Recensione: Huawei P8, equilibrata bellezza ad un prezzo convincente

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Gli ultimi dati di IDC relativi al Q3 2015 vedono Samsung come primo produttore al mondo di smartphone, grazie ad 84 milioni di dispositivi venduti (+6% anno su anno) e il 23,8% del mercato, Apple in seconda posizione con 48 milioni di iPhone, incremento del 22% e il 13% del mercato, mentre la terza è Huawei che, con un’impressionante crescita del 60%, è il produttore del 7,5% degli smartphone venduti, che corrispondono a ben 26 milioni. È facile che ci vengano prima in mente altri nomi, come HTC, Sony o LG, ma questi hanno ormai delle percentuali minime ed anche la giovanissima Xiaomi li ha superati, avendo venduto 18 milioni di smartphone nel Q3 2015 per un market-share del 5,2%. Relativamente a Huawei è importante rilevare che la sua lineup occupa prevalentemente la fascia medio-alta, ma possiede anche il brand più economico Honor (dove per altro ci sono prodotti “top” come Honor 7). Nell’ultimo mese sto provando diversi smartphone, forse troppi, e sto facendo un po’ di fatica ad organizzare i tempi per le recensioni, ma ce n’è uno che conosco come le mie tasche. Ha sostituito il Galaxy S6 Edge come terminale Android primario su cui tengo la SIM di lavoro e mi accompagna ormai da 4 settimane. Sto parlando di Huawei P8, che non è il top di gamma della casa di Shenzhen ma quello subito al di sotto.

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Caratteristiche principali

Passiamo rapidamente in rassegna qualche dato hardware, ma vi anticipo che non sarà questo il focus della mia recensione. Abbiamo un SoC HiSilicon Kirin 930 “fatto in casa”, un octa-core Cortex-A53 con GPU Mali-T628 MP4, 3GB di RAM e 16GB di memoria interna espandibili con microSD (c’è anche quello da 64GB, ma non per il nostro mercato). Il display è un Full HD da 5,2″, la fotocamera principale ha 13MP con stabilizzazione ottica e flash dual-LED mentre quella frontale 8MP (entrambe con video Full HD). Supporta 4G/LTE, ha la Radio FM, Wi-Fi a/b/g/n (solo 2,4GHz) con NFC, Bluetooth 4.1 LE, GPS e tutti i tradizionali sensori.

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Design ed ergonomia

La cura per il design inizia dalla confezione: bella ed originale. Cartone e plastica sono di colore nero e lo smartphone è inserito di taglio invece che frontalmente. Questa scelta evidenzia una delle caratteristiche migliori del prodotto, ovvero lo spessore di soli 6,4mm. In dotazione troviamo cavo microUSB, alimentatore, la classica graffetta per i vani laterali e degli auricolari di qualità abbastanza elevata, in cui i bassi vengono veicolari su un canale separato. Da sottolineare che ci arriva già con una pellicola applicata con precisione chirurgica sul display, che onestamente non ho tolto e dunque potreste notare nelle foto.

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Huawei P8 è da noi disponibile nelle colorazioni Titanium Grey, con frontale nero, e Mystic Champagne, con frontale bianco. Esteticamente non si può dire che abbia elementi di particolare originalità, ma è davvero molto riuscito nella sua semplice eleganza. La qualità costruttiva è ai massimi livelli, sia per i materiali che per le finiture. Vi si trovano dettagli nella lavorazione dell’alluminio che non passano inosservati, come la fresatura lucida ai lati della cornice o l’incavo per rendere più comodo il tasto di accensione.

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Il modello da me scelto ha il retro in metallo di color champagne. Questo tende più al grigio che all’oro ed è il motivo per cui mi è piaciuto particolarmente. Il logo Huawei al centro è bello ed ha ormai un certo prestigio, mentre in basso i simboli delle varie certificazioni erano su un adesivo che si può rimuovere per ottenere un risultato ancora più pulito. In cima c’è una striscia di Gorilla Glass 3 con il colore del frontale (bianco in questo caso) in cui si trovano anche fotocamera e flash LED. Sono entrambi a filo con la scocca ed è quasi un miracolo viste le caratteristiche tecniche e lo spessore ridotto.

