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Solo tre anni fa Sony presentava la prima RX100, una fotocamera che ha cambiato radicalmente le regole nel segmento “compatte prosumer”. Con un corpo tascabile, un largo sensore da 1″, un obiettivo zoom luminoso e controlli manuali, è stata una vera rivoluzione per il mercato e si è conquistata rapidamente i favori dei fotografi di tutto il mondo. Una volta raggiunta la vetta Sony non è rimasta con le mani in mano ed ha realizzato un nuovo modello ogni anno, l’ultimo dei quali è la Sony RX100 IV.

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Caratteristiche principali

La parola chiave qui è evoluzione, sia perché le ricette vincenti non si cambiano, sia perché il ritmo serrato degli aggiornamenti non consente stravolgimenti ad ogni generazione. Il modello più rivoluzionario è stato forse quello dell’anno scorso, visto che nella Mark III gli ingegneri di Sony sono riusciti ad inserire un mirino senza aumentare le dimensioni del corpo. Una scommessa vinta sul piano tecnologico che è stata di recente estesa anche alla Full Frame RX1R II. Nella RX100 IV ci sono essenzialmente due novità: un nuovo sensore “stacked” con DRAM dedicata per migliorare la velocità di lettura (cosa che ha impatto in diverse aree, come vedremo in seguito) e un mirino che passa da 1,44 a 2,35 milioni di punti, guadagnando anche migliore frequenza di refresh. Non cambiano la risoluzione fotografica (20MP), la sensibilità di 125–12800 ISO, l’obiettivo equivalente 24-70mm f/1,8-2,8 Zeiss Vario-Sonnar T*, il filtro ND integrato da 3 stop e lo schermo da 3″ inclinabile, ma la maggiore velocità di lettura del sensore ha reso possibile una impressionante raffica da 16fps, otturatore fino a 1/32000, video in 4K con codec XAVC S e slow motion fino a 1000fps.

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Corpo ed ergonomia

Se si cerca un corpo così compatto si deve necessariamente perdere qualcosa in termini di ergonomia. Con i suoi 102 x 58 x 41 mm (di cui 15 sono occupati dalla sporgenza dell’obiettivo da spento), la RX100 rimane al limite del tascabile, ovvero non entra nella tasca dei pantaloni ma sta comodamente in quella di una giacca. Pesa anche poco considerando l’ottima costruzione: 298 g inclusa la batteria. Di impugnatura non ve n’è neanche l’ombra, così come nei modelli precedenti, ma forse qualcosina si poteva anche accennare. Infatti consiglio fortemente l’acquisto dell’accessorio Sony AGR2, che con soli 13€ consente di avere una migliore ergonomia senza aumentare l’ingombro (perché sporge meno dell’obiettivo).
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Display e mirino

Anche se non è più una novità, mi stupisco ancora nel vedere un mirino in un corpo così piccolo. Il meccamismo di sblocco ed attivazione non è cambiato, basta abbassare il selettore laterale per farlo salire e poi va estratta manualmente la lente frontale. Quest’ultimo passaggio può sembrare noioso, ma è quello che gli consente di avere un discreto ingrandimento pur occupando poco spazio da chiuso. È stata inserita una pratica opzione nel menu che, volendo, consente di non spegnere la fotocamera quando si richiude il mirino, mentre continua ad accendersi da sola quando lo estraiamo. Non avendo qui una “vecchia” Mark III non ho potuto fare un confronto diretto in merito i miglioramenti hardware, ma l’incremento di risoluzione da 1,44 a 2,35 milioni di punti è piuttosto importante e la qualità è ottima. L’ingrandimento non è elevatissimo (0,59x), ma il mirino risulta molto pratico, fluido, ricco di informazioni e tutte assolutamente leggibili. Usando gli occhiali non ci si può spostare molto dal centro, pena la mancanza di visibilità ai bordi, ma è una cosa normale e c’è un discreto margine intorno che minimizza il problema. Per un mirino che non occupa niente quando richiuso è davvero difficile chiedere qualcosa in più.

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Il display non è cambiato affatto e purtroppo Sony continua ad ignorare il touchscreen. Sembra una costante nelle sue fotocamere, tranne qualche rarissima eccezione, quindi evidentemente lo reputano superfluo, ma personalmente non mi trovo d’accordo. Posso capire nelle reflex, ma nei modelli che si usano sempre con lo schermo acceso il tocco è il metodo più intuitivo per alcune cose, come la selezione del punto di messa a fuoco. Rimane molto valida la qualità con risoluzione di 1,23 milioni di punti e tecnologia WhiteMagic, mentre la dimensione di 3″ è ormai uno standard più o meno ovunque. La cerniera ci consente di inclinarlo verso il basso di circa 45° oppure di ribaltarlo completamente verso l’alto per l’auto-inquadratura.

