacere. Il lavoro sullo spessore è invece risaltato particolarmente nella recensione di Bloomberg, nelle cui foto si vede la notevole differenza rispetto al MacBook Pro. Pollice su per le tonalità a disposizione, con preferenza generale per il grigio siderale ma apprezzamento anche per l’oro, trovato da The Verge più sobrio nella realtà rispetto a quel che si possa pensare. Sempre loro fanno un minimo accenno al logo Apple non più illuminato, senza sbilanciarsi troppo e rimandando al parere personale del lettore (“non si illumina più, se questo è un dettaglio a cui badate”).

La buona figura prosegue con l’hardware visibile all’utente. Cori unanimi per il display da 12″ con risoluzione Retina; Joanna Stern sul Wall Street Journal lo trova così buono da rendere le foto simili a pitture ed esaltare persino del semplice testo, col risultato finale di non poter più tornare facilmente a schermi non-Retina come quello dei MacBook Air. Un risultato tutto sommato prevedibile, però, dato che già da qualche anno la linea Pro ha abituato gli occhi a poter ottenere di più. La tastiera fa bene il suo dovere, richiedendo però un inevitabile periodo di acclimatazione, dovuto alla corsa ridotta e, per chi ne fa ampio uso, alla particolare struttura dei tasti direzionali. A Wired USA tale transizione è stata vissuta non senza qualche difficoltà, definendo l’esperienza un incrocio tra una normale tastiera meccanica e la pressione delle dita su un touchscreen, portando a un senso di smarrimento per la perdita di feeling non troppo diverso da quello che hanno provato i sostenitori delle macchine da scrivere nel passaggio agli strumenti elettronici. Tuttavia, è bastato un giorno affinché il rapporto migliorasse nettamente riportando la velocità di battitura alla pari di quella raggiungibile con qualsiasi altro portatile. Il Force Touch Trackpad si è dimostrato all’altezza, comportandosi in modo preciso e restituendo la sensazione del click nonostante l’assenza di parti meccaniche. Non si tratta di una replica fedele, ma comunque sufficientemente vicina per non avere rimpianti, questi ultimi ancor più allontanati dalla possibilità di cliccare in qualsiasi punto della superficie, contrariamente ai trackpad “tradizionali” sinora adottati.

I pro, purtroppo, si esauriscono qui, lasciando spazio ai quasi inevitabili contro. Le prestazioni sono il principale tallone d’Achille, concedendo poco oltre alla produttività di base. Anche il solo utilizzo di un numero relativamente consistente di tab aperte in Chrome o Safari può mettere il MacBook in difficoltà; vanno ovviamente tenute in considerazione le tipologie di pagine aperte che possono portare ai rallentamenti, che ad esempio sono avvenuti a circa 10 tab per The Verge e 25 per il Wall Street Journal. Per i giochi, nemmeno a parlarne, ma questo è un ambito su cui nessuno puntava. Il design senza ventole regge, sebbene non riesca a prevenire qualche forte riscaldamento, come nel caso di Engadget con Chrome e Spotify in attività. Per fortuna basta qualche minuto affinché l’unità ritorni a temperature operative migliori. In generale, l’impressione è che OS X non riesca a fare molto meglio delle controparti Windows col Core M, un processore che rimarrà destinato a non permettere grandi miracoli nonostante il buon supporto di 8 GB di RAM e 256 di memoria flash. L’altro aspetto controverso è l’autonomia. Le 9 ore dichiarate da Apple per un utilizzo medio, che arrivano a 10 per la sola riproduzione video, sembrerebbero essere state raggiunte solo da The Verge e The Loop. Gli altri non hanno avuto gli stessi esiti, col Wall Street Journal che ha raggiunto una durata molto bassa se comparata alle ambizioni ufficiali: appena 6 ore e 23 minuti.

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Non desta però molte sorprese il fatto che le critiche maggiori siano sulla singola porta USB-C e sul prezzo elevato. Il MacBook mal si pone, almeno per ora, in un mondo ancora pieno di periferiche collegate via cavo. Solo una porta, in un formato nuovo e bisognosa di adattatori/hub per sopperire a esigenze tutto sommato comuni, se si eccettuano categorie frequentemente fuori sede. Collegare un hard disk, una fotocamera oppure un monitor esterno sono operazioni non permesse in forma nativa e immediata, suonando in contrasto con l’esperienza d’uso intuitiva a cui Apple ha abituato l’utenza. Sommato agli altri ambiti negativi, l’alto costo sin dal modello di ingresso rappresenta quello che potrebbe essere l’ostacolo finale per molti che magari speravano proprio di trovare nella nuova creatura di Cupertino l’ultraportatile dei loro sogni, dirottandoli nel migliore dei casi sul MacBook Air o nel peggiore (per Apple, si intende) su portatili Windows come il Dell XPS 13.

Eppure, tutto quanto suona di déjà vu. Il MacBook Air originario del 2008 era stato accolto in modo pressoché uguale: design curato, componenti ben realizzati, lento, poco espandibile e caro. La storia ha dimostrato poi com’è andata a finire. Si tratta di un prodotto che verrà rivalutato tra qualche generazione, specialmente riguardo la USB-C. Adesso è quasi più un impiccio che un’effettiva dotazione, ma non appena l’uso dello standard decollerà tra i vari produttori, e le probabilità che accada sono alte, i problemi saranno soppiantati dal beneficio di poter utilizzare accessori compatibili con qualsiasi dispositivo, riducendo la frammentazione odierna. Il tutto all’interno di un contesto sempre più wireless. Man mano le prestazioni dei Core M miglioreranno e i prezzi scenderanno, oppure offriranno configurazioni più ricche a fronte della parità o di un lieve rialzo rispetto alle serie precedenti. Forse la definizione migliore in merito l’ha data David Pogue su Yahoo! Tech: il MacBook è una versione 1.0, e va concesso pure ad Apple di permettersela.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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