Questo articolo era partito come una guida per modificare il bootloader su Asus Zenfone 2 ed installare una ROM ufficiale italiana su un modello cinese. Tutte parole inusuali per noi. Lo voglio recensire, ma siccome per farlo ho dovuto eseguire questa procedura e l’ho voluto fare su Mac, ho pensato di pubblicarla per chi potesse essere interessato, ovvero ciò che ho sempre fatto fin dal primo giorno. Tuttavia mi sono accorto che servivano troppe premesse prima di mettere online un articolo del genere sul SaggiaMente “di oggi”, perché non è certamente una nostra tipica pubblicazione. Quell’articolo arriverà, anche perché non voglio inserire la procedura nella recensione dello smartphone per non “sporcarla”, ma per spiegare le ragioni per cui ci stiamo aprendo sempre più su diversi mondi negli ultimi anni, ho capito di star scrivendo un articolo a parte. Involontariamente, dunque, è venuta fuori una riflessione che molti lettori hanno già capito istintivamente, ma che forse è opportuno chiarire.

Io amo il mio iPhone. A parte quelle rarissime volte in cui un aggiornamento firmware maldestro introduce qualche malfunzionamento temporaneo, è l’esempio perfetto di prodotto che semplicemente funziona. È sempre rimasto piuttosto fedele a sé stesso nel mantenere l’ambiente chiuso e protettivo, ma se qualche anno fa lo si poteva vivere come un limite, l’attuale iOS 9 è davvero molto flessibile per uno smartphone. Capisco sempre meno chi sceglie Android per “la libertà”, infatti adoperandolo da molto tempo ci sono pochissime cose che effettivamente ho bisogno di fare o che sono possibili su quella piattaforma ma non su iOS. Ad esempio trovo pratico l’uso dell’NFC per l’abbinamento di dispositivi senza configurazioni manuali, l’espandibilità via microSD (ormai ce ne sono di velocissime) oppure funzioni come la ricarica ad induzione.

 

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Non mi viene in mente molto altro, onestamente, perché non mi capita mai di dover collegare delle pendrive al telefono, ad esempio, e se mi venite a parlare di pirateria, beh, giro le spalle e chiudo il discorso. D’altro canto, però, capisco benissimo chi compra uno smartphone Android, anche perché sono io il primo a farlo. Dopo anni di prodotti insoddisfacenti, ho iniziato ad apprezzare veramente le peculiarità di questo OS con il Nexus 4 e poi con il 5, diciamo da KitKat in poi. Continuo a preferire iOS per diversi aspetti, non l’ho mai negato, ma con una piattaforma snella ed aggiornamenti costanti, quegli acquisti che erano partiti come semplice “esplorazione” hanno iniziato a darmi soddisfazioni. Dopo il Nexus 5 ho provato tantissimi smartphone mossi dal robottino verde, ma troppi mi hanno deluso. Per la maggior parte di questi non ho neanche speso tempo a scrivere le recensioni, mentre l’ho fatto per quelli più rilevanti, per me e anche per voi lettori. Da qualche tempo a questa parte ho notato che la guerriglia Android/iOS tende ad affievolirsi (almeno da queste parti), con utenti più aperti e che sempre più agevolmente passano da una parte all’altra a seconda delle esigenze del momento, oppure usano entrambi gli ambienti parallelamente, che è quello che faccio io. Devo essere sincero però, l’unico elemento negativo serio che vedo negli iPhone è il costo ed è per questa ragione che gli Android che preferisco sono nella fascia di prezzo in cui Apple non ha nulla o propone quelli che, con un pizzico di malizia, potremmo chiamare “fondi di magazzino”.

