Come scegliere una macchina fotografica Reflex o Mirrorless

Nel corso di questi anni abbiamo pubblicato decine di recensioni di macchine fotografiche, guide e consigli sulla fotografia e la post-produzione. Quello che vorrei provare a scrivere oggi è un articolo in cui tutte queste informazioni siano condensate e rielaborate al fine di aiutarvi nella scelta della macchina fotografica. Il lettore tipo di questa pagina non è un esperto in materia, per cui cercherò di mantenere il linguaggio più semplice possibile, ma è possibile che le riflessioni esposte di seguito siano d’aiuto anche ai fotografi più navigati quando in dubbio tra due o più modelli. La prima cosa da stabilire è che la macchina fotografica “perfetta” non esiste, perché ogni caratteristica può risultare un vantaggio o uno svantaggio a seconda delle proprie necessità. Ad esempio potreste pensare che più megapixel siano sempre meglio, ma molto spesso questa qualità è controbilanciata da una peggiore resa ad alte sensibilità (sinteticamente, quando c’è poca luce). E ancora: con maggiore risoluzione è facile che si riduca la velocità dello scatto in sequenza, perché aumentano i dati che il processore deve elaborare tra una foto e la successiva. Ci sono modelli in cui si trovano sia tanti megapixel che raffica veloce, ma di solito sono nella fascia più alta del mercato, dove l’aspetto negativo può essere il prezzo.

Non esiste un modo semplice e univocamente valido per valutare le macchine fotografiche, per cui dobbiamo allontanarci per un attimo dalle specifiche tecniche e rimettere al centro noi stessi.

Bisogna ricordare che sono semplici strumenti è che la cosa importante è il raggiungimento dei nostri obiettivi. Chi ha intenzione di fotografare prevalentemente dei paesaggi avrà sicuramente esigenze diverse da chi vuole seguire eventi sportivi, per cui dobbiamo stabilire un ordine di priorità e decidere di conseguenza. Inoltre è importante evitare di cadere nella trappola del marketing delle novità, quello per cui il modello di oggi è sempre meglio di quello di ieri, perché spesso le differenze sono marginali. Questo vale un po’ in tutti i mercati, ma è ancora più rilevante con le fotocamere ad obiettivi intercambiabili, dove questi ultimi “fanno la fotografia” più del corpo macchina.

schema-reflex

Reflex o Mirrorless?

Probabilmente avrete già sentito questi nomi, ma non tutti hanno chiara la differenza. In realtà basta tradurre dall’inglese per capire che nelle Reflex (che significa “riflesso”) c’è uno specchio, mentre è assente nelle Mirrorless (letteralmente “senza specchio”). Questo elemento, posto tra l’obiettivo e il sensore, ha lo scopo di riflettere i raggi luminosi ed indirizzarli verso l’alto in un pentaprisma (o pentaspecchio) attraverso il quale possiamo vedere esattamente ciò che la fotocamera inquadra. Il sistema è idealmente simile a quello del periscopio di un sottomarino, dove in sostanza abbiamo un “mirino dislocato”. Nelle vecchie fotocamere senza specchio (note come Rangefinder) c’era un mirino ottico ma non era collegato all’obiettivo, per cui il fotografo curava una inquadratura che poi risultava essere diversa nella foto, per via di quello che viene definito “errore di parallasse”.

errore-parallasse

Nelle moderne Mirrorless, invece, il mirino ottico non c’è proprio e al suo posto possiamo trovare quello elettronico. In pratica si tratta di un piccolo display che mostra in tempo reale la scena che stiamo inquadrando, né più né meno di quanto farebbe uno smartphone. Le differenze tra le due soluzioni sono numerose, ma se un tempo i mirini ottici erano sempre preferibili, oggi la qualità di quelli elettronici è nettamente migliorata e la scelta è dettata dalle proprie preferenze. Con le Reflex vediamo più o meno come ad occhio nudo, quindi non ci sono problemi di scalettature o ritardi, mentre usando un mirino elettronico si possono presentare questi difetti se non si ha una risoluzione elevata ed un’ottima frequenza di refresh. Per fortuna le recenti Mirrorless hanno dei display di qualità elevatissima come mirini (superiori perfino allo schermo principale) per cui anche nei modelli economici non ci sono problemi nell’utilizzo (ovviamente nelle top di gamma sono migliori). Inoltre offrono un vantaggio interessante, che è quello di vedere in tempo reale un’immagine molto simile alla fotografia finale, mentre con quello ottico ci vuole tanta esperienza per prevedere il risultato dopo lo scatto. Essendo a tutti gli effetti un display, il mirino elettronico può anche mostrare molte più informazioni al fotografo, che possono aiutarlo a perfezionare i parametri di scatto ed ottenere un’immagine migliore. Quando c’è poca luce il mirino ottico può offrire una visuale più chiara, ma questa non è una regola, perché alcune Mirrorless riescono davvero a vedere al buio, molto di più di quanto possa fare l’occhio umano. Ci sono persone che preferiscono sempre e comunque la visione ottica, ma tante altre hanno imparato ad apprezzare i mirini elettronici ed i loro vantaggi. Nelle Reflex, ad esempio, lo specchio deve sollevarsi meccanicamente affinché la luce che passa dentro l’obiettivo possa arrivare al sensore invece che essere deviata fino al mirino e questo movimento su ogni scatto ha due ricadute: i potenziali danni dovuti all’usura e la rumorosità. Quest’ultimo aspetto può essere determinante per chi scatta a teatro, in chiesa, ecc.. visto che una Mirrorless con otturatore elettronico è completamente silenziosa. Altra cosa da considerare è che senza lo specchio il corpo macchina può essere più compatto e leggero (di questo riparleremo meglio più avanti). Un vantaggio spesso trascurato delle Reflex è che la visione ottica non consuma energia, per cui le batterie durano solitamente più a lungo rispetto le Mirrorless.

