Recensione: Magic Trackpad 2, il non plus ultra tra i trackpad

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Per alcune recensioni sto cercando di evitare troppe premesse, ma sul Magic Trackpad 2 non è possibile. Devo fare un breve tuffo nel passato, ma salterò tutta l’esperienza Amiga e dei sistemi pregressi, partendo dal 1999, anno in cui ho aperto la mia prima attività. Al tempo scelsi di avere sia Mac che PC, ma ero ancora profondamente legato a Windows per il mio lavoro. Acquistai una tavoletta grafica di Wacom per l’illustrazione, una bianca molto vecchia di cui onestamente non ricordo il nome – forse Bamboo Fun A5 – e di lì a poco mi trovai ad usarla per tutto. Nei successivi 10 anni non ho mai usato un mouse, neanche per sbaglio. Lo tenevo proprio archiviato in un cassetto, infatti si creavano scene comiche quando qualcuno doveva usare il mio computer e non riusciva neanche a capire come muovere il puntatore. Sui portatili me la cavavo bene con i touchpad dell’epoca (usavo prevalentemente HP), ma fui davvero stupito del trackpad che ritrovai nel MacBook Pro 15″ del 2006, il mio primo Mac dell’era Intel. Le sue ottime qualità mi spinsero nel 2010 a dare una chance anche al Magic Trackpad, prodotto per molti versi strabiliante e che ho sempre avuto sulla scrivania da allora, anche se l’ho usato molto di rado. La colpa è stata essenzialmente del Magic Mouse, che ho acquistato quasi per sfizio nel 2009 solo perché era il primo mouse multi-touch mai realizzato. Ha preso posto al fianco della mia fidata Wacom, che nel frattempo avevo cambiato con un modello più recente, e ho iniziato saltuariamente a preferirlo per la comodità dello scorrimento fluido omnidirezionale, cosa che risulta utile nella banale navigazione web ma anche per il panning nel desktop publishing. Così come era successo inizialmente per la tavoletta grafica, ma in direzione opposta, mi abituai in poco tempo a questo strano topo ed alla sua particolare ergonomia, al punto che dopo un paio d’anni fu la tavoletta grafica a finire in un cassetto. L’assuefazione da Magic Mouse, se così possiamo chiamarla, si è amplificata negli ultimi 3 anni, ovvero da quando ho chiuso lo studio grafico ed ho iniziato a lavorare quasi esclusivamente da casa. Avendo un Mac da scrivania molto performante sempre a disposizione, il portatile non lo accendo quasi mai, se non per le poche volte in cui ho appuntamenti con clienti nello studio fotografico o per i viaggi di lavoro. Questo significa che dopo aver abbandonato la tavoletta grafica, ho usato sempre meno anche il trackpad. Certo ho quello wireless sulla scrivania, ma tendo a preferirgli comunque il Magic Mouse.

Ho sentito la necessità di tutto questo preambolo perché volevo esporre la teoria, basata ovviamente sulla mia personale esperienza, secondo cui la scelta dello strumento di input preferito non è solo questione di gusto o di necessità, ma spesso anche di abitudine. Chi ha usato sempre e solo portatili magari si trova benissimo con il trackpad, mentre molti altri che erano abituati al mouse non escono di casa senza metterne uno in borsa. In ambito Mac, però, va detto che non sono poi tanti ad usare un mouse sul portatile, semplicemente perché i trackpad realizzati da Apple sono eccellenti. Io ci lavoro tranquillamente con Illustrator e Photoshop, che richiedono notoriamente una certa precisione. Senza timore di smentite, posso affermare che nessun PC portatile è mai stato neanche lontanamente paragonabile da questo punto di vista. I migliori che ho provato l’anno scorso si stavano lentamente avvicinando ai trackpad dei MacBook di 4/5 anni fa, ma la precisione e la quantità di gesture degli attuali sono ancora un miraggio.

