Recensione: Nikon D7200, una buona reflex che sarebbe potuta essere eccellente

C’era una volta la Nikon D300, fotocamera professionale della casa giallo nera con sensore APS-C. Dopo il lieve aggiornamento avuto con la D300s nel 2009, Nikon ha deciso di interrompere la linea evolutiva di questo segmento, promuovendo la D7000 del 2010 a nuova top di gamma APS-C. L’uscita della D600 nel 2012 ha fornito una possibile spiegazione per questa scelta, in quanto da quel momento in poi sono arrivate sul mercato Full Frame più economiche che hanno reso immediatamente meno appetibili le professionali con sensori APS-C di prezzo analogo. Dal 2009 ad oggi si sono susseguiti numerosi rumor sulla erede naturale della D300s, ma non è chiaro se l’idea di produrre una D400 sia mai stata presa realmente in considerazione da Nikon. Canon ha ripescato questo segmento con la 7D Mark II (recensione), ma sarebbe interessante sapere come stanno andando le vendite visto che supera di prezzo la Full Frame 6D creando una strana sovrapposizione nella lineup (confronto diretto). La D7000 (recensione) aveva comunque tutte le carte in regola per essere una prosumer e le cose sono migliorate con la successiva D7100 (recensione). Un altro passo avanti è stato compiuto quest’anno grazie alla Nikon D7200, fotocamera che perfeziona le precedenti su alcuni aspetti molti cari ai professionisti, ma mostra alcune carenze rispetto la concorrenza odierna.

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Caratteristiche principali

Come succede spesso per i modelli vincenti, non ci sono stravolgimenti di nessun tipo, tant’è che rispetto la D7100 i cambiamenti sono ben pochi. Tuttavia Nikon ha lavorato per migliorare le poche lacune della fotocamera precedente, in particolare per le prestazioni dell’AF (che passa da –2 a –3EV) e nella raffica, con un buffer più capiente ed un processore Expeed 4 il doppio più veloce del precedente Expeed 3. Una novità da non sottovalutare riguarda il sensore, il quale mantiene i 24MP ma è stato completamente riprogettato, offrendo maggiore gamma dinamica e resa ad alti ISO. Infatti ora la sensibilità nativa è di 100-25600 ISO e con quella estesa si raggiungono i 102400 ISO (ma in bianco e nero). Ulteriore aggiunta è il modulo Wi-Fi / NFC, componente sempre più diffuso tra le fotocamere di ogni tipologia, produttore e prezzo.

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Corpo ed ergonomia

Distinguere una D7200 da una D7100 ad occhio nudo è possibile solo guardando la sigla stampata nella zona frontale: le due fotocamere condividono il medesimo corpo, sia per dimensioni (135 x 106 x 76 mm) che peso (675 grammi). L’altezza dell’impugnatura consente di appoggiare anche il mignolo e, arrivando da una fotocamera di segmento inferiore, si troverà un corpo solido, ampio e molto comodo. Tuttavia gli attuali possessori di D300s noteranno che la D7200, come le precedenti, è un po’ più piccola e meno comoda da impugnare, specie con obiettivi pesanti. Le specifiche tecniche sono effettivamente da prosumer, così come il livello di controllo, ma per stuzzicare anche i professionisti servirebbe un corpo più ampio, quello che in realtà avrebbe dovuto avere la mai presentata D400. La costruzione è comunque molto solida con scocca in lega di magnesio e tropicalizzazione di alto profilo, così da poter utilizzare la fotocamera anche in condizioni climatiche avverse. Allo stato attuale questa rimane la top di gamma Nikon nel mondo APS-C, se si vuole un corpo più ergonomico si deve necessariamente passare al Full Frame.

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Mirino e Display

In questi ambiti non ci sono variazioni da segnalare, ma non è un aspetto negativo. Infatti il mirino è un ottimo pentaprisma con copertura del 100% e ingrandimento dello 0,94x, in cui le informazioni di scatto si leggono molto chiaramente grazie ad un display OLED con illuminazione bianca. Si tratta di un aspetto da non sottovalutare, perché rispetto i tradizionali LCD la visibilità è nettamente superiore con forte luce solare, rendendo lo scatto tramite mirino sempre molto comodo ed efficiente.

