Per me l’Apple Watch più bello è quello da 42mm in acciaio scuro (grigio siderale) con bracciale a maglie in tinta. L’ho adocchiato quando ancora non si conoscevano i prezzi, mentre oggi sappiamo che in Europa costa 1249€. Uno sguardo alle mie finanze è stato sufficiente a farmi accantonare l’idea, anche perché non sapevo ancora se avrei apprezzato l’Apple Watch. Si poteva benissimo rivelare un gingillo poco utile come gli altri smartwatch che ho provato, costringendomi a rivenderlo così come ho fatto con Peeble Steel, Moto 360 ed LG Watch R. Il giorno della presentazione avevo deciso di aspettare che arrivasse in Italia, di vederlo dal vivo e solo successivamente decidere se acquistarlo, perché il design mi aveva lasciato particolarmente freddo. Non ho mai pensato che fosse brutto, ma nelle mie fantasie l’orologio di Apple sarebbe dovuto essere rotondo e più sottile. Per fortuna non l’hanno fatto progettare a me, perché ho potuto verificare con mano quanto uno schermo rettangolare sia più pratico rispetto quello circolare provato su altri smartwatch Android Wear e lo spessore ha consentito di avere una batteria “giusta” pur non essendo così pronunciato.

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Con Elio avevamo deciso di prenderne un paio in Germania il giorno dei preordini e poi ritirarli in negozio, ma questa opzione non è stata contemplata. Nel frattempo i tempi di spedizione continuavano ad allungarsi, arrivando persino a luglio per i modelli più ambiti, per cui ho immaginato che la disponibilità negli altri paesi sarebbe stata posticipata. Ad oggi non si sa ancora quando si potrà acquistare Apple Watch in Italia, ma considerando la situazione generale io ritengo che prima di agosto sarà difficile averlo al polso. Così mi sono armato di coraggio e ho deciso di acquistarlo fuori Italia, sfruttando uno di quei tanti servizi che ti offrono un indirizzo virtuale dove ricevere le spedizioni internazionali e poi ti mandano il tutto a casa in un secondo momento. Ho accantonato l’idea della versione in acciaio che mi piaceva per via dei costi ed ho ripiegato su Apple Watch Sport, sempre 42mm, sempre tutto nero (immagine sopra a destra). Ho fatto l’ordine il 29 aprile e la consegna è prevista per il 22 giugno! Questo succede con i modelli più gettonati, ma ne ho ordinato un secondo grigio da 38mm con cinturino bianco il 2 maggio e l’hanno spedito il 7, per cui è questo che sto usando da una decina di giorni.

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È esattamente il contrario del modello che avrei voluto, per cui non ne sono pienamente soddisfatto, ma il primo impatto è stato comunque positivo. La confezione del modello Sport è molto semplice, più da gadget che da prodotto di orologeria, mentre è leggermente migliore quella dell’Apple Watch. L’unica davvero degna di un orologio di qualità è quella della variante Edition in oro, che onestamente avrei proprio evitato. Per quanto Apple si stia impegnando per conferire un’immagine lussuosa al suo smartwatch, questo rimane un prodotto strettamente legato all’evoluzione tecnologica e, a differenza di un Rolex, non manterrà il valore nel tempo. Magari se ne acquistate uno e lo mettete da parte per una ventina d’anni potrebbe avere un mercato in quanto “primo smartwatch di Apple”, così come può succedere ad un iPhone Edge, ma oggi nessuno vorrebbe usare il primo iPhone e tra vent’anni nessuno vorrà un Apple Watch di prima generazione al polso, anche fosse d’oro.

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Chiaramente la mia è una supposizione, visto che non posso prevedere il futuro, ma usciranno nuove versioni di Apple Watch, con hardware migliore, più funzionalità, maggiore autonomia, ecc.. I ritmi saranno quelli della tecnologia e non quelli dell’orologeria classica, dove un modello pregiato di 50 anni fa è ancora attuale, per cui è facile prevedere che si andrà in contro alla stessa svalutazione dei prodotti di elettronica. Proprio per questo non capisco la versione Edition in oro. Non dubito che qualcuno l’acquisterà, gli sceicchi comprano anche gli smartphone tempestati di diamanti e i WC d’oro, ma trovo poco sensato legare materiali pregiati ai prodotti di consumo. Edition a parte, bisogna dire che i dispositivi Apple mantengono abbastanza bene il loro valore e lo farà anche l’Apple Watch, sopratutto se le nuove versioni arriveranno con cicli meno veloci rispetto gli iDevice, avranno pochi cambiamenti strutturali e i precedenti modelli saranno ben supportati sul piano software. Quest’ultimo aspetto sarà determinante, perché il rinnovo degli smartphone avviene rapidamente e se i nuovi non saranno compatibili con i vecchi Apple Watch questi diventeranno obsoleti. Ora, però, mettiamo da parte le speculazioni sul futuro e vediamo più da vicino il primo dispositivo indossabile realizzato da Apple.