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Non sgridatemi voi ammiratori del 5s, anche io l’ho apprezzato molto, però si deve proprio amare quello schermo “piccolo” o sentirsi così tanto legati all’ecosistema Apple da risultare ciechi al mercato per non accorgersi che con 529€ (questo è il prezzo di listino, escluse le offerte), si compra un signor telefono come Huawei P8 e ci rimangono in tasca anche un po’ di soldi (mi baso ancora sul listino per par condicio, se andiamo a guardare le offerte è possibile risparmiare anche più di 100€, che tanto per rimanere in tema permetterebbero di concedersi lo sfizio di provare un Lumia entry-level, giusto per vedere come se la cava pure Windows Phone).

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Per chi usa Mac i vantaggi di un ecosistema condiviso ci sono, ma è facile far funzionare i principali servizi iCloud su Android ed è ancora meglio (secondo me) vivere cross-platform, usando servizi cloud ed app compatibili con entrambe le piattaforme. È la strada che io seguo da qualche tempo e che ho descritto in questo articolo.

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SaggiaMente è nato come blog personale, lo sapete in molti. All’inizio postavo qualche ricetta di cucina, articoli sul mio mal di testa, guide per creare backup da terminale, opinioni (anche piuttosto acerbe all’epoca); insomma, di tutto. Con il tempo è cresciuto, insieme alle visite, e riflettendo le mie esperienze e la risposta degli utenti, mi sono concentrato quasi esclusivamente su Apple. Ma sia io che gli editor aggiuntisi con il tempo siamo fondamentalmente delle persone curiose, a cui piace la tecnologia e sperimentare un po’ di tutto. Dietro le quinte, insomma, ci siamo sempre guardati intorno e lo facciamo ancor di più negli ultimi tempi. Non posso parlare a nome di tutti, ma i motivi per i quali sono sempre meno vincolato ai dispositivi Apple sono i più disparati. In parte è perché non trovo più i Mac di cui ho veramente bisogno. Prova ne è la presenza in casa mia di un iMac del 2011 che non mi sognerei mai di cambiare con uno nuovo, anche se non ha un Display Retina e le USB 3.0 vanno ottenute tramite la porta Thunderbolt. Ho già spiegato il perché proprio oggi, visto che è molto veloce, ci ho messo un SSD oltre all’HDD, ha il SuperDrive e svitando due viti ho potuto installare 24GB di RAM con due lire. Oppure il fatto che il mio Mac Pro del 2013 mi dà sì delle soddisfazioni, ma non essendo modulare come il precedente, rischia di essere già superato tra pochi mesi. Aspettate, vi spiego meglio cosa intendo, perché da una lettura superficiale qualcuno sarà già saltato sulla sedia pensando: ma è normale! Eh no, il punto non è questo.

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Sul vecchio bestione del 2010 (ancora bellissimo tra l’altro), quando è uscita la USB 3.0 mi è bastato aggiungere una scheda interna; se avevo bisogno di SSD avevo già soluzioni professionali e velocissime quando ancora nel mainstream si usavamo a stento i primi SATA II; potevo cambiare la scheda grafica più facilmente; inserire fino a 4 HDD o SSD e creare set RAID; mettere un masterizzatore di BluRay interno (sì, mi servono ancora per lavoro); e ancora e ancora… Certo era grande e pesante, ma chissenefrega! Il nuovo Mac Pro è uno spettacolo, sia fuori che dentro, ma già ora che usciranno le nuove connessioni probabilmente io sarò tagliato fuori. Thunderbolt 3, USB-C? Di certo non si potranno aggiungere all’interno, forse usciranno adattatori sulla Thunderbolt 2? E l’archiviazione? La GPU? Avere gli elementi esternamente può non sembrare una cattiva idea, ma alla fine si occupa più spazio rispetto alle vecchia torre e si rimane aggrovigliati da una ragnatela di fili. Ovviamente questo vale per chi il Mac Pro lo sfrutta fino in fondo, se dovete tenerlo da solo sulla scrivania con un monitor a fianco e basta, allora è sicuramente buono così. A proposito di monitor, ieri ho venduto il LED Cinema Display. Ho aspettato per anni il nuovo, ma quello Thunderbolt non aveva le USB 3.0 e nessun vantaggio rilevante. Ho atteso ancora per un modello Retina e con le USB 3.0 ma niente, è uscito l’iMac 5K. Possibile che questa innovazione non fosse prioritario portarla sul Mac Pro? Non dico che con un iMac carrozzato non si possa lavorare, ma in molti campi dove serve potenza bruta e per lunghe sessioni non è la stessa cosa. C’erano problemi di connettività, d’accordo, ma se si può supportare un Dell UP2715K con un due cavi DisplayPort (via Thunderbolt) poteva anche essere fatto su un ipotetico Apple Display Retina no? Non voglio passare per uno che si lamenta, preferisco valutare il mercato e decidere dove mi conviene spendere i soldi che con fatica guadagno per mantenere elevata la mia produttività, però ci sono delle cose che vanno dette se voglio spiegare perché sono meno vincolato ad Apple negli ultimi tempi.