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Ovviamente non si può portare completamente al di sopra della fotocamera con il mirino alzato, infatti continuo a chiedermi perché Sony non adoperi una cerniera laterale, la quale risolverebbe questo problema e consentirebbe anche maggiore libertà di inquadratura.

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In termini di luminosità abbiamo settaggi da –2 a +2, oppure l’impostazione “tempo soleggiato” quando c’è forte luce diretta. Più completo il mirino, dove troviamo la luminosità automatica e la possibilità di impostare una temperatura colore. Il classico sensore di prossimità attiva e disattiva lo schermo quando ci avviciniamo al mirino e sul display possiamo visualizzare diverse informazioni alternabili con il tasto DISP (freccia sopra sul pad direzionale). Queste sono selezionabili dal menu Impostazioni 2, ma non si possono personalizzare. La cosa mi risulta fastidiosa in particolare perché l’istogramma della luminosità è una voce separata e non possiamo combinarlo con altre informazioni se non quelle base dello scatto (modalità, tempo, apertura, ISO).

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Controllo, impostazioni, menu

Se conoscete la RX100, non c’è molto altro da aggiungere. Facciamo comunque una rapida analisi anche per chi non possiede già dimestichezza con i precedenti modelli. Iniziamo dalla zona superiore, dove in realtà c’è qualche piccolo cambiamento nella ghiera dei modi di scatto. Qui troviamo le posizioni: P, A, S, M, MR (ovvero memorizzabile dall’utente), filmato, HFR, panorama, scene e automatico. Le novità rispetto la mark III sono due, ovvero che c’è un solo AUTO (ed era ora, perché la precedente suddivisione con quello “superiore” era ridondante e l’avevo già criticata) e abbiamo il nuovo modo HFR per i filmati con elevati fps. Il piccolo pulsante con la chiara dicitura ON/OFF serve ad accendere la fotocamera ed include un piccolo LED verde di notifica quando in funzione (diventa arancione durante la carica). Ben posizionato il pulsante di scatto a doppia corsa, intorno al quale si trova il selettore per controllare lo zoom dell’obiettivo. Da sopra si vede anche il piccolo interruttore per il flash.

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Sul retro non è cambiato assolutamnte niente e gli elementi principali sono la ghiera dei parametri con le scorciatoie nelle quattro direzioni (sopra DISP, destra flash, basso compensazione d’esposizione, sinistra metodo drive), il pulsante Fn per il quick menu (che attiva una griglia di impostazioni rapide a schermo) e quello C personalizzabile. Per lavorare in manuale la seconda ghiera che si usa è quella intorno all’obiettivo (così abbiamo tempo/diaframma), l’ISO io lo associo sempre al tasto C e rimane fuori solo il bilanciamento del bianco, che richiede l’accesso al quick menu con Fn. Qui abbiamo 12 impostazioni, utili per limitare al minimo l’accesso al menu principale. Questo è molto vasto ma non ben organizzato, perché Sony continua ad aggiungere funzioni senza integrarle con le precedenti e posizionando spesso voci correlate in posti diversi. Può davvero spiazzare anche i fotografi esperti, ma va detto che ci sono davvero moltissime funzioni evolute, sicuramente molte di più di quelle che ci si aspetterebbe in una compatta. Alcuni tasti freccia del pad possono essere personalizzati, ad esempio se non vi interessa molto interagire con il flash potete usare la freccia a destra per il bilanciamento del bianco, così non servirà più l’accesso al menu Fn anche per questo parametro.

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AF – Messa a fuoco

Grazie alla maggiore velocità di lettura delle informazioni dal sensore, la messa a fuoco della RX100 IV è decisamente migliorata. Anche non avendo più la precedente, il salto di reattività l’ho notato, specie quando la luce scarseggia. Inoltre ora può gestire l’inseguimento automatico degli occhi nel fuoco continuo e va meno spesso in ricerca di fuoco. Spiego meglio: con la precedente capitava che la lente andasse avanti e indietro prima di “capire” se il soggetto fosse più lontano o vicino rispetto il punto di messa a fuoco attuale, cosa che ora si nota molto meno, sia per frequenza che per escursione.

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L’area di messa a fuoco si definisce dal quick menu (tasto Fn) dove troviamo: ampia (sostanzialmente l’automatico), centro (statico), spot flessiile (movibile sul display ed impostabile su tre diverse dimensioni), spot flessibile espanso e AF con aggancio al soggetto (il classico inseguimento). Comoda la possibilità di attivare il tracking dal metodo automatico premendo il tasto centrale del pad, ma non viene chiarito all’utente meno esperto che bisogna attivare anche l’AF-C perché funzioni.