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Come ormai sanno anche i sassi, ci sono tre versioni di Apple Watch, ma le combinazioni possibili considerando le opzioni sulla cassa (dimensione/colore) e cinturino, sono davvero tantissime. Se volete studiare tutte le varianti vi consiglio di farlo direttamente sul sito Apple, inutile ripeterle in questa recensione, ma ritengo sia il caso di ragionare un po’ sulla dimensione della cassa, visto che molti lo ordineranno a distanza. Il mio polso misura 17 cm di circonferenza (durante l’unboxing su Periscope avevo detto 20 per errore) e l’Apple Watch da 38mm mi è sembrato subito un po’ piccolo. Tuttavia dopo qualche giorno di utilizzo ci ho fatto l’occhio e ora lo vedo molto aggraziato. Inizialmente avevo considerato il 38mm come modello da donna, ma oggi non ne sono affatto convinto. Se non avete un polso molto grande, non scartate subito la versione piccola dell’Apple Watch perché ha i suoi vantaggi. È più discreto, più leggero, costa meno ed ha le stesse funzionalità di quello da 42mm. Non ragionate come fareste per uno smartphone, dove schermo più grande vuol dire immagini e video più godibili, questo dispositivo nasce per altre finalità e non ho avuto nessun problema con le interfacce e la dimensione dei testi sul modello da 38mm.

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Per quanto riguarda le varie versioni, onestamente mi sento di escludere dal confronto il modello Edition, che costa una sproposito per essere un gadget hi-tech e probabilmente va giudicato col metro del glamour che proprio non si addice ad un sito di tecnologia (infatti Apple l’ha regalato ad una blogger di moda e non agli esperti di settore).

Il più venduto sarà certamente lo Sport, visto che costa meno ed offre l’esperienza completa di Apple Watch senza nessuna rinuncia. Questo parte da un prezzo di 399€ con cassa da 38mm e di 449€ per quella da 42mm (prezzi Germania), mentre per la versione tradizionale servono 649€ per il 38mm e 699€ per il 42mm. Entrami i modelli vengono forniti di base con il cinturino Sport, ma sull’Apple Watch ci sono anche tante altre varianti che fanno lievlitare il prezzo. La differenza sostanziale tra i due sta tutta nei materiali, perché lo Sport ha la cassa in alluminio anodizzato con vetro Ion-X, mentre nell’altro la cassa è in acciaio inossidabile lucido e il vetro in cristallo di zaffiro (su tutti e due si può scegliere il colore argento o grigio siderale). Il vantaggio dell’Apple Watch è la resistenza, perché sia la cassa che il vetro sono più duri. Il vetro zaffiro può essere rigato solo col diamante, mentre quello Ion-X dello Sport, pur non rigandosi facilmente con oggetti appuntiti, si rovina con della semplice carta vetrata. Di contro quest’ultimo è simile al Gorilla Glass, quindi più elastico e potenzialmente meno incline a rotture rispetto al vetro zaffiro in caso di impatto. Il vantaggio dello Sport, oltre alla questione del prezzo inferiore, è la leggerezza. Ho sentito qualcuno lamentarsi del peso del suo Apple Watch, mentre il mio è come non averlo. Il motivo è che il modello in acciaio da 42mm pesa esattamente il doppio di quello in alluminio da 38mm e se poi si sceglie anche un cinturino in acciaio, come quello milanese, la situazione peggiora. Vi riporto di seguito i pesi delle varie casse:

  • Apple Watch Sport (alluminio) 38mm: 25g
  • Apple Watch Sport (alluminio) 42mm: 30g
  • Apple Watch (acciaio) 38mm: 40g
  • Apple Watch (acciaio) 42mm: 50g

Il cinturino Sport è realizzato in fluoroelastomero. Se cercate questa parolaccia su internet scoprirete che è un polimero speciale costoso ad alte prestazioni, che ha un’ottima resistenza alla deformazione, alle temperature estreme, ai grassi ed agli agenti chimici. Da quel che ho potuto capire è la prima volta che viene usato il fluoroelastomero per il cinturino di un orologio, ma viene da chiedersi perché non ci abbia pensato prima qualcun altro. È morbidissimo, quasi setoso al tocco, non si appiccica alla pelle con il caldo, non si rovina col sudore e mantiene la sua forma inalterata nel tempo. Nel modello da 38mm si trova agganciato il cinturino S/M, ma c’è anche quello M/L incluso nella confezione; con il 42mm succede esattamente l’opposto. Sostituire i cinturini è un gioco da ragazzi: basta premere un pulsante sul retro e si sfilano. Non so se questo meccanismo reggerà il peso degli anni, ma ho provato a forzarlo e non sembra cedere. Anche il sistema di chiusura è inusuale, bisogna prima inserire il perno di metallo nel buco desiderato e poi far passare la punta del cinturino nella fibbia. È facile da mettere ed è praticamente impossibile sganciarlo per sbaglio perché bisogna tirare verso l’alto. Se avete dubbi sul modello da scegliere e sulla grandezza dei vari cinturini, vi consiglio di stampare questo pdf al 100%.

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La cassa dell’Apple Watch è spessa 10,5mm, sia per il modello da 38 che da 42mm. Guardando le immagini su internet mi era sembrata grossa, mentre dal vivo si vede che è assolutamente nella norma per un orologio. Ce ne sono di più sottili, ce ne sono di più spessi, ma al polso sta benissimo. La scelta del form factor rettangolare può non piacere, neanche io l’apprezzo molto a livello estetico, però non è casuale. Sugli Android Wear circolari che ho provato c’era sempre il limite dei testi tagliati alle estremità, mentre su Apple Watch viene sfruttato ogni pixel dello schermo. Il design è quanto di più essenziale possa esistere, con lati ed angoli arrotondati e simmetrici. Forse è un po’ banale, ma probabilmente non è stato facile renderlo così semplice ed armonico fin nei più piccoli dettagli. Alcuni dicono che ricorda il primo iPhone, ma io trovo molte più somiglianze con il 6. È più spesso, ma il profilo è quasi identico, con il vetro frontale che curva prima di attaccarsi al metallo della cornice.