dimensione-sensori-1

Il Sensore

Il sensore è quell’elemento che nella fotografia digitale sostituisce la tradizionale pellicola. Nel mondo delle Reflex e delle Mirrorless ne troviamo di diverse dimensioni e con più o meno megapixel (valore dato dalla moltiplicazione del numero di pixel di base ed altezza di una fotografia). Il sensore più grande (escludendo le medio formato) è quello che viene definito Full Frame, che ha dimensioni analoghe ad un singolo fotogramma sul negativo di una pellicola 35mm. Scendendo abbiamo l’APS-C, che è il più diffuso, poi il Quattro Terzi di Panasonic e Olympus e, infine, il formato CX utilizzato dalle Mirrorless Nikon serie 1. Le prime cose da stabilire sono che la qualità di un sensore non è data dai suoi megapixel e che a parità di dimensione e risoluzione due sensori possono offrire risultati differenti. Lo so, queste affermazioni complicano le cose, infatti si eseguono test sui sensori per stabilire la loro gamma dinamica, profondità colore e resa ad alti ISO. C’è perfino un’azienda che assegna un punteggio ad ogni macchina fotografica. Non c’è modo di sapere come si comporta un dato sensore senza provarlo, se non quello di leggere un’approfondita analisi online o su una rivista di settore, ma ci sono dei punti di riferimento generalmente validi. Ad esempio: un sensore più grande ha una superficie sensibile maggiore, quindi cattura più luce e di solito offre immagini più pulite ad alte sensibilità (rapporto segnale/rumore). Inoltre: a parità di dimensione del sensore avere meno megapixel è un vantaggio per il contenimento del rumore (perché il singolo fotoricettore è più grande).

testiso-sensori

In linea generale la risoluzione è un elemento sovrastimato che spesso ha più efficacia nel marketing che nei risultati. 16 megapixel sono già abbondanti e consentono di stampare fotografie 30×40 cm ad altissima risoluzione (300 dpi) oppure dei 50×70 cm ancora molto buoni (150 dpi). Non è un caso che le top di gamma attualmente in commercio di Canon e Nikon, 1D-X e D4s, si fermino rispettivamente a 18 e 16MP massimizzando la velocità e la resa ad alti ISO. E se un professionista è ben felice di lavorare con queste risoluzioni, sicuramente potete farlo anche voi. Tuttavia ci sono alcuni settori specifici in cui tanti megapixel possono aiutare, mi vengono in mente la paesaggistica (dove è facile avere foto con tanti dettagli, anche in lontananza o molto piccoli, e dove si usano spesso ISO bassi) oppure anche la moda e lo still life (dove è frequente la stampa ad alta risoluzione sui cartelloni pubblicitari e situazioni di luce controllata). Anche questi lavori si possono fare con 16MP, ma oggi ci sono corpi Full Frame con sensori da 36/50MP che sono oggettivamente più indicati, senza scomodare banchi ottici e medio formato. In teoria un altro vantaggio delle risoluzioni elevate è la possibilità di effettuare crop (taglio) della foto avendo ancora molto dettaglio, ma onestamente non è una pratica che considero usuale o prioritaria: molto meglio avvicinarsi al soggetto o usare un teleobiettivo, sfruttando tutto il sensore, invece di effettuare tagli successivamente.

differenza-risoluzione

Altra cosa importante è la gamma dinamica, che possiamo descrivere sinteticamente come la differenza di luminosità tra l’area più chiara e quella più scura con informazioni ancora leggibili catturabili dal sensore. Avete presente quando in una foto le aree più luminose si vedono come una macchia bianca anche se dal vivo le vedete bene? Quelle aree “bruciate” nascono perché i sensori hanno una gamma dinamica inferiore all’occhio umano e non riescono a riprodurre nella stessa scena aree molto scure ed altre molto chiare, anche se noi riusciamo a vederle. Nella paesaggistica un’elevata gamma dinamica è fondamentale e i migliori sensori in questo ambito oggigiorno sono di Sony (che sono utilizzati anche da Nikon e Olympus su alcune fotocamere). Ciò non toglie che potete vedere paesaggi bellissimi scattati anche con una Canon, perché non si raggiunge sempre il limite della gamma dinamica e molto si può fare anche in fase di scatto (ad esempio con HDR o utilizzando filtri) o in post produzione (recuperando ombre e luci dai file RAW).

gamma-dinamica

Nella foto qui sopra le aree in rosso sono bruciate. L’occhio umano ha una gamma dinamica di circa 24 stop e riesce a vedere bene questa scena ad alto contrasto, mentre il sensore fotografico può esporre bene solo per le aree in ombra bruciando quelle chiare o per quelle più illuminante bruciando quelle scure (che risulteranno nere). Nell’esempio è stata utilizzata una Nikon D800 che ha un sensore da 14 stop, che è tra i valori più alti per una fotocamera Full Frame.

Per riassumere brevemente possiamo dire che un sensore più grande o con meno megapixel può essere un vantaggio per la resa ad alte sensibilità e la velocità di scatto, mentre le risoluzioni maggiori sono d’aiuto in alcuni ambiti come la paesaggistica o la moda. In tutti i casi è bene cercare informazioni specifiche su ogni sensore, perché anche a parità di dimensione e megapixel la resa può essere diversa a seconda del produttore e della tecnologia utilizzata. Ovviamente questi discorsi hanno senso fino ad un certo punto, perché se anche identifichiamo la fotocamera con il sensore “migliore per le nostre necessità/gusti”, questa potrebbe essere troppo costosa. Infatti abbiamo capito che un sensore più grande in genere è meglio, ma di solito questo comporta dimensioni e costi maggiori, sia per il corpo macchina che per gli obiettivi. Ancora una volta la discriminante devono essere le nostre necessità: se abbiamo proprio bisogno di una fotocamera Full Frame presumibilmente possiamo anche sostenerne la spesa, in caso contrario converrà optare per sensori più piccoli. E non vi disperate: ci sono professionisti molto noti che scattano usualmente con APS-C o Micro Quattro Terzi, per cui non sarà il sensore a limitare la bellezza delle vostre fotografie.

