Recensione: Transcend StoreJet 500 1TB Thunderbolt/USB 3, la professionalità in tasca

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Che fine ha fatto la porta Thunderbolt? Arrivata come una promessa per il futuro, si è dimostrata utile solo per una ristretta cerchia di utenti, quelli che normalmente chiamiamo “professionisti”. La sua stabilità, il collegamento in cascata, la banda massima garantita e la possibilità di trasformarsi in qualsiasi connessione inferiore (Firewire, USB3, HDMI, DisplayPort, Ethernet, ecc…) la rendono uno standard flessibile e di elevata qualità ma che, al tempo stesso, implica costi elevati e relativa scarsa diffusione. Di solito la vediamo impiegata per strumenti di archiviazione professionale, come i dischi RAID, ma c’è anche chi ha realizzato dispositivi portatili come il Transcend StoreJet 500 for Mac.

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Questa unità arriva con doppia connessione, Thunderbolt / USB 3.0, e nella dotazione sono inclusi entrambi i cavi oltre che una sacca per il trasporto. Quest’ultima è una piacevole sorpresa, ma è un po’ troppo piccola per metterci dentro anche il cavo. Sul retro troviamo ovviamente entrambe le porte, ma non c’è la doppia Thunderbolt per il collegamento di dispositivi in cascata. Tuttavia è una caratteristica tipica per un prodotto del genere, il quale nasce principalmente per essere usato in mobilità (vista la sua dimensione) e sarebbe un controsenso creare una lunga ed ingombrante catena di dispositivi.

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Decisamente bello il design, che si sposa perfettamente con i MacBook. È semplice, elegante, ben rifinito e costruito con materiali di qualità. Le dimensioni sono 12,1 x 7,5 x 1,3 cm e pesa solo 136 grammi (meno di iPhone 6s, per intenderci). Nasce proprio per essere usato su Mac, infatti è preformattato in HFS, ma ovviamente è possibile utilizzarlo anche su PC Windows/Linux dopo una inizializzazione.

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All’interno del disco troviamo due software: Transcend Elite offre un sistema di backup, ripristino, crittografia e sincronizzazione dei dati (e si può collegare anche Google Drive, ottimo), Recovery Fix, invece, consente di recuperare eventuali foto, video e documenti cancellati per errore (e funziona su tutti i dischi, non solo lo StoreJet in questione). Sarò onesto, di solito neanche li guardo i software in dotazione, ma questi sono davvero utili e vanno considerati come un plus importante che fa parte del pacchetto complessivo.

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Andiamo ora a parlare di un aspetto importante: le prestazioni. All’interno dello StoreJet 500 si trova un SSD SATA3, che può avere le capienze di 256GB, 512GB o 1TB. Noi abbiamo ricevuto in prova quest’ultimo, il quale, come vedremo più avanti, ha un costo davvero importante. La prima cosa che mi ha stupito analizzando il disco con i vari benchmark è che la velocità di lettura via USB 3.0 è superiore a quella via Thunderbolt. Ho contattato il produttore per avere maggiori dettagli in merito ed ho ottenuto una risposta molto completa ed illuminante. Il controller all’interno dell’unità si preoccupa di switchare tra le due interfacce in base al cavo utilizzato e di calibrare il consumo di energia (e quindi l’alimentazione del disco) di conseguenza. La cosa interessante arriva ora: la porta Thunderbolt, secondo gli standard definiti da Intel ed Apple, consente un consumo minore rispetto quello autorizzato via USB 3.0. Ed è proprio per la maggiore alimentazione che otteniamo prestazioni superiori. Ciò non toglie che la Thunderbolt abbia dei vantaggi, come ad esempio quello di non occupare le risorse della CPU durante l’uso, cosa che invece avviene via USB 3.0. Ma vediamo quali sono le effettive differenze.

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Come si può notare, la velocità di scrittura è praticamente identica e si attesta su circa 300MB/s. Discorso diverso per la lettura, che raggiunge i 380MB/s via Thunderbolt (per altro la 2 dell’ultimo MacBook Pro 13 Retina) mentre sale a 430MB/s tramite la connessione USB 3.0. In nessuno dei due casi è “lento” (ricordo che è sempre un SATA3), ma il vantaggio via USB è piuttosto consistente nella lettura. Questo risultato va a complicare un po’ la riuscita complessiva del prodotto, così come vedremo nelle conclusioni.

Conclusione

L’acquisto di SSD esterni è sempre più frequente, io stesso li utilizzo per le librerie di foto e di video quando lavoro sul MacBook (cosa che ho fatto per due mesi questa estate). Scegliere la connessione Thunderbolt sembra quasi scontato per un professionista, almeno sulla carta, ma su un prodotto del genere qual è il vantaggio? La velocità non migliora – anzi, peggiora – e non abbiamo il daisy chain (posto che ci possa essere utile in mobilità). Non ho dubbi che la USB 3.0 sia una connessione meno pregiata, e il fatto che carichi sulla CPU ne è una conferma, ma a conti fatti per soluzioni di questo tipo sembra essere più che sufficiente. Il Transcend StoreJet 500 per Mac non ha difetti intrinseci, ma la scelta di una connessione doppia lo ha portato a costare parecchio senza fornire un reale vantaggio. Dovendo valutare il prodotto in sé darei senza dubbio 4,5 stelle (ammetto che gli ottimi software sono stati considerati come plus, visto che solitamente fanno pena), ma la versione da 1TB costa 659,99€, con cui ci si compra ben più di questa capienza se ci si limita alla connessione USB 3.0. Non è colpa di Transcend, sia ben inteso, possiamo vedere ovunque che i prodotti Thunderbolt sono più cari (vuoi per la tecnologia impiegata, vuoi per la minore diffusione della connessione), tuttavia un giudizio oggettivo non rende questa unità veramente conveniente. Il voto conclusivo scende dunque a 3,5 stelle.

PRO
+ Bel design, ottimi materiali e rifiniture
+ Compatto e leggero ma molto robusto
+ Doppia connessione USB 3/Thunderbolt
+ Dotazione completa di entrambi i cavi e di un sacca da trasporto
+ Ottimi i due software in dotazione

CONTRO
- Via Thunderbolt le prestazioni sono inferiori rispetto USB 3.0
- Costoso

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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