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Le cornici sono ben ottimizzate, anche se il display non arriva proprio ai lati come potrebbe sembrare ad un primo sguardo. C’è un piccolo bordo nero all’interno, un “trucco” con un effetto ottico ben riuscito a schermo spento e che rimane gradevolissimo anche da accesso, perché sembra incorniciato come una fotografia d’autore. Inoltre scegliendo uno sfondo scuro tende a sparire, dando l’impressione che sia tutto display.

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L’unica scelta potenzialmente discutibile sul piano estetico è quella di non avere assolutamente nulla nella zona inferiore, che può sembrare un po’ vuota e sguarnita. I pulsanti di navigazione sono infatti visualizzati a schermo, mentre qui ci sarebbero stati benissimo un sensore d’impronte cliccabile e i due soft-touch laterali. Soluzioni del genere non sono però tipiche in casa Huawei e il sensore biometrico è volutamente riservato ai top di gamma, come Mate 7 ed S. In teoria ci sarebbe una funzione Tastiplus nelle Impostazioni, in cui si parla di una speciale pellicola che consentirebbe di usare la zona inferiore come se ci fossero i pulsanti soft-touch, tuttavia non sono riuscito a reperirla da nessuna parte. Sembra proprio che non sia mai arrivata in commercio, neanche in Cina.

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Io non amo i phablet, l’ho detto più volte e probabilmente l’avrete capito anche dal fatto che ho preferito iPhone 6 e 6s alle versioni Plus. Con gli smartphone Android sono un po’ più di larghe vedute, in quanto preferisco iOS come dispositivo personale ed è su questo che voglio mantenere la migliore usabilità ad una mano. Ho trovato nel P8 una dimensione ideale, perché con i suoi 5,2″ offre una bella esperienza di visione ma rimane abbastanza compatto con i suoi 144 x 72 x 6,4 mm. È sicuramente più grande di un iPhone 6s, ma lo schermo ha una diagonale più lunga di mezzo pollice, e 1,27cm non sono affatto pochi in termini di fruibilità dei contenuti.

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Inoltre ho trovato davvero ottima l’ergonomia. È molto sottile e forse anche un tantino svivoloso sul retro, ma si impugna saldamente grazie ai bordi piatti. È proprio piacevole da tenere in mano, il peso di 144 g quasi non si sente e la sensazione (giustificata da materiali ed assemblaggio) è che si tratti di un prodotto premium. Tutte le persone che me lo hanno visto usare nell’ultimo mese ne sono rimasti affascinati, compresi quelli che hanno usato sempre e solo iPhone. La qualità è quella che troviamo nei migliori HTC, ma la differenza importante è che questo P8 è molto sottile e leggero.

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L’uso ad una mano è fisicamente impossibile, vi sfido a raggiungere la zona superiore con il pollice, ma Huawei ha inserito una funzione lato software che trovo decisamente più riuscita di Reachability su iOS. Basta uno swipe sulla pulsantiera e lo schermo si riduce spostandosi nella dirazione da noi indicata (quindi si può usare con entrambe le mani), consentendoci di avere tutto il display a portata di dito. Ci si riesce benissimo anche a scrivere, infatti la adopero frequentemente e con soddisfazione.

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Display

Lo schermo da 5,2″ è un IPS-NEO, tecnologia che consente di avere colori più brillanti rispetto i tradizionali IPS e di mantenerli vividi anche da visuali angolate. La resa è decisamente buona, possiamo modificare manualmente la temperatura colore dalle impostazioni e settare la luminosità automatica con regolazione fine. Io la tengo sempre al 70% e il sensore reagisce bene e in fretta, risultando ben visibile anche all’esterno.

