La guerra dei megapixel non è finita, e va bene cosí

Non molto tempo fa – fine 2011, inizio 2012 – si parlava molto della “guerra dei megapixel”, soprattutto riguardo alla sua presunta fine. Era evidente che il mercato voleva sensori grandi e ottima resa ad alti ISO, quindi la “mania” dei megapixel doveva finire. Nonostante in questo ci siano profonde verità, valide ancora oggi, nei 3 anni successivi le cose sono andate diversamente. Nel primo trimestre del 2012 Nikon ha presentato la D800 (36MP) e nel giro di poco, D4/s escluse, tutte le fotocamere giallo nere avevano almeno 24MP, cioè circa il doppio dei 12/14/16MP delle generazioni precedenti. La D3x, uscita a fine 2008, era stata l’unica “anomalia” fino a quel momento nella lineup Nikon: molto orientata allo studio e con risultati limitati ad ISO superiori ai 400/800, era spesso presa ad esempio di come molti megapixel non andavano bene se non in fotocamere specialistiche. Canon aveva da sempre puntato su una risoluzione maggiore rispetto a Nikon, ma si è mantenuta sempre intorno ai 20MP fino alla recente presentazione delle 5Ds/R da ben 50MP. Considerando anche l’ultima arrivata in casa Sony, la A7R II con sensore da 42MP, è chiaro che la guerra in questo ambito non è certo finita. Nonostante ciò abbiamo osservato un miglioramento della qualità dei sensori impressionante, sia come pulizia ad alti ISO che gamma dinamica e profondità colore. Per comprendere le decisioni delle tre più grandi case costruttrici di fotocamere dobbiamo considerare il tipo di sensori che più sono stati interessati da questo aumento di risoluzione, cioè i sensori Full Frame. Questi sono i più grandi che possiamo trovare nelle fotocamere commerciali senza scomodare il medio formato. Il sensore da 36MP di D800/810 ha i fotositi (cioè l’elemento fisico che ha lo scopo di catturare la luce) di grandezza simile a quelli di un sensore da 16MP APS-C (come quello della Nikon D7000). Se consideriamo la Canon 7D Mark II e la Nikon D7200 troviamo sensori APS-C da 20 e 24MP, che riportati su Full Frame darebbero luogo a risoluzioni di 40 e 50MP. Eppure, entrambe offrono eccellenti performance ad alti ISO.

Sony-A7R II

 

Il nuovo sensore della Sony A7R II è un Full Frame da 42MP BSI (retroilluminato) e si preannuncia dalle prestazioni elevatissime, probabilmente guadagnerà 1-2 stop rispetto a quello da 36 MP che troviamo in Nikon D810 e Sony A7R. I sensori retroilluminati si sono dimostrati molto validi e Samsung ne ha utilizzato uno APS-C nella NX1, che con ben 28MP (sarebbe 63MP su Full Frame) ha prestazioni ad alti ISO superiori a Nikon D7200 e Canon 7D Mark II. Ma quali sono gli aspetti negativi di risoluzioni così elevate? Le due principali controindicazioni sono la velocità operativa e la gestione dei file.

samsung-canon-nikon

La velocità operativa

Con sensori più risoluti aumenta la mole di dati che deve leggere e gestire la fotocamera ad ogni scatto, essenzialmente tramite processore e buffer. Ovviamente è migliorata anche la tecnologia di questi ultimi, che sono sempre più veloci e capienti, nonostante ciò le nuove Canon 5Ds e Nikon D810 hanno raffiche più lente delle precedenti 5D Mark III e D700. Tuttavia la velocità dello scatto continuo non è sempre una priorità, quindi i produttori hanno riorganizzato le proprie lineup per soddisfare ogni esigenza. Abbiamo Full Frame entry level con raffiche lente (D610, A7, 6D), quelle evolute dove migliora (D750 e una nuova Canon che sarà l’effettiva sostituta della Mark III), quelle risolute dove peggiora (D810, A7R e 5Ds/r) e quelle professionali in cui si sacrifica la risoluzione per avere la maggiore velocità e resa ad alti ISO (D4s, 1D-X). L’unica che esce un po’ fuori schema è la Sony A7s, che è un po’ più difficile da inquadrare perché ha la bassa risoluzione e l’ottima resa ad alti ISO delle professionali, ma possiede una raffica solo sufficiente di 5fps.

