Uno dei punti salienti dell’esperienza utente nel mondo Apple può essere sintetizzata con una parola: ecosistema. È un termine che ultimamente è fin troppo inflazionato, ma chi utilizza Mac, OS X, iPhone, iPad, iOS, basi AirPort, ecc.. ha imparato ad apprezzare tutte le ripercussioni positive di questo approccio. È vero, Apple è fin troppo chiusa su stessa, in quello che alcuni etichettano come un “recinto”: positivo perché protegge e coccola, negativo perché limita la libertà. Un esempio di questo comportamento lo si ritrova nelle rigide regole da rispettare per entrare nell’App Store, regole che in alcune occasioni sono sembrate ingiuste sia nei confronti degli sviluppatori che degli stessi utenti. Altrettanto lontane dal fair play sono apparse alcune decisioni di limitare il supporto o la vendita di prodotti concorrenti ai propri, come è successo (ma per un breve periodo) con l’esclusione del marchio Bose dall’Apple Store a seguito dell’acquisto di Beats.
Oggi si torna a parlare di questo argomento per via di quanto successo allo sviluppatore di SeaNav (via 9to5mac), che si è visto rifiutare un’app semplicemente perché dichiarava il supporto allo smartwatch Pebble. Quella indicazione era presente da ben 2 anni, ma ha creato problemi solo ora, per cui è facile immaginare che tutto ciò riguardi la presentazione dell’Apple Watch. Tuttavia a Cupertino non hanno intenzione di cessare il supporto a smartwatch concorrenti, infatti l’app di Pebble è sempre presente e SeaNav sarà riapprovata semplicemente rimuovendo dalla descrizione la parte in cui si specifica che l’app è compatibile con il Pebble.
We noticed that your app or its metadata contains irrelevant platform information in the app. Providing future platform compatibility plans, or other platform references, is not appropriate for the App Store.
In sostanza il rifiuto è legato alla regola 3.1, dove viene chiarito che l’app e i suoi metadata (tra cui la descrizione) non devono contenere il nome di nessuna altra piattaforma mobile. Decisamente esagerata come imposizione e si presta anche a diverse interpretazioni. Vale per qualsiasi piattaforma o solo per quelle in competizione con le analoghe di Apple? Ad esempio si parlava dalla possibilità che Google volesse estendere il supporto ad Android Wear anche su iOS, ma con questi limiti sarà effettivamente possibile? Basterà chiamare l’app con un nome di comodo, non so, magari “pippo”, per poi “nascondere” all’interno il supporto per Android Wear senza citarlo da nessuna parte? Insomma: possibile che sia solo la descrizione il problema?Apple ha sicuramente tutto il diritto di definire le regole nel suo recinto, ma questo approccio appare quantomeno confuso. Se ora che c’è Apple Watch vogliono bandire il supporto a qualsiasi altro smartwatch che lo dicano apertamente, non ha senso rifiutare un’app solo perché si dice compatibile con Pebble visto che è una sua reale caratteristica. O decidete che non volete questo genere di app oppure accettate che vengano descritte per quello che sono. Le sfumature nel mezzo non hanno senso.
[AGGIORNAMENTO] Per fortuna si è tratta di un falso allarme. Maggiori dettagli qui.