5d-vs-nikon1

Il corpo

Sono tante le caratteristiche da considerare nella scelta di un corpo macchina, alcune delle quali legate a doppio filo con quanto detto finora. Abbiamo infatti determinato che le fotocamere senza specchio possono essere più compatte e che quelle con sensori più grandi sono, in genere, più voluminose. Tutto ciò ci porta ad una semplice conclusione: se abbiamo la necessità di viaggiare leggeri sarà sicuramente meglio optare per un corpo Mirrorless, magari con un sensore inferiore al Full Frame. È bene precisare che ci sono delle senza specchio piccole pur essendo Full Frame, come le Sony A7, ma gli obiettivi saranno sempre più voluminosi, pesanti e costosi rispetto quelli destinati a fotocamere con sensori piccoli, in quanto devono “illuminare” un’area più grande (ma di questo ne parleremo meglio nel paragrafo successivo). Le fotocamere piccole hanno sicuramente un vantaggio in termini di portabilità, ma se abbiamo mani grandi possono essere più scomode da impugnare. Ci sono però anche delle Mirrorless con sensori piccoli che hanno una buona ergonomia, ad esempio mi viene in mente la Micro Quattro Terzi Panasonic GH4 che, pur essendo compatta, consente di tenere tutte le dita sull’impugnatura. Da questo punto di vista sarebbe opportuno provare il corpo macchina dal vivo, così da individuare quello che ci risulta più comodo in mano. Oltre alle caratteristiche fisiche, ci sono anche altri elementi in gioco, come ad esempio la qualità costruttiva e i controlli. In linea di principio le fotocamere più costose e professionali hanno una struttura in metallo, sono tropicalizzate (ovvero hanno guarnizioni per resistere a polvere, schizzi d’acqua e temperature estreme) e dispongono di una quantità maggiore di ghiere e pulsanti (questo a prescindere dal fatto che siano Reflex o Mirrorless). Per quanto riguarda l’uso di metallo questo ha una conseguenza logica e semplice: maggiore robustezza e durabilità. La tropicalizzazione, invece, può essere un requisito fondamentale per alcuni generi fotografici, perché se si prevede di usare la fotocamera in condizioni ambientali e climatiche avverse diventa una necessità: per fotografare nel deserto o in alta montagna, ad esempio, servono corpi ed obiettivi tropicalizzati. La quantità di controlli fisici in genere cresce con la qualità e il prezzo di una fotocamera, ed è indice di maggiore professionalità. Avere più ghiere e tasti consente di impostare rapidamente i parametri e spesso queste funzionalità sono accompagnate dalla presenza di un display LCD supplementare nella zona alta, utile per controllare i settaggi senza dover usare lo schermo. In genere i novizi usano molto gli automatismi, quindi non hanno necessità di tanti tasti e ghiere, mentre gli amatori evoluti o i professionisti preferiscono avere controlli diretti per ogni parametro (tempo/diaframma/iso/bilanciamento del bianco/metering/avanzamento/messa a fuoco/ecc..). Si potrebbe pensare che a corpo macchina più grande corrispondano più pulsanti, ma non è necessariamente vero. Ad esempio la Panasonic GH4 citata poco prima è piccola, ma completissima: ha due ghiere dei parametri, 4 tasti funzione personalizzabili, selettore manuale del metodo di avanzamento, selettore per la messa a fuoco, ghiera del modo di scatto più i pulsanti per l’accesso diretto a bilanciamento, sensibilità e compensazione.

panasonic-gh4

In sostanza la quantità di controlli è più correlata al prezzo del corpo che alla sua dimensione. Sommariamente potremmo dire che nelle entry level abbiamo una sola ghiera dei parametri e pochi accessi diretti, nelle mid range c’è qualche tasto in più, nelle prosumer due ghiere dei parametri e tanti pulsanti, nelle professionali ancora più accessi diretti ed un display LCD supplementare (alle volte persino 2). Scegliete in base alle vostre necessità ed al livello di controllo che desiderate avere sulla fotocamera, ricordandovi che più si sale di segmento più aumentano i prezzi, la complessità e la qualità del corpo. Prima di chiudere c’è un altro aspetto che considero rilevante sul corpo ed è costituito dall’accoppiata mirino/display. Le Reflex hanno sempre un mirino ottico per via della loro stessa costruzione, mentre nelle Mirrorless è un’opzione: in quelle a basso costo di solito viene sacrificato per contenere prezzo e dimensioni, mentre lo troviamo nei modelli di fascia più elevata. Avere il mirino può essere un vantaggio rilevante scattando con forte luce ambientale, quando il display diventa poco leggibile, ma è anche una questione di gusto: molte persone preferiscono sempre e comunque scattare guardando nel mirino. Per quanto riguarda il display, invece, le dimensioni si equivalgono più o meno in tutti i modelli (3/3,2″), ma alcuni hanno il vantaggio di essere articolati e touchscreen. Quest’ultima caratteristica non la ritengo determinante, anche se in alcuni casi può far comodo per decidere rapidamente il punto di messa a fuoco come negli smartphone, mentre la possibilità di muovere lo schermo può risultare un vantaggio importante per le auto inquadrature, per scattare fotografie da angolazioni inusuali (ad esempio raso terra o con le braccia sollevate sopra la testa) oppure per non dare nell’occhio mentre catturiamo momenti di vita tra la folla (se teniamo la fotocamera a metà busto con lo schermo rivolto verso l’altro possiamo fotografare senza che la gente se ne accorga). Gli schermi migliori, infine, hanno anche più pixel ed una migliore corrisponde colore.

corredo-olympus-micro-quattro-terzi

Gli obiettivi

Non c’è fotografia senza obiettivo e la sua qualità è molto più importante di quella del sensore. Si possono catturare immagini bellissime con un buon obiettivo anche su corpi macchina con sensori considerati vecchi e superati, mentre risulta impossibile avere una foto di qualità con un obiettivo scadente, anche se si usa la più professionale delle fotocamere. Il sensore ha il suo peso, ma in sostanza si limita a registrare ciò che la lente “vede”, per cui è lei l’elemento prioritario del sistema. Se si possiede già una fotocamera accettabile ma con obiettivi mediocri è molto meglio tenere il vecchio corpo macchina e spendere i propri soldi per comprare delle lenti migliori, perché è così che noteremo il cambiamento più evidente. Inoltre gli obiettivi rappresentano un investimento migliore, perché mantengono molto di più il loro valore nel tempo e possiamo continuare ad usarli cambiando il corpo macchina se rimaniamo con lo stesso sistema (ne parleremo meglio tra poco). Quando si acquista una fotocamera si può scegliere il solo corpo oppure il kit con un obiettivo. Nei modelli di fascia medio-bassa di solito si tratta di lenti mediocri per qualità ottica e costruttiva, ma costano poco (circa 100/200€), quindi conviene acquistarle lo stesso per iniziare subito a scattare e per avere un obiettivo “muletto” da usare in situazioni poco impegnative. Nei modelli di fascia alta l’obiettivo può incidere molto sul costo complessivo (dai 500 ai 1000€), però è facile che si tratti di una lente di alta qualità, che acquistata separatamente costerebbe di più, quindi anche in questo caso ritengo sia una scelta saggia scegliere il kit. Fanno eccezione solo i casi in cui si sappia già esattamente di quale obiettivo si ha necessità e questo non sia fornito in kit con la fotocamera.