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Prendiamo OS X, sistema operativo che adoro. Ho usato Windows per anni e ho ripreso a farlo saltuariamente ora con il 10, ma per me non c’è paragone. Se penso ad un computer penso ad OS X, c’è poco da fare. Ed è anche la ragione per la quale faccio fatica ad apprezzare pienamente l’iPad Pro. Ma io sono un dinosauro, informaticamente parlando, se dovessi scommettere direi che il futuro è di iOS (in casa Apple, ovviamente). Però un po’ mi dispiace. Non solo perché ricerche dimostrano che chi impara le cose “troppo semplici” fa poi fatica ad arrivare al cuore dell’informatica, ad esempio per la programmazione, ma anche perché si nota una certa disattenzione su OS X come sui Mac per i professionisti. Lo avrete sentito dire tante, troppe volte. Sarà venuta a nausea anche a voi questa frase, sono sicuro, però non è una cosa buttata lì, è proprio una chiara e palese presa di posizione di Apple. Dall’iPod in poi e ancora di più con l’iPhone, si sono spostati verso i prodotti consumer, dove hanno fatto la loro attuale fortuna. Non è un caso se sono spariti gli Xserve, se il Mac Pro è diventato più bello che longevo, se OS X Server è diventato un pacchetto di app e se ad ogni nuova versione si perdono funzionalità a basso livello.

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Apple ha imbracciato la giusta direzione per lei, per le sue finanze, per gli azionisti e probabilmente anche per il futuro dell’informatica, ma si sta allontanando dalle mie esigenze odierne.

Tuttavia un Mac è sempre un Mac, c’è poco da fare. Sto provando il Surface Pro 4 che è una macchina molto intelligente, ma non posso dire di non aver incontrato problemi. Ne parlerò nella recensione, appena troverò il tempo di concluderla, ma ci sono stati diversi problemi con driver, trackpad e mouse non funzionano altrettanto bene e l’OS è ancora carente in certi aspetti rispetto ad OS X, mantenendo qualche contraddizione intrinseca per il dualismo tablet/desktop (ma molte meno rispetto ad 8.1). Tuttavia è un prodotto con una logica che preferisco rispetto all’iPad Pro. Non all’iPad in generale, se si ha bisogno di un tablet non c’è partita onestamente, ma quello è più il territorio dell’Air 2 secondo me e l’ho detto nella recensione.