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Degna di nota la prova di Microsoft con il Surface Book, in cui ne ha ampliato le dimensioni, usato il vetro, tolto il pulsante fisico, supportato il multitouch e integrato maggiori funzionalità in Windows 10. Ma era quello che Apple faceva 3 anni fa, ora sono andati avanti.

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L’ultima “frontiera”, per così dire, è il Force Touch, tecnologia che abbiamo imparato a conoscere con Apple Watch e che poi ci si siamo ritrovati in forma analoga nei trackpad dei MacBook e nel recente Magic Trackpad 2. C’è anche su iPhone 6s, ad onor del vero, ma qui si è deciso di cambiarle nome in 3D Touch per le ragioni che ho ipotizzato nella mia recensione. Con il Force Touch abbiamo ottenuto un paio di vantaggi importanti più alcuni altri accessori. Il primo di questi è la possibilità di premere su tutta la superficie, una cosa che finché non si usa non si riesce ad apprezzare in pieno. Anzi, sarò sincerò, è un aspetto che avevo preso sottogamba nel mio MacBook Pro 13″ 2015, mentre mi sono subito accorto della differenza quando mi è capitato sotto mano quello 2014. La metto nella categoria di quelle piccole grandi innovazioni a cui non si dà troppo peso finché non le si usa davvero. Non è tanto la questione di cliccare in alto ad essere rilevante, ma piuttosto che non ti devi preoccupare di dove sia il dito per farlo comodamente. Nei precedenti già a metà altezza serviva più forza, infatti tendevo a muovere con l’indice e a cliccare col pollice, mentre con i nuovi puoi fare tutto con un dito senza pensarci.

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Altra cosa caratteristica del Force Touch è il Force Click, quello che Apple ha tradotto in italiano con “Clic Deciso”. In pratica è una seconda pressione dopo il primo clic, che attiva tutta una serie di funzionalità aggiuntive. Questa è la caratteristica a cui si è scelto di dare maggior peso nella comunicazione, ma, dal mio personalissimo punto di vista, non è così determinante. Di tutte le tante azioni eseguibili con il clic deciso (le ho elencate qui), mi trovo ad adoperare solo quella dell’anteprima delle pagine web. E neanche sempre, perché uso spesso Chrome dove non è supportata e faccio quindi fatica a ricordarmene su Safari. Ci sarebbe la questione dell’attivazione rapida di Quick Look sulle icone del Finder, ma sono così abituato ad usare la barra spaziatrice che non trovo nessun vantaggio concreto. Stessa cosa per la rinomina dei file: è già troppo comodo farlo con invio. Secondo me qui Apple poteva sforzarsi di più o magari la questione è che non ce n’è un grande bisogno su Mac. Su iPhone 6s, invece, il 3D Touch lo uso tutti i giorni tantissime volte al giorno, in quanto offre delle funzionalità aggiuntive che non sono replicabili diversamente o con la stessa velocità. Anche su OS X il Force Touch è una cosa in più che male non fa, ma la uso poco e non la reputo particolarmente utile nel quotidiano (questione di gusti, sicuramente).

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Ora vi dirò una banalità, ma un particolare che ho apprezzato con il tempo è la possibilità di impostare il “clic silenzioso” dalle preferenze. È un po’ meno comodo come feedback, sembra quasi spugnoso, ma poter lavorare quasi senza rumore mi è molto utile in diverse circostanze, ad esempio quando registro un podcast. Va anche detto che si può sempre attivare il clic con il semplice tocco, quindi non è che si debba cliccare per forza, però io tendo a fare entrambe le cose a seconda delle necessità. Ad esempio per trascinare preferisco cliccare fisicamente rispetto alla modalità con tre dita. A proposito di clic c’è un mito da sfatare, uno che anche io ho contribuito a rendere tale. Quando il Magic Trackpad 2 è spento non si clicca, esattamente come quello dei recenti MacBook. Questo ha indotto molte persone, me incluso, a pensare che il clic fosse completamente simulato dal motore Taptic Engine. In realtà, però, non è affatto così. Anche se è piuttosto contenuto, un movimento della superficie in vetro c’è davvero. Il Taptic Engine ci restituisce solo la sensazione dello scalino fisico che non c’è, il vantaggio di poterne aggiungere un secondo (il clic deciso) e di deciderne l’intensità dalle preferenze.