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Il retro dell’Apple Watch è sicuramente più originale, con una placca tonda, lucida e nera, in cui si trova il sensore per il battito cardiaco. Il sistema è basato sugli infrarossi, ma se la lettura risulta difficoltosa si attivano anche i due LED laterali per aumentare il contrasto. L’affidabilità si è rivelata davvero buona, tant’è che equipara le prestazioni dei cardiofrequenzimetri dedicati. Probabilmente avrete letto che non funziona con i tatuaggi, anche se noi non abbiamo riportato la “notizia” visto che è una cosa normalissima. Questo “problema” è presente in tutti i cardiofrequenzimetri, compresi quelli degli altri smartwatch, eppure si è gridato allo scandalo solo quando è arrivato Apple Watch. Personalmente la vedo come una nota di merito per Apple, perché i suoi prodotti si diffondono più rapidamente, vengono usati veramente per tutte le loro funzioni e gli acquirenti non si aspettano altro che la perfezione.

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L’accensione dell’Apple Watch è molto lenta, richiede circa 1 minuto e 15 secondi durante i quali si vede solo il logo Apple in grigio. Il setup e l’abbinamento con lo smartphone sono semplicissimi, ma è necessario possedere un iPhone 5 o superiore. Dopo la scelta della lingua viene mostrata una sfera azzurra animata, la quale va inquadrata tramite l’app Apple Watch su iOS per completare l’abbinamento. Ci viene anche proposto di impostare un codice di blocco a 4 cifre, che però non viene richiesto continuamente. In teoria quando siamo vicini allo smartphone e abbiamo l’orologio al polso non serve inserirlo, in pratica qualche volta appare lo stesso il lucchetto e dobbiamo o inserire il codice manualemente (e i tasti piccoli possono farci sbagliare) oppure sbloccare l’iPhone. Onestamente l’ho disabilitato, perché in caso di furto questo può essere aggirato facilmente, quindi è una complicazione inutile. Nei passaggi successivi del primo setup ci verrà richiesto di installare sull’orologio tutte le app che abbiamo su iPhone che possiedono l’estensione per l’Apple Watch. Sono più di quelle che possiate immaginare e l’operazione potrebbe richiedere anche mezz’ora, per cui vi consiglio di saltare questo passaggio e di installare successivamente solo quelle migliori e che ha senso avere al polso.

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Una volta completato il setup, possiamo iniziare a godere del display dell’Apple Watch, che è di gran lunga il migliore che possiate trovare tra gli smarwatch in commercio. È un pannello OLED – il primo utilizzato da Apple – che ha un’ottima luminosità, buona visibilità all’aperto, neri assoluti e colori vibranti. È altresì uno schermo Retina, con 340 x 272 pixel e 290ppi nel modello da 38mm e 390 x 312 pixel con 302ppi in quello da 42mm. La risoluzione è davvero buona e anche le scritte più piccole sembrano stampate vista la loro precisione.

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Di base viene mostrata l’ora, ma lo schermo non rimane sempre acceso per non consumare inutilmente batteria. Per attivarlo basta il classico gesto di sollevare e ruotare il braccio, che viene riconosciuto in modo particolarmente preciso. Funziona anche se siete distesi e perfino se avete un braccio alzato e lo abbassate di fronte a voi. In tutto il periodo di utilizzo non si è acceso quando volevo solo un paio di volte, in condizioni che non sono neanche riuscito a riprodurre, ma in tal caso basta un tocco sullo schermo per risvegliarlo. Lo stesso risultato si può ottenere premendo il tasto laterale o la corona digitale, ma trovo più semplice un tap sul display.

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La corona digitale è uno degli elementi che differenziano l’Apple Watch dagli altri smartwatch ed è un chiaro riferimento a quella degli orologi tradizionali. Tuttavia si usa diversamente, perché non ci troveremo mai a ruotarla con due dita ma basterà far scorrere l’indice nella zona superiore. Il suo movimento è leggero come l’aria, eppure si ferma immediatamente appena lo decidiamo. Ci si trova ad usarla per ingrandire le foto, visto che su uno schermo così piccolo il pinch-to-zoom sarebbe scomodo, oppure per scorrere le notifiche più lunghe di una schermata, cosa che però trovo più semplice fare con un gesto del dito sullo schermo touchscreen. Dove invece è necessaria ed utilissima, è per selezionare e modificare gli elementi dell’interfaccia. Ad esempio per impostare l’ora di una sveglia, per selezionare un contatto tra i preferiti oppure per definire le funzionalità di una watchface.

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Premendo la corona si accede alla home, costellata di tante icone circolari disposte a mo’ di alveare. La posizione dei singoli elementi si stabilisce dall’app Apple Watch su iPhone alla voce “disposizione app”: possiamo spostare a piacimento le icone e l’aggiornamento avverrà in tempo reale sull’orologio. Io ho 20 app al momento e muoversi è ancora molto semplice, ma salendo a 50 credo diventi un po’ scomodo scorrere in giro fino a trovare l’icona giusta. Per questo motivo possiamo anche ruotare la corona per rimpicciolire la vista ed avere un quadro generale, dove un successivo tocco comporterà l’ingrandimento in quella zona. Così passare da una parte all’altra della schermata risulta un po’ più semplice. Rimane un sistema non proprio immediato con tante app, ma non ho immaginato una soluzione migliore. Creare delle cartelle, ad esempio, non sarebbe una soluzione perché risulterebbe complicato identificarle: l’icona è così piccola che non potrebbe contenerne altre e un testo romperebbe l’armonia dell’interfaccia. In tutti i casi devo dire che tappare sull’icona giusta è abbastanza semplice, anche se queste sono molto piccole, e pochissime volte mi è successo di lanciare erroneamente quella di fianco.