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Grazie alla risoluzione Full HD la densità è di 424 ppi, che sono più di quelli che mediamente possono servire. Sopra i 300 è quasi impossibile vedere i pixel anche da molto vicino, per cui qui siamo già oltre il necessario. Non voglio risultare ripetitivo su questo aspetto e non c’è dubbio che si diffonderanno risoluzioni sempre maggiori (il Sony Z5 Premium è addirittura 4K), ma allo stato attuale un buon Full HD è più che sufficiente. Secondo me fanno eccezione i Samsung usabili con Gear VR, in quanto lo schermo viene enormemente ingrandito dal visore e le risoluzioni maggiori sono effettivamente necessarie per non vedere i pixel.

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Multimedia

Iniziamo brevemente a parlare del comparto audio, su cui ho maturato un ottimo giudizio. In basso abbiamo speaker e microfono separati dalla porta microUSB, i quali hanno un design simmetrico e sembrano quasi suggerire la presenza di casse stereo. È mono, in realtà, ma molto buono sia in termini di qualità che di volume. Per darvi un’idea, è migliore rispetto quello di iPhone 6s mentre è analogo il posizionamento in basso, per cui non viene offuscato quando poggiamo lo smartphone da qualche parte.

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L’audio in capsula è altrettanto buono, molto efficace nella riduzione del rumore e forte in vivavoce. In alcuni casi avrei preferito un volume leggermente più elevato, ma la resa è comunque sopra la media. Visto che ci siamo anticipo anche il discorso relativo alla parte dati, con un segnale 3G/4G molto stabile grazie alla doppia antenna ed una ricezione davvero ottima.

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La porta da 3,5mm per gli auricolari è posta in cima e quelli in dotazione si sono rivelati molto buoni, anche se l’ergonomia non mi fa impazzire (ma questo cambia in base all’orecchio). Nel P8 c’è un chip proprietario dedicato all’audio e questo è piuttosto evidente con l’ascolto in cuffia. La resa spaziale è ottima, buona la pressione sonora e sopra la media la definizione. In poche parole è uno dei migliori smartphone su piazza da questo punto di vista.

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Per la fotocamera vi potrei annoiare con infiniti test, perché l’ho usata davvero tanto, ma cercherò di essere sintetico e di concentrare l’attenzione sui punti salienti. Iniziamo col dire che si può attivare rapidamente da schermo spento disegnando una C. Allo stesso modo dalle impostazioni possiamo avviare altre app, anche se la scelta è vincolata ad alcune lettere. L’interfaccia è quasi una fotocopia di quella presente su iOS, quindi molto semplice ed intuitiva. Con uno swipe nella zona bassa possiamo scegliere: Light-painting, Bellezza, Foto, Video o Time-Lapse. La prima è interessante per catturare scie di luce nella notte, ma si userà molto di rado, la seconda è d’ausilio con i più vanitosi e l’ultima è interessante per creare facilmente dei Time-Lapse, ma, come su iPhone, è tutto completamente automatico (che può essere un bene o un male a seconda dei punti di vista.

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Ben in vista le poche funzionalità importanti, ovvero l’attivazione del flash, la scelta della fotocamera (principale o secondaria) e gli effetti creativi di chiara derivazione iOS. In alto a destra troviamo le impostazioni avanzate, che comprendono HDR, panorama e simili, oltre all’interessante “all focus”. Questa cattura 8 scatti in sequenza e ci consente di scegliere il punto di messa a fuoco in un secondo momento (con un effetto “simile” a quello delle fotocamere Lytro). Può essere simpatico, ma all’atto della condivisione si manderà solo un JPG statico con l’ultimo punto di messa a fuoco selezionato.

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Il menu con tutte le impostazioni avanzate è ben calibrato, non sterminato come in alcuni Android ma senza nessuna mancanza rilevante. Possiamo definire la qualità, l’attivazione dello scatto con il pulsante volume, silenziare gli effetti sonori, disabilitare la stabilizzazione ottica, ecc.. Tra le altre cose è interessanti sono il controllo audio (che dovrebbe scattare da solo dicendo “cheese” e funziona, ma non sempre), la modalità Ultra snapshot (che scatta una foto da schermo in circa 1 sec premendo due volte il tasto volume -), e poi le impostazioni per ISO e bilanciamento del bianco. Insomma, non c’è un modo totalmente manuale o lo scatto in RAW come in alcuni top di gamma recentissimi, ma c’è tutto quel che serve per divertirsi e portare a casa degli ottimi scatti.