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Un ulteriore risvolto positivo della tecnologia Force Touch è la possibilità di rilevare diverse entità di pressione. In buona sostanza le app compatibili, come ad esempio Pixelmator, ci consentono di creare dei tratti simili a quelli che realizzeremmo con una tavoletta grafica. Anche qui l’innovazione c’è e non nego che possa essere utile, ma utilizzando le dita non è che ci si possa fare chissà quali miracoli. Diciamo che se escludiamo qualche artista, di quelli che creano capolavori anche con un mezzo gessetto, noi comuni mortali non ci strapperemo le vesti per questa possibilità. Un particolare che può essere rilevante per alcuni, ma non per tutti, è che il nuovo trackpad funziona anche se lo si tiene sulle gambe, magari usandolo in poltrona con il Mac mini collegato al TV. Questo non era possibile col precedente, in cui il clic era azionato dai piedini inferiori che richiedevano una superficie rigida di appoggio.

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Fin qui ho parlato di dispositivi di puntamento in generale, di esperienza d’uso e funzionalità, ma non ho menzionato nessuna delle caratteristiche fisiche del Magic Trackpad 2. Si tratta di una scelta consapevole, perché ritengo che sapere quanto è largo o sottile incida decisamente poco sulla questione più importante: ha senso usare un trackpad su un computer desktop? Su questa domanda ritorneremo più avanti, adesso ammiriamo meglio il nuovo prodotto comparato con il vecchio.

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È bianco. Giuro che dalle prime foto che avevo visto non l’avevo capito, pensavo fosse il riflesso delle luci a renderlo tale. Mi ha molto colpito al primo sguardo, perché la superficie in vetro è di un bel bianco candido, come quello dei nuovi mouse e tastiera (ma opaco). È grande. Quasi enorme, perché riprende più giustamente il form factor panoramico degli attuali display, non come il primo Magic Trackpad che era in 4:3. È completamente godibile, perché tutto lo spazio è cliccabile. Non solo per la questione del Force Touch, ma anche perché non ha quella striscia superiore inerme che nel precedente era dedicata alle batterie. Pesa. Non è qualcosa che si nota molto, ma sulla bilancia arriva a 232 g, mentre il primo si fermava a 188 batterie incluse. Penso sia una ulteriore prova del fatto che il colpevole sia il Taptic Engine, visto che con la sua presenza è aumentato anche il peso dell’iPhone 6s rispetto al 6. È bello. Che non lo rende migliore da usare, ma ci fa sempre piacere.

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L’inclinazione è minima, come quella della Magic Keyboard, e i due si abbinano molto bene. Usarli proprio attaccati non è una buona idea, perché è facile spostare il puntatore mentre stiamo lavorando nella zona destra della tastiera – o sinistra, se lo tenete lì. Lo stesso problema c’era anche accoppiando i precedenti, infatti io utilizzavo un accessorio che li univa ma li distanziava di qualche mm. Sicuramente uscirà qualcosa di analogo anche per i nuovi modelli. Da notare che la superficie del trackpad è allineata con i tasti, non con la struttura alla base. Non ho ancora capito se sia un bene o un male, quindi direi che è una cosa ininfluente in termini di usabilità. Esteticamente non mi pronuncio, perché non è che si noti poi tanto (noi andiamo sempre a cercare il pelo nell’uovo).