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Il display LCD superiore è molto pratico per tenere sotto controllo le impostazioni di scatto ed è una caratteristica prioritaria nelle fotocamere prosumer. È di dimensione sufficiente per mostrare i parametri principali, ovvero la tripletta tempo/apertura/sensibilità, ma ci sono anche la carica della batteria, il metering, l’esposimetro e il numero di scatti residui sulla memoria in uso. Ruotando il selettore di accensione si attiva la retroilluminazione per alcuni secondi oppure si può avere sempre accesa tramite l’opzione nel menu di personalizzazione d10.

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Altrettanto valido è il display principale: un’unità da 3,2″ con 1,28 milioni di punti e matrice RGBW, progettata per ottenere una visibilità ottimale anche in ambienti molto luminosi. Un sensore modifica i colori dell’interfaccia a schermo per avere il massimo contrasto sia di giorno che di notte, ma la luminosità non si adatta automaticamente e va modificata dal menu di impostazioni con valori da -5 a +5.

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Vorrei segnalare un cambiamento nell’uso del display che non mi ha particolarmente entusiasmato. In passato dopo aver attivato lo schermo col tasto info si poteva premere quello “i” per modificare le impostazioni visibili in griglia, mentre ora questo attiva un menu rapido. Onestamente preferivo la precedente soluzione, perché rendeva più operativa l’interfaccia del display, il quale ora serve solo a mostrare le impostazioni. Lo schermo è comunque molto valido in termini di visibilità e ricco di informazioni, mancano solo il touchscreen, che poteva essere utile per interagire con i parametri mostrati nella grafica principale, e l’articolazione. Il display fisso è una caratteristica pressoché costante nelle reflex professionali ed in parte dipende dal fatto che ci sono molti tasti anche lateralmente, non consentendo l’inserimento di una cerniera. Infatti questa funzione è presente nella D5500 (recensione) dove il lato sinistro è completamente libero.

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Controllo, Impostazioni, Menu

In cima abbiamo sulla sinistra la torretta dei modi di scatto, la quale ha il classico pulsante di blocco centrale per evitare movimenti involontari. Possiamo scegliere uno dei metodi PASM, quello automatico, l’automatico senza flash, le scene, due slot personalizzabili dall’utente (U1 e U2) più gli effetti. Questi ultimi si modificano con la ghiera posteriore e sono: visione notturna, bozzetto a colori, effetto miniatura, selezione colore, silhouette, high key e low key.

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Da segnalare che attivando il Live View possiamo vedere in tempo reale il risultato dell’applicazione dell’effetto sul JPG, anche se l’anteprima perde fluidità. Alla base della torretta dei modi c’è la ghiera per il metodo di avanzamento, anch’essa fornita di un pulsante di blocco/sblocco. Sulla destra, invece, abbiamo un pulsante dedicato alla modifica del metering, uno per la compensazione di esposizione e il tasto rosso per la registrazione del video. Leggermente più avanzato il pulsante di scatto a doppia corsa, intorno al quale si trova il selettore di accensione.

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Altrettanto ricca di controlli è la zona posteriore, dove a sinistra dello schermo troviamo il pulsante per la modalità di riproduzione e quello del cestino sopra ad una colonna con: menu, bilanciamento del bianco, qualità immagine, iso, i. A destra abbiamo in cima il blocco AE/AF e una ghiera dei parametri, mentre nella zona centrale c’è il pad direzionale con tasto OK centrale e selettore di blocco per evitare modifiche involontarie. Poco più in basso il tasto LiveView, con l’opzione foto o video, e quello “info”.