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Per cambiare la modalità di fuoco c’è un’apposita icona sempre nel quick menu, che consente di selezionare: AF-S (singolo), AF-C (continuo), DMF (automatico con ovverride manuale), MF (completamente manuale). Sia in DMF che in MF il controllo del fuoco passa sulla ghiera dell’obiettivo, per cui per gestire il secondo parametro in esposizione manuale si deve premere la freccia in basso (che commuta il funzionamento della ghiera posteriore da tempo ad apertura). Come ausilio alla messa a fuoco abbiamo lo zoom, la scala delle distanze e il focus peacking. Inoltre la ghiera ha un passo adeguato in termini di velocità e precisione, quindi è finalmente usabile senza fatica. Per un sistema a ricerca di contrasto le prestazioni dell’inseguimento con fuoco continuo sono davvero molto buone e gran parte del merito è dovuto al nuovo sensore stacked con DRAM dedicata.

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Metering – Esposizione

Le impostazioni per il metering sono quelle classiche e si trovano sempre rapidamente nel quick menu (che col touchscreen sarebbe stato molto più pratico). La predefinita si chiama Multipla, poi abbiamo la Centro, che dà priorità all’area centrale, e infine la Spot. Il comportamento della Multipla è soddisfacente e mediamente prevedibile, quindi usabile in quasi tutte le situazioni, mentre quella Spot è un po’ “particolare” perché non segue il punto di messa a fuoco.

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Fintanto che usiamo il punto centrale e poi ricomponiamo, AF ed AE saranno misurate giustamente, ma se spostiamo il punto di fuoco per seguire il soggetto, l’esposizione spot continuerà ad essere calcolata sempre nella zona centrale (guardate il cerchietto nell’immagine superiore), vanificandone l’utilità. In tutti i casi l’esperienza di scatto si è dimostrata molto soddisfacente già con la Multipla, sia in auto che con i metodi P/A/S, coadiuvati dal sempre pratico istogramma e dalla possibilità di attivare lo zebra pattern che evidenzia la zone troppo chiare (impostabile dal 70 fino a oltre 100% per vedere le sovraesposizioni).

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WB – Bilanciamento del bianco

Giusto per ripeterci, anche il bilanciamento del bianco si imposta dal quick menu. Qui abbiamo la possibilità di scegliere tra automatico, luce giorno, ombra, cielo coperto, incandescenza, fluorescenza calda, fluorescenza fredda, fluorescenza diurna, fluorescenza luce giorno, flash, gradi Kelvin, più 3 impostazioni personalizzabili con uno scatto neutro al volo. Sulla maggior parte di queste possiamo cliccare con la freccia a destra per applicare variazioni di tinta. Insomma, ci sono davvero tante possibilità, grande praticità e flessibilità. Io ho usato prevalentemente il bilanciamento automatica per valutarne il comportamento e l’ho trovato molto buono, sia di giorno che di notte. È un ambito dove se la cavano bene quasi tutte le fotocamere ma in cui Sony è sempre stata sopra la media.

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Metodo Drive – Scatto continuo

Per il metodo di avanzamento c’è un accesso diretto, cliccando a sinistra sul pad direzionale. Abbiamo lo scatto singolo, quello multiplo, multiplo veloce, autoscatto (10, 5 o 2 secondi), autoscatto multiplo (10, 5 o 2 secondi per 5 o 3 immagini), braketing continuo e singolo su esposizione, braketing su bilanciamento del bianco e braketing su DRO (recupero dinamico di gamma). Anche qui è evidente lo sforzo di Sony nel dotare la RX100 IV di tutte le opzioni possibili e immaginabili, risultando nettamente superiore rispetto a fotocamere analoghe ma anche quelle più costose ed ingombranti.

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Abbiamo una comoda modalità silenziosa, attivabile dal menu Personalizzazioni 1 / Segnali audio, in cui tutti gli avvisi sonori vengono disattivati e l’otturatore non si avverte quasi per nulla anche nel perfetto silenzio. La grande velocità di lettura del sensore incide molto sul metodo drive, che raggiunge la velocità di 16fps nel multiplo a priorità di velocità. Qui la messa a fuoco è solo sul primo fotogramma e lo schermo non si oscura nemmeno tra uno scatto e l’altro perché la fotocamera attiva automaticamente l’otturatore elettronico. Nel modo multiplo normale, invece, la raffica scende a 5fps (comunque buona) ma con fuoco continuo. Non male neanche il buffer, che consente di catturare senza pausa e alla massima velocità fino a 48 scatti in JPG e 29 in RAW o RAW+JPG, con un ritmo di uscita anche piuttosto sostenuto. Dopo la raffica, però, per qualche istante non possiamo fare nulla sul menu o le impostazioni, finché non finisce la scrittura sulla memoria (io ho usato una ottima SD Sony U3 da 64GB). Una cosa che può sembrare secondaria, ma che ritengo essere importante nell’esperienza di scatto con la RX100 IV, è che Sony ha inserito una nuova opzione per gestire la minima velocità dell’otturatore quando usiamo gli ISO automatici. Ci sono sia settaggi manuali che automatici, con preset che privilegiano la velocità o la sensibilità. Lo so che è soltanto una miglioria software, ma può essere davvero molto utile in diverse circostanze scattando a priorità di apertura.