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Nell’esperienza quotidiana l’interfaccia si è dimostrata molto efficiente e la fotocamera affidabilissima negli scatti al volo. La percentuale di foto ben esposte e non mosse è altissima, ampiamente sopra il 90%. L’unico aspetto sotto tono è la messa a fuoco, che saltuariamente tentenna e fa ritardare lo scatto. In un recente confronto in notturna con S6 Edge ed iPhone 6s, mi è capitato che la stessa foto fatta con il P8 abbia inquadrato il pavimento, perché sembrava avesse scattato ma stava ancora mettendo a fuoco, così ho abbassato il telefono e lui ha fotografato per terra. Comunque mi è successo solo 3 volte su circa 100 scatti, quindi siamo ben lontani dal poterlo considerare un problema. Durante la cattura possiamo anche separare il punto di messa a fuoco da quello per la valutzione esposizimetrica, ed è una cosa molto utile perché ci consente di ottenere il risultato che vedete a destra (esposizione sul cielo, fuoco su alberi) invece di quello a sinistra.

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Belli i colori, naturali e non troppo saturi, e definizione molto buona per uno smartphone. Ricordo che il sensore è in 4:3, quindi bisognerà selezionare questa modalità dalle impostazioni per avere tutti i 13MP. Un aspetto che non tanto mi è piaciuto è che c’è un pizzico di over-precessing nei JPG, che al 100% mostrano alcuni artefatti lungo i contorni degli oggetti ad alto contrasto. Ma niente di troppo problematico.

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Il dettaglio delle foto è comunque altissimo, consentendo di catturare macro molto nitide in cui anche le trame più sottili vengono riprodotte perfettamente.

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La stabilizzazione ottica è particolarmente d’aiuto con poca luce, permettendo lo scatto con tempi più lenti per mantenere contenuta la sensibilità ed il conseguente rumore. Possiamo ottenere foto non mosse fino ad 1/15 a mano libera, perfino 1/4 se siamo attenti. La resa ad alti ISO è nella media degli smartphone attuali, però non brilla come alcuni dei migliori (S6, Z5, ecc..). Escludendo un discorso più tecnico, con analisi della foto pixel per pixel, bisogna però dire che il P8 ha una resa ottima in notturna in termini di esposizione e bilanciamento. Le immagini, cioè, hanno un aspetto davvero convincente nel complesso ed è solo guardandole ingrandite che vien fuori il rumore. Anche qui, insomma, il giudizio non può che essere positivo.

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Del video sono meno contento ma non per l’assenza del 4K, che su uno smartphone è più marketing che contenuto (aumentassero il bitrate del Full HD piuttosto). Il fatto è che la resa complessiva è molto meno convincente rispetto la parte fotografica. I colori sono spesso “sparati”, c’è troppa compressione e la stabilizzazione ottica fa più male che bene. Mentre registriamo sembra quasi faccia miracoli, ma se rivediamo i video (catturati a mano libera, si intende) notiamo delle continue distorsioni prospettiche che rendono la visualizzazione fastidiosa. Vi posto di seguito un breve esempio.

Il seguente filmato registrato al passo, invece, dimostra come una buona stabilizzazione digitale (quella di iPhone 6s lo è) possa rendere meglio nel comparto video rispetto ad una ottica (per le foto è tutto un altro discorso).

Preciso però che questa affermazione ha senso prevalentemente sugli smartphone, dove è più importante l’usabilità della clip che la risoluzione, quindi meglio che sia stabile anche se il crop dovuto all’intervento digitale ci fa perdere un po’ di qualità. Inoltre non è il P8 ad avere problemi. Se ricordate l’iPhone 6 Plus aveva lo stesso “difetto” nel video, che è stato risolto nel 6s Plus grazie ad un maggiore apporto della stabilizzazione digitale. Anche nel P8 è possibile farlo, ma bisogna intervenire manualmente da Fotocamera / Impostazioni (con modalità video attiva) abilitando tutte e due quelle presenti. L’ho scoperto in ritardo onestamente, infatti non ho avuto modo di rifare da capo i vari test, ma questo brevissimo video mostra che usandole entrambe il risultato è decisamente migliore.