disposizione

Tenendo premuta per 2 secondi la corona digitale si avvia Siri, che alternativamente può essere richiamata dicendo “Ehi Siri” a schermo acceso. Si tratta di una versione alleggerita dell’assistente vocale disponibile su iPhone, che più o meno si usa nello stesso modo. La differenza più evidente è che non parla, quindi dovremo leggere le sue risposte a schermo. C’è uno speaker all’interno di Apple Watch, ma per qualche ragione hanno deciso di non usarlo per dare voce a Siri (forse per non consumare batteria?). Grazie all’assistente vocale potremo, ad esempio, fissare un appuntamento o una sveglia, avviare una telefonata, mandare un messaggio, lanciare una navigazione, oltre che chiedere tutte le classiche informazioni generali come la classifica della serie A, la popolazione di un paese e cose di questo tipo. Qualche volta (ma raramente) è capitato che si disattivasse subito prima che io potessi parlare, ma l’aggiornamento Watch OS 1.0.1 sembra aver risolto questo inconveniente.

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Una cosa che non mi è piaciuta è che non è stato previsto un sistema di interazione con l’assistente vocale di tipo “botta e risposta” e questo lo si nota ad esempio se tentiamo di inviare un messaggio. Se uso Siri per questa operazione vuol dire che probabilmente ho le mani impegnate, mentre la procedura richiede di premere 4 volte il dito sullo schermo: prima sul pulsante d’invio testo (a meno che non scegliate una frase preconfezionata o una emoji), poi su “Fine” per interrompere il riconoscimento di Siri, successivamente per scegliere se inviarlo come audio o testo e, infine, per confermare l’invio. Questo procedimento va benissimo se si sceglie di inviare un messaggio dall’apposita app, visto che sto già interagendo con lo schermo, ma se decido di farlo con Siri vorrei che tutto avvenisse con la voce. Dicendo “invia un messaggio a nome contatto” dovrebbe già iniziare a registrare, magari emettendo un beep o una vibrazione, poi interrompersi da solo quando smetto di parlare e infine essere in ascolto per decidere se inviarlo come “testo” o “audio”.

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Ho anche provato a dire “invia un messaggio vocale a nome contatto”, per fargli capire direttamente cosa volevo fare, ma stranamente la risposta di Siri è stata che non può inviare messaggi audio (mentre invece lo fa). Poi ci sono tante altre operazioni che non si possono eseguire direttamente sull’Apple Watch con il comando vocale: se provate a chiedere di vedere gli appuntamenti di oggi si aprirà l’app calendario sull’orologio, ma per i promemoria, ad esempio, non c’è l’app, quindi se chiedete di visualizzarli si vedrà un’icona in basso a sinistra sull’iPhone dalla quale si può effettuare uno swipe verso l’alto per avviare l’app relativa sul telefono. Insomma, per certe cose si fa prima ad usare Siri sull’iPhone.

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Effettuare una chiamata vocale, invece, è un’operazione semplice e ben gestita. Basta dire “chiama nome contatto” (eventualmente specificando anche se su iPhone, Ufficio, Casa, ecc..) e si avvierà la telefonata. Se invece ci stanno chiamando l’Apple Watch squillerà e vibrerà in modo delicato e potremo rispondere o mettere occupato. L’audio del chiamante viene riprodotto dallo speaker integrato, il quale non è molto potente, ma se lo utilizziamo al chiuso consente di ascoltare e capire senza problemi. All’aperto invece, è meglio evitare, sia perché con rumore ambientale l’audio non è sufficiente e sia perché non è il massimo fare ascoltare la nostra telefonata a chi ci sta accanto. Il microfono è posto sul lato sinistro e se teniamo l’Apple Watch a 10/20cm dalla bocca ci sentono perfettamente, ma va bene solo per conversazioni veloci. L’ho trovato comodissimo quando sono seduto al computer o mentre cucino, ma se la telefonata dura più di un paio di minuti vi annoierete a dover tenere sempre il braccio alzato per parlare.

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Ovviamente l’Apple Watch mostra anche l’ora, infatti l’app orologio è quella predefinita. Ciò vuol dire che se lanciate altre app e le dimenticate attive, dopo circa un minuto verrà impostato a schermo nuovamente l’orologio. Se invece ci si trova all’interno di un’app e si vuole tornare manualmente all’orologio, si deve premere una volta la corona digitale (che torna alla home), una seconda volta per “spostare” le icone fino a “centrare” quella dell’orologio ed una terza volta per aprirlo. In alternativa, dopo essere tornati alla home, si può direttamente tappare sull’icona dell’orologio, ma in tutti i casi è più semplice lasciare le app aperte ed aspettare che questo venga riattivato da solo. Da notare che quando c’è un’icona al centro della home si può anche ruotare la corona per aprirla, cosa che genera un’animazione molto bella. Inoltre se eseguite questa operazione sull’app orologio, l’animazione cambierà a seconda del quadrante attivo (o watchface). Ad esempio con quello che mostra le fasi del giorno e della notte, l’icona dell’orologio si trasformerà nel Sole muovendosi verso la sua posizione attuale. Se provate ad eseguire questa operazione con tutti i quadranti scoprirete diverse animazioni e onestamente ho pensato che solo Apple poteva prodigarsi per curare così nel dettaglio un aspetto che probabilmente noteranno in pochi.