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La Mark III aveva un otturatore che raggiungeva al massimo 1/2000, mentre nella IV c’è anche quello elettronico che le consente di arrivare a 1/32000. Se aggiungiamo anche il filtro ND integrato da 3 stop, è una passeggiata usare la massima apertura anche con luce fortissima. Da notare la pratica modalità auto per il filtro ND, che lo attiva solo quando necessario. Ammetto di averla usata poco, perché preferisco sapere quando c’è e quando no, però se si ha poco tempo oppure si è un po’ smemorati, è meglio lasciarla su auto piuttosto che su on, perché se la si dimentica attiva quei 3 stop di luce in meno si aggiungono tutti agli ISO, portando rumore anche quando si potrebbe evitare.

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Flash

Sul fatto che un flash possa essere utile su una compatta del genere ho qualche riserva, però c’è da dire che ha una buona potenza con una portata di oltre 10m (erano 5,7 nella Mark III). Si solleva con il piccolo tastino sopra il display e si può anche orientare verso l’alto per ottenere luce di rimbalzo più diffusa. Non è molto elevato sopra il corpo, quindi è da evitare per scatti ravvicinati dove l’obiettivo può creare un cono d’ombra. Comunque si lascia usare e può essere utile per illuminare ambienti piccoli o per schiarire le ombre più dure. Poche ma sufficienti le impostazioni previste, con sincronizzazione lenta, seconda tendina e compensazione di esposizione. Ci sono anche la compensazione di esposizione (da +3 a –3) e la riduzione occhi rossi, ma sono voci del menu principale Ripresa 3, non accessibili direttamente dalla scorciatoia a destra del pad direzionale.

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

L’elemento che più di tutti ha reso vincente la RX100 fin dal suo primo modello è stato il sensore: nessuna compatta di queste dimensioni ne aveva uno così grande in passato. Oggi ne troviamo diverse con caratteristiche analoghe, ma lei è migliorata ogni anno, arrivando ad offrire prestazioni davvero eccellenti. Il sensore da 1″ della Mark IV ha fatto ancora un passo in avanti grazie alla tecnologia stacked, che aumenta la quantità di luce catturabile dai pixel e, di conseguenza, migliora il rapporto sengale/rumore. Il test di DxOMark lo conferma: siamo passati da uno score di 67 ad uno di 70 punti, con un incremento nella gamma dinamica (già molto buona nel precedente modello) ed uno ancor più pronunciato nella resa ad alti ISO. L’ottima mirrorless OM-D E-M5 Mark II di Olympus (recensione) si posiziona solo 3 punti più più avanti pur avendo un sensore Micro Quattro Terzi (quindi più grande).

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Ovviamente non si può pretendere la stessa resa ad alti ISO di quest’ultima, ma Sony è riuscita a spremere in modo eccellente l’area sensibile di 1″ con i miglioramenti apportati negli ultimi quattro anni, raggiuntendo risultati di profondità colore e gamma dinamica degni di fotocamere ben più ingombranti e pesanti. Una nota curiosa è che la Full Frame Canon 5D ha ottenuto solo 1 punto in più. D’accordo che risale al 2005, ma è stata usata per anni dai professionisti e molti la adoperano ancora oggi per lavoro con buona soddisfazione.

