Il mondo dell’editoria è in crisi da diversi anni e la speranza di rifarsi online è morta sul nascere. Internet è vista dagli utenti come il regno del gratis e difficilmente si riuscirà a modificare questa percezione. Il problema è che mantenere un sito di informazione ha dei costi: anche uno relativamente piccolo, come SaggiaMente, comporta spese vive per il server e tanto tempo sottratto ad un gruppo di persone per la manutenzione e la redazione di articoli. Finora il metodo principale per sostenersi sono stati i banner, ma questi potrebbero non avere vita lunga. Infatti i circuiti tipo AdSense di Google sono sempre meno remunerativi e la recente Cookie Law (che se ben applicata richiede di non mostrare questi contenuti prima della conferma dell’utente) non ha fatto altro che ridurre ulteriormente i guadagni. Per compensare molti siti hanno ceduto il fianco alle pubblicità più invadenti, quelle che aprono popover o popup bloccando la visualizzazione dei contenuti o che fanno partire dei fastidiosi video. I peggiori usano poi tecniche deplorevoli come la suddivisione degli articoli in più pagine (allo scopo di aumentare le impression) e pubblicano decine di articoli pubblicitari ogni settimana. Ce n’è uno in particolare, di cui non farò il nome, che da riferimento del settore è diventato una vetrina di Amazon. Su SaggiaMente non vogliamo fare i superiori, perché anche noi abbiamo bisogno di introiti per mantenerci attivi, ma stiamo cercando di andare nella direzione opposta. Tempo fa alcuni utenti ci hanno segnalato che da mobile il sito reindirizzava altrove e, dopo alcune indagini, abbiamo scoperto che era colpa dei “partner certificati di Google”. In risposta a questa scarsa attenzione nella selezione degli annunci, abbiamo deciso di tagliare fuori il network esterno di Google, nonché tutte le categorie “sensibili” come quelle dei farmaci, giochi d’azzardo, sesso, ecc.. Questo ha comportato una netta contrazione dei ricavi, ma ci ha consentito di offrire una navigazione più piacevole ai nostri utenti.

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Potrei andare avanti a lungo portandovi esempi del nostro impegno e rispetto verso di voi, ma i più attenti lo avranno sicuramente già notato. Respingiamo quotidianamente le proposte di chi vorrebbe aggiungere banner invadenti e più remunerativi, manteniamo i redazionali (gli articoli sponsorizzati) entro un massimo di 4 al mese (spesso anche meno) e li selezioniamo affinché siano veramente utili, inoltre abbiamo fornito la possibilità di leggere gli articoli interi nel feed RSS, senza costringervi ad aprire il sito (cosa che per noi significa meno visualizzazioni e ricavi). Tutto questo, però, ci ha portato al di sotto della soglia di mantenimento e potrebbero essere necessarie misure correttive in futuro. Alcuni siti oltre oceano hanno iniziato ad introdurre un paywall, ovvero una piccola quota da pagare per leggere gli articoli e che può dar diritto ad alcuni contenuti aggiuntivi, ma non siamo sicuri che possa funzionare in Italia, sia perché la nostra lingua limita fortemente il bacino d’utenza e sia perché gli italiani sembrano più refrattari a pagare per l’informazione. Avevo anche aperto un canale di donazioni, ma poi non l’ho pubblicizzato perché ho pensato non fosse corretto appellarmi al vostro buon cuore per mettere mani al portafogli. Insomma, il futuro è ancora incerto e a complicare la situazione ci si sono messi gli AdBlocker, strumenti sempre più diffusi anche sui computer dei meno esperti. Personalmente capisco benissimo chi li adopera e anche io lo faccio, perché ci sono diversi siti che sono semplicemente impossibili da leggere senza eliminare le invadenti pubblicità.

Il settore mobile è quello su cui si stanno concentrando le maggiori attenzioni, in quanto la navigazione da smartphone e tablet è in forte crescita e potrebbe superare rapidamente quella da computer. Con iOS 9 Apple ha introdotto due strumenti che peggiorano la vita degli editori, ovvero le News impaginate senza banner e le estensioni per Safari che bloccano gli annunci. Mi sono concentrato su quest’ultimo aspetto nei giorni scorsi, provando diversi plugin gratuiti e a pagamento. Uno di quelli più gettonati, che ha rapidamente raggiunto la vetta nella classifica americana dell’App Store, è stato Peace, promosso dal noto Marco Arment. Dopo neanche 48h, però, lo sviluppatore ha deciso di ritirarlo dallo store, spiegando i motivi della decisione in questa lettera aperta. Da quel che ho potuto capire, Marco ritiene che gli AdBlocker siano ormai necessari a causa del dilagante abuso di forme pubblicitarie invadenti, ma non ha voluto tenere sulle proprie spalle la pesante responsabilità di danneggiare anche i siti meritevoli. Ha spiegato come ottenere un rimborso per l’acquisto e suggerito alcuni software alternativi.

Io vi vorrei parlare di due di questi, ovvero 1Blocker e Purify, ma per prima cosa vi spiego come si usano. Una volta installati vi troverete la classica icona nella Springboard e lanciandoli visualizzerete una guida passo passo per l’attivazione. In pratica bisogna recarsi (con iOS 9) in “Impostazioni / Safari / Blocchi dei contenuti” ed abilitare il plugin che vi apparirà (inutile usarne più di uno al momento). Solo successivamente si potrà aprire l’app per configurarla.

1blocker

1Blocker sembra fatto molto bene, ha un’interfaccia ricca di opzioni ed offre la possibilità di bloccare non solo gli annunci, ma anche gli strumenti di tracciamento, i widget dei social e tante altre cose che possono rendere la navigazione lenta e pesante. L’app è gratuita attivando un solo blocco, mentre richiede l’acquisto in-app di 2,99€ per usarne anche altri. L’aspetto negativo di 1Blocker è che non ci consente di essere “politicamente corretti”, in quanto non presenta una whitelist che ci permetta di non negare il sostentamento ai siti che lo meritano. I motivi possono essere i più disparati e del tutto personali, magari basati sull’apprezzamento delle pubblicazioni o sul mantenimento degli annunci entro soglie assolutamente tollerabili, ma ritengo importante (da editore) la possibilità di non tagliare le gambe ai siti di qualità (in cui mi auguro che annoveriate anche il nostro). Purify è purtroppo a pagamento (3,99€) ed è meno complesso di 1Blocker, ma svolge bene il suo dovere pur avendo una maschera semplicissima e priva di opzioni avanzate. Ha però la tanto agognata whitelist, che si può popolare sia dall’interno dell’app che direttamente da Safari. Andando su SaggiaMente, ad esempio, potrete attivare la relativa estensione e consentirci di visualizzare i – pochissimi – annunci.

purify

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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