Per tornare agli smartphone, trovo l’iPhone 6s un prodotto eccellente, così come i precedenti, e anche quest’anno sono stato disposto a spendere quasi 900€ per comprarlo, visto che mi ripaga in efficienza e produttività con le app e le funzioni di cui ho bisogno, ma se prima lo consigliavo a tutti senza riserve, oggi sempre più spesso suggerisco ad amici e parenti l’acquisto di smartphone Android che ho provato, che reputo validi e costano la metà. Ciò valeva anche in passato, ma prima non c’erano prodotti belli, veloci, completi ed economici come ci sono ora ed Android non era altrettanto funzionale e dotato di belle app. E in larga parte questo è merito delle nuove aziende cinesi che stiamo seguendo più da vicino e continueremo a farlo. Non è un caso se Huawei si sta sempre più avvicinando al primo posto di Samsung nel settore smartphone (che, a fare la guerra ai top di gamma Apple, alla lunga sta prendendo batoste) e se Xiaomi ha venduto 18 milioni di dispositivi nel solo Q3 2015 pur non avendo canali di vendita diretta in occidente. Voglio chiarire ulteriormente il mio punto di vista per i più disattenti: io amo il mio iPhone. Se dovessi avere un solo smartphone sceglierei quello senza doverci pensare neanche un decimo di secondo, ma oggettivamente risulta sempre meno evidente il gap e sempre meno giustificato dalla differenza economica rispetto ai migliori concorrenti che costano la metà (sui pari prezzo non avrei dubbi, personalmente).

Stessa cosa vale per il Mac: non vorrei davvero privarmene. Oggi ho usato il Surface Pro 4 collegato ad un display Dell 27″ 4K con mouse e tastiera Bluetooth della Logitech, e non perché lo volessi provare ma per via del fatto che ieri sera il mio Mac Pro ha deciso di impazzire completamente. Senza nessun motivo, di punto in bianco non aveva perso tutte le password, tutte le configurazioni di rete, mancavano i font di sistema, le app non si aprivano con gli errori più disparati. Insomma, un disastro.

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Ho dovuto installare OS X da zero e riprendere il backup da Time Machine, operazione iniziata ieri notte e finita poche ore fa. Sono cose che possono capitare, ne ho passate di peggiori e molto più spesso usando Windows ai tempi di 95, 98, NT, XP; non dovete prenderlo come uno sfogo a caldo, ma sono tutte esperienze che vanno a sommarsi in un lento ma crescente disinnamoramento verso i prodotti Apple. Non so dove questo mi porterà personalmente, ma di certo SaggiaMente rimarrà quello che è sempre stato, ovvero uno specchio delle nostre passioni.

Siamo totalmente indipendenti ed apprezziamo le cose belle, che ci sappiano stupire ma al tempo stesso funzionino e ci rendano produttivi.

Fino a 3 o 4 anni ero certo di dover guardare solo ed esclusivamente in quel di Cupertino per trovarle, oggi lo sono di meno. Non vi sto anticipando dei cambiamenti radicali. Ritengo che tra noi e voi una sorta di “patto non scritto” e che questo vada rispettato: ci siamo aperti alla recensione dei prodotti Android e Windows, nonché seguiamo attivamente gli sviluppi di tali piattaforme, ma Apple rimane e rimarrà comunque l’argomento preponderante. Al tempo stesso, quest’apertura rende evidente che non per forza noi “seguiamo Apple” o dobbiamo “seguirla”. Se per qualche ragione invece avevate inteso una cosa del genere, mi duole dirvi che siete in errore. Lo “slogan” del sito è cambiato più volte nel corso del tempo, un po’ come Apple ha tolto la parola “Computer” dal suo nome. Da qualche anno sotto il logo leggete “Mac, Fotografia, Tecnologia”, con quest’ultima che racchiude un po’ tutto. Di recente abbiamo creato nuove categorie come Intrattenimento e Indossabili e non escludo che il payoff possa cambiare ulteriormente in futuro per rispecchiare le nostre evoluzioni. Sentiamo ancora forte la voglia di sperimentare, di provare le ultime novità e di trovare i prodotti che possano davvero cambiare le cose, a prescindere da quale azienda arrivino. È lo spirito al cuore di SaggiaMente, da considerarsi nella sua origine di avverbio, nel parlare in modo saggio delle cose che più ci colpiscono. Questo è ciò che vogliamo continuare a fare e speriamo di avervi sempre con noi.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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