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Tuttavia qui devo fare una precisazione molto importante, anche se leggermente Off Topic, come si usa dire sul web. Guardando i singoli dati di questo ultimo confronto, non si può non notare che la resa ad alti ISO della 5D è “nettamente superiore” a quella della RX100 IV (1368 vs 562 ISO), mentre la profondità colore è identica (22,9 bit) e la gamma dinamica solo “leggermente inferiore” (11,1 vs 12,6 EV). Ho messo i giudizi tra virgolette perché in realtà contengono un errore di fondo, in quanto i numeri sono espressi con scale diverse e non c’è tutta questa differenza se vengono normalizzati col concetto di “stop”. Eppure su due piedi vien da pensare che il giudizio complessivo sia ingeneroso per la Full Frame di Canon o che non venga dato il giusto peso al rapporto segnale/rumore. In realtà vi dirò che alla fine dei conti ritengo sia davvero così, ma c’è una ragione. DxOMark ha voluto creare una classifica e, per farlo, ha avuto la necessità di un indicatore numerico sintetico. Come vengono calcolati i singoli parametri lo abbiamo chiarito in questo articolo, ma la cosa importante da capire è che si è scelto di dare lo stesso peso ad ognuno di essi. È naturale che sia così, perché non c’è modo di definire un ordine di priorità che sia valido per tutti, ma inevitabilmente finisce per non esserlo per nessuno. Per un paesaggista, ad esempio, 1,5 stop di gamma dinamica in più (quelli che separano RX100 IV e Canon 5D) possono essere molto rilevanti, mentre per tanti altri (me incluso) lo sono di più nella resa ad alti ISO. Questo non vuol dire che i test di DxOMark siano sbagliati o inutili, ma che vanno letti nel dettaglio: fermarsi solo al numerino non serve a niente e può portare a conclusioni errate. Se hanno testato i sensori delle fotocamere che provo ne pubblico sempre i risultati come base di partenza, ma poi aggiungo le mie prove ed un giudizio personale. Questi non sono rigorosi e scientificamente esatti, ma servono a completare il quadro prettamente numerico con delle valutazioni basate sull’esperienza e su quello che l’occhio effettivamente percepisce.

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Dopo questa deviazione, che probabilmente meriterebbe maggior approndimento in un articolo separato, passiamo a vedere con i nostri occhi quello che la RX100 IV ci offre in termini di qualità d’immagine. Grosse sorprese non ce ne sono, ma neanche ce le aspettavamo ad onor del vero. Partivamo da una base già ottima con la precedente Mark III e in un solo anno la tecnologia difficilmente ci offre dei salti davvero apprezzabili. La gamma dinamica, comunque, si conferma assolutamente ottima e consente di approcciare anche scatti in situazioni di forti contrasti senza problemi. Per i JPG abbiamo la possibilità di attivare l’ottimizzazione automatica della gamma dinamica (DRO Auto) che lavora piuttosto bene con luci ed ombre, ma è sui RAW che vediamo l’estrema capacità di recupero della aree sotto e sovraesposte.

Dal punto di vista cromatico Sony offre moltissime possibilità. Il fotografo può scegliere uno “Stile personale” dal menu Ripresa 5, dove si trovano i vari profili colore come standard, vivido, neutrale, trasparente, cupo, chiaro, ritratto, paesaggio, tramonto, scena notturna, foglie autunno, bianco e nero, seppia; ognuno modificabile per contrasto/saturazione/nitidezza ed ognuno disponibile in due varianti (così da avere diverse personalizzazioni possibili). Nella stessa pagina del menu troviamo gli “Effetti immagine”, ovvero toy camera, colore pop, posterizzazione (colore e bianco/nero), foto d’epoca, high key, colore parziale (su rosso, verde, blu, giallo), mono ad alto contrasto, lieve sfocato, dipinto HDR, mono con sfumature ricche, miniatura, acquerello e illustrazione. Ricordo che sia gli stili che gli effetti si vedranno solo sui JPG, ma i primi possiamo selezionarli anche scattando in RAW (perché sviluppandoli col software di Sony ne rimarrà l’effetto), i secondi si possono scegliere solo se stiamo scattando in JPG o in modalità video (non tutti su quest’ultima). Fin qui abbiamo parlato essenzialmente di cose che si vedono in tutte le fotocamere, anche se Sony ha decisamente ecceduto in abbondanza.

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Una cosa molto più allettante si trova invece nel menu Ripresa 6, sotto la voce “Profilo foto”. Il nome non è proprio indovinato, visto che sono sostanzialmente pensati per il video, ma sono particolarmente utili per chi vuole ottenere la massima gamma dinamica possibile. Abbiamo 7 diversi profili, ma il più interessante credo sia S-Log2, standard molto utilizzato ed apprezzato per il video professionale. Ne riparleremo poco più avanti nell’apposita sezione, ma è importante sottolineare che disattiva eventuali stili ed effetti e che ha un ampio livello di personalizzazione (nero, gamma, saturazione, metodo colore, ecc..). Per quanto riguarda la resa ad alti ISO, DxOMark certifica un minimo miglioramento e chi siano noi per dire il contrario? Di certo, però, non è qualcosa che si può notare facilmente e gli scatti ad alte sensibilità appaiono sostanzialmente in linea con quelli già buoni della RX100 III. Diciamo che il rumore è molto ben contenuto al di sotto dei 400 ISO, mentre inizia ad essere invalidante sulla gamma dinamica ed i dettagli dagli 800.