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Lo schermo dell’Apple Watch riconosce l’intensità della pressione e grazie a ciò è stato aggiunto un secondo livello di interazione con lo schermo che è il Force Touch, o tocco profondo. Questo dà accesso a diverse funzionalità a seconda delle app e delle schermate, con il risultato che le interfacce si sono potute alleggerire. Ad esempio aprendo l’app messaggi vedremo solo l’elenco, mentre per comporne uno nuovo si dovrà eseguire un tocco profondo per vedere apparire l’opzione “nuovo messaggio”. Se non ci fosse stato il Force Touch Apple sarebbe stata costretta ad aggiungere un’icona nella schermata principale per questa funzione, rendendo più complessa e caotica l’interfaccia. L’unico difetto, se vogliamo, è che finché non eseguiamo questo tocco profondo non possiamo vedere le opzioni aggiuntive che offre, per cui è necessario andare un po’ alla scoperta le prime volte, ma poi si memorizzano facilmente le varie funzioni. Dopotutto quel che non è presente a schermo, di solito, è contenuto nel menu che appare con tocco profondo.

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Se si preme a fondo sulla schermata dell’orologio si accede alla possibilità di modifica dei quadranti, che sono 10 in tutto. Ho sentito qualcuno lamentarsi dicendo che sono pochi o del fatto che Apple non abbia ancora aperto la possibilità di crearne di nuovi agli sviluppatori, ma c’è da dire che non si possono confrontare questi quadranti con quelli che ho visto su Android Wear. Le watchface realizzate da Apple non sono delle semplici visualizzazioni grafiche diverse dell’ora, la maggior parte di esse dispone di funzioni specifiche e personalizzazioni. Ad esempio nel quadrante “astronomia” si può ruotare la ghiera per vedere l’illuminazione della Terra nelle diverse ore del giorno, andando avanti o indietro per mesi ed anni, oppure si può premere sull’icona della Luna per vedere il suo stato o su quella del sistema solare.

astronomia

Sul quadrante “cronografo”, invece, il pulsante in alto a destra attiverà il cronometro, come si farebbe su un orologio tradizionale. In pratica cambiare i quadranti su Apple Watch non ha solo una valenza estetica ma può essere utile anche per avere funzionalità diverse in base alle necessità del momento. Inoltre quando si è in modalità di scelta della watchface appare in basso anche un pulsante Personalizza, il quale consente di modificare alcuni aspetti del quadrante. Ad esempio su quelli che simulano gli orologi tradizionali si può decidere quante tacchette e ore vedere, stabilire la colorazione oppure definire le informazioni aggiuntive negli spazi predefiniti (il tutto ruotando la corona digitale). A seconda del quadrante scelto avremo la possibilità di visualizzare batteria residua, data e giorno, meteo, fase lunare, prossimo appuntamento, ora del tramonto e indici di borsa. In pratica lo stesso quadrante può dar vita ad un risultato molto diverso una volta personalizzato, infatti dopo i 10 predefiniti è prevista la possibilità di crearne di nuovi partendo da uno di quelli di base e personalizzandolo a piacere.

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Con l’orologio visualizzato si può scorrere dal basso verso l’alto per attivare i Glances, che in italiano è stato tradotto con “sguardi”. Si tratta di una serie di schermate, scorrevoli con swipe orizzontali, che forniscono una visualizzazione ed accesso diretto ad alcune funzionalità dello smartwatch. La quantità e la disposizione sono modificabili dall’app Apple Watch su iPhone e di base troviamo Impostazioni (con icone per modalità aereo, non disturbare, silensioso e un pulsante che emette un beep sullo smartphone per aiutarci a trovarlo), In riproduzione (per controllare il player (anche per app di terze parti come Spotify), Calendario (con gli appuntamenti del giorno), Attività, Meteo, Batticuore (che misura il battito cardiaco), Mappe, Batteria, Meteo, Ore Locali e Borsa. Oltre a questi “sguardi” predefiniti, ogni app può creare il suo, infatti io mi ritrovo anche quelli di Twitterrific, Shazam, Consegne (app Deliveries), Runtastic, Instagram, ecc..

sguardi

Oltre a vedere l’ora, il motivo per cui si userà più frequentemente l’Apple Watch è per la visualizzazione delle notifiche. Non vengono visualizzate solo quelle delle app presenti anche sull’orologio, ma tutte quelle che appaiono sull’iPhone. L’implementazione è davvero ottima perché quando arriva una notifica sentiremo un suono leggero ed un tocco delicato sul polso, reso possibile grazie al Taptic Engine. Alzando l’orologio vedremo prima l’icona dell’app da cui proviene la notifica a pieno schermo e poi questa si rimpicciolirà automaticamente mostrando il contenuto (ci sono anche le immagini nei messaggi, ma non si possono ingrandire). In pratica possiamo vedere una notifica senza dover interagire in nessun modo con lo schermo, risultando efficace anche quando abbiamo le mani impegnate. Se invece decidiamo di ignorare l’arrivo di una notifica, vedremo apparire un’icona rossa in alto nell’orologio e per accedere al centro notifiche si dovrà eseguire uno swipe dell’alto verso il basso, come su iPhone. Qui si vedranno tutte le notifiche perse, con uno swipe verso sinistra si potranno cancellare singolarmente e con un tocco profondo apparirà il pulsante “cancella tutto”.