obiettivi-kit

Valutare la qualità di un obiettivo non è una cosa semplice e sopratutto non rientra nelle finalità di questo articolo. Ne sto parlando semplicemente perché non si può comprare una macchina fotografica senza aver prima preso in considerazione il suo parco di ottiche. Alcuni si lasciano influenzare dai marchi, ma onestamente ritengo che scegliere Nikon, Canon, Sony o altri non faccia una grande differenza, mentre è sicuramente rilevante la qualità e la quantità di obiettivi di ogni sistema. In teoria potreste non voler mai andare oltre la lente del kit, che ha uno zoom e una luminosità in grado di sopperire ad esigenze basilari, ma vi consiglio di tenere in considerazione fin da subito l’eventualità di aver bisogno di un altro obiettivo. Vi potrà succedere perché vi accorgete di non riuscire a scattare con poca luce (allora ci vorrà un obiettivo più luminoso), perché volete fotografare dei dettagli (obiettivo macro) oppure per avere una visione più ampia nel paesaggio (grandangolo). Questi sono solo alcuni degli esempi possibili, ma ci sono una infinità di situazioni di scatto in cui l’obiettivo del kit può risultare insufficiente. Per questo motivo è importante conoscere due o tre cose sull’argomento, così da poter valutare anche questo aspetto nella scelta della propria fotocamera.

fujifilm-xt1-front-left

La prima cosa da sapere è che ogni obiettivo ha una lunghezza focale espressa in mm ed una apertura massima (o luminosità) espressa con una frazione di f (in cui un denominatore più piccolo è meglio). Quando si tratta di lenti zoom, invece, si avrà una coppia di valori per ogni estremo. Ad esempio si può leggere 18-55mm f/3,5-5,6 (foto in alto), che significa apertura massima di f/3,5 alla minima focale (18mm) e di f/5,6 a quella massima (55mm). Un obiettivo del genere è detto ad apertura variabile mentre quelli migliori, di solito, hanno apertura fissa e possiedono due numeri per la distanza focale ed uno solo per la luminosità (ad esempio 16-50mm f/2,8). In linea di massima la migliore qualità ottica si trova negli obiettivi fissi luminosi (es. 35mm f/1,4), a seguire ci sono gli zoom con ridotta escursione e apertura costante (es. 24-70mm f/2,8), poi quelli con ridotta escursione ed apertura variabile (es. 24-70mm f/3,5-5,6) e, infine, quelli con tanto zoom e luminosità variabile (18-300mm f/3,5-6,3). Questi ultimi, anche detti “tuttofare”, sono estremamente pratici in viaggio, perché con una sola lente si riesce a fotografare un paesaggio, un primo piano o un dettaglio distante, ma sono i meno indicati se si ricerca la qualità.

lunghezza-focale

Se avete già una minima infarinatura di fotografia, probabilmente conoscerete il concetto di lunghezza focale e saprete che a numero minore corrisponde maggiore angolo di campo (che potremmo tradurre come “ampiezza della visuale”). Tutto quello che sta sotto i 35mm viene considerato grandangolo, intorno ai 50mm abbiamo il normale (che grosso modo corrisponde alla visione umana) e da 85mm in poi ci sono i tele. Ai due estremi troviamo varie altre nomenclature, come ultra grandangolare o super tele, ma sostanzialmente è importante ricordare queste tre lunghezze focali che fanno da spartiacque. In genere diciamo che i grandangoli sono adatti a paesaggio ed architettura mentre i tele ai ritratti e alla caccia fotografica, ma non è una regola assoluta. Potete fare anche un bel paesaggio con un tele o un ritratto ambientato con un grandangolo, tutto dipende dal vostro occhio, dalla situazione ambientale e dai risultati che si vogliono ottenere.

fov-crop

La situazione si complica se scegliamo un corpo macchina con un sensore più piccolo del Full Frame perché le lunghezze focali degli obiettivi sono espresse sempre considerando come riferimento la pellicola (che è equivalente al sensore Full Frame), ma la resa cambia con sensori più piccoli. Se montiamo un obiettivo 50mm su un corpo macchina APS-C, questo troverà una superficie sensibile di misura inferiore alla pellicola e tutte le informazioni ai bordi non saranno registrate. In pratica è come prendere una fotografia e tagliare via una porzione a cornice, ottenendo quello che viene chiamato “crop”. In questo modo ci si avvicina al soggetto della foto, con un effetto simile (ma non identico) a quello che otterremmo con una lunghezza focale maggiore (o zoomando). Per questo motivo quando si sceglie un obiettivo da usare su un sensore più piccolo del Full Frame entra in gioco un “moltiplicatore” che ci dice come renderà effettivamente la lunghezza focale dichiarata sul nostro corpo macchina. Ad esempio un 50mm renderà come un 75mm su APS-C standard (1,5x), un 80mm su APS-C Canon (1,6x), un 100mm su Quattro Terzi (2x) ed un 135mm su Nikon CX (2,7x), ma troverete sempre scritto 50mm.

dimensione-sensori

L’aspetto più importante però è un altro, ovvero che un obiettivo nato per “illuminare” un sensore più piccolo avrà lenti di circonferenza inferiore rispetto ad uno Full Frame e lunghezze focali più contenute a parità di resa. Tutto questo si traduce in obiettivi più compatti e leggeri, per cui il vantaggio di trasportabilità dovuto ad un sensore più piccolo non si applica solo al corpo macchina. Con il Micro Quattro Terzi, ad esempio, si può avere un intero parco di obiettivi per ogni esigenza in una piccola e leggera tracolla da viaggio, mentre per avere le stesse focali e luminosità con obiettivi Full Frame servirebbe un valigia o uno zaino molto grande. Lo stesso vantaggio si ha anche con l’APS-C, ma in misura minore, e su Nikon CX, dove invece è più pronunciato. Inoltre avere lenti più piccole di solito significa costi di produzione e prezzi di vendita inferiori. Ci sono anche aspetti un po’ più complicati da valutare, come ad esempio le variazioni nella profondità di campo, ma in sostanza possiamo ribadire quanto detto sui corpi macchina: un sensore più grande è un vantaggio per la qualità, mentre uno più piccolo lo è per i costi e la trasportabilità.

