Recensione: Magic Mouse 2, il topo magico seconda edizione

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Apple poteva tranquillamente evitarsi un Magic Mouse 2 con così poche novità. È questo che ho pensato appena l’ho visto. Ha lo stesso design, nessuna funzionalità aggiuntiva, manca perfino il Force Touch e costa di più del precedente. Che cosa significa questo “2”?

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Iniziamo dall’esterno, dove si nota il cambio di confezione. Hanno abbandonando quel guscio di plastica trasparente che ricordava i vecchi iPod, optando per l’ormai classico cartonato bianco con foto a colori: più pratico da aprire e conservare. Il mouse è esteticamente identico al precedente e lo è anche il touch&feel. I 10 grammi in meno non li noterete mai, perché non è un dispositivo da tenere in mano, e le uniche differenze visibili sono sul fondo, dove non c’è più lo sportellino apribile per le batterie a causa della scelta di adottarne una integrata. Qui notiamo anche la scomparsa del LED di notifica (la cui utilità è sempre stata discutibile) e la presenza di una porta Lightning per la ricarica. Il sensore ottico è sempre lo stesso e continua a non funzionare su superfici trasparenti. Un’occasione sprecata per un miglioramento potenzialmente utile, anche se non per tutti e quindi non di certo fondamentale. Il logo Apple ora è più scuro: lo segnalo per dovere di cronaca ma ovviamente ci importa poco.

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Se ho ritardato un po’ nella pubblicazione di questa recensione, nonché delle altre relative ai nuovi accessori “Magic” che seguiranno, è perché ho voluto usarli davvero, non solo tirarli fuori dalla scatola e scrivere le specifiche tecniche. Tuttavia una cosa la si nota immediatamente: la maggiore scorevolezza. Con il senno di poi si deve ammettere che non c’è niente di strano nel Magic Mouse 2, al massimo era il precedente a non essere un granché. Tutti gli altri mouse che ho usato scorrono mediamente bene, mentre il Magic Mouse 1 (chiamiamolo così) faceva un po’ di attrito e generava anche un fastidioso rumore. Per cui sì, il nuovo scorre molto meglio e più silenziosamente, cosa che sto apprezzando tantissimo, ma sarebbe dovuto essere così fin da principio anche il vecchio modello (lo so, sono critico, ma potete dire che non sia vero?).

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Comunque pare che Apple si sia impegnata nelle piccole cose per rendere migliore il Magic Mouse 2 e ciò non dispiace affatto. Preferisco un dispositivo che funzioni veramente bene rispetto ad uno che colpisce ma poi delude. Il cambiamento del materiale usato per i due binari sul fondo ne è un esempio concreto, visto che è apparentemente identico ma migliora nettamente lo scorrimento. Ad un certo punto hanno anche deciso che il rumore del clic del primo modello non andava bene, vai a capire perché. Apple dice di aver riprogettato l’intero meccanismo per essere più “semplice” (che qui va letto come duraturo, quindi positivo), andando ad ottimizzare anche il suono prodotto. Esatto, hanno speso davvero del tempo per cercare di ottenere un suono “migliore”. La differenza del meccanismo è effettivamente avvertibile con un confronto diretto, perché il nuovo è più preciso nella corsa pur richiedendo lo stesso sforzo di pressione, mentre per l’orecchio il cambiamento è sintizzabile in questo: fa più rumore. Se dovessi descriverlo con il testo direi che se il primo Magic Mouse faceva clic, il nuovo fa CLIC. Giusto per rendere meglio l’idea, prima della registrazione della puntata 39 del SaggioPodcast, ad un certo punto Luca mi ha detto: come mai sento così tanto i tuoi clic? Non avevo alzato il volume, era il Magic Mouse 2. Se ascoltate quella puntata, ad un certo punto li ho confrontati e la differenza è effettivamente avvertibile. Alla fine dei conti preferivo la maggiore silenziosità del precedente clic, ma è fondamentale sottolineare che si tratta di una sciocchezza. Mentre il miglioramento nella scorrevolezza e il minor rumore durante i movimenti sono effettivamente evidenti, la questione del suono del clic è proprio di lana caprina. Non mi meraviglierei se uno non se ne accorgesse affatto.

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Dal punto di vista ergonomico il Magic Mouse ha sempre avuto un difetto intrinseco dovuto alla sua stessa natura. La superficie touch superiore deve essere usata con le dita, che quindi devono potersi muovere al di sopra di essa. Per questo motivo è molto basso e non sarebbe potuto mai essere come il Logitech MX Master, che personalmente ho trovato molto più comodo. È opportuno precisare che ognuno può avere diverse sensazioni in merito e sono tutte leggittime, ma ritengo che la questione si possa affrontare correttamente da un punto di vista ortopedico e il fatto di poggiare la mano è sicuramente più rilassante per le articolazioni, perché richiede meno sforzo.