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I file RAW a questa sensibilità sono comunque usabilissimi senza interventi correttivi o, volendo, con un pizzico di riduzione del rumore. Ho l’impressione che Sony abbiamo limitato un po’ l’intervento di pulizia del JPG, infatti a 1600 ISO i file appaiono sì levigati, ma non troppo deteriorati in termini di dettaglio come succedeva prima. Il RAW a queste sensibilità presenta ovviamente un bel po’ di rumore, ma è un limite ancora accettabilissimo per scattare con questa fotocamera ed usare le immagini anche per stampe di medio formato.

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Sopra i 3200 ISO ci si addentra in un territorio in cui la stampa richiede una post produzione piuttosto importante sul RAW al fine di contenere il rumore, ma non escludo la possibilità di ottenere buoni risultati anche partendo da un file a 6400 ISO per l’uso sul web o su piccolo formato.

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Lo step da 12800 ISO si usa davvero di rado, perché con l’apertura f/1,8 ho scattato anche al buio senza dovervi ricorrere. Se proprio vi dovesse servire, considerate però che i file vanno bene esclusivamente per l’uso al computer. Considerato il sensore da 1″ e le dimensioni di questa fotocamera, siamo davvero su ottimi livelli.

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Di seguito vi propongo il classico test con luce controllata, giusto per analizzare i vari crop al 100% realizzati a tutte le sensibilità, sia in JPG che in RAW. Come ricordo tutte le volte, in queste prove riduco a zero la riduzione del rumore, sia quella di luminanza che di crominanza, per cui ne vedrete molto più di quello che vi apparirà aprendo i file con il vostro software di post produzione preferito (nel mio caso Lightroom CC 2015).

File Sensibilità
JPG 125 200 400 800 1600 3200 6400 12800
RAW 125 200 400 800 1600 3200 6400 12800

Test ISO Sony RX100 IV

Per quanto riguarda l’obiettivo, il 24-70mm f/1,8-2,8 realizzato da Zeiss si comporta bene, luminoso e abbastanza incisivo. Certo è sempre uno zoom ed a massima apertura non si possono chiedere miracoli sui bordi del fotogramma (specie alle focali estreme), ma offre una qualità abbastanza elevata nel complesso. Riguardo l’escursione focale, è quella degli zoom standard più utilizzati dai professionisti sul Full Frame, quindi non è che ci si possa lamentare poi troppo. Ovviamente il tele non è molto spinto, quindi se la vostra idea è di avere una tutto fare anche per caccia fotografica o per catturare particolari da oggetti lontani, difficilmente vi soddisferà. Va tenuto in conto, però, il fatto che il sensore ha 20MP, quindi un minimo di crop al computer può sempre essere fatto per “avvicinare” di più la fotografia.

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Nelle macro continua ad essere così così, nel senso che in grandangolo consente di avvicinarsi molto ai soggetti, ma non è la focale più indicata per questo genere di scatti vista la distorsione prospettica in gioco. Al massimo tele si ottiene un ingrandimento minore ed un minor distacco dello sfondo, a causa dell’apertura che scende ad f/2,8 e della maggiore distanza del soggetto.

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Connessioni, memoria, batteria

Nessuna novità per quanto riguarda la batteria e la memoria, sempre disposte insieme nel vano alla base della fotocamera. Si possono usare SD/SDHC/SDXC, ma in teoria anche le Memory Stick Pro Duo/Pro-HG Duo (per chi le possiede). L’autonomia è scesa ulteriormente rispetto il modello precedente, con una media che raggiunge a stento i 300 scatti. Purtroppo continua a non essere presente un caricatore da corrente separato e per la ricarica è richiesta la connessione diretta della fotocamera ad un alimentatore (o ad una presa USB). Come già sottolineato in situazioni analoghe, non sono un fan di questa soluzione, ma alla fine mi sono dovuto adattare avendo acquistato 2 Action Cam Sony AS200VR che condividono la medesima batteria (NP-BX1) e metodo di ricarica. Seguendo il consiglio che ho più volte dato in queste occasioni a voi lettori, ho comprato però un caricabatterie USB e due batterie aggiuntive della Patona a meno di 30€, con le quali non solo ho risolto il problema ma ho anche la comodità di poter ricaricare fino a due batterie alla volta tramite microUSB, sia dall’auto che con le classiche batterie portatili.