corredo-micro-quattro-terzi

Sistema fotografico

Finora abbiamo parlato separatamente di sensori, corpi e obiettivi, ma quando si scegliere una fotocamera si abbraccia un sistema fotografico. Una cosa importante da sapere è che ogni sistema ha il suo innesto e questo varia tra Reflex e Mirrorless anche a parità di marchio e dimensione del sensore. Ad esempio gli obiettivi Canon per Reflex ASP-C non si possono montare sulle Mirrorless della stessa casa pur avendo il medesimo sensore. Non si tratta di una scelta commerciale ma di un limite fisico, perché non essendoci lo specchio diminuisce la distanza tra obiettivo e sensore (tiraggio) e lo schema ottico non è più efficace. Se si rimane sul medesimo sistema dello stesso marchio, invece, l’innesto non cambia, ma la resa sarà differente in base al sensore. Ad esempio sulle Reflex APS-C di Nikon possiamo montare gli obiettivi Full Frame della stessa casa (con il relativo moltiplicatore sulla lunghezza focale) e si può anche fare l’inverso. In questo secondo caso, però, si incontra un grosso problema, perché gli obiettivi nati per APS-C sono pensati per illuminare un sensore più piccolo e se montati sul Full Frame mostrano un cerchio nero ai bordi della foto, come una sorta di vignettatura molto pronunciata, che li rende di fatto inutilizzabili.

sensori-obiettivi

Di seguito andiamo ad analizzare molto brevemente i principali sistemi fotografici, giusto per fornire una panoramica da cui partire. Se si sceglie una Reflex di Nikon o Canon (sia APS-C che Full Frame) si ha acceso ad un parco di ottiche sterminato, per tutti i gusti e tutte le tasche, mentre le Mirrorless di questi due brand sono molto indietro ed hanno un’offerta limitata. Ad esempio se si compra una senza specchio di Canon si deve mettere in conto che volendo espandere il proprio parco di obiettivi se ne avranno a disposizione solo 5 (nel momento in cui scrivo) di cui nessuno zoom ad apertura elevata o costante e solo un fisso. Tra le Reflex non va benissimo Pentax, dove ci sono un buon numero di obiettivi ma la maggior parte sono piuttosto datati e costano cari, inoltre c’è il limite di non avere corpi Full Frame. Però le fotocamere APS-C di questa casa sono tra le migliori e c’è anche la possibilità di usare vecchie lenti perché l’innesto non è cambiato col digitale. Nel campo delle Mirrorless la più vasta offerta si trova nel Micro Quattro Terzi, un consorzio in cui abbiamo Panasonic e Olympus più altri brand collaterali. Avendo lo stesso innesto si possono usare obiettivi Panasonic su corpi Olympus e viceversa, ma l’offerta è ampia anche basandosi su un solo costruttore e prevede lenti di ogni tipo, dal grandangolo al tele, con fissi e zoom di apertura elevata per soddisfare ogni esigenza. Per un utenza professionale o amatoriale evoluta si comporta molto bene anche Fujifilm, in cui i corpi Mirrorless (per il momento tutti APS-C) sono di alta qualità. L’offerta di obiettivi non è vasta come nel Micro Quattro Terzi, ma ci sono tanti fissi luminosi davvero eccellenti e gli zoom più richiesti. Senza infamia e senza lode le Mirrorless APS-C di Samsung, dove ci sono anche corpi semi-pro molto validi (come la NX1) e il parco di obiettivi non è vastissimo ma comprende i principali zoom e fissi luminosi. Poi c’è Sony che fa sia Reflex che Mirrorless come Canon e Nikon. Le prime usano in realtà uno specchio translucido (si chiamano SLT) ed hanno corpi e sensori buoni (sia APS-C che Full Frame) con un parco di obiettivi abbastanza ampio ma con pezzi molto cari. A lasciare l’amaro in bocca è il sistema Mirrorless di questa casa, che possiede i sensori più validi e moltissimi corpi, sia APS-C che Full Frame, ma un parco di lenti limitato in cui i fissi sono pochi, mancano completamente gli zoom ad apertura costante elevata (f/2,8) e tutti costano un occhio della testa (più degli equivalenti Canon e Nikon per Reflex).

Per completezza di informazione segnaliamo la possibilità di usare adattatori con cui, in particolare nelle Mirrorless, si possono innestare obiettivi di sistemi diversi, ma i casi in cui ciò sia consigliato esulano dalle finalità di questo articolo. Tale pratica è molto diffusa nel campo video professionale (perché si perdono molti automatismi ma si usa la messa fuoco è manuale) e quando si possiede già un parco ottiche di altro sistema, entrambe condizioni in cui si troverà l’utente già esperto e navigato.

em5-5axis

La stabilizzazione

Questo è un argomento trasversale, che in realtà riguarda sia obiettivi che corpi macchina e, più in generale, i sistemi fotografici. Quando si scatta una fotografia con tempi di esposizione lunghi, il movimento della mano e quello dei componenti meccanici, come specchio e otturatore, possono essere causa di mosso. Attenzione però, non mi riferisco al difetto dovuto dal movimento del soggetto che inquadriamo, perché quello non si può contrastare neanche con un cavalletto e l’unica soluzione è usare un tempo di scatto più veloce per congelare il movimento. Per contrastare i movimenti del fotografo a mano libera è stata creata la stabilizzazione, la quale può risiedere nell’obiettivo o sul sensore. Le Reflex di Canon e Nikon e le Mirrorless di Fujifilm, Panasonic (ad eccezione della GX7) e Samsung utilizzano la stabilizzazione ottica, quindi se sarà presente o no dipenderà dal singolo obiettivo montato. Non tutti ce l’hanno, per cui in casa Canon dovete cercare nel nome dell’obiettivo la sigla IS, VR per Nikon e OIS per Fujifilm, Panasonic e Samsung. La stabilizzazione sul sensore, invece, è utilizzata dalle Reflex di Sony e Pentax nonché dalle Mirrorless di Sony e Olympus. Con questo sistema qualsiasi obiettivo si utilizzi sarà automaticamente stabilizzato con un notevole vantaggio di praticità. Ma non solo: quando la stabilizzazione è sull’obiettivo questo è più complesso da produrre e costa inevitabilmente di più, oltre a risultare più grande e pesante. Sul piano della qualità non c’è un sistema dichiaratamente migliore di un altro, ma non tutte le stabilizzazioni sono uguali. Ad esempio tra quelle sul sensore spicca la soluzione a 5 assi di Olympus, mentre tra quelle sugli obiettivi sono eccellenti le ultime generazioni IS e VR di Canon e Nikon.