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La sfilza di comandi non si ferma qui, infatti frontalmente abbiamo sulla sinistra la seconda ghiera dei parametri, il pulsante Pv (anteprima profondità di campo) e quello Fn più in basso. Sulla destra ci sono il tasto per il flash, quello per il braketing, lo sblocco dell’obiettivo e, in fondo, il selettore MF/AF che include anche un pulsantino per le opzioni. Insomma, il livello di controllo è davvero molto elevato e dal menu di personalizzazione f possiamo modificare il funzionamento di quasi tutti i tasti e le ghiere.

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Il menu principale è quello classico di Nikon, ben strutturato e ricco, con moltissime opzioni su cui si possono avere spiegazioni abbastanza chiare (tasto ?). In tutti i casi, visto il livello di minuziosità delle impostazioni, è sicuramente una fotocamera destinata ad un utente esperto. Si può usare anche così com’è, ma nasce per essere studiata, approfondita e personalizzata in base alle esigenze del fotografo. Da segnalare la presenza di funzioni evolute come la regolazione fine dell’AF ed il bilanciamento colore del display.

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AF – Messa a fuoco

Il motore di messa a fuoco è lo stesso Advanced Multi-CAM 3500DX della precedente D7100, che vanta ben 51 punti (di cui 15 a croce) ben distribuiti nel fotogramma. L’efficienza dell’AF è stata comunque migliorata, risultando più rapido e reattivo con scarsa luminosità, grazie ad una sensibilità che sale da –2 a –3EV. In effetti la resa è davvero molto buona anche con aperture di f/5,6-8 e con poca luce sul punto centrale. Inoltre c’è anche un illuminatore ausiliario che si accende automaticamente in quei casi in cui l’ambiente sia davvero buio. Molto comodo lo switch manuale per passare da AF a MF posto a sinistra dell’obiettivo, che ha anche un pulsante che si usa in combinazione con le due ghiere per modificarne le impostazioni. Con la ghiera posteriore si decide il metodo (AF-Auto, AF-Singolo o AF-Continuo), mentre con la ghiera frontale si può scegliere l’area AF (AF punto singolo, 9 punti, 21 punti, 51 punti, inseguimento 3D o completamente automatico). Lavorando con singolo punto la posizione dello spot si sceglie rapidamente con il pad direzionale, mentre in continuo con tracking 3D ho riscontrato prestazioni davvero molto buone, come si conviene ad una fotocamere destinata allo sport e alla caccia fotografica.

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In Live View la messa a fuoco avviene per ricerca di contrasto, con prestazioni che rimangono ancora insufficienti e molto lontane da quelle della concorrenza. Le reflex non hanno mai brillato in questo ambito, dove le mirrorless dettano legge, e sia Canon che Nikon sono partite in netto ritardo. Tuttavia Canon ha migliorato la situazione con i suoi sistemi ibridi, tra cui il Dual Pixel CMOS AF, mentre Nikon è rimasta ferma al palo. L’AF in Live View non è tradizionalmente una necessità in una reflex prosumer, tuttavia ci sono situazioni in cui può essere utile, come ad esempio nel macro o nel paesaggio scattando da cavalletto. Purtroppo la velocità è pessima e il fuoco automatico continuo nei video è ancora peggiore per efficienza, rumorosità, precisione.

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Metering – Esposizione

Anche il metering rimane invariato rispetto la D7100 e sfrutta 2016 pixel RGB 3D per valutare l’esposizione. In genere la lettura predefinita “multi area” non sbaglia un colpo, ma per specifiche situazioni ambientali ci sono anche le modalità spot e media bilanciata dal centro. Il cambiamento si effettua rapidamente dal tasto dedicato in cima alla fotocamera, senza dover entrare nel menu principale. Io ho lavorato sempre con la modalità predefinita per valutarne l’efficienza ed effettivamente si è comportata molto bene. In quelle situazioni in cui vi è troppo contrasto tra aree buie ed illuminate e la gamma dinamica risulti insufficiente ad esporre tutto correttamente, c’è una leggera tendenza a sovraesporre per mantenere visibile la zona in ombra, specie se questa occupa una porzione rilevante del fotogramma. Si può compensare in fase di scatto ma va sottolineato che in post-produzione c’è un ampio margine di manovra che mi ha consentito di recuperare fino a 2 stop in un’area che nel JPG appariva bruciata.