notifiche

Personalmente ho trovato solo due aspetti negativi: il primo è che se vediamo le notifiche dall’iPhone non vengno cancellate dall’orologio (ma succede così anche tra tablet/smartphone/computer), il secondo è che solo l’app messaggi di sistema prevedere di poter rispondere direttamente, mentre per quelle di terze parti si dovrà utilizzare l’iPhone. Visto che sono tutte così non credo sia una mancanta implementazione degli sviluppatori, ma un limite attuale del WatchKit. Infatti su Watch OS le app di terze parti sono delle semplici estensioni di quelle per smartphone ed è per questa ragione che sono anche più lente di quelle di sistema. Alle volte possono impiegare anche 5 secondi per aprirsi, cosa che può risultare noiosa. Dall’app Apple Watch su iPhone abbiamo non solo la possibilità di decidere quali app installare sull’orologio, ma anche a quali consentire l’invio di notifiche. In questo modo se notate di essere disturbati troppo spesso dai messaggi di Twitter, Instagram o Facebook, potete disabilitarli singolarmente e ricevere solo le notifiche che ritenete più importanti.

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La cosa bella di avere le notifiche al polso è che non si ha più la frenesia di controllare l’iPhone continuamente, per cui possiamo tenerlo in tasca, nella giacca, sulla scrivania o sul divano, e prenderlo solo se è necessario compiere un’azione in risposta ad una notifica. Sempre che non sia un messaggio o una telefonata, visto che a quelli possiamo rispondere direttamente dall’Apple Watch. Se non si è molto attivi sui social questo potrebbe avere un impatto minore, ma per chi riceve centinaia di notifiche al giorno è una svolta. Inoltre se siamo impegnati in altre attività, possiamo mantenere l’iPhone in silenzioso senza perderci nulla grazie all’orologio. L’unico aspetto negativo è che se ci allontaniamo dal telefono oltre il raggio del Bluetooth, diciamo una ventina di metri considerando anche i muri di casa, le notifiche che arrivano in quel lasso di tempo sembrano andare perdute perché non vengono “recuperate” quando ritorniamo nei pressi dell’iPhone. L’Apple Watch ha anche il Wi-Fi, ma non ci sono impostazioni per configurarlo. Molti asseriscono che viene sfruttato per mantenersi in contatto con lo smartphone quando si è sotto la stessa rete, ma a me non ha funzionato. Onestamente non ne ho capito il motivo, ma credo sia un problema solo mio perché alla maggior parte delle persone sembra funzionare.

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Oltre alla corona digitale c’è un secondo pulsante sul lato dell’orologio, il quale possiede al momento un paio di funzionalità. Tenendolo premuto si accede al menu per spegnere l’Apple Watch, attivare la modalità basso consumo o bloccarlo. Con una singola pressione, invece, attiva un menu circolare con i contatti preferiti. Questi vengono “presi” dall’iPhone, ma si possono anche modificare manualmente dall’app Apple Watch. Si vede l’immagine del contatto al centro e con la corona possiamo selezionare quello con cui vogliamo interagire (ma si può anche selezionarlo con un tap). Nella schermata successiva appaiono in basso due icone, a sinistra quella per avviare una telefonata e a destra quella per il messaggio. Se il contatto possiede anche un Apple Watch c’è una terza icona al centro, che consente di accedere ad una originale modalità di interazione. Qui si potrà tappare sullo schermo per mandare un tocco sul polso del destinatario grazie al Taptic Engine, oppure si può inviare un disegno (con i colori che si selezionano in alto a destra) o il battito cardiaco poggiando due dita. Quest’ultima funzione è molto simpatica, perché il ricevente vedrà un cuore che pulsa con la frequenza del nostro battito e sentirà contestualmente una vibrazione sul polso. Devo dire la verità, superata la curiosità di provare queste interazioni, ho concluso che sono sostanzialmente inutili. Tuttavia non dubito che possano fare scalpore tra i più giovani in alcuni paesi come la Cina.

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Una delle funzionalità per cui è potenzialmente più utile l’Apple Watch è quella del monitoraggio dell’attività fisica. L’orologio calcola automaticamente tre cose: il numero di passi, il tempo che passiamo in piedi e le calorie bruciate. Durante il giorno riceveremo notifiche per il raggiungimento degli obiettivi oppure dei messaggi per spronarci. Ad esempio dopo un lungo periodo di inattività, magari perché stiamo seduti alla scrivania, l’orologio ci suggerisce di stare un minuto in piedi. L’idea è interessante, ma ho notato che mi richiede di alzarmi anche mentre sto riposando sdraiato, e questo non è il massimo. L’Apple Watch calcola ogni 10 minuti il nostro battito cardiaco (con l’ultimo aggiornamento la frequenza è calata), oppure lo si può richiede manualmente dalla relativa schermata negli sguardi. Tutte queste informazioni vengono inglobate in Salute sull’iPhone, dove appare anche l’app Attività per monitorarle nello specifico.