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L’utilizzo delle batterie AA non l’ho mai visto come un problema. Ho il caricatore sulla scrivania sempre pronto ed una scorta di ricaricabili di ogni formato, perché le uso praticamente per tutto da diversi anni. Quando è prossimo a scaricarsi le sostituisco in una manciata di secondi, senza neanche alzarmi dalla scrivania. Il passaggio ad una batteria integrata, insomma, mi è assolutamente indifferente. È una semplificazione ed un risparmio per l’utente, che non deve dotarsi di almeno 4 batterie ed un caricatore, ma ha anche lati negativi. Ad esempio ci si potrebbe interrogare sulla longevita: il mio primo Magic Mouse è del 2009 e l’autonomia è sempre la stessa visto che ogni tanto compro batterie nuove, ma come si comporterà il Magic Mouse 2 tra 6 anni? Lo stato di salute della batteria integrata potrebbe deteriorarsi e non è sostituibile dall’utente. Inoltre non hanno cambiato per nulla il design del prodotto al fine di ottimizzare il posizionamento della porta di ricarica, che, trovandosi in basso, non consente di usare il mouse col filo mentre ricarichiamo la batteria. La scena del Magic Mouse 2 coricato di schiena sulla scrivania con un filo che fuoriesce, mi fa venire in mente un topo in un letto d’ospedale collegato ad un respiratore che lo tiene in vita (concedetemi questa metafora perché mi fa sorridere).

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Anche qui, però, all’atto pratico non ci sono grossi cambiamenti. Basta ricordarsi di lasciarlo in ricarica la notte quando si vede il classico avviso di raggiungimento del 20%. Se ve ne dimenticate, però, potrebbe effettivamente essere fastidioso. È vero che in 1 minuto sotto carica ci dà 1 ora di autonomia in più, ma ne servono una decina per coprire una intera giornata di lavoro secondo il mio uso (se lo lasciate spesso fermo è un altro discorso). Molte persone mi hanno detto di cambiare le batterie del primo Magic Mouse ogni mese, certe volte anche di più, mentre io ci faccio mediamente 12gg anche con le migliori batterie in commercio (comprese quelle rimarchiate da Apple). Con il mio utilizzo, che sono certo essere molto intenso, il nuovo modello mi sembra leggermente più parco di consumi, perché in 10gg è sceso al 51%. Va detto, però, che nello stesso periodo ho usato per diverse ore anche il Magic Trackpad 2, perché sto testando anche quello.

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Conclusione

Non rieco a trovare lo scontrino del primo Magic Mouse che ho acquistato, ma sono piuttosto sicuro di averlo pagato 69€. Nel corso del tempo è leggermente aumentato e, prima dell’arrivo del secondo modello, ne costava 79. A questi bisognava aggiungere il prezzo delle batterie e, se non lo si possedeva già, il caricabatterie. Il Magic Mouse 2 costa 10€ in più, ma non servono altri soldi per alimentarlo ed usarlo. Inoltre include il cavo Lightning, che sappiamo bene quanto Apple venda caro. Insomma, non ci sono evoluzioni davvero rilevanti, però questi 10€ in più non sembrano del tutto ingiustificati. Potrà sembrare una riflessione impopolare, mi stupisco anch’io di averlo scritto, ma al massimo era il prezzo precedente ad essere elevato. La parte “in più” credo sia ben compensata da batteria e cavo. Passando ad un giudizio più personale, devo dire che ho provato diversi mouse alternativi, quasi sempre più ergonomici, ma la comodità delle gesture touch di OS X e la fluidità nello scroll in tutte le direzioni, mi fanno sempre tornare su quello Apple. Questione di gusti, ovviamente, ma lo trovo molto pratico ed ora finalmente più fluido nei movimenti. Certo non credo ci siano ragioni valide per passare dal vecchio al nuovo, ma considerate il Magic Mouse 2 per quello che è, ovvero una versione migliorata per i nuovi acquirenti. Per tornare alla riflessione iniziale, confermo che Apple avrebbe potuto anche evitare questo aggiornamento, visto che apporta migliorie tutto sommato marginali, ma nell’ottica evolutiva di tutto il parco di accessori per Mac, ha il suo senso: ormai tutti hanno abbandonato le batterie AA in favore di quelle integrate e si ricaricano via Lightning. Per quanto riguarda la scelta di non usare USB-C, la trovo assolutamente logica dal punto di vista tecnologico. Quest’ultima è utile per uno scambio dati più rapido e per essere “convertita” in diversi sub-formati come Ethernet, HDMI, ecc.. non serviva a nulla in questo caso. Meglio avere la connessione Lightning, anche perché un cavo in più può sempre ritornare utile anche per gli altri dispositivi Apple e in mobilità ne possiamo portare uno solo per tutto.

PRO
+ Molto più scorrevole sulla scrivania
+ Più silenzioso nel movimento (vedi contro)
+ Comode gesture multi-touch
+ Possibilità di scorrere in tutte le direzioni in modo fluido e naturale
+ Batteria al litio integrata
+ Cavo Lightning compreso (e con Apple non era così scontato)
+ Si ricarica rapidamente in caso ce ne dimenticassimo

CONTRO
- Il clic è più preciso, ma anche più rumoroso (non troppo però)
- Non si può usare durante la ricarica (ma in una decina di minuti sale del 10%)
- Non ha il Force Touch (ma è davvero negativo? Boh…)
- La batteria non è sostituibile e non possiamo prevedere quanto durerà

DA CONSIDERARE
| Non funziona su superfici trasparenti
| Complessivamente costoso, ma per 10€ in più del precedente offre batteria integrata e un cavo Lightning, quindi potenzialmente si sta pagando di meno

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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