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WB – Bilanciamento del bianco

Il bilanciamento del bianco si modifica con il tasto dedicato posto a sinistra dello schermo ruotando in contemporanea la ghiera posteriore. Possiamo scegliere: auto, incandescenza, fluorescente, sole, flash, nuvoloso, ombra, temperatura colore e ben 6 impostazioni personalizzate. Queste ultime sono moto comode da usare, in quanto dopo averne selezionata una basta tenere premuto nuovamente il tasto WB per attivare la cattura in tempo reale del grigio neutro. Con la ghiera frontale, invece, possiamo modificare la tinta, virando verso il blu o il rosso. Il funzionamento dell’automatico è sicuramente soddisfacente, riuscendo a cavarsela bene sia all’aperto che al chiuso. Viene mantenuto un po’ il calore della scena quando illuminata ad incandescenza, ma è un comportamento che di solito preferisco perché ci fa ottenere risultati più naturali.

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Metodo Drive – scatto continuo

Grazie alla ghiera fisica posta alla base del selettore del modo di scatto, possiamo selezionare rapidamente il metodo drive e, al tempo stesso, verificare quello attivo. Abbiamo lo scatto singolo, continuo lento, continuo veloce, silenzioso, autoscatto e bulb. È spiacevole la mancanza della raffica silenziosa, così come l’impossibilità di modificare la durata del timer dell’autoscatto. Lo scatto più veloce è di 6fps in JPG, che non è male, ma è comunque inferiore ai 10fps della Canon 7D Mark II (recensione) e potrebbe rappresentare un limite per certi tipi di azione. Tuttavia Nikon ha risolto uno dei principali problemi della D7100, ovvero il buffer, che in RAW si saturava dopo 1 solo secondo. Con la D7200 possiamo scattare a 6fps in JPG continuamente, oppure a 5fps in RAW con buffer che regge per 4 secondi e in RAW+JPG per 2,5 secondi. Abbastanza buono anche il ritmo con buffer pieno, che consente comunque di ottenere una raffica di 2/3fps.

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Tra le funzionalità più evolute troviamo anche l’HDR, il braketing, l’esposizione multipla e le riprese intervallate per creare i Time-Lapse.

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Come ho già anticipato, il sensore della D7200 mantiene gli stessi MP di quello della D7100, ma è stato completamente riprogettato. Il miglioramento più importante è nella gamma dinamica che, secondo i test di DxOMark, aumenta di uno stop intero, facendo la felicità dei paesaggisti. Complessivamente ci sono vantaggi a tutto tondo e la D7200 si posiziona in cima alla classifica delle fotocamere APS-C con ben 87 punti, superando rivali importanti come la Canon 7D Mark II (recensione) e la Sony A77 Mark II (recensione).

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Nel periodo di prova ho utilizzato quasi sempre il 18-105 del kit, che sicuramente non sfrutta appieno i 24MP del nuovo sensore della D7200, tuttavia dalle immagini è emersa una gamma dinamica assolutamente eccellente, specie a bassi ISO.

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Il rumore è praticamente assente nei JPG fino a 1600 ISO, con una perdita di dettaglio davvero minima dovuta allo sviluppo on-camera. I primi segni di reale appiattimento si avvertono sui 3200 ISO, dove i RAW con riduzione del rumore completamente azzerata (sia di luminanza che crominanza) mostrano della grana sottile che penalizza le texture e i particolari più fini. Vista l’eccellente risoluzione, a questa sensibilità possiamo anche abusare della post-produzione ripulendo completamente le foto ed avendo ancora un buon livello di dettaglio (la foto successiva è scatta con il 70-200 VR I).