Nella seconda parte del filmato sulla stabilizzazione al passo avrete forse notato che l’albero in primo piano risultava “bruciato” sul P8 mentre su 6s si vedeva benissimo. Anche nel video qui sopra si vede che  6s ha una qualità nettamente migliore ed una resa che consente di avere più dettaglio sia nelle alte luci che nelle ombre. Il problema può parzialmente essere mitigato da Fotocamera / Impostazioni / Regolazione immagine, riducendo saturazione e contrasto. Per concludere, confermo che nel video è decisamente meno convincente che nelle foto, ma sono i settaggi base a peggiorare la situazione.

La fotocamera frontale è di quelle da top di gamma con i suoi 8MP. Non che faccia miracoli, ma la qualità è sicuramente sopra la media. Anche qui ci sono i filtri bellezza che fanno magicamente sparire le rughe e le imperfezioni. La resa è tra il buono e il molto buono, ha anche la possibilità di creare Time-Lapse e se la cava discretamente bene con il video (1080p).

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Prestazioni

Volete sapere i punteggi di AnTuTu e Geekbench 3? Ce li ho, ovviamente, così come ho eseguito tanti altri test, ma sarei felice di evitarli per una volta. Il succo della questione dovrebbe essere “come si usa Huawei P8” e non quanti punti in più o in meno ha totalizzato rispetto a quell’altro. Ormai dovremmo avere ben chiara una cosa: l’efficienza non si può mettere in classifica e non è una diretta conseguenza dell’hardware. Per farvi un esempio concreto dovrò necessariamente usare dei numeri. Il mio S6 Edge ha totalizzato 4774 punti in multi-core su Geekbench 3 a 64bit, mentre il P8 “solo” 3298. Questo cosa ci dice? Sicuramente che in un task di lavoro stressante e continuo, quando cioè lo smartphone esegue calcoli su calcoli, S6 arriva prima. Quello che invece vi posso dire io è che ho più piacere ad usare Huawei P8. Il motivo è legato a tantissimi fattori che vanno dalla scorrevolezza e fluidità dell’interfaccia fino all’assenza totale di ricaricamenti, impuntamenti e imperfezioni di qualsiasi tipo. S6 non va male, per carità, è stato il primo Samsung a funzionare in modo decoroso da questo punto di vista, ma con il tempo qualche difettuccio di quelli lì è venuto fuori. Nel P8 l’unico e solo aspetto in cui noto saltuariamente qualche incertezza è la pagina del multitasking, che a volte richiede un paio di secondi per avviarsi e per eseguire la chiusura di tutte le app. In tutte le altre operazioni del quotidiano va come un treno: costante e dritto per la sua strada. Ho provato a vedere quale dei due aprisse prima Real Racing 3 ed S6 ha vinto di qualche istante, ma poi la resa nel gioco è molto buona su entrambi. Per concludere, trovo che su P8 ci sia un hardware ben bilanciato e tanta ottimizzazione, cose che lo rendono molto piacevole da usare a prescindere dai benchmark.

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Dove invece ho qualcosa da ridire è sulla memoria: 16GB sono troppo pochi. Soprattutto perché ce ne sono circa 10 disponibili per l’utente. Personalmente li ho saturati in 5gg, avendo ovviamente scaricato e configurato tutte le app che uso (che poche non sono). Per fortuna abbiamo la possibilità di inserire una microSD in uno degli slot laterali (l’altro è per la nanoSIM) e tramite la pagina Impostazioni / Gestione applicazioni possiamo spostare le app sulla scheda esterna. Non si può fare per tutte, sicuramente non per quelle di sistema, ma segliendo una microSD di velocità appena decente non si ottengono particolari cali di prestazioni nell’uso. È però una scocciatura dover aprire le app una e cliccare sul pulsante “Sposta su SD”. Alla fine ne ho messe qui una ventina, ma questo è stato sufficiente ad avere un paio di GB liberi sul telefono per farlo “girare” perfettamente. Per i meno esperti specifico che per alcune app si possono spostare solo i contenuti. Ad esempio per la fotocamera si può scegliere il percorso di salvataggio oppure anche Pocket Casts (che a me consuma tanto con i download automatici delle varie puntate) consente di selezionare la microSD come destinazione.