L’unica situazione in cui ritengo sicuramente più valida la stabilizzazione ottica è con in tele molto spinti. Su questi ultimi i movimenti della mano vengono enormemente amplificati e una stabilizzazione specificatamente progettata per quelle focali è più efficace.

canon_ef_800_56

Prezzo e Segmento

Come anticipato parlando dei corpi macchina, ci sono vari segmenti di mercato a cui corrispondono prezzi diversi. Le fotocamere più vendute sono probabilmente le Reflex di fascia media, in cui i sensori sono APS-C già di ottimo livello, molto simili (se non proprio gli stessi) a quelli dei modelli APS-C top di gamma. Tra una Canon 750D ed una 7D Mark II ci sono quasi 1000€ di differenza, ma non sono giustificati dal sensore (né per risoluzione, né per resa ad alti ISO), bensì dalla qualità del corpo e del mirino, dalla quantità dei controlli fisici e di funzionalità (tra cui sono importanti la messa a fuoco e lo scatto a raffica). In sostanza con una Reflex o Mirrorless di fascia media si ottiene già il massimo della qualità riscontrabile in un sensore sub-Full Frame, per cui la resa fotografica non migliora salendo di segmento. Spendere di più ha senso solo se cerchiamo un corpo migliore per qualità e robustezza, maggiori controlli manuali, un motore di messa a fuoco più performante e con più punti, uno scatto a raffica più veloce, un mirino migliore e cose di questo tipo. In sostanza se non siete amatori evoluti o professionisti, potete rimanere benissimo nella fascia media del mercato per il corpo macchina, spendendo tra 500 e 700€ a seconda dei modelli. Se possibile provate le fotocamere di persona per giudicare l’ergonomia, date un’occhiata a qualche recensione online per scoprire come se la cava il sensore e valutate se preferire Mirrorless o Reflex in base a quanto detto nel relativo paragrafo. Ma non dimenticate di dare un’occhiata al parco ottiche, perché se intendete esplorare il mondo fotografico ne vorrete comprare di nuove con il tempo e un sistema ampio offre maggiore scelta. Ad esempio le fotocamere Micro Quattro Terzi hanno sensori spesso inferiori alle APS-C, ma la qualità è già sufficiente per un uso abbastanza avanzato e si trovano tantissimi obiettivi di elevata qualità a prezzi contenuti e ingombri ridotti. Salendo nella successiva fascia di mercato in alcune case c’è una parziale sovrapposizione tra le fotocamere top di gamma APS-C/Micro Quattro Terzi e le Full Frame “economiche”. In linea di principio un sensore più grande è meglio, lo abbiamo già detto, ma per contenere i costi da qualche parte si deve pur risparmiare ed ecco che una Canon 6D (Full Frame) è inferiore in tutti gli ambiti rispetto la 7D Mark II (APS-C) ad eccezione del sensore. In questi casi la scelta diventa difficile e bisogna verificare le caratteristiche singolarmente per decidere se si vuol dare priorità alla resa ad alti ISO della Full Frame oppure ad un corpo più professionale e completo in tutti gli altri ambiti (maggiori dettagli su questo confronto).

7dmarkii-vs-6d2

Il discorso si complica considerando tutti i brand, perché ci sono anche delle Mirrorless APS-C e Micro Quattro Terzi top di gamma, come la Fujifilm X-T1 o la Olympus OM-D E-M1, che equiparano il prezzo di una Reflex Full Frame entry-level, come la Canon 6D o la Nikon D610, ma la scelta non è così scontata come potrebbe sembrare. Ancora una volta se si ha necessità di alti ISO il Full Frame rende meglio, ma per tutto il resto le specifiche tecniche delle due fotocamere citate sono equiparabili a quelle della 6D, se non migliori, ed hanno il vantaggio di essere molto più compatte e trasportabili. Supponiamo invece che siate già decisi su una Full Frame e abbiate anche una preferenza per il marchio, ebbene anche in questo caso la scelta non è affatto semplice. Nikon ha cinque Full Frame a listino (D610, D750, Df, D810/A, D4s), Canon ne ha quattro (5D Mark III, 5Ds/R, 6D, 1D-X/C) e altrettante Sony (A7 II, A7R, A7s). Se ci mettiamo anche i modelli precedenti ancora reperibili in commercio, la lista si allunga. Ecco che quindi arriviamo al punto successivo.

confronto-nuovo-usato

Meglio nuovo o usato?

Come abbiamo detto precedentemente, nel mercato delle fotocamere si è innescato un marketing così persuasivo che spesso la gente acquista un nuovo modello per qualche piccolo cambiamento potenzialmente irrilevante. Nella fascia media di mercato escono aggiornamenti tutti gli anni in cui cambia davvero un nonnulla, ma il reparto marketing ci vende le poche novità come rivoluzionarie. Per questo motivo si trovano facilmente nei mercatini online fotocamere abbastanza recenti a prezzi interessanti e l’usato può diventare una scelta migliore. Non solo perché si può risparmiare, ma anche perché a parità di spesa è facile riuscire ad acquistare un modello vecchio di categoria superiore. Sopra vedete il prezzo di listino dell’attuale medio-gamma Canon 750D confrontato con quello dell’usato di una 7D, che è posizionata due segmenti al di sopra ed è utilizzata anche dai professionisti. La Canon 7D ha un corpo, controlli, mirino ed AF nettamente migliori, ma non ha tutte le funzioni di ultima generazione come il touchscreen o il Wi-Fi della 750D. Se non ci servono davvero queste cose, valutiamo sempre i vecchi modelli di fascia superiore. Ovviamente in questi casi è opportuna una buona dose di precauzione, perché in giro si trovano anche tante truffe, ma con un po’ di accortezza si può fare un discreto affare. L’ideale è trovare un modello ancora in garanzia e che abbia fatto pochi scatti. Tuttavia nel settore professionale “pochi” vuol dire anche 100 mila, perché gli otturatori sono testati e garantiti per resistere molto di più (400 mila scatti la Nikon D4), mentre per fotocamere consumer sotto i 50 mila non ci sono grossi problemi. Se il venditore è un privato e non lo conoscete, è consigliabile vedere e provare la fotocamera di persona per constatare lo stato reale di usura.