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A 6400 ISO il JPG è troppo appannato e conviene sicuramente partire dal RAW. Ad essere sinceri, con una immagine 6000 x 4000 pixel la qualità sarebbe già sufficiente anche per una stampa di formato medio-grande, ma con il file grezzo si ottengono risultati migliori, anche solo con le impostazioni base di Lightroom. In tutti i casi la resa è davvero buona.

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La D7200 arriva fino a 25600 ISO nativamente, sensibilità che consiglio di evitare per la stampa ma che per il web è ancora eccezionalmente usabile. Ovviamente i 12800 ISO sono meglio, sia in termini di pulizia che di tenuta della gamma dinamica. Con le posizioni estese H1 e H2 la fotocamera arriva perfino a 51200 e 102400 ISO, ma registra solo il JPG ed esclusivamente in bianco e nero. Di seguito vediamo la resa a tutte le sensibilità con i crop al 100% ottenuti da immagini catturate in studio con illuminazione controllata.

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Come sempre vi ricordo che i RAW sono sviluppati azzerando appositamente la riduzione del rumore, sia quella cromatica che di luminanza. In questo modo vediamo esattamente ciò che cattura il sensore dopo la demosaicizzazione.

File Sensibilità
JPG 100 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600 51200 102400
RAW 100 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600

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Come si può notare i risultati sono davvero eccellenti per un sensore APS-C, consentendoci di fotografare anche ad ISO elevati senza troppi rimpianti. E ricordate che i RAW non hanno neanche la riduzione del rumore cromatica, per cui avrete ampio margine di manovra per ripulirli in post-produzione. Di seguito pubblico una gallery con alcuni scatti realizzati con la D7200 e gli obiettivi 18-105 VR, 24-70 f/2,8, 70-200 VR I. Come sempre vi consiglio di cliccare sull’icona di Flickr per vederli più grandi e, soprattutto, per leggere le informazioni di scatto e valutare anche le immagini ad alti ISO (per alcune ho forzato l’incremento della sensibilità usando tempi più rapidi del necessario).

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Flash

Il piccolo flash a popup della Nikon D7200 ha un’invidiabile potenza di 12 metri alla sensibilità base di 100 ISO. Grazie al pulsante di sblocco elettronico può facilmente essere controllato per compensazione (ghiera frontale) e per metodo (ghiera posteriore), scegliendo tra riduzione occhi rossi, seconda tendina o normale. La fotocamera dispone anche di controllo wireless delle unità flash esterne in TTL, per cui potremo adoperare lampeggiatori dedicati separati dal corpo macchina, sincronizzati con il lampo del flash interno.

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Connessioni, memoria, batteria

Le connessioni della D7200 sono disposte tutte sulla sinistra, organizzate sotto tre diversi sportellini. Quello in alto nasconde l’ingresso per il microfono e la porta USB, quello al centro l’uscita HDMI e quello in basso l’uscita per le cuffie e la porta per il telecomando. La dotazione è molto completa e l’utilizzo di sportellini separati è comodo perché consente di esporre solo le connessioni in uso.

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Per la memoria si è utilizzato lo standard Secure Digital e sono disponibili 2 slot per poter lavorare con backup continuo o per aumentare la capienza (opzione menu “Ruolo card nello slot 2”). Lo sportello è sulla destra ed è robusto e ben realizzato.

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In basso si trova il vano batteria, che ospita la tipica EN-EL15 di Nikon da 1900mAh e 14Wh a 7V. L’autonomia era già ottima nella precedente D7100, con circa 1000 scatti, ma nella D7200 Nikon è riuscita ad andare oltre i 1100 secondo lo standard CIPA. È davvero difficile da scaricare in una escursione e riesce a soddisfare anche le esigenze di un professionista durante un evento che dura una intera giornata.

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Una delle novità della D7200 è la connessione Wi-FI, che ci consente di utilizzare uno smartphone o un tablet per il controllo remoto e la condivisione dei contenuti. Grazie all’NFC l’abbiamento con un dispositivo abilitato è molto rapido, basta avvicinarlo al tag posto sulla destra della fotocamera. Con l’iPhone, invece, bisogna prima abilitare il Wi-Fi dal menu impostazioni e poi accedere alla rete creata dalla fotocamera. L’app di controllo remoto WMU di Nikon è molto limitata, consente di rivedere le fotografie oppure di scattarne una in LiveView, ma senza poter modificare le impostazioni. In pratica sarà come lavorare in automatico, vanificando l’utilità del controllo remoto. Peccato.