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Software

Io ho provato il P8 con Android 5.0.1 e la EMUI 3.1, ma è già previsto l’update a Marshmallow (il quando non è dato saperlo). Vi anticipo subito che non analizzeremo tutti i singoli dettagli di questa UI, ma una piccola panoramica va fatta, anche perché è la prima volta che recensiamo uno smartphone Huawei su SaggiaMente. Pur conoscendo questa UI, il mio primo approccio non è stato del tutto positivo. Il motivo principale potrà sembrarvi una banalità, ma non mi piacevano le icone e non c’è la possibilità di disattivare i Temi per vedere quelle “native”. Mi sono così dedicato ad installarne di altri dal browser integrato (che ora punta ad un sito online, quindi è più ricco) e ne ho trovato uno con delle icone sicuremente “particolari” ma che ho apprezzato. L’app dei Temi è ben fatta, perché consente anche di miscelare elementi diversi, infatti io ho utilizzato quelli di default per molte cose (ad esempio il blocca schermo Magazine che cambia foto ad ogni attivazione e sono tutte bellissime), scegliendo però le icone di Beauty for EMUI. Il risultato lo avete visto nelle foto corredate a questa recensione e a me piace moltissimo. Alla fine ho installato il launcher di Google e sono riuscito ad attivarlo, ma non l’ho mai usato.

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Alcune delle caratteristiche principali della EMUI sono l’assenza del drawer (tutte le app stanno nelle schermate della home come su iOS), la ricerca di app attivabile con uno swipe verso il basso (anche questo simile ad iOS), un task manager che mostra 4 app per volta ed un centro notifiche con due pagine affiancate: a sinistra le notifiche e a destra le scorciatoie. Devo dire che tutte queste cose le considero sostanzialmente positive, anche se i puristi di Android solitamente non amano l’assenza del Drawer.

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In tutto il periodo di uso ho notato solo tre cose che non mi sono piaciute. La prima è che il sistema è un po’ invadente circa il consumo di energia, nel senso che richiede di volta in volta se una data app può continuare a lavorare in background e se accettiamo che possa inviare notifiche. Ci arrivano delle segnalazioni per queste due cose e possono risultare una scocciatura. Tuttavia alla fine dei conti sono anche utili, perché ci consentono di definire le nostre scelte di volta in volta senza perdersi nei menu. Inoltre le preferenze vengono memorizzate, quindi dopo i primi giorni di installazione ed avvio delle app non vedremo più apparire questi messaggi. La cosa che si potrebbe migliorare è il testo allegato, perché ci viene detto che una data app sta consumando troppa energia anche da chiusa, quindi i meno esperti potrebbero decidere di killarla e perdesi eventuali funzionalità utili che richiedono proprio il funzionamento in background (vedi caricamento foto automatico di Dropbox o Google Foto, giusto per citare degli esempi noti a tutti). In tutti i casi i settaggi sono sempre modificabili da Impostazioni / Risparmio energetivo, tramite le voci “App protette” (che sono quelle che possono rimanere attive anche con lo schermo spento) e “App a consumo intensivo in background”. Su quest’ultimo si trovano quelle che hanno consumato di più nell’ultimo periodo, si possono selezionare e chiudere oppure possiamo entrare nel dettaglio e decidere se avere il messaggio di avviso di consumo eccessivo o meno.