D4s-1DX

La gestione dei file

La post-produzione, lo storage e il backup sono aspetti importanti della fotografia, anche per i non professionisti. Fotocamere altamente risolute possono creare qualche problema con hardware datati e se scattiamo moltissime foto, sopratutto riguardo il backup e lo storage. Personalmente ho lavorato i file della D800 anche con un iMac del 2011 e un MacBook Air 13 del 2012 (top di gamma) e nonostante ora usi un MacBook 15 Retina del 2014, non trovo differenze enormi (infatti continuo a preferire l’Air in viaggio). Lo storage è una questione a parte, probabilmente quella più importante da tenere in considerazione. I file occupano molto, questo è indiscutibile, perciò è importante selezionare le foto migliori e non essere reticenti a cancellare quelle peggiori. La compressione senza perdite del RAW può essere utile in fase di scatto e storage, e in alcuni casi può essere consigliabile scendere da 14 a 12 bit per risparmiare spazio, tanto le differenze sono difficilmente percettibili e il RAW risultante sarà sempre molto più flessibile del JPG.

raw

La foto in alto a sinistra è esposta correttamente, mentre in alto a destra è come appaiono inizialmente le due foto sottoesposte per il test a 14 e 12 bit. Nelle foto in basso ho recuperato 5 stop di esposizione, ombre e neri a + 100 su Lightroom. In basso a sinistra un crop al 100% del RAW a 14 bit (78 MB) e a destra 12 bit (60 MB), notiamo una differenza percepibile ma pur sempre limitata, soprattutto considerando il test a dir poco “estremo”.

Oltre la guerra dei megapixel

In definitiva credo che la guerra dei megapixel non sia poi così malevola per l’utente finale, soprattutto ora che si va a definire una gamma molto ampia di fotocamere anche Full Frame e mirrorless.

L’importante è che questa crescita di risoluzione sia supportata da un effettivo miglioramento tecnologico.

Per questo motivo apprezzo la scelta di Sony di aumentare leggermente la risoluzione nel nuovo sensore della A7R II introducendo però anche la tecnologia BSI, che dovrebbe compensare (se non addirittura migliorare) le prestazioni con poca luce rispetto quello precedente da 36MP. Ovviamente questo discorso vale in teoria anche per le fotocamere degli smartphone, dove però il sensore è così piccolo che già gli 8MP dell’iPhone sono tanti e infatti la resa da 400 ISO in su è pessima.

C’è poi un altro discorso da considerare, ovvero che non ci si può concentrare solo sul sensore perché gli obiettivi sono altrettanto, se non più importanti. Tuttavia voglio comunque offrire un punto di vista diverso riguardo questo argomento: pensate veramente che sia completamente inutile avere un sensore più risoluto (sempre con il sostegno tecnologico adeguato) pur mantenendo le stesse lenti? Io non credo sia completamente inutile. Certo, è meglio avere nuovi obiettivi otticamente migliori, ma una foto non è sempre fatta dalla totalità dei pixel perfettamente a fuoco con la massima qualità, spesso ci sono bellissime foto (pensate ai ritratti) dove buona parte del fotogramma è sfuocato, mentre la zona a fuoco è solo una piccola porzione del volto. Immaginate un primo piano, non sarà facile per l’obiettivo offrire tutto il dettaglio fino all’ultimo dei 50 milioni di pixel della nuova Canon 5Ds, soprattutto a tutta apertura. Eppure quei pixel avranno catturato qualcosa, una sfumatura dell’incarnato o qualsiasi altra cosa che nessun oversampling può immaginarsi. Magari nulla di veramente importante, ma lo considero come una passo verso un sensore che non distingua più i pixel. Uno che semplicemente catturi la luce e ci offra una rappresentazione della realtà che “non sgrana mai”. Ovviamente mi sto spingendo quasi nella fantascienza, ma ho maturato l’idea del pixel come qualcosa di “asettico” e la possibilità di arrivare a sensori che ne hanno un numero talmente alto da rendere quasi impossibile distinguerli mi dà l’idea di potercene finalmente liberare e di concentrarsi solo sulla foto. Un po’ come fosse impressa su una pellicola, un andare avanti per tornare indietro e rendere obsoleta la “guerra dei megapixel”.

Alessio Andreani

Special Editor - Sono nato a Loreto, nelle Marche. La fotografia occupa gran parte del mio tempo, sia per lavoro che per passione, due aspetti che a volte coincidono. Vivo a Milano. Pagina Facebook

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