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Esternamente le connessioni sono identiche a quelle della RX100 III, ovvero una microUSB e microHDMI disposte dietro due sportellini sulla destra. La prima si utilizza per la ricarica o connessione al computer, mentre la seconda consente di vedere l’output su un monitor o TV. La grande novità per gli appassionati di video è l’uscita non compressa fino a 4K/30fps progressivi via HDMI, che abilita la possibilità di registrazione tramite recorder dedicato o l’uso di un monitor in fase di cattura. Questo, come tanti altri aspetti già citati, denotano l’elevata attenzione al campo video nella RX100 IV. Arrivati a questo livello di qualità, si sente davvero la mancanza di un ingresso audio per microfono esterno.

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Sempre più inadeguato il PlayMemories, ovvero quello che secondo Sony sarebbe dovuto essere l’App Store per le sue fotocamere. L’idea di fondo è interessante, dopotutto funziona perfettamente negli smartphone, ma l’implementazione non è per nulla migliorata rispetto agli inizi. L’esperienza utente è semplicemente disastrosa, a partire dalla connessione alla rete Wi-Fi, che richiede l’inserimento della password senza touchscreen, andandosi a muovere solo con i tasti freccia sulle lettere, numeri e simboli. D’accordo, questa operazione la si deve fare solo una volta, ma purtroppo il problema ritorna mille volte amplificato nello store, perché è stato riproposto un sito internet (con tanto di banner per la cookie law che copre mezzo schermo) in cui ci si muove solo con i tasti freccia, passando il focus da un elemento all’altro.

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Qui bisogna fare il login (ma registratevi dal computer altrimenti c’è da impiccarsi) e a me è capitata anche l’imposizione del cambio password (probabilmente legato al buco nei sistemi Sony di qualche mese fa). Ora, io mi sarei evitato con piacere tutta questra trafila di almeno 20 minuti, ma purtroppo c’era un importante aggiornamento del controllo remoto Wi-Fi, che Sony ha deciso di mettere nel PlayMemories come app separata. In un mondo ideale sarebbe un bene, perché si può aggiornare più frequentemente quella funzionalità senza obbligare l’utente all’upgrade di tutto il firmware, ma non se il tutto viene gestito in questo modo. Inoltre nello store ci sono app a pagamento per cose che nelle altre fotocamere troviamo incluse (tipo il Time-Lapse a 9,99€, per dirne uno). Insomma, decisamente bocciato su tutta la linea. Per giunta il controllo remoto Wi-Fi è effettivamente migliorato (ora consente di modificare anche i parametri di scatto in manuale), se non fosse che ogni volta che tento di cambiare l’apertura mi genera un messaggio di errore, sia dall’app iOS che Android (immagine a destra).

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Video

Per il video c’è un modo dedicato sulla ghiera principale e possiamo scegliere dal menu se operare in automatico, a priorità o in manuale. Il pulsante è sempre defilato a destra sul retro, in una posizione difficoltosa da raggiungere e che spesso comporta movimenti non voluti nella fase di inizio o fine cattura. Ci sarebbe uno spazietto perfetto a destra del pulsante di scatto, mi chiedo perché non lo usino. A livello di controllo c’è tutto quel che serve e non mancano le modalità zebra e focus peaking per controllare rispettivamente aree chiare e fuoco manuale. Qui può tornare molto utile il Profilo Foto che abbiamo visto in precedenza, da cui attivare la modalità S-Log2. Questa utilizza una curva molto “flat”, memorizzando video perfetti per la color correction, con la quale si riesce a recuperare contrasto e colore senza perdere tutto il dettaglio in più catturato nei passaggi tonali, nelle alte luci e nelle ombre rispetto ai profili standard. L’unico limite è che questo richiede una sensibilità minima di 1600 ISO, anche se il rumore viene molto ben contenuto. 

Variegate le possibilità di codifica, dal file MP4 fino al 1080p/50fps da 28Mbps, al più professionale XAVC S disponibile nelle seguenti modalità:

  • 4K/25fps a 100Mbps
  • 4K/25fps a 60Mbps
  • 1080p/100fps a 100Mb/s
  • 1080p/100fps a 60Mb/s
  • 1080p/50fps a 50Mb/s
  • 1080p/25fps a 50Mb/s

Di seguito un brevissimo video con qualche sample in 4K catturato con profilo colore standard (no S-Log2 e senza color correction insomma).