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Video

Dal punto di vista del video ci sono aspetti positivi e negativi nella D7200 ma, complessivamente, non è un modello molto riuscito. In effetti la qualità del girato è abbastanza elevata, con una codifica in H.264 che raggiunge i 42Mbps, ma ci sono diversi limiti. Il primo e più importante è che questo bitrate si ottiene solo nel FullHD a 50/60fps ma questo si può selezionare esclusivamente con la modalità di crop 1,3x, la quale influenza le focali aggiungendo un secondo moltiplicatore rispetto quello da 1,5x dell’APS-C. In sostanza un 50mm non sarà equivalente ad un 75mm ma quasi ad un 100mm, per cui ottenere un grandangolo spinto sarà davvero difficile. Altro problema è che selezionando alta qualità la lunghezza massima del girato sarà di 20 min a clip, che scendono a 10 selezionando i 50/60fps. In modalità normale il limite sale a 30 min, ma il bitrate è di soli 12Mbps e ci si ferma ai 25/30fps.

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Tra i vantaggi ci sono l’ingresso e l’uscita audio, nonché la possibilità di registrare in qualità non compressa via HDMI, ma permane l’impossibilità di modificare l’apertura una volta attivato il LiveView. Quest’ultimo aspetto è davvero frustrante quando si lavora, perché può essere necessario intervenire molte volte sull’esposizione e per farlo bisogna prima disattivare il LiveView, perdendo molto tempo. In conclusione non abbiamo il 4K, non abbiamo i 50fps alla massima qualità e il controllo manuale diretto è penalizzante, per cui direi che Nikon deve lavorare ancora molto su questo fronte. Inoltre, per la messa a fuoco, quella automatica continua funziona male e lentamente e in manuale non ci sono sistemi di assistenza come il focus peaking o lo zoom.