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Una cosa che mi è piaciuta moltissimo è la possibilità di far accendere il display per qualche istante al ricevimento di una notifica, funzionalità che ritengo assolutamente essenziale e che trovo infinitamente più comoda del banale LED (che comunque è presente). Gli utenti iOS sono abituati a questa cosa, ma su Android stock non è presente ed è rara anche nelle UI dei vari produttori. Di contro con il settaggio base le notifiche non sono sempre puntuali e capita che tardino alcuni minuti per poi apparire in blocco. Se vi succede una cosa del genere, dovete andare in Impostazioni / Centro notifiche ed accertarvi di averle attivate completamente. Ci sono diversi settaggi piuttosto granulari, in modo analogo a quanto avviene su iOS, ma ci si perde un po’ di tempo. Si può anche decidere per ogni app se può usare solo i dati in Wi-Fi, quelli 3G/4G o entrambi.

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L’ultimo elemento negativo è legato ad un’app di terze parti, ovvero Periscope. Per qualche strana ragione sugli smartphone con EMUI mostra metà video in verde, cosa che alcuni di voi avranno sperimentato quando ho fatto dei live da P8 ed Honor 7. La metto qui per conoscenza, ma potrebbe benissimo essere un problema dell’app di Twitter e non di Huawei, anche se con altri smartphone non succede.

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Nella EMUI troviamo anche una buona dotazione di app, ma per fortuna nessun bloatware. C’è qualcosa di potenzialmente inutile, ma nulla di più di quello che troviamo su iOS. Basta fare una cartellina e piazzare lì ciò che riteniamo poco interessante. Io ci metto anche i Contatti (che gestisco direttamente dall’app Telefono) e le Impostazioni (che si trovano nelle scorciatoie del Centro Notifiche). Per molte app la EMUI gestisce nativamente anche i badge, anche se il difetto generale di Android è di non avere un sistema nativo per questo e quindi la compatibilità e a macchia di leopardo. In generale tutta l’interfaccia grafica è molto bella, elegante e con pochi colori piacevoli da vedere, così come le app di sistema. Sono puliti e funzionali Musica e Galleria, il Calendario ha la vista suddivisa con gli appuntamenti in basso e per la Posta c’è probabilmente il miglior client Android che abbia visto: pulito, efficiente, con le giuste funzionalità, vista combinata efficace, aggiornamento automatico e a richiesta con un semplice swipe, tutte cose che rendono la mail comoda da consultare.

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Non male anche il browser, ma gli ho preferito Chrome per la sincronizzazione semplice di preferiti e cronologia ed ho installato anche la tastiera nativa di Android perché quella predefinita è brutta ed ha un posizionamento scomodo del pulsante di cambio lettere/simboli. L’ultima cosa che non mi è piaciuta è il feed della vibrazione, che ha una frequenza alta e si avverte più il “buzz” che il colpetto sotto le dita (Honor 7 è ancora peggio da questo punto di vista). Ci sarebbe sicuramente tanto altro da dire sulla EMUI, ma spero che questa panoramica sia sufficiente ad evidenziare i principali pregi e difetti, poi potrete scoprire da voi le piccole chicche sparse qua e là. Ad esempio ho usato spesso il doppio colpetto con la nocca per catturare uno screenshot (schermata intelligente), trovo fondamentale il non disturbare programmabile, utilissima la possibilità di aggiungere il supporto per stampanti Wi-Fi di quasi tutte le marche, comodo il doppio tap per attivare lo schermo ed utile la possibilità di avere un tasto aggiuntivo in basso per attivare il centro notifiche senza fare lo swipe dall’alto. Io sono uno di quelli che ha sempre preferito Android Stock, motivo per il quale ho avuto Nexus 4 e 5, ma ho apprezzato il lavoro di Huawei sulla EMUI perché unisce alcune caratteristiche di Android con l’eleganza e la semplicità di iOS. Penso fosse questo il loro obiettivo e secondo me ci sono riusciti.