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Se la superficie è in vetro e la base in plastica, la cornice è invece di alluminio. Nella zona posteriore è stato infatti necessario ricavare una striscia non metallica per far funzionare l’antenna Bluetooth. A proposito, il teardown di iFixit ha chiarito che il Bluetooth è 3.0 e non 4 o 4.2. Il motivo lo sa solo Apple, ma all’atto pratico non ci cambia niente (inoltre ho appurato che funziona anche sui vecchi Mac con Bluetooth 2.1). Al centro vediamo la porta Lightning, che ci ricorda che la batteria è integrata e si ricarica direttamente tramite USB. Il cavo è in dotazione e può essere anche usato per abbinare il Magic Trackpad 2 al computer senza bisogno di passare dalle preferenze. Inoltre il giusto posizionamento ne consente l’utilizzo anche durante la ricarica, a differenza del Magic Mouse 2 (recensione). La batteria dura molto, secondo me più di quella del nuovo mouse. È vero che l’ho usato un po’ di meno di quest’ultimo, ma sono ancora al 61% dopo 18gg in cui non è mai stato spento. Si tratta però di una mia scelta, in quanto il nuovo selettore on/off è molto più pratico del precedente e non ci costa nulla spegnerlo ed accenderlo all’occorrenza.

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Per quanto riguarda l’uso di una batteria integrata ci sono diverse valutazioni che si possono fare, ma quelle che mi interessano di più sono di carattere economico. Come ho già detto per il Magic Mouse 2, non ci sarà necessità di comprare batterie e caricabatterie, ma non possiamo prevedere l’autonomia che quella integrata manterrà nel tempo. Potrebbe comunque essere un falso problema, perché se anche tra 5 anni dovesse avere un durata dimezzata (e non penso sarà così) si passerebbe dalla ricarica ogni 40gg ad una ogni 20. Not bad at all. Diverso è con gli smartphone, dove se l’autonomia massima scende anche solo all’80% può significare non arrivare a sera.

Conclusione

Le conclusioni, qui, vanno necessariamente divise in due parti. Nella prima, che è poi quella che inciderà sul voto, prenderei in esame le qualità del prodotto, le sue funzionalità, la costruzione, l’efficacia e l’implementazione su OS X. In quest’ottica il mio giudizio non potrebbe che essere da 5 stelle, ma il prezzo di 149€ frena l’entusiasmo e toglie almeno mezzo punto. È sicuramente vero che tra i nuovi accessori Apple è quello più rinnovato, dentro e fuori, ma una spesa del genere ci porta alla seconda parte delle conclusioni: ci serve davvero? La mia personale sensazione è che le gesture di OS X e le novità dovute al Force Touch lo rendano un dispositivo semplicemente unico in ambito desktop. Non ci si disegna come su una tavoletta grafica, non è diretto e preciso come un mouse, ma è ricco di funzioni e direi quasi divertente da usare, oltre che molto produttivo. Per quelli che preferiscono o che sono abituati al trackpad, non riesco davvero ad immaginare nulla di meglio. La questione del prezzo – a prescindere dal fatto che possa o no essere giustificato dalla tecnologia e dal rinnovato design – lo esclude però come possibile acquisto di chi voglia semplicemente sperimentarlo in sostituzione del mouse. In breve il Magic Trackpad 2 è davvero perfetto se apprezzate i trackpad, ma evitatelo se non avete la certezza matematica di usarlo costantemente.

PRO
+ Molto ampio e comodo da usare
+ Tante gesture multitouch su OS X
+ Possibilità di cliccare su tutta la superficie
+ Clic deciso con funzionalità aggiuntive
+ Possibilità di definire forza della pressione
+ Funzione clic silenzioso
+ Pratica ricarica tramite cavo Lightning anche durante l’uso

CONTRO
- Ok la tecnologia e il risparmio su batterie a caricabatterie, ma costa davvero caro

DA CONSIDERARE
| Non indicato agli amanti del mouse (ok, è scontato, ma sempre meglio chiarire)

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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