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Per quanto riguarda lo sport c’è anche l’app Allenamento sull’orologio, dove possiamo registrare sessioni di camminata, corsa, bici, vogatore, stepper. L’Apple Watch non ha il GPS integrato, ma riesce a monitorare abbastanza bene tutte queste attività se non vogliamo portare con noi l’iPhone (ovviamente non avremo la memorizzazione del percorso). Onestamente credo che il suo funzionamento sia più che sufficiente e completo per un uso non professionale, ma chi fa sport ad alti livelli potrebbe trovare insufficienti le funzioni base dell’Apple Watch. Da notare che in teoria possiamo utilizzarlo anche in piscina essendo resistente all’acqua e agli schizzi (certificazione IPX7), infatti io lo uso senza problemi sotto la doccia. Tuttavia non è indicato per immersioni prolungate ed è prevedibile che il cloro o il sale marino possano danneggiarlo (specie il cinturino in pelle), quindi va usato sempre con una certa cautela.

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All’interno dell’Apple Watch c’è una memoria di 8GB, di cui 4 sono disponibili per i contenuti dell’utente. 2 di questi GB possono essere utilizzati per memorizzare una playlist in locale, che più o meno dovrebbe poter contenere fino a 250 brani. Grazie a questa soluzione potremo collegare all’Apple Watch delle cuffie Bluetooth ed usarlo per riprodurre la musica anche senza avere con noi l’iPhone.

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Altra funzione per cui risulta pratico l’orologio è per la navigazione satellitare. Possiamo impostare rapidamente una destinazione con l’uso della voce per poi ricevere le indicazioni al polso. In prossimità di una svolta si sentono tre tocchi sul polso e lo schermo mostra la distanza dell’incrocio e la direzione da prendere. È molto più comodo rispetto a dover guardare ogni volta lo smartphone, specie se non si possiede un supporto da auto. Da notare che se indicate una via dal nome molto comune, verrà presa di default quella più vicina alla vostra posizione, quindi se dovete andare in un’altra città è bene specificarlo: ad esempio “naviga verso via Roma a Milano”.

navigazione

Una cosa importante da segnalare è che durante il primo setup (o anche successivamente dalle impostazioni) possiamo decidere su quale braccio terremo l’Apple Watch e il conseguente orientamento dei pulsanti. Infatti se si indossa l’orologio sul braccio destro è più pratico avere la corona digitale sul lato sinistro, anche se si troverà in basso e non in alto. Il primo giorno in cui ho usato lo smartwatch di Apple ho consumato la batteria in poche ore, andando ad esplorare tutte le varie impostazioni e funzionalità. Nei giorni successivi l’ho adoperato in modo assolutamente normale, ricevendo un centinaio di notifiche, guardando ogni tanto l’ora, effettuando tre/quattro telefonate, riproducendo una mezz’ora di musica e inviando una decina di messaggi. In questo modo la batteria dura dalla mattina alle 8:30 fino a sera inoltrata senza alcun problema. Anzi, una volta sono arrivato a mezzanotte con il 43% di carica residua ed ho voluto provare se poteva resistere due giorni, ma alle 13:49 di quello successivo ho raggiunto la soglia critica del 10%.

batteria

A quel punto l’Apple Watch ci avverte che possiamo attivare la modalità “Basso consumo”, nella quale rimarrà attiva solo la funzione orologio (e da cui si esce riavviando tenendo premuto il pulsante laterale). Ovviamente così diventa decisamente poco smart, per cui è molto meglio ricaricarlo ogni sera anche se c’è ancora molta autonomia. In tutti i casi si può anche dare una carica veloce durante il giorno perché per arrivare dal 10% al 50% bastano solo 30 minuti, mentre ci vuole circa 1 ora e 50 per raggiungere il 100%. Per la ricarica c’è il classico alimentatore USB ed un cavo (insolitamente lungo) alla fine del quale si trova un disco di plastica calamitato (che è di metallo nel modello in acciaio). Basta avvicinarlo al retro dell’Apple Watch dal lato giusto (quello leggermente concavo) e si aggancerà da solo ricaricando l’orologio tramite induzione. Onestamente l’idea di dover caricare un altro dispositivo tutte le sere non mi entusiasma, ma farlo ogni due giorni non avrebbe migliorato la situazione. Sarebbe stato un vantaggio una batteria di una settimana, ma a quanto pare con l’attuale tecnologia ed uno schermo del genere è impossibile. Comunque, se devo essere del tutto sincero, mettere sotto carica l’orologio insieme all’iPhone ogni sera non mi è pesato per niente: ci vuole davvero un attimo. Inoltre non erode per niente la batteria dello smartphone, perché quello che consuma il Bluetooth (che è comunque poco) è compensato dal minore uso del telefono. L’unica cosa è che avrei preferito una bella basetta come quella del Moto 360, comunque se ne trovano già moltissime in giro realizzate da terzi.

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Tra le varie app presenti sull’Apple Watch troviamo anche quella per lo Scatto remoto (che mostra cosa sta inquadrando la fotocamera dell’iPhone), quelle per Sveglia, Timer, Cronometro, Calendario, Meteo, Borsa, Mappe, Mail, ecc.. Si usano tutte abbastanza bene, ma ci sono ovviamente dei limiti. Ad esempio per le Foto possiamo sincronizzare un album (o anche le preferite) della nostra Libreria Foto iCloud, ma queste si vedranno chiaramente piccolissime e c’è un limite fino a 75MB complessivi (che per la dimensioni in cui vengono memorizzate corrispondono a circa 500 foto). Anche Mail è sostanzialmente inutile visto che non gestisce l’HTML, per cui alla fine la maggior parte dei messaggi si vedono male e incompleti. Insomma, non aspettatevi di poter fare qualunque cosa sull’Apple Watch e anche se ci sono già moltissime app di terze parti, la dimensione dello schermo sarà sempre un limite per certe operazioni. Tuttavia è giusto così, non vogliamo mica avere un iPhone al polso, lo smartwatch è solo un’estensione.