[youtube https://youtu.be/MH9O8vPnQjE]

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Sulla ghiera dei modi troviamo anche la posizione HFR, destinata alla cattura di video ad altissimo framerate. Si può scegliere 250, 500 o 1000fps con output a 1080p da 50 o 25fps, ottenendo quindi una moviola fino ad un massimo di 40x. Ovviamente il tempo di scatto si deve adeguare, quindi se scegliamo 1000fps l’otturatore sarà impostato ad 1/1000 e sarà richiesta molta luce per non alzare gli ISO in modo spropositato. L’effetto finale è semplicemente incredibile, sopratutto considerando che fino a poco tempo fa avrebbe richiesto cineprese dal costo elevatissimo. Potete vederne un esempio in questo bel video realizzato dall’amico e cohost di PixelClub Mathieu Gasquet per Mirrorlessons.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=kRsyIs9JfZM]

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Conclusione

In sintesi, la RX100 IV è semplicemente straordinaria: Sony voleva stupirci e ci è riuscita. Si tratta di una prova di forza bella e buona, che dimostra le incredibili capacità tecnologiche del brand giapponese. Gli aspetti negativi che ho evidenziato nel corso della recensione, nonché quelli che vedrete nei contro più in basso, sono principalmente peccati veniali alla ricerca della perfezione. L’unico vero problema di questa fotocamera è capire se ci sia veramente chi ne ha bisogno. Per arrivare a spendere gli oltre 1000€ che richiede la RX100 IV si deve rientrare in una cerchia davvero ristretta di utenti, principalmente quelli che hanno bisogno delle sue eccellenti capacità video in un corpo tascabile. Per tutti gli altri, infatti, Sony ha mantenuto a listino le precedenti versioni, che in termini di qualità d’immagine e funzionalità non sono poi troppo dissimili. In pratica la RX100 non è più una fotocamera, ma una intera linea, con 4 modelli tutti in produzione. Guardando al risparmio si può comprare la prima a 350€, mentre la Mark III dell’anno scorso (che ha anche il mirino) costa 400€ in meno della IV (precisamente 650€ su Amazon). Alla fin fine non è una strategia cattiva per Sony, che sta ampliando l’offerta senza produrre tanti modelli ogni anno, ma andando semplicemente a presentare quello nuovo al top della gamma e facendo scalare i precedenti di prezzo. E non è male neanche per il consumatore, che ha un ampio ventaglio di scelta con fotocamere dalle qualità abbastanza simili suddivise in scaglioni di prezzo progressivi in base alle funzionalità aggiunte nelle più recenti. Guadando oggi la RX100 IV è probabilmente il meglio che si possa immaginare in dimensioni così compatte, ma considerando il suo prezzo è normale trovarsi a confrontarla con fotocamere di rango più elevato se non si ha bisogno della tascabilità. La vedo molto indicata come macchina da viaggio per i videomaker, potenzialmente anche come punto di vista aggiuntivo nelle proprie produzioni, ma è altrettanto valida per i blogger, i reporter ed è sicuramente nei sogni di tutti i geek. Sarebbe stata perfetta anche per YouTubers se avesse avuto un ingresso per il microfono (magari nella Mark V?). In tutti i casi non si può non rimanere stupiti dalla RX100 IV: Sony ha davvero fatto un piccolo miracolo.

PRO
+ Corpo molto compatto ma ben costruito e leggero
+ Nuovo sensore stacked con DRAM dedicata per la massima velocità di lettura
+ Ottima gamma dinamica e lavorabilità dei RAW
+ Buona resa ad alti ISO
+ Mirino integrato a scomparsa e di buona qualità
+ Buon display con possibilità di ribaltamento per autoinquadratura
+ Doppia ghiera di controllo dei parametri
+ Menu stracarico di funzioni e personalizzazioni
+ Messa a fuoco manuale ben supportata da hardware e software
+ Messa a fuoco automatica veloce ed efficiente anche nel tracking
+ Filtro ND da 3 stop integrato (con modalità di auto attivazione)
+ Opzione di limitazione tempi su ISO auto
+ Modalità completamente silenziosa
+ Otturatore fino a 1/32000
+ Raffica da 16fps con discreto buffer
+ Modalità video manuale con cattura fino al 4K da 100Mbps
+ Profilo video S-Log2
+ Incredibile modo HFR per moviole fino a 40x a 1080p
+ Wi-Fi con NFC

CONTRO
- Il display non è touchscreen
- Non ha un ingresso audio
- Infelice posizionamento del pulsante di registrazione video
- Menu troppo confuso
- Durante lo svuotamento del buffer la fotocamera è bloccata
- Scarsa durata della batteria (e si ricarica tramite la fotocamera)
- Pessimo il PlayMemories e il fatto che alcune app importanti siano a pagamento
- Prezzo elevato (se non serve il 4K conviene la Mark III)
- App di controllo Wi-Fi con qualche bug

DA CONSIDERARE
| Consiglio l’acquisto del Sony AGR2 per migliorare l’ergonomia
| Praticamente necessario un caricabatterie con batterie aggiuntive
| Preferirei un display con cerniera laterale
| Impossibilità di combinare le info visibili sul display

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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