zacuto-free-n-g-canon-5d-iii-2

Video sì, Video no

Quando è stata presentata la prima Reflex con capacità di registrazione video (Nikon D90) molti l’hanno accolta con scetticismo, mentre oggi è una funzionalità basilare di ogni fotocamera. Se vi interessa registrare filmati occasionalmente nelle vostre gite o per eventi familiari, vanno bene un po’ tutti i modelli, ma con l’autofocus si comportano meglio le Mirrorless. Tra le Reflex le uniche efficienti in questo ambito sono le recenti Canon con Dual Pixel CMOS AF associate ad obiettivi con la sigla STM. Nel caso in cui il video sia molto importante per voi, magari perché avete intenzione di usare la fotocamera per creare filmati professionali, allora l’autofocus diventa irrilevante (perché si focheggia manualmente) e saranno più importanti: qualità video (in particolare il bitrate), ingresso per microfono esterno ed eventuale uscita HDMI non compressa (quest’ultima è da veri “pro”). Molto importante è anche il controllo completo dei parametri di registrazione in modalità video e può essere utile anche uno schermo articolato per inquadrature più comode. In considerazione di ciò sono sconsigliabili le mirrorless di Fujifilm ed Olympus (ad eccezione dell’ultima E-M5 II), nonché le Reflex di Pentax e molte Nikon in cui non si può cambiare l’apertura direttamente in Live View (grosso limite sul campo). Sono molto buone le mirrorless di Panasonic di fascia alta e quelle di Sony, mentre tra le Reflex spiccano le Canon (che sono probabilmente le più diffuse tra i videomaker). Se vi interessano anche i Time Lapse vi consiglio di scegliere una fotocamera che abbia la funzione “intervallometro” integrata.

Scelta in base alle finalità

Durante questo lungo articolo mi è capitato di dover menzionare dei modelli specifici per fare degli esempi, ma i concetti espressi varranno anche per diversi anni a venire a meno di drastici cambiamenti. Per questo motivo cercherò di mettere insieme quanto detto finora, riassumendolo in una tabella in cui ad ogni esigenza corrispondono caratteristiche e sistemi consigliati, senza parlare di una modello specifico che tra un anno potrebbe essere superato con un aggiornamento.