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Batteria

La batteria del P8 è da 2680 mAh e non è rimovibile, cosa a cui ormai siamo largamente abituati, specie nei modelli dal design più pregiato e scocca unibody. Vi anticipo subito che ci porta tranquillamente a sera, spesso anche con un bel po’ di carica residua. Le poche volte in cui mi si è scaricato nel tardo pomeriggio è perché avevo proprio esagerato tanto con l’uso dei dati e dello schermo acceso per consultazione di email e navigazione. Dalle impostazioni troviamo la possibilità di attivare il risparmio energetico su tre diversi livelli, da “Prestazioni” a “Ultra”, passando da una posizione intermedia definita “Intelligente”, ovvero che regola automaticamente la CPU e l’uso della rete per un bilanciamento ottimale tra prestazioni e durata. Io l’ho lasciato sempre su massime Prestazioni, ma con Intelligente si ottengono autonomie ancora migliori senza quasi accorgersi della differenza.

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C’è anche un’app “Gestione Telefono” che inizialmente mi era sembrata una di quelle fastidiose, inutili e dannose, ma che si è rivelata ben più pratica. Consente di gestire in un unico posto una serie di cose che vanno dalla pulizia di sistema alla liberazione di RAM, passando per il centro nofifiche e la gestione del traffico dati. Tutto in unico posto e con grafica semplice ed intuitiva. Non sono uno di quelli che passa il tempo a chiudere le app e a liberare RAM, ma l’ho trovato davvero molto riuscito.

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Tra i lati potenzialmente negativi ci metto l’assenza della ricarica wireless e il fatto che con il caricatore in dotazione ci vogliono circa 3h per arrivare da 0 al 100%. Sono due “non problemi” in linea teorica, non tutti li avvertiranno come tali, ma senza queste mancanze sarebbe stato ancora migliore.

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Prima delle conclusioni, facciamoci una chiacchierata su Huawei P8:

Conclusione

So che alcuni tendono a leggere solo le conclusioni, quindi certe volte ho la tendenza di riprendere qui tutti i punti salienti della recensione. Non è però una cosa facile, perché nella sintesi si rischia di dare uguale peso agli aspetti più importanti e a quelli potenzialmente irrilevanti o soggettivi. Una questione che ho particolarmente a cuore è quella legata al concetto di “top di gamma”. Cosa rende uno smartphone tale? Sarà l’hardware, il software, il design, il prezzo o tutte queste cose insieme? Per alcuni Huawei P8 non è considerabile un top di gamma, dopotutto è un telefono di aprile 2015 e costa solo 379,99€. Io credo, dopo averlo usato per lungo tempo, che questo sia uno degli smartphone più riusciti di quest’anno. Il suo punto di forza è quello di offrire il giusto in ogni singolo ambito, magari senza essere il numero 1 in nesuno, ma senza aspetti negativi rilevanti. Rappresenta una scelta equilibrata, ha tanto da offrire in termini di esperienza d’uso e non delude mai. In più è bello e costa il giusto. Quando recensisco smartphone come S6 non posso che evidenziare le innegabili eccellenze hardware, ma in questo caso il mio giudizio è molto più di cuore. Al Huawei P8 ci si abitua ed affeziona e ogni singola volta in cui si prende in mano si prova un piacevole senso di soddisfazione. Non me l’hanno mandato in prova, l’ho comprato personalmente, e sono contento di averlo fatto.

PRO
+ Ottimo design, bei materiali e costruzione
+ Sottile e leggero
+ Comoda ergonomia
+ Dimensioni ottimali tra portabilità e visibilità dei contenuti
+ Display dalla buona resa
+ Fotocamera di buona qualità e con stabilizzazione ottica
+ Buona fotocamera frontale
+ EMUI molto pratica in diversi aspetti e personalizzazioni
+ App di sistema ben fatte esteticamente e funzionali
+ Ottimo comparto audio
+ Hardware equilibrato
+ Buona ottimizzazione software
+ Buona durata della batteria e con tanti opzioni di risparmio
+ Prezzo vantaggioso

CONTRO
- Wi-Fi non dual band
- I video non sono un granché
- 16GB sono pochi (ma basta una microSD)

DA CONSIDERARE
| Ci si deve “abituare” alla EMUI arrivando da Android Stock
| Già previsto aggiornamento a Marshmallow
| Con ricarica wireless e sensore d’impronte sarebbe perfetto (ma questo prezzo…)

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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