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A muovere l’Apple Watch ci pensa il SoC S1, un chip a 28nm che a quanto pare è realizzato da Samsung ed è equipaggiato con 512MB di RAM. La potenza di calcolo è molto elevata viste le dimensioni e anche la memoria è tanta se si pensa che l’iPhone 6 ne ha solo il doppio. L’Apple Watch è effettivamente molto reattivo nelle animazioni e nell’uso dei controlli e gli unici rallentamenti si hanno utilizzando app di terze parti, visto che queste non possono scaricare i contenuti direttamente da internet ma sfruttano l’app su iPhone come ponte. Apple, comunque, ha già chiarito che queste limitazioni sono solo temporanee e con i successivi aggiornamenti gli sviluppatori potranno realizzare app “native” che sfruttano completamente le buone risorse hardware di questo smartwatch.

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Non c’è dubbio che Watch OS debba maturare, ma allo stato attuale si è dimostrato essere completo e con pochi bug. Gli unici inconvenienti che ho avuto sono stati un riavvio mentre inviavo un messaggio e una volta in cui lo schermo non si accendeva in nessun modo (risolto con un riavvio). Ho trovato utile anche il doppio clic sulla corona digitale, che non è proprio un vero multi-tasking, ma consente di alternare rapidamente le ultime due app usate in modo velocissimo. L’unica funzionalità che non ho potuto provare è Apple Pay, poiché non è disponibile in Italia. Grazie al chip NFC integrato, l’Apple Watch può effettuare dei pagamenti sui POS contactless con un semplice doppio clic del pulsante laterale.

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Conclusione

Resta da capire se l’Apple Watch sia effettivamente utile o solo un gadget per fanatici. Quello che tutti potete facilmente immaginare è che non si tratta di un dispositivo essenziale e probabilmente non c’è una sola funzione di cui non si possa fare veramente a meno. Non è come uno smartphone, che può cambiare drasticamente la produttività ed incrementare le possibilità di interconnessione con gli altri, ma è da intendersi come un dispositivo personale che offre una serie di comodità. Tuttavia, dopo aver provato numerosi smartwatch, posso dire due cose: la prima è che l’Apple Watch è il più completo, comodo e pratico attualmente in commercio, la seconda è che il giorno in cui l’ho dimenticato a casa ne ho sentito la mancanza. Quest’ultima sensazione, in particolare, non l’ho provata con nessun altro smartwatch, anche quelli che mi sono effettivamente piaciuti come il Moto 360. Con Apple Watch vedere le notifiche è molto comodo e le cose che puoi fare, come inviare messaggi o seguire le indicazioni stradali, sono effettivamente utili e ben implementate. Onestamente mi ha stupito constatare che il primo smarwatch di Apple sia già più maturo delle decine di Android Wear che si susseguono già dall’anno scorso. Sull’estetica ho sentito dire sia che è una schifezza, sia che è bellissimo, ma come sempre la verità sta nel mezzo e anch’io mi trovo in quella posizione. Il design non mi fa gridare al miracolo, ma ci sono due cose indiscutibili: che è costruito in modo impeccabile fin nei minimi particolari e che il form factor rettangolare è stato di aiuto nell’interfaccia. Magari Apple, con la sua meticolosità, sarebbe anche riuscita ad usare un quadrante rotondo senza i difetti che si trovano su Android Wear, ma in tutti i casi questo display offre più contenuti e meglio visibili a parità di dimensione. Il prezzo, si sa, è sempre un tasto dolente quando parliamo di prodotti realizzati a Cupertino, e l’Apple Watch non è da meno. Tuttavia esistono anche delle versioni abbastanza abbordabili, come quella che ho provato io (Sport 38mm) e se di base l’idea di uno smartwatch vi stuzzica, questo è un prodotto che non vi deluderà. I primi segnali di vendita sono incoraggianti ma è difficile prevedere se si rivelerà il prossimo successo planetario di Apple, soprattutto dopo averlo provato solo 10 giorni. Personalmente ritengo che debba migliorare nelle funzionalità di Siri e che le app social debbano poter consentire di rispondere ai messaggi direttamente dall’Apple Watch, ma complessivamente mi è piaciuto ed è il primo smartwatch che effettivamente desidero avere ed usare (anche se venderò questo bianco per comprare quello grigio siderale).

Visto che molti lo hanno chiesto ho scritto un articolo per spiegare come acquistare un Apple Watch dall’Italia fintanto che non sarà disponibile da noi.

PRO
Design pulito e costruzione molto curata
Display eccellente per colori, luminosità, risoluzione
Cinturini molto pratici da sostituire
Veloce e reattivo (tranne con le app di terze parti)
Pratica corona digitale per la modifica dei parametri
Buona gestione delle notifiche
Cardiofrequenzimetro molto preciso
Divertenti funzioni di comunicazione con altri Apple Watch
Comandi ricchi e semplici da imparare
Interfacce semplici ed efficaci
Utile funzione Force Touch per i comandi aggiuntivi
Animazioni di sistema molto curate
Quadranti multi-funzione personalizzabili
Si può usare anche per le telefonate
È resistente all’acqua e agli schizzi
Pratico sistema di navigazione turn-by-turn
Riconoscimento vocale non perfetto ma tra i più accurati

CONTRO
Prezzo elevato
Funzionalità di Siri da migliorare
Impossibilità di rispondere ai messaggi dalle app di terze parti
App di terze parti lente

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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