Finalità Caratteristiche utili Sistemi consigliati
Sport/Caccia Fotografica AF performante, Raffica veloce, Buona resa ad alti ISO Amatore: vanno bene anche le Mirrorless (ma escluderei Fujifilm per via di un AF lento) e può essere utile un sensore più piccolo del Full Frame per sfruttare il moltiplicatore ed ottenere obiettivi più spinti contenendo prezzo ed ingombri. Accertatevi però che tra le ottiche disponibili ci siano dei tele di buona qualità.
Professionista: meglio una Reflex, se possibile Full Frame. Le migliori in questo ambito sono quelle di Canon e Nikon.
Paesaggio/Architettura Risoluzione elevata, Buona gamma dinamica, Tropicalizzazione Amatore: è consigliabile avere almeno un sensore APS-C con 20/24MP, non importa se Reflex o Mirrorless, con un grandangolare.
Professionista: preferite il Full Frame ed accertatevi di scegliere un sistema con buoni obiettivi grandangolari. Per i sensori i migliori sono quelli di Sony e Nikon, sul corpo è fortemente consigliata la tropicalizzazione.
Reportage/Street Corpo compatto e discreto, scatto silenzioso, display orientabile Amatore: le Mirrorless sono la soluzione ideale, anche con sensori relativamente piccoli come il Micro Quattro Terzi. Accertatevi di scegliere un sistema in cui poter comprare dei fissi luminosi da 28/35mm equivalenti a prezzi contenuti.
Professionista: per i migliori risultati è consigliabile un corpo con sensore APS-C o superiore accoppiato a fissi luminosi. Potete usare le Reflex, ma probabilmente la scelta più sensata è una Mirrorless di Sony, Fujifilm o Olympus.
Eventi/Matrimoni Buona resa ad alti ISO, Raffica/Buffer capiente, doppio slot Amatore: va bene già un sensore APS-C, sia Reflex che Mirrorless. L’ideale è avere uno zoom standard luminoso che copra da un discreto grandangolo ad un medio tele, così da fare tutto con un corpo macchina. Se possibile scegliete un corpo con un doppio slot di memoria per avere un backup di sicurezza (non potete certo far ripetere il matrimonio se si rompe la scheda).
Professionista: L’ideale è il Full Frame, che si può usare anche ad alti ISO ed offre uno sfocato più marcato (migliore effetto tridimensionale). A seconda dei gusti può essere preferibile lavorare con obiettivi fissi, magari avendo due corpi, oppure usare uno zoom ad apertura costante (come i classici 24-70 f/2,8). Non serve tanta risoluzione, ma una raffica veloce è utile, specie se il buffer è capiente e si scarica in fretta per farvi riprendere subito a scattare. Quasi obbligatorio avere un doppio slot per un backup di tutte le foto. Per i sistemi andrei sulle Reflex di Canon, Nikon o Sony, ma c’è anche chi ottiene buoni risultati con le Mirrorless APS-C di Fujifilm ed obiettivi molto luminosi, magari come secondo corpo e per matrimoni in stile reportage.
Spettacoli/Teatro Buona resa ad alti ISO, AF efficace anche con poca luce, scatto silenzioso Amatore: usando obiettivi luminosi vanno bene anche sensori Micro Quattro Terzi/APS-C, ma è probabile che vi serva un tele, quindi accertatevi di poterlo acquistare. Probabilmente le Mirrorless sono più indicate, specie se hanno l’otturatore elettronico per scattare senza far rumore. Una buona scelta potrebbero essere Fujifilm e Olympus, ma potete optare anche per una Reflex con modalità di scatto silenziosa (anche se un po’ di rumore lo fanno a differenza delle mirrorless).
Professionista: consiglio ancora una volta il Full Frame per avere la massima resa ad alti ISO, ma anche una buona APS-C può essere sufficiente con un tele molto luminoso, soprattutto se non potete scattare spesso da vicino. Lo scatto silenzioso è d’obbligo se scegliete una Reflex e quelle di Nikon sono molto valide in questo ambito.
Video Alto bitrate, Modifica dei parametri in live live, Ingresso microfono Amatore: vanno bene un po’ tutti i modelli, ma preferirei una Mirrorless per via del migliore AF automatico (oppure una recente Reflex di Canon). Potete scegliere benissimo un sensore Micro Quattro Terzi.
Professionista: tra le Reflex Canon è la più indicata per il video, mentre per le Mirrorless andate su Sony o Panasonic. Il Full Frame è utile per avere un maggiore effetto tridimensionale ed una resa ad alti ISO eccellente, mentre a livello di nitidezza se la cavano davvero bene le top di gamma di Panasonic. L’ingresso per il microfono può essere fondamentale in alcuni ambiti, così come l’uscita video non compressa. Scegliete corpi con formati di registrazione di qualità e bitrate elevato. Sono utili funzioni per l’assistenza alla messa a fuoco manuale come il focus peaking ed è fondamentale poter modificare i parametri di cattura in corso di registrazione.
Macro Risoluzione, Resa ad alti ISO Amatore: potete scegliere sia Reflex che Mirrorless e fermarvi ai sensori Micro Quattro Terzi/APS-C può essere una scelta valida per avere più profondità di campo a parità di apertura (e poter quindi sfruttare di più la luminosità dell’obiettivo riducendo i tempi di scatto anche a mano libera). Una buona risoluzione aiuta, ma la cosa più importante è scegliere un sistema dove ci sia un valido obiettivo macro non molto costoso. Per esigenze non troppo specifiche vanno bene anche gli obiettivi tuttofare con funzionalità Macro (tipo alcuni di Tamron e Sigma disponibili per Canon, Nikon, Sony e Pentax).
Professionista: per le ragioni dette sopra, anche una fotocamera APS-C va bene e considerate che nel macro spesso si mette a fuoco manualmente, quindi si lavora in Live View. Col Full Frame potrete salire di più con la sensibilità ma sarà più difficile scattare a mano libera a parità di profondità di campo richiesta (perché si dovrà chiudere di più il diaframma). Il cavalletto è comunque fortemente consigliato per i migliori risultati, così come un obiettivo macro specifico con focali equivalenti tra 60 e 150mm a seconda se preferite scattare più o meno distanti dal soggetti. In studio può essere utile una fotocamera con sync-flash.
Ritratto AF preciso e veloce, Sensore grande e obiettivi luminosi Amatore: nel ritratto una profondità di campo ridotta aiuta a dare tridimensionalità. Ci sono anche i casi in cui si vuole avere tutto a fuoco, ma generalmente un sensore grande ed obiettivi luminosi sono consigliati. Qualcosa di decente si ottiene anche con gli obiettivi del kit a massima escursione e tutta apertura, ma considerate che più è piccolo il sensore più dovrete usare obiettivi luminosi. Su Micro Quattro Terzi, ad esempio, è ottimo l’Olympus 75mm f/1,8 (che rende come un 150) ma costa caro. Con le Reflex si lavora ottimamente, ma non è una necessità, vanno bene anche le Mirrorless.
Professionista: consiglierei l’accoppiata Reflex/Full Frame, ma visto che spesso si lavora a tutta apertura non si sale molto con gli ISO, quindi anche sensori più piccoli vanno bene. Ad esempio su APS-C Fujifilm si può mettere l’eccellente 56mm f/1,2 ed ottenere risultati stellari, anche se l’AF non è rapido come su Reflex. Preferite obiettivi fissi con focali equivalenti comprese tra 85 e 150mm e sul Full Frame gli f/2,8 sono il minimo sindacale.

Conclusione

Quando ho iniziato a scrivere questo articolo sapevo che sarebbe stato difficile bilanciare la necessità di essere comprensibili anche al neofita con la complessità e la varietà dei sistemi fotografici. Dove possibile ho cercato di accennare brevemente a concetti importanti, ma senza scendere troppo nel dettaglio, per cui un utente esperto potrà notare dei passaggi in cui vi sono effettivamente delle eccezioni non menzionate o un’eccessiva semplificazione. Il mio obiettivo era quello di fornire una infarinatura di base ed una panoramica veloce, così da avere un quadro completo pur non essendo molto tecnici. Infatti quando si sceglie la prima fotocamera è facile che non si possiedano le competenze adatte a valutare con criterio e si può essere attratti solo dall’estetica o dal marchio. Queste ultime cose, comunque, sono importanti anche per i fotografi esperti, i quali valutano attentamente le caratteristiche tecniche ma alla fine hanno anche delle personali preferenze per un brand o per un particolare design. Io, ad esempio, apprezzo molto le Nikon, ma preferisco l’ergonomia dei corpi Canon e per quanto ami le funzionalità video delle Panasonic, trovo migliore l’estetica e la struttura dei corpi Fujifilm ed Olympus. Poi ci sono anche le Full Frame di Sony, che mi attirano molto per i sensori e la resa video, ma non mi convincono per il parco di ottiche, oppure le Samsung, che offrono tanta tecnologia ma hanno corpi mediamente migliorabili (con qualche eccezione) e una ridotta offerta di obiettivi pregiati. Insomma, le preferenze e il gusto personale fanno inevitabilmente parte della valutazione complessiva, ma per prima cosa consiglio di leggere con attenzione questo articolo e successivamente analizzare le proprie necessità/volontà utilizzando lo schema riepilogativo posto a conclusione. Una volta individuate le caratteristiche di cui avete bisogno sarà comunque opportuna una buona dose di ricerca ed approfondimento per selezionare il modello adatto e volendo potete partire dalle nostre recensioni.

Se avete scelto la vostra fotocamera ed avete apprezzato questo articolo, è sempre molto gradito l’acquisto su Amazon partendo dal nostro link. Il prezzo per voi non cambierà ma supporterete SaggiaMente rendendo possibili guide come queste.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.