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Conclusione

Personalmente sul lavoro amo i corpi voluminosi ed ergonomici, anche se questo significa dover sopportare qualche etto in più. In viaggio, invece, porto solo piccole mirrorless, perché la comodità di scatto e il feeling con il corpo ed i controlli sono sicuramente meno importanti della traportabilità. Per questo motivo continuo ad avere qualche difficoltà nel valutare la serie D7xxx di Nikon, che ha caratteristiche da prosumer in un corpo che è un po’ piccolo per la categoria. D’altro canto si tratta di una preferenza del tutto personale e non fatico ad immaginare che altri possano trovare ottimale la D7200 proprio perché unisce qualità e funzioni da professionale in un corpo più compatto e leggero rispetto quello delle rivali dirette. Dopotutto basta impugnarla per capire che fa sul serio e se ne ha immediata conferma usandola e guardando i risultati ottenibili. Abbiamo tantissimi controlli, un corpo robusto e tropicalizzato, ottimo mirino, schermo ampio e luminoso, display LCD supplementare, AF sensibile e con molti punti, elevata risoluzione, resa ad alti ISO da primato per la categoria, doppio slot di memoria, autonomia eccellente, tante connessioni fisiche più il Wi-Fi con NFC. I lati veramente negativi si contano sulle dita di una mano e annoverano una raffica relativamente lenta e funzionalità video limitate rispetto le rivali dirette. Ma ad essere sinceri ci sono altre cose che Nikon avrebbe dovuto migliorare in questa versione, come ad esempio l’AF in LiveView e il controllo remoto via wireless. Inoltre ho sentito la mancanza dello scatto continuo silenzioso e il nuovo menu veloce lo reputo un passo indietro. Sono stato piuttosto combattuto nell’assegnare un voto, perché ho dato 4,5 stelle al modello precedente e avrei voluto confermarlo. Tuttavia se si esclude il sensore (che è di Sony), si può dire che Nikon abbia sprecato i due anni trascorsi dalla D7100: la D7200 è sostanzialmente identica ad eccezione di qualche minimo affinamento (vedi miglior buffer e aggiunta del Wi-Fi) e continua ad avere gli stessi difetti, in particolare nel campo video. Solo che due anni fa poteva ancora concedersi queste lacune, mentre oggi c’è la Canon 7D Mark II (recensione), che costa circa 200€ in più ma non ha nessuno dei suoi lati negativi. Rimane indiscutibile il fatto che al momento sia la migliore fotocamera APS-C in termini di sensore, per gamma dinamica e sensibilità, ma la casa giallo nera ha perso l’opportunità di primeggiare ed è rimasta indietro in diversi ambiti. Nel complesso ho deciso di togliere mezzo punto al voto sintetico, fermandomi ad un buon 4 stelle. Ritengo importante spiegarne il motivo visto che potrebbe sembrare che io la consideri inferiore alla D7100 a cui ho dato 4,5 stelle. In realtà non è così, visto che gli occasionali cambiamenti sono migliorativi, ma ormai 5fps (in RAW) sono pochi per una APS-C prosumer destinata allo sport e alla caccia fotografica, non poter cambiare l’apertura in LiveView è semplicemente ridicolo, il FullHD 50/60fps ce l’hanno tutti i concorrenti (qui richiede un crop), il bitrate del video è basso, la lentezza dell’AF per contrasto è ormai un ricordo per tutti gli altri brand (reflex incluse), lo scatto continuo silenzioso sarebbe stato utile al professionista e se si mette il Wi-Fi su una fotocamera “pro” non si può non consentire di modificare i parametri da remoto. Infine l’ergonomia non è un lato negativo, ma se non si vuole proprio realizzare la D400 allora sarebbe il caso di far maturare la serie D7xxx. Penso di aver spiegato perché ho voluto un po’ punire la D7200 nel voto, ciò però non deve far dimenticare tutti i suoi pregi. La scelta sta a voi e va effettuata in base a ciò che considerate prioritario: se il video non è fondamentale, la raffica da 5fps in RAW vi basta e cercate un sensore molto performante, non ci sono scelte migliori nell’APS-C. La Nikon D7200 solo corpo si acquista per 1200€ con garanzia Italia Nital di 4 anni oppure si può scegliere uno dei kit come quello da me provato con il 18-105VR per meno di 200€ aggiuntive. Una volta fatta la spesa io consiglio di prenderla con l’obiettivo tuttofare, perché può tornare utile nelle escursioni, anche se sapete fin da subito che comprerete dei fissi o uno zoom standard più luminoso ma con minore escursione.

PRO
+ Sensore risoluto e con eccellente gamma dinamica
+ Ottima resa ad alti ISO e valido sviluppo dei JPG
+ Ottima qualità costruttiva e buona ergonomia in relazione alle dimensioni
+ Tropicalizzazione di buon livello
+ Controlli molto ricchi, rapidi ed efficaci
+ Motore AF molto rapido e con buona copertura del fotogramma
+ Sensibilità dell’AF passata da -3 a -4EV
+ Display di generose dimensioni e ben visibile con la luce
+ Mirino con copertura del 100% e info su display OLED
+ Comoda e ben realizzata la funzionalità auto-ISO
+ Doppio slot per SD card
+ Flash integrato di buona capacità con possibilità di controllo unità wireless
+ Uscita video non compressa
+ Uscita ed ingresso audio
+ Durata della batteria eccellente
+ Wi-Fi integrato per il controllo remoto e la condizione delle immagini

CONTRO
- Raffica lenta rispetto le rivali dirette
- Impossibilità di modificare l’apertura in LiveView/Video
- Video a 50/60fps disponibile solo con crop 1,3x
- AF molto lento in LiveView
- Limitate possibilità di controllo remoto
- Manca lo scatto continuo silenzioso
- Il menu veloce